Peccato Originale - ilCATECUMENO.it

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     Guido Landolina
GENESI BIBLICA E PECCATO ORIGINALE
(Audio-conferenza - Dibattito virtuale)
Edizione on line (2) - luglio 2014
http://www.ilcatecumeno.net
INDICE
Avvertenze preliminari: Una Conferenza virtuale, immaginaria e ...'casalinga'.
(Pag. 9)
Partecipanti al 'Dibattito'.
(Pag. 11)
Prefazione: 'Quando gli uomini non credono più in Dio finiscono per credere a tutto'.
(Pag. 13)
Il Beato Padre Gabriele Maria Allegra presenta l'Opera della mistica Maria Valtorta: 'Io ritengo che l'Opera esiga una origine soprannaturale... e che essa sia il prodotto di uno o più carismi..., senza prevenire il giudizio della Chiesa - che sin da questo momento accetto con sottomissione assoluta - mi permetto di affermare che essendo per il discernimento degli spiriti principale criterio la parola del Signore: ex fructibus eorum cognoscetis, e producendo l'Opera buoni frutti in un numero sempre crescente di lettori, io penso che venga dallo Spirito di Gesù'.
(Pag. 19)
L'Antefatto - Una telefonata notturna: '...Hanno avuto il coraggio di mettere su Internet il libro di un sacerdote che dice che Eva era una scimmia ..., e che Caino, figlio di Adamo, aveva l'aspetto fisico di una scimmia, ma pensava e parlava come un uomo, e che la “nostra Eva” era invece una povera bambina innocente!’
(Pag. 25)
Apertura dei lavori e Introduzione: Adamo, la scimmia, gli uomini-scimmia ed il Diluvio universale.
(Pag. 37)
Prima sessione - 'Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana'.1
(Pag. 55)
Seconda sessione - 'Non ci fu autogenesi, e non ci fu evoluzione, ma ci fu la Creazione voluta dal Creatore... Può pensarsi un Paradiso le cui legioni di Santi, alleluianti intorno al trono di Dio, siano il prodotto ultimo di una lunga evoluzione di belve?... L’uomo attuale non è il risultato di un’evoluzione ascendentale, ma il doloroso risultato di una evoluzione discendentale, in quanto la colpa di Adamo ha per sempre leso la perfezione fisico‑morale‑spirituale dell’uomo originale'.2
(Pag. 73)
Terza sessione - La Legge della Prova - 'Lucifero, divenuto Satana per aver rifiutato adorazione all’Amore fatto carne, pretendendo superbamente di esser capace esso stesso di redimere l’uomo essendo simile a Dio'. Ma la prova di Adamo non fu come quella che Dio aveva posto in precedenza davanti a Lucifero: 'Dio voleva perdonare all'uomo. Gli propose perciò la prova di ubbidienza. Ma gli risparmiò la prova di adorazione per il Verbo fatto Uomo, onde Adamo non peccasse, in modo non perdonabile, invidiando la potenza del Cristo, presumendo di potersi salvare e di poter salvare senza bisogno del Cristo, negando come impossibile la verità conosciuta che l’Increato potesse farsi “creato” nascendo da donna, che il Purissimo Spirito, che è Dio, potesse farsi uomo assumendo carne umana'.3
(Pag. 97)
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AVVERTENZE  PRELIMINARI
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Si avvertono i lettori che:
 La presente è un’opera ‘letteraria’ e la 'Conferenza virtuale' è 'immaginaria'.
 Non ha quindi alcuna pretesa di trasmettere verità teologiche diverse da quelle di Fede che la Dottrina cristiana insegna.
 Allocuzioni ed espressioni utilizzate vanno pertanto da ciascuno liberamente intese come mezzo per trasmettere concetti più generali di natura ‘spirituale’ per i quali bisogna riferirsi al loro significato profondo più che alla forma in sé e per sé in cui l’autore – per esigenze anche letterarie – li esprime.
 Si richiama infine l'attenzione dei lettori sul fatto che gli interventi dei 'partecipanti' a questa Conferenza virtuale, e quindi immaginaria, si riferiscono a vari contesti letterari nell'ambito delle rispettive opere che sono comunque citate per eventuale consultazione.
L'autore
GENESI BIBLICA E PECCATO ORIGINALE
(Audio-conferenza - Dibattito virtuale)
Relatore e Moderatore
Guido Landolina4
Partecipanti al Dibattito
(in ordine di intervento)
Giovanna ........... Esperta 'valtortiana': se provocata diventa una simpatica 'Erinni'
Maria Valtorta ..... Partecipa al 'Dibattito', ma solo per interposta...'Persona'
Antonio ............. Un 'evoluzionista'... al contrario
Rosanna 1 .......... Moglie di Claudio: non le mancano i 'carismi'...
Charlotte ........... Non le piacciono le visioni 'hard', ma gli 'esorcismi'... sì
Padre Enzo ......... Un sacerdote d.o.c.
Adolfo................ Un 'toscanaccio' che parla fuori dai denti
Claudio .............. Un grande 'Webmaster' e non solo: marito di 'Rosanna 1'
Paolo ................ Ex 'Manager', esperto di aerei, ma sa volare ancora più in 'alto'...
Rosanna 2 .......... Dulcis in fundo: una moglie detta anche 'Orsa nana'!
PREFAZIONE
«Quando gli uomini non credono più in Dio finiscono per credere a tutto...»
Il grande giornalista e scrittore cattolico Vittorio Messori aveva detto una volta, parlando ironicamente di sé, che quando un autore ha scritto il primo libro su un determinato argomento, tutti i successivi sarebbero stati in qualche modo una 'riedizione' del primo.
È per questo che - negli oltre miei venti libri di commento all'Opera valtortiana degli ultimi tre lustri - ho cercato di variare molto i temi affrontati di volta in volta.
Ciò nonostante non me ne voglia qualcuno di voi che - avendo letto i miei 'lavori' precedenti - ritrovi qui ora alcuni dei concetti che ho già avuto occasione di esprimere, in forma più articolata ed ampia, in un libro o nell'altro.
Se vi capita di raccontare più volte uno stesso film, potranno cambiare le parole, l'approccio o i toni ma la trama del film che racconterete sarà sempre più o meno la stessa anche se espressa in modo diverso e con l'aggiunta di particolari... inediti.
La Creazione dell'Universo, della Terra ed il racconto sulle Origini dell'uomo nella Genesi della Bibbia, sono considerati un ‘Mito’ dalla scienza che si basa solo sulla Ragione, ma sono una ‘Verità scientifica’ per la Scienza che si basa anche sulla Fede.
Ci sono almeno due modi per cercare di arrivare alla conoscenza delle origini dell’universo e dell’uomo: farlo con la ragione o attraverso la ragione e un atto di fede. La ragione umana è tuttavia limitata, a meno che essa non sia illuminata dalla Luce di Dio.
La ragione ci consente infatti di scoprire qualche segreto, ma si tratta di scoperte parziali, faticose, fatte nel corso di decenni, anzi di secoli, attraverso ipotesi, teorie spesso smentite da contro teorie o scoperte scientifiche successive.
Si rimane comunque lontani dal ‘nocciolo’ del problema: chi è Dio, chi siamo noi, perché siamo al mondo, quale è il fine che Dio si è proposto per noi nel momento in cui ha creato l’universo e poi l’uomo.
La Fede ci insegna invece che Dio si comunica agli uomini attraverso ‘rivelazioni’.
Poiché infatti l’uomo – da solo – non riesce a ‘conoscere’ Dio, allora è Dio che prende l’iniziativa e rivela Se stesso, nei limiti – ovviamente – in cui la nostra ragione limitata possa comprenderlo.
Dio si è fatto dunque conoscere - così crediamo per fede noi cristiani - parlando prima attraverso i ‘profeti’ dell’Antico Testamento e poi rivelandosi in maniera ancora più profonda attraverso il Profeta per eccellenza, il Verbo che – Parola di Dio – si è incarnato in un Uomo, Gesù, per parlare da Uomo a uomo un linguaggio diretto che gli esseri umani potessero comprendere ancora più facilmente, utilizzando il ‘miracolo’ e la Sua Sapienza quale ‘segno’ della origine divina Sua e della Sua Dottrina.
La Genesi e i Vangeli contengono dunque la sostanza di due distinte Rivelazioni: la prima fatta attraverso i Profeti, la seconda attraverso la persona del Verbo: la prima prepara la seconda e la seconda completa la prima.
I capitoli iniziali della Genesi – che appaiono scritti in una caratteristica forma poetica e narrativa con lo stile - come ho già detto - del buon padre che racconta al figlioletto una bella storia che questi ascolta ad occhi aperti – hanno insegnato agli uomini dell’antichità le verità primordiali che erano loro necessarie per orientarsi nella vita.
Era bene che essi sapessero che vi era un Dio che aveva creato l’universo, aveva creato la Terra e quindi i suoi mari, i monti, i vegetali, gli animali e infine l’uomo.
La creazione materiale ci mostra una scala ascensionale: mondo minerale, vegetale, animale.
La scala della creazione materiale non si ferma però all’animale ma si conclude con l’uomo, un ‘animale’ dotato di spirito immortale destinato a vivere in eterno in quella sorta di ‘dimensione spirituale’ che noi siamo soliti chiamare ‘Aldilà’.
L’uomo viveva originariamente nell’Eden, cioè in una Terra che beneficiava di condizioni di vita ideali, e possedeva doni soprannaturali e naturali, quali la Grazia santificante, l'integrità fisica, una durata di vita lunghissima ed infine una Sapienza adeguata al suo stato.5
Ad un certo punto però l’uomo sbagliò, e meritò per questo fatto la condanna, cioè la perdita dei doni soprannaturali, di quelli naturali e dei benefici dell’Eden, vedendosi per di più preclusa la strada di accesso al Paradiso celeste.
Con la condanna ebbe tuttavia – misericordia di Dio – una promessa che gli avrebbe dato forza e speranza: quella della salvezza spirituale grazie ad una Donna futura, che avrebbe ‘lavato’ la Colpa di Eva e avrebbe schiacciato con il suo ‘Calcagno’ la testa del Serpente tentatore e corruttore che avrebbe attentato al 'Calcagno stesso'.6
Era in sostanza la promessa di Gesù, Verbo incarnato che sarebbe nato 'umanamente' da una Donna.
Un Gesù Uomo-Dio che, offrendosi come Vittima sacrificale in olocausto, avrebbe riscattato l’Umanità di fronte al Padre, sconfiggendo così – grazie al proprio Amore – il Serpente dell’Odio, cioè Satana.
Egli avrebbe riaperto all’Umanità le porte sbarrate del Paradiso celeste, dopo aver indicato agli uomini con i suoi insegnamenti di perfezione la via migliore - perché vera, rapida e sicura - per accedere dopo la morte al Regno del Cielo.
Questo è l’insegnamento che si ricava dalla Genesi e dai Vangeli.
Genesi non è quindi un mito, ma una rivelazione in forma semplice ed immaginifica per gli uomini di allora – ma destinata anche agli uomini di ora – di una Verità di fondo che doveva indicare fin dall’inizio all’Umanità la sua origine ed il suo destino eterno nel Pensiero di Dio.
Inutile dire quanto il racconto della Genesi – per non parlare dei racconti dei Vangeli con i miracoli di Gesù e la sua Resurrezione ed Ascensione – sia stato oggetto di ironie e di veri e propri attacchi, da parte degli ambienti ‘illuministi’, laicisti ed atei, dal Settecento fino ai giorni nostri.
Come tuttavia succede per gli altri rami dello scibile, non basta 'leggere' per comprendere, ma bisogna 'saper' leggere, e soprattutto è sovente necessario che quanto si legge venga spiegato - in particolare nel campo degli scritti religiosi - da chi ne sa più di noi grazie anche ad una Tradizione di conoscenze bimillenarie.
Questa capacità di spiegazione è d’altronde alla base dell’insegnamento scolastico e scientifico in genere e - quanto alla Fede - questa è la missione fondamentale della Chiesa docente.
Guai a chi intenda avventurarsi nella lettura dei testi sacri senza la giusta preparazione e guida.
La dottrina del 'libero esame' delle Scritture da parte del mondo protestante - cioè senza la guida da parte del Magistero della Chiesa - ha dato origine ad esempio a decine e decine di migliaia di sette cosiddette cristiane, perché si richiamano a Cristo, ma dove ognuna, liberamente, interpreta i testi sacri a modo suo.
Il Cristianesimo finisce in tal modo per uscirne molto spesso snaturato: eresie a non finire, cristiani di nome ma non di fatto, oltre che indebolito per la perdita della 'unitarietà' dell'insegnamento per non parlare delle divisioni ed attriti derivati fra le varie 'Confessioni' fin dai secoli passati.
Come per le Sacre Scritture, bisogna stare altrettanto attenti anche alle 'libere interpretazioni' delle splendide rivelazioni private dei testi della mistica Maria Valtorta da parte di chi non li abbia approfonditi più che a sufficienza, per non incorrere anche qui in altri errori o fraintendimenti - come quelli di un'Opera: 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi, sulla quale fra poco ragioneremo - dove, in quella che si autodefinisce una 'visione' data da Dio, si parla di un Adamo che sarebbe stato personalmente responsabile di una ibridazione della razza umana a causa di un suo originario 'rapporto' con una scimmia, rapporto raccontato peraltro con particolari sessuali scabrosi.
Secondo quest'Opera, da tale rapporto sarebbe nato Caino - un ibrido uomo-scimmia - che della scimmia per parte di madre avrebbe avuto l'aspetto fisico mentre dell'uomo - per parte del padre Adamo - avrebbe acquisito il Pensiero, l'Intelligenza e la Parola.
A seguito di ulteriori rapporti sessuali bestiali fra l'uomo-scimmia Caino ed altre primitive scimmie antropoidi, ormai scomparse, ne sarebbe derivata - sempre secondo l'Opera suddetta - una seconda razza ibrida, che potremmo definire come una razza di 'ominidi'.
Gli uomini originari geneticamente puri (cioè i discendenti di Adamo e della donna che nella Bibbia è chiamata Eva) si sarebbero, ad un certo punto della storia, 'incrociati' con femmine di ominide dando così origine ad ulteriori ibridi fisicamente ed intellettivamente più 'evoluti' e somiglianti all'uomo, esseri che nel corso di decine di migliaia di anni si sarebbero gradatamente trasformati negli uomini attuali, uomini che quindi non apparterrebbero più alla razza pura di Adamo in quanto - nell'incrocio fra razze - i caratteri genetici selvatici più 'forti' degli antichi 'ominidi' avrebbero preso il sopravvento su quelli originariamente umani.
In buona sostanza ed in sintesi, noi uomini attuali - compresi voi che leggete - non saremmo più, secondo don Guido Bortoluzzi, i discendenti della razza del geneticamente puro Noè - ma di quella ibrida dell'uomo-scimmia ... Caino.
Ciò perché - sempre secondo la 'Genesi' di don Guido Bortoluzzi - la moglie di Noè sarebbe stata anche lei una... “ibrida” e conseguentemente lo sarebbero stati anche i suoi tre figli (Cam, Sem e Japhet) dai quali, secondo la Bibbia, a nostra volta noi tutti, uomini attuali, discendiamo.
L'Opera di cui sopra - tradotta e pubblicata in varie lingue - pare che incominci ad incontrare un discreto successo di consensi non solo fra i non credenti ma - quel che è peggio - anche fra gli stessi cristiani dei quali non pochi sono ormai dimentichi delle proprie origini e delle verità della Fede trasmesseci dalla Bibbia e dalle antiche Tradizioni dei Padri della Chiesa.
Sembra, in effetti, in questo caso più che mai vero il detto - di non ricordo più quale autore - per cui 'quando gli uomini non credono più in Dio finiscono per credere a tutto'.
Questo mio modesto ma spero chiaro e talvolta ironico volumetto (ironico non per mancanza di rispetto verso l'opera di un altro autore, ma al fine di rendere più 'leggibile' e 'leggero' questo mio scritto per certi altri aspetti spiritualmente impegnativo grazie alle rivelazioni della mistica Maria Valtorta) si propone di cercare di sfatare l'ulteriore 'mito evoluzionista' dell'opera in questione..., mito evoluzionista in fin dei conti non molto diverso da quell'altro universalmente conosciuto che preferirebbe farci discendere nemmeno da un Caino-uomo-scimmia ma sic et sempliciter direttamente da una scimmia.
Per chi non 'crede' nel Dio della Genesi, fra le due anzidette teorie non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Più che esprimere un 'giudizio' sulla 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi, opera che - lo ripeto - si autodefinisce 'rivelata da Dio', giudizio che non ho l'autorità di dare perché spetterebbero semmai alla Chiesa, mi limiterò ad esporre alcune mie personali riflessioni sulla stessa ma soprattutto metterò a confronto le rivelazioni 'autentiche' della Sacra Scrittura, cioè della Genesi della Bibbia, con quelle della suddetta 'Genesi biblica', facendolo anche alla luce delle rivelazioni fatte alla mistica Valtorta.
Che costei sia stata una mistica 'autentica' è dimostrato non solo dal riconoscimento mondiale che ormai le viene oggigiorno riconosciuto e dalle numerose conversioni dovute alla lettura della sua Opera, ma anche dalla attestazione/consiglio sulla pubblicazione dell'Opera che diede a suo tempo lapidariamente, il 26 febbraio 1948, Papa Pio XII ai padri serviti dell'Ordine dei Servi di Maria (Pio XII: «Pubblicatela così come è... Chi legge quest'opera capirà»7).
Riconoscimento anche dalle numerose dichiarazioni di altri autorevoli uomini di Chiesa ed infine da quella del Beato padre Gabriele Maria Allegra (che prima di essere beatificato fu missionario ed insigne biblista che tradusse in cinese l'intera Sacra Scrittura) del quale farò conoscere di seguito una sua Presentazione dell'Opera valtortiana, arrivando egli a dire della stessa, senza alcuna ombra di dubbio, che ...'Digitus Dei est hic!'.
Il mio - tengo ancora a ribadirlo - non vuole essere, per quanto mi concerne, un 'giudizio' sull'Opera di don Guido Bortoluzzi, ma un 'raffronto' con le Sacre Scritture e con l'Opera valtortiana, raffronto dal quale ognuno che leggerà sarà poi libero di trarre le proprie personali conclusioni. L'autore
L'Opera di Maria Valtorta nella Presentazione del Beato Padre Gabriele Maria Allegra
(da 'Pro e contro Maria Valtorta' - di Emilio Pisani - Centro Editoriale Valtortiano)
Una relazione completa
Nel giugno 1970, approfittando di una degenza nell'ospedale di Macao, Padre Allegra stende una relazione sull'Opera di Maria Valtorta nell'intento di illustrarla ad eventuali traduttori.
La riportiamo tralasciando la prima parte, nella quale ricostruisce per sommi capi la storia dell'Opera basandola su informazioni approssimative.
<<<Il Poema8 contiene, anzi è una serie di visioni alle quali l'Autrice assiste, come se fosse una contemporanea, e perciò vede e sente quanto riguarda la vita di Gesù a cominciare dalla nascita di Maria SS.ma, avvenuta per grazia celeste nella vecchiaia di Anna e Gioacchino, sino alla Resurrezione e Ascensione del Signore, anzi sino all'Assunzione della Beata Vergine in Cielo.
La Veggente-ascoltatrice comincia di solito a descrivere il sito della scena che contempla, riporta il chiacchiericcio della folla e dei discepoli e poi, a seconda di quanto vede e ascolta, descrive i miracoli, riferisce i discorsi del Signore, ovvero i dialoghi dei presenti con Lui, o coi discepoli, o fra di loro.
La rievocazione della vita di Gesù, dei tempi e dell'ambiente, nei suoi diversi aspetti: fisico, politico, sociale, familiare, è fatta senza sforzo alcuno; l'Autrice riporta quello che ha visto e sentito; il suo stile non sente l'erudizione, che si nota anche nelle più famose vite di Gesù; è il resoconto di una teste oculare e auricolare.
Se Maria di Magdala o Giovanna di Cusa, durante la loro vita, avessero potuto vedere quello che vide Maria Valtorta e l'avessero scritto, credo che la loro testimonianza non differirebbe molto da quella del Poema.
La Valtorta osservava con tanta intensità il luogo e i personaggi delle sue visioni che chi è stato per ragioni di studio in Terra Santa e ha letto ripetutamente i Vangeli non fa uno sforzo eccessivo per ricostruire le scene.
Che un romanziere o un drammaturgo di genio creino dei caratteri indimenticabili, lo si sapeva; ma dei tanti romanzieri o drammaturghi che si sono accostati al Vangelo per utilizzarlo nelle loro creazioni, io non ne conosco uno che ne abbia cavato tanta ricchezza e abbia abbozzato con tanta forza o con tanta soavità - ometto per ora di Gesù e di Maria Vergine - le figure di Pietro, di Giovanni, di Maria Maddalena, di Lazzaro, di Giuda, specialmente di Giuda e della sua tragica e pietosa madre, Maria di Simone, e di tanti e tanti altri, come fa con la massima naturalezza e senza il minimo sforzo la Valtorta.
Penso che non pochi lettori del Poema ben sovente si siano soffermati a riflettere e, come M. Vinicio allorché ascoltava la rievocazione della Passione del Signore fatta da san Pietro all'Ostrianum, abbiano detto: costei ha visto.
La cosa più impressionante, almeno per me, sono i discorsi del Signore.
Naturalmente ci sono tutti quelli che si trovano nei SS. Vangeli, ma sviluppati, come pure sono stati sviluppati parecchi temi che nel Vangelo sono appena abbozzati o accennati.
Inoltre sono riportati molti altri discorsi di cui nulla si dice nel Vangelo, ma che le circostanze indussero Gesù a pronunziare.
Anche questi son costruiti come i primi; è lo stesso Signore che parla, sia che adoperi lo stile parabolico - il Poema contiene una quarantina di parabole "agrapha" - sia quello esortativo o profetico, sia in ultimo quello sapienziale in uso presso i rabbini dell'epoca Neo-testamentaria.
Pertanto, oltre ai grandi discorsi dei Vangeli, come quello della montagna, quello della missione degli Apostoli, quello escatologico, quelli dell'ultima settimana e quelli dell'ultima Cena, nel Poema ce ne sono moltissimi altri che spiegano il Decalogo, le opere di misericordia corporali e spirituali, ovvero che costituiscono speciali istruzioni alle discepole, ai discepoli, a persone singole, a uditori misti di giudei e di gentili... e in fine i discorsi sul Regno di Dio o più chiaramente sulla Chiesa, prima della Passione tenuti come un colloquio col fratello-cugino Giacomo sul Carmelo, e dopo la Resurrezione sviluppati parlando agli Apostoli e ai discepoli sul Tabor e su un altro monte della Galilea, il di cui tema è indicato da san Luca con la semplice frase: loquens de Regno Dei.
A considerarne sommariamente la materia, si trova in essi tutta la Fede, la Vita, la Speranza cristiana.
Il tono e lo stile non si smentisce mai, è sempre lo stesso: lucido, forte, profetico, a volte pieno di maestà, a volte riboccante di tenerezza. Arreco qualche esempio.
Tutti sanno gli affanni dei più grandi esegeti per collocare e spiegare secondo il contesto vitale il colloquio con Nicodemo, il discorso sul Pane di vita, i discorsi teologico-polemici pronunziati a Gerusalemme: quanti sforzi e quanto diversi!
Nel Poema la loro concatenazione è spontanea, naturale, comecché fluisce logicamente dalle circostanze.
Quello che si dice dei discorsi, vale per i miracoli.
Nel Poema ce ne sono tanti, che il Vangelo comprende con le frasi: e guariva e sanava tutti... come pure ci sono alcuni avvenimenti, cui né esegeti, né romanzieri, né apocrifi hanno pensato.
Per esempio l'evangelizzazione della Giudea, accennata da san Giovanni (Gv 3, 22) all'inizio del ministero di Gesù, il misericordioso apostolato del Signore in favore dei Samaritani, dei poveri, dei contadini di Doras e di Giocana, degli abitanti del quartiere dell'Ofel, i viaggi continui dell'instancabile Maestro per il territorio di tutte le dodici antiche tribù, e la congiura ordita, da alcuni in buona fede, in mala fede dai più, per proclamarlo re, onde distruggerlo più facilmente per mano romana, congiura cui Giovanni (6, 14-15) accenna così sobriamente.
E come dimenticare l'eroica fedeltà dei dodici pastori betlemiti, e la duplice prigionia di Giovanni Battista, e i convertiti del convertito Zaccheo; e quelle persone che Gesù salvò anche materialmente, come Sintica, Aurea Galla, Beniamino di Aenon; e le ultime voci profetiche del Popolo eletto: Sabea di Bethlechi, il samaritano lebbroso guarito, Saul di Kerioth; e le relazioni di Gesù con Gamaliele, con alcuni membri del sinedrio, con un gruppo di donne pagane che gravitano attorno a Claudia Procula, la moglie di Pilato; e la storia e la figura di Maria Maddalena, del fanciullo Marziam, dei singoli Apostoli il cui carattere si imprime indelebilmente nel cuore del lettore attento, specialmente il caratteri Pietro, Giovanni e Giuda e della sua pia e sventurata madre?
E quanto non s'impara circa la situazione politica, religiosa, economica, sociale, familiare della Palestina nel primo secolo della nostra era, anche dai discorsi dei più umili, anzi specialmente da questi, che l'Autrice, veggente e ascoltatrice, riporta!
Direi che in questa opera il mondo palestinese del tempo di Gesù risusciti davanti ai nostri occhi; e gli elementi migliori e peggiori del carattere del popolo eletto - il popolo degli estremi e schivo di ogni mediocrità - balzino vivi dinanzi a noi.
Il Poema ci si presenta come il completamento dei quattro Vangeli e una lunga spiegazione di essi; l'Autrice è l'illustratrice delle scene evangeliche.
La spiegazione e il completamento sono giustificati in parte dalle parole di San Giovanni: «molti altri prodigi fece Gesù dinanzi ai suoi discepoli, che non sono scritti nel presente libro..." (20, 30); e: "molte altre cose fece Gesù che se si dovessero scrivere una a una, penso che il mondo intero non potrebbe contenere i libri da scriversi" (21, 25).
Completamento e spiegazione, ripeto, giustificati solo in parte o in principio, giacché dal punto vista storico-teologico la rivelazione si è chiusa con gli Apostoli e tutto ciò che si aggiunge al deposito rivelato, anche se non lo contraddice ma felicemente lo completa, potrà al massimo essere frutto di un carisma particolare, individuale, che obbliga alla fede colui che lo riceve e coloro che credono trattarsi di un vero carisma o di più veri carismi, che nel caso nostro sarebbero quelli della rivelazione, della visione, del discorso della sapienza e del discorso della scienza (cfr. 1 Cor 12, 8; 2 Cor 12, 1...).
Insomma la Chiesa non ha bisogno di questa opera per svolgere la sua missione salvatrice sino alla seconda venuta del Signore come non aveva bisogno delle apparizioni della Madonna a La Salette, a Lourdes, a Fatima...
Sennonché la Chiesa può tacitamente e pubblicamente riconoscere che certe rivelazioni private possono giovare alla conoscenza e alla pratica del Vangelo e all'intelligenza dei suoi misteri, e quindi approvare in forma negativa, cioè dichiarando che le rivelazioni in parola non sono contrarie alla fede o può ufficialmente ignorarle, lasciando ai suoi figli piena libertà di formarsi il proprio giudizio.
In forma negativa sono state approvate le rivelazioni di santa Brigida, di santa Matilde, di santa Gertrude, della Ven. D'Agreda, di san Giovanni Bosco e di molti altri santi e sante.
Chi si mette a leggere con animo onesto e con impegno può ben vedere da sé l'immensa distanza che esiste tra Il poema e gli Apocrifi del Nuovo Testamento, specialmente gli Apocrifi dell'Infanzia e quelli dell'Assunzione, e può anche notare la distanza che c'è fra quest'opera e le Rivelazioni della Ven. Emmerich, D'Agreda etc.
Negli scritti di queste due visionarie è impossibile non sentire l'influsso di terze persone, influsso, invece, che mi pare si debba assolutamente escludere dal nostro Poema.
Per convincersene basta fare il paragone tra la vasta e sicura dottrina teologica, biblica, geografica, storica, topografica... che si addensa in ogni pagina del Poema e la stessa materia o le stesse materie nelle opere summenzionate.
Non parlo poi di opere letterarie, ché di quelle che coprono tutta la vita di Gesù, a cominciare dalla nascita all'Assunzione della Madonna, non ce ne sono, o almeno mi sono sconosciute.
Ma anche se ci limitiamo all'intreccio delle più celebri, come: Ben Hur, La Tunica, Il grande pescatore, The silver chalice, The spear... questo non può affatto sostenere il paragone con l'intreccio naturale, spontaneo, sgorgante dal contesto degli eventi e dal carattere delle tante persone - una vera folla! - che forma la possente travatura del Poema.
Ripeto: è un mondo che risuscita e l'Autrice lo domina come se possedesse il genio dello Shakespeare o del Manzoni. Però le opere di questi due grandi, quanti studi non richiesero, quante veglie, quante meditazioni!
Maria Valtorta, invece, pur possedendo una intelligenza brillante, una memoria tenace e pronta, neppure terminò gli studi medi superiori, fu per anni e anni afflitta da diverse malattie e confinata al letto, aveva pochi libri che stavano tutti in due palchetti del suo scaffale, non lesse alcuno dei grandi commentari della Bibbia, che avrebbero potuto giustificare o spiegare la sua sorprendente cultura scritturistica, ma si serviva della versione popolare della Bibbia del P. Tintori ofm; eppure scrisse i dieci volumi del Poema dal 1943 al 1947, in quattro anni!
Tutti sanno quante ricerche abbiano fatto gli eruditi, specialmente ebrei, per disegnare le differenti carte della geografia politica della Palestina, dal tempo dei Maccabei sino all'insurrezione di Barcocheba; hanno dovuto compulsare per più di vent'anni un cumulo di documenti: il Talmud, G. Flavio, l'epigrafia, il folklore, gli antichi itinerari... eppure l'identificazione di parecchie località rimane ancora incerta; nel Poema, invece, quale che possa essere il giudizio che si dà della sua origine, non vi è alcuna incertezza (almeno per quattro cinque casi, i recenti studi danno ragione alle identificazioni in esso supposte, e il numero penso che crescerebbe se qualche specialista volesse studiare a fondo questa questione).
L'Autrice vede il biforcarsi delle strade, i cippi miliari che ne indicano la direzione, le diverse colture a seconda della diversa qualità del terreno, i tanti ponti romani gettati su diversi fiumi o torrenti, le sorgenti vive in certe stagioni e disseccate in altre; essa nota la differenza della pronunzia fra i diversi abitanti delle diverse regioni della Palestina e un cumulo di altre cose che rendono perplesso o almeno pensoso il lettore.
Una serie di visioni, nelle quali il mistero della nascita di Gesù, della sua agonia, della sua passione e della sua resurrezione vien descritto con parole e immagini celesti, con
un eloquio angelico, mentre d'altra parte tanta luce si proietta sul mistero di Giuda, sul tentativo di proclamare re Gesù, sui due fratelli-cugini9 che non credevano in Lui, sull'impressione da Lui destata nei Gentili, sul suo amore per i lebbrosi, i poveri, i vecchi, i bambini, i Samaritani e specialmente sul suo amore così ardente, soave e delicato per l'Immacolata sua Madre.
E chi, dal punto di vista non solo umano, ma specialmente teologico, può rimanere indifferente leggendo i due capitoli sulla desolazione della SS.ma Madre dopo la tragedia del Calvario, che ci rivelano come la Corredentrice sia stata tentata da Satana come era stato tentato il suo Figlio Redentore? Si paragoni la sublime teologia di questi due capitoli con quella dei tanti Planctus dell'Addolorata.
Oggi sulla storicità del Vangelo dell'Infanzia e sui racconti della Resurrezione gli esegeti, anche cattolici, si prendono le più strane e audaci libertà, come se con la "Formgeschichte" e con la "Redaktionsgeschichte Methode" si sia trovato il toccasana per tutte le difficoltà, che non furono ignote ai Padri della Chiesa.
Veramente, per parlare solo di alcuni recenti esegeti, Fouard, Sepp, Fillior, Lagrange, Ricciotti... su questi punti difficili dissero la loro parola equilibrata e luminosa, ma oggi altri sono i maestri, che anche i nostri seguono con tanta fiducia.
Ebbene, per tornare a noi, io invito i lettori del Poema a leggere le pagine consacrate alla resurrezione, alla ricostruzione degli eventi del giorno di Pasqua, e constateranno come tutto vi è armoniosamente legato, così come si sforzarono di fare, ma senza riuscirci pienamente, tanti esegeti che seguivano il metodo critico-storico-teologico, i quali non turbavano ma allietavano il cuore dei fedeli e ne rafforzavano la fede!
Ma c'è un'altra sorpresa: questa donna del secolo ventesimo, che, confinata sul letto di dolore, è divenuta la fortunata contemporanea e seguace di Cristo, all'infuori di certi momenti da lei diligentemente notati, quando cioè gli Apostoli e Gesù pregavano in ebraico o aramaico, li sente parlare in italiano, ma in un italiano aramaizzante.
Inoltre il Signore, la Madonna, gli Apostoli, anche quando trattano di argomenti trattati nel Nuovo Testamento, adoperano il linguaggio teologico di oggi, cioè il linguaggio iniziato dal primo grande teologo san Paolo e arricchitosi attraverso tanti secoli di riflessione e di meditazione e diventato preciso, chiaro, insostituibile.
C'è dunque nel Poema una trasposizione, una traduzione della buona novella annunziata da Gesù nella lingua della sua Chiesa di oggi, trasposizione voluta da Lui, giacché la veggente era priva di qualsiasi formazione teologica tecnica: e questo, penso, per farci comprendere che il messaggio evangelico annunziato oggi, dalla sua Chiesa di oggi, con la lingua di oggi, è sostanzialmente identico alla sua predicazione di venti secoli fa.
Un libro di grande mole, composto in circostanze eccezionali e in un tempo relativamente brevissimo: ecco un aspetto del fenomeno valtortiano.
L'Autrice confessa ripetutamente che lei è solo un portavoce, un fonografo, una che scrive quello che vede e sente mentre sta "crocifissa a letto". Quindi, secondo lei, il Poema non è suo, non le appartiene; le è stato rivelato, mostrato, essa altro non ha fatto che descrivere quello che ha visto, riferire quello che ha sentito, pur partecipando con tutto il suo cuore di donna e di devota cristiana alle visioni.
Da questa sua intima partecipazione nasce l'antipatia che sente per Giuda, e al contrario l'affetto intenso che sente per Giovanni, per la Maddalena, per Sintica... e non parlo del Signore Gesù e della Madonna Santissima, verso i quali a volte effonde il suo cuore e il suo amore con parole di un lirismo appassionato, degno delle più grandi mistiche della Chiesa.
Nei dialoghi e nei discorsi che formano l'ossatura dell'opera c'è, accanto a una inimitabile spontaneità (dialoghi), qualcosa di antico e a volte di ieratico (discorsi), si sente insomma una traduzione ottima di una parlata aramaica, o ebraica, in un italiano vigoroso, polimorfo, robusto.
È ancora da notarsi che nella struttura di questi discorsi Gesù, o si muove nella scia dei grandi Profeti, ovvero si accorda al metodo dei grandi rabbini che spiegavano il Vecchio Testamento applicandolo alle circostanze contemporanee; si ricordi il Pesher di Habacuc trovato a Qumran e si confronti, passi la parola, col "pesher" che ce ne dà Gesù.
Si paragonino pure altre spiegazioni che il Signore dà di altri passi del Vecchio Testamento, e per i quali possediamo in tutto o in parte i commentari dei Rabbi del 3° o 4° secolo d. C., ma che evidentemente seguono uno stile tradizionale di composizione molto più antico e probabilmente contemporaneo a Gesù, e si constaterà, accanto a una somiglianza esterna di forma, una tale superiorità quanto al fondo, alla sostanza, che comprendiamo finalmente appieno perché la folla diceva: nessuno ha parlato come quest'uomo.
Io ritengo che l'Opera esiga una origine soprannaturale, penso che essa sia il prodotto di uno o più carismi e che essa va studiata alla luce della dottrina dei carismi, pur giovandosi dei contributi dei recenti studi di psicologia e scienze affini, che certo non potevano essere conosciute dagli antichi teologi, come il Torquemada, il Lanspergius, lo Scaramelli etc.
È proprio dei carismi che essi vengano elargiti dallo Spirito di Gesù per il bene della Chiesa, per l'edificazione del Corpo di Cristo; e io non vedo come si possa ragionevolmente negare che il Poema edifichi e diletti i figli della Chiesa.
Senza dubbio la carità è la via più eccellente (1 Cor 13, 1); è pure risaputo che alcuni carismi, che abbondavano nella Chiesa primitiva, si sono in seguito rarefatti, ma è del pari certo che essi non si sono mai estinti del tutto. La Chiesa attraverso i secoli deve perciò continuare a saggiare se essi provengono dallo Spirito di Gesù ovvero sono un camuffamento dello spirito delle tenebre, travestitosi in angelo di luce: probate spiritus si ex Deo sint! (1 Gv 4, 1).
Ora, senza prevenire il giudizio della Chiesa, che sin da questo momento accetto con sottomissione assoluta, mi permetto di affermare che, essendo per il discernimento degli spiriti principale criterio la parola del Signore: ex fructibus eorum cognoscetis..., e producendo il Poema buoni frutti in un numero sempre crescente di lettori, io penso che esso venga dallo Spirito di Gesù.

1  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945/1950' - 30.12.46 - Centro Editoriale Valtortiano.
2  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 21/28-5-1948 - Centro Editoriale Valtortiano
3  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 21/28.5.1948 - Centro Editoriale Valtortiano.
4  http://www.ilcatecumeno.net/libri/depliant.pdf
5  In merito alla straordinaria e plurisecolare durata della vita - secondo la Genesi - dei primi patriarchi discendenti da Adamo, vedere le spiegazioni scientifiche e spirituali fornite dall’autore ne “LA ‘GENESI BIBLICA’ FRA SCIENZA E FEDE”, Vol. II, Cap. 20.2. - Ed. Segno, 2006. Vedi l’opera, liberamente scaricabile, anche dal sito internet dell’autore: http://www.ilcatecumeno.net.
Oppure cfr. Maria Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, 170. Secondo discorso della Montagna: il dono della Grazia e le beatitudini, ed. CEV.
“[…] I più dotti fra voi sanno di quali doni Dio aveva fatto ricco Adamo, per sé e per i suoi discendenti. Anche i più ignoranti fra i figli d'Israele sanno che in noi vi è lo spirito. Solo i poveri pagani lo ignorano questo ospite regale, questo soffio vitale, questa luce celeste che santifica e vivifica il nostro corpo. Ma i più dotti sanno quali doni erano stati dati all'uomo, allo spirito dell'uomo. Non fu meno munifico allo spirito che alla carne e al sangue della creatura da Lui fatta con poco fango e col suo alito. E come dette i doni naturali di bellezza e integrità, di intelligenza e di volontà, di capacità di amarsi e di amare, così dette i doni morali con la soggezione del senso alla ragione, di modo che nella libertà e padronanza di sé e della propria volontà, di cui Dio aveva beneficato Adamo, non si insinuava la malvagia prigionia dei sensi e delle passioni, ma libero era l'amarsi, libero il volere, libero il godere in giustizia, senza quello che fa schiavi voi facendovi sentire il mordente di questo veleno che Satana sparse e che rigurgita, portandovi fuor dell'alveo limpido su campi fangosi, in putrescenti stagni, dove fermentano le febbri dei sensi carnali e dei sensi morali. Perché sappiate che è senso anche la concupiscenza del pensiero. Ed ebbero doni soprannaturali, ossia la Grazia santificante, il destino superiore, la visione di Dio.
6  Gn 3, 14-19: 14Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
16Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».
17All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne», maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!».
7  http://www.movimentoneval.altervista.org/pdf/pio_xii.pdf
8  N.d.R.: il Poema, sta per 'Il Poema dell'Uomo-Dio', titolo originario dell'Opera principale di Maria Valtorta che è stato poi modificato in 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' dal Centro Editoriale Valtortiano di Isola del Liri (FR), Italia.
9  N.d.R.: Nell'Opera valtortiana i 'due fratelli-cugini' di cui qui si parla sono Giuseppe e Simone d'Alfeo, fratelli fra di loro come essi erano anche i fratelli dei due più giovani apostoli Giacomo e Giuda d'Alfeo. Tutti e quattro erano figli di Maria Cleofa di Nazareth e di Alfeo, fratello di San Giuseppe, padre putativo di Gesù (di stirpe davidica), e quindi tutti lontani 'cugini' di Gesù attraverso Maria SS (anche lei discendente della casa di Davide). All'inizio della missione di Gesù, dichiaratosi Messia, essi - che nulla sapevano della sua nascita divina e della sua Messianicità, mantenuta fin dall'inizio segreta da Maria SS. e San Giuseppe per ragioni di prudenza risalente al tentativo di uccidere il neonato Messia con la 'strage degli innocenti' - non riuscivano a credere in Lui, salvo ricredersi invece completamente alla Sua Passione e Morte.
L'Autrice confessa ripetutamente che lei è solo un portavoce, un fonografo, una che scrive quello che vede e sente mentre sta "crocifissa a letto". Quindi, secondo lei, il Poema non è suo, non le appartiene; le è stato rivelato, mostrato, essa altro non ha fatto che descrivere quello che ha visto, riferire quello che ha sentito, pur partecipando con tutto il suo cuore di donna e di devota cristiana alle visioni.
Da questa sua intima partecipazione nasce l'antipatia che sente per Giuda, e al contrario l'affetto intenso che sente per Giovanni, per la Maddalena, per Sintica... e non parlo del Signore Gesù e della Madonna Santissima, verso i quali a volte effonde il suo cuore e il suo amore con parole di un lirismo appassionato, degno delle più grandi mistiche della Chiesa.
Nei dialoghi e nei discorsi che formano l'ossatura dell'opera c'è, accanto a una inimitabile spontaneità (dialoghi), qualcosa di antico e a volte di ieratico (discorsi), si sente insomma una traduzione ottima di una parlata aramaica, o ebraica, in un italiano vigoroso, polimorfo, robusto.
È ancora da notarsi che nella struttura di questi discorsi Gesù, o si muove nella scia dei grandi Profeti, ovvero si accorda al metodo dei grandi rabbini che spiegavano il Vecchio Testamento applicandolo alle circostanze contemporanee; si ricordi il Pesher di Habacuc trovato a Qumran e si confronti, passi la parola, col "pesher" che ce ne dà Gesù.
Si paragonino pure altre spiegazioni che il Signore dà di altri passi del Vecchio Testamento, e per i quali possediamo in tutto o in parte i commentari dei Rabbi del 3° o 4° secolo d. C., ma che evidentemente seguono uno stile tradizionale di composizione molto più antico e probabilmente contemporaneo a Gesù, e si constaterà, accanto a una somiglianza esterna di forma, una tale superiorità quanto al fondo, alla sostanza, che comprendiamo finalmente appieno perché la folla diceva: nessuno ha parlato come quest'uomo.
Io ritengo che l'Opera esiga una origine soprannaturale, penso che essa sia il prodotto di uno o più carismi e che essa va studiata alla luce della dottrina dei carismi, pur giovandosi dei contributi dei recenti studi di psicologia e scienze affini, che certo non potevano essere conosciute dagli antichi teologi, come il Torquemada, il Lanspergius, lo Scaramelli etc.
È proprio dei carismi che essi vengano elargiti dallo Spirito di Gesù per il bene della Chiesa, per l'edificazione del Corpo di Cristo; e io non vedo come si possa ragionevolmente negare che il Poema edifichi e diletti i figli della Chiesa.
Senza dubbio la carità è la via più eccellente (1 Cor 13, 1); è pure risaputo che alcuni carismi, che abbondavano nella Chiesa primitiva, si sono in seguito rarefatti, ma è del pari certo che essi non si sono mai estinti del tutto. La Chiesa attraverso i secoli deve perciò continuare a saggiare se essi provengono dallo Spirito di Gesù ovvero sono un camuffamento dello spirito delle tenebre, travestitosi in angelo di luce: probate spiritus si ex Deo sint! (1 Gv 4, 1).
Ora, senza prevenire il giudizio della Chiesa, che sin da questo momento accetto con sottomissione assoluta, mi permetto di affermare che, essendo per il discernimento degli spiriti principale criterio la parola del Signore: ex fructibus eorum cognoscetis..., e producendo il Poema buoni frutti in un numero sempre crescente di lettori, io penso che esso venga dallo Spirito di Gesù.

L'ANTEFATTO
Una telefonata notturna:
'...Hanno avuto il coraggio di mettere su Internet il libro di un sacerdote che dice che Eva era una scimmia ..., e che Caino, figlio di Adamo, aveva l'aspetto fisico di una scimmia, ma pensava e parlava come un uomo, e che la “nostra Eva” era invece
una povera bambina innocente!’
- Drinnn…, drinnn…
- Pronto, chi parla?
- Sono Io!
- A quest’ora? Già…! E chi potrebbe essere, a quest’ora!?
- Non scherzare, volevo dirti…, non sai che su Internet gira un'Opera sulla Genesi biblica1 che non ti dico...?
Pensa che si auto qualifica come frutto di rivelazione divina e vi si afferma che Adamo non è stato creato già adulto e dal fango da Dio - come dice la Bibbia - ma che invece sarebbe nato secondo modalità 'naturali' a seguito di uno specifico intervento di Dio che - dentro all’utero di una scimmia - avrebbe appositamente creato dal nulla un gamete della futura donna umana ed un gamete del futuro uomo, e dall’unione dei due gameti si sarebbe formato il primo embrione umano: quello di Adamo che in seguito sarebbe stato partorito dalla scimmia.2
- Capisco, una specie di fecondazione artificiale ante-litteram in una sorta di 'utero in affitto'. Però...
D'accordo ma che vuoi che ci faccia? Siamo in un paese libero, si dice. Anche gli evoluzionisti sbandierano a destra e a sinistra che discendiamo dalle scimmie: è un'altra delle tante teorie evoluzioniste, forse un poco più originale: però niente di veramente nuovo!
- Mi vuoi forse dire che tu lasceresti correre, che non contesteresti prendendo una posizione?
- Contestare? E cosa vuoi che contesti? E a chi vuoi che interessi quel che io contesto?
Ci mancherebbe di dover contestare tutte le opinioni che non ci garbano. Meglio ignorare, se no va a finire che gli facciamo anche ‘pubblicità’. E poi non ho tempo, sono concentrato su un libro che sto scrivendo e ne ho ancora per dei mesi. È già mezzo inverno che studio e scrivo..., mi alzo presto anche se a quell'ora fa un freddo della miseria, e meno male che vicino alla scrivania ho il caminetto. Anzi la prossima volta non mi telefonare più a quest'ora tarda, mandami un messaggino, che almeno non lo sento.
Ognuno è poi libero di pensare e scrivere quel che vuole…, almeno fino ad un certo punto e finché non ci toccano personalmente. Dovremmo altrimenti far la guerra a tutti.
- E tu te ne vorresti rimanere lì inerte al caldo del tuo caminetto? Prima hai detto bene, '...ognuno è libero di pensare e scrivere quel che vuole…, almeno fino ad un certo punto...'. Ebbene in quest'Opera si adduce - a conferma di quella teoria - una rivelazione fatta da Gesù a Maria Valtorta, la 'nostra' Valtorta, capisci?
- No, non capisco, cosa c'entra la Valtorta con cose di questo genere?
- Non c'entra, infatti, ma non potendo farcela entrare dalla porta ce la fanno entrare dalla finestra, poi ti dico....
- Ma dimmi un po', dopo l'affare dei due gameti e dell'embrione umano, cosa sarebbe successo al futuro Adamo?
- Sarebbe stato dato alla luce da quella scimmia con un parto naturale, come ti ho già detto. La scimmia – che l’autore di quella 'Genesi biblica' dice essere la vera Eva - era senza pelo, di pelle liscia e biancastra: una scimmia di una razza speciale, preumana, una di un tipo intermedio fra la scimmia propriamente detta e l'uomo.
Questa scimmia simil-donna pare fosse stata infatti frutto - rispetto alle altre scimmie sue antenate - di una qualche variazione genetica (quella che oggi i 'neo-darwinisti' - visto che non riescono a trovare alcuna prova degli anelli mancanti della loro catena evolutiva - chiamano ora un ‘salto’ genetico, per potere arrivare a forza di... 'salti', all'essere umano), o forse sarebbe stata creata così direttamente da Dio per essere una ‘testa di ponte’, anche se ora non ricordo bene questo dettaglio.
Questa scimmia speciale era ambivalente, multiuso, nel senso che poteva aver figli sia da esseri umani che da altre scimmie.3
Era anche più intelligente, dallo sguardo quasi ‘umano’, capelli lunghi, ‘fatta’ fisicamente quasi come una donna ma dall’aspetto e dall’andamento del tutto scimmiesco.
Sua madre, un’altra scimmia ma meno 'evoluta' di lei, l’avrebbe poi assistita come ‘levatrice’ per la nascita di Eva (la nostra Eva!).4
- Una scimmia levatrice? Intendi dire come una delle ‘nostre’ levatrici, le nostre ‘ostetriche’?
- Esatto, solo che ho letto nel libro che la scimmia che era madre della scimmia Eva si sarebbe mangiata la placenta della figlia alla quale – forse perché la figlia era di una specie preumana più evoluta rispetto alla madre – quella placenta faceva schifo.5
- Beh, non aveva tutti i torti…
Dopo però che Adamo è nato, come ha fatto – il lattante - a sopravvivere? Mica come nel libro di ‘Tarzan delle scimmie’?
- Libro? Quale libro?
- Il famoso libro del 'bambino buon selvaggio' allevato nella giungla dalle scimmie...,
Un libro dei nostri tempi, anzi dei tuoi, non te lo ricordi? E' del 1914..., questo qui:
- Senti, smettila di scherzare, a quest’ora.
- Appunto, a quest’ora mi sembra che sia tu a scherzare, con questa storia inverosimile, anzi pazzesca. Allora, cosa ne fu dell’Adamo appena nato?
- Era un bel bimbetto, nato dalla scimmia ma umano in tutto e per tutto, davvero perfetto. Venne allattato dalla ‘donna-scimmia’, quella che ti ho detto a pelle bianca e senza pelo, la quale se ne prese cura insieme a sua madre, una scimmia pelosa a pelle nera, più anziana e rugosa.
- E poi?
- E poi il piccolo Adamo crebbe fisicamente perfetto.
- Non capisco. Prima avevi detto che la scimmia di pelle bianca era la vera Eva che poi lo aveva partorito. Dunque Eva – la scimmia a pelle bianca simile a una donna – sarebbe stata anche la ‘madre’ di Adamo?6
La Bibbia dice però che Adamo si ‘sposò’ Eva, la sua compagna creata appositamente da Dio grazie ad una 'costola' che Dio aveva prelevato da un Adamo adulto. La Bibbia non dice affatto che Eva fosse stata una scimmia, come dice la tua 'Genesi' né tantomeno che essa fosse stata partorita da un'altra scimmia.
- Scusa, forse a quest'ora tu non riesci davvero a capire bene ma ti avevo detto che l’autore del libro dice che l’Eva di cui parla la Bibbia non era quella che crediamo noi ma era in realtà proprio la scimmia bianca, spiegando che il nome ‘Eva’ di cui parla la Bibbia non sarebbe un nome proprio di persona, come erroneamente lo intenderebbero tutti ma – dalla antica etimologia della parola – era un nome atto ad indicare il suo ruolo di ‘madre, di tutti i viventi’, quindi ‘madre di Adamo’, tanto per cominciare.
- Madre di tutti i viventi? Cioè di tutti gli uomini? Senti, non ci capisco più niente.
Quella era una scimmia, e noi siamo uomini. Se Adamo era geneticamente puro, in quanto il suo embrione era formato da un gamete femminile della futura donna e da un gamete maschile del futuro uomo creati dal nulla appositamente da Dio, con chi Adamo ha fatto sesso per generare gli uomini?
- Lo ha fatto con la propria figlia quando lui aveva più o meno sedici anni.
- La propria figlia? Un incesto?
- No. Ti spiego meglio.
Dio – secondo l’autore dell’Opera, che dice di avere avuto visioni e rivelazioni che ci spiegano meglio la Genesi ed il Peccato originale perché gli uomini oggi sarebbero 'maturi' per accogliere queste novità - creò la prima donna umana, quella che per noi sarebbe Eva. Ma come fece? Dopo aver ‘creato’ Adamo grazie ai due gameti nell’utero della scimmia come ti ho spiegato prima, creò alcuni anni dopo un altro ovulo femminile della specie umana, lo mise nuovamente nell’utero della scimmia, come aveva fatto nel precedente caso di Adamo, e poi permise che a metterci l’altro ‘gamete’ maschile, tanto per capirci, ci pensasse invece il giovane Adamo…, ma nel sonno.7
- Adamo, nel sonno? Era mica un sonnambulo?
- Senti, tu hai voglia di scherzare ma io no. Ti sto raccontando la trama così come l’ho letta e capita, anche se a dire il vero è una trama molto confusa, non è ordinata, anzi c’è molto Disordine. Guarda però che c’è tanta gente che ci crede, a cominciare dagli evoluzionisti, e persino qualche valtortiano che io conosco ma che non so proprio come faccia a crederci, essendo un valtortiano.
Vengono organizzati anche convegni e l’opera - come ti ho detto - è stampata per ora in sette lingue, basta andare su Internet e cliccare sul loro sito8, se vuoi compri anche il libro editoriale, altrimenti te lo scarichi direttamente e te lo leggi anche gratis in formato pdf.
- Si vede che stanno facendo apostolato...!
Senti…, a proposito di fecondazioni nel sonno, il sonno me lo hai fatto passare anche a me.
Raccontami il resto della trama perché ormai sono curioso di sapere come va a finire.
L’hai chiamata ‘Opera’. Sei sicura? Opera di chi?
- Opera di un sacerdote.
- Ah, questa poi! Sapevo dell’apostasia e perdita della Fede non solo fra i cristiani ma anche in certi personaggi della Chiesa, ma non fino al punto di scrivere cose di questo genere.
- Guarda che non è lui a inventarsele, come potrebbe sembrare: infatti lui dice che aveva delle visioni che gli mandava Dio, così almeno ha scritto nel suo libro, e anzi lui – il sacerdote – dice che altri personaggi in odor di santità gli avrebbero predetto di persona nei primi decenni del secolo scorso che egli avrebbe scritto in seguito una ‘grande’ opera.
- In che senso ‘grande’? E siamo sicuri che il riferimento ad 'altri personaggi' non sia un ‘millantato credito’? Si rischia il reato di diffamazione e la galera.
- L'autore pare fosse una persona di tutto rispetto e comunque non rischia più niente perché è morto da più di vent’anni e - quanto allo smentirlo - loro non potrebbero più: sono tutti morti anche loro da un bel pezzo.
Dunque - per rispondere alla tua domanda di prima - ti stavo dicendo che, per creare la prima donna umana, Dio aveva messo nell’utero della scimmia (sempre quella non pelosa di pelle bianca) un ovulo della specie umana della futura donna mentre il gamete maschile necessario a formare l’embrione di questa prima futura donna ce lo aveva messo Adamo.
Ne è nata una bellissima bambina9, quella che nella Genesi della Bibbia è chiamata appunto Eva, cioè la donna che la Bibbia dice essere stata tratta dalla costola di Adamo, mentre - nell’opera di cui ti parlo - ‘Eva’ è invece la scimmia10 e quanto alla ‘costola’ di Adamo … beh…, quella - secondo l’autore dell'opera - sarebbe invece un eufemismo per indicare ben altro organo del corpo maschile, ma leggerai tu stesso...11
Questa bambina crescendo sarebbe divenuta quella che la Bibbia dice essere la compagna e poi moglie di Adamo chiamata Eva.
Eva, però - e te lo ribadisco - era la scimmia: Eva non di nome ma di fatto in quanto ‘madre di tutti i viventi', per via di quei 'gameti' sviluppatisi in embrioni nel suo utero.
Non so se riesci a seguirmi...
- Devo dire che fatico alquanto, ma poi farò mente locale e disegnerò anche l'albero genealogico... Hai presente i miei pastori tedeschi? Compilerò un pedigree come il loro e sarà tutto più facile.
- Poi la bambina con il tempo cresce e diventa in età da marito…
- Oh... finalmente ho capito. Ecco che da Adamo le nascono i figli Caino ed Abele.
- No, non hai capito niente. Fai un passo indietro.
Caino non sarebbe figlio della ‘nostra’ Eva, cioè della bambina divenuta ‘donna umana’, ma sarebbe figlio 'naturale' di Adamo e della scimmiae qui, e qui nasce il problema del Peccato originale. Non lo crederesti mai…12
- Non capisco. Che storia complicata, sembra un ‘horror’ a sfondo sessuale.
- Dio, secondo le visioni di quel sacerdote…
- Ma sei sicura che venissero da Dio?
- Se lo chiedeva spesso anche il sacerdote che una volta - è scritto nel libro - ha fatto persino un esorcismo… tanto gli parevano visioni diaboliche, ma poi sentiva come una ‘ispirazione’ che lo convinceva che erano da Dio.13
- Mah!!…
- Tu sai che - a proposito del Peccato originale - la Bibbia dice che Dio aveva proibito ad Adamo di cogliere il frutto dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male, perché i suoi frutti gli avrebbero portato la morte, no?
- È vero. L’albero era un normalissimo albero comune con dei frutti comuni ma era stato ‘caricato’ da Dio di un significato allegorico e simbolico di ‘prova’ per ‘saggiare' la effettiva volontà di obbedienza dei Primi Due, obbedienza che è prova di amore verso Dio, piccola prova rispetto al ‘tutto’ che Dio aveva loro donato.
- La Bibbia (Gn 3,5) narra anche che il Serpente disse ad Eva che invece non sarebbero morti ma che anzi il Signore non voleva che cogliessero quei frutti perché era 'geloso' e sapeva che se li avessero mangiati si sarebbero aperti i loro occhi e sarebbero diventati come Dio, in quanto conoscitori del Bene e del Male.
- Sì, Dio non voleva che si avvicinassero all'albero del Bene e del Male perché sapeva in anticipo che lì vicino ci sarebbe stato Satana in agguato, ma Dio lo aveva proibito anche perché Il voler cogliere, per di più per l'ambizione di divenire simili a Dio, i frutti dell’Albero della Conoscenza del Bene e soprattutto del Male sarebbe stato pericoloso per l’uomo poiché egli, creatura allora intelligentissima ma pur sempre limitata, in quanto 'uomo' non avrebbe saputo come ‘gestire’ queste conoscenze.
Dico bene?
- Certo che dici bene, anche perché l’uomo del Paradiso terrestre veniva istruito sul Bene direttamente da Dio mentre il Male lo avrebbe appreso solo da Satana, l’unico incubatore del ‘Male’.
- Peraltro disubbidire alla volontà espressa da Dio sarebbe stata una grave mancanza d’amore, anzi un tentativo di usurpazione nei confronti del ruolo di Dio: l’uomo avrebbe perciò perso la Grazia santificante, con la conseguente perdita dei doni originari, come la sua sapienza e la sua integrità fisica e spirituale, e per sopravvivere sarebbe infine stato costretto ad un duro lavoro, sottoposto al dolore ed infine avrebbe perso l’immortalità.
Dico sempre bene?
- Dici bene. Anche quel sacerdote afferma che l’albero era allegorico come dici tu, ma precisa al contrario che esso non stava a significare il Bene e il Male come dice la Bibbia ma doveva essere interpretato come “l‘Albero genealogico della razza scimmiesca”, il cui ‘frutto’ - non so se mi spiego - Adamo non doveva cogliere perché era un 'albero genealogico bestiale'.
Cogliere quel ‘frutto’ della razza scimmiesca avrebbe infatti significato dare il via alla procreazione di bestie scimmiesche, ibridi mezzo uomini e mezzo scimmie, come ad esempio gli ominidi dell'antichità, insomma degli ibridi che non avrebbero avuto più niente della dignità dell’uomo Adamo, la creatura perfetta creata all’inizio da Dio con l’anima spirituale immortale per diventare un giorno ‘figlia di Dio’ in Cielo.
Adamo non seppe però attendere che la bambina della specie umana pura, ma nata dai due gameti umani messi nella scimmia, diventasse donna per poter procreare con lei quando Dio lo avesse voluto e nel modo che Dio avesse voluto ma – per superbia di voler essere egli stesso, da solo, ‘creatore’ come Dio - e forse anche per impazienza ed impulso sessuale - volle, ancora sedicenne, ‘generare’ per proprio conto con la scimmia e… disobbedì cogliendo 'il frutto' dell’Albero genealogico ‘selvatico’.14
Aspettò astutamente che la scimmia di pelle bianca – si racconta sempre nel libro - entrasse nel periodo del suo calore, quindi si sdraiò sul giaciglio della sua camera da letto…
Guarda che non è immaginazione del sacerdote ma è proprio una visione che Dio avrebbe mostrato. Il seguito della visione te lo lascio immaginare e non te lo racconto, è imbarazzante, anche se ai nostri nipotini alle elementari insegnano già come succede.
In quel caso di volontà di Adamo contraria alla volontà di Dio - e questo è un punto cruciale - Dio si guardò bene dal creare un ovulo femminile umano nell'utero della scimmia. L'uomo era stato creato libero e Dio rispettò il suo libero arbitrio lasciandolo sbagliare.
Fatto sta che da lì – ovulo femminile che era questa volta di scimmia più gamete maschile umano di Adamo – venne partorito Caino il quale – avendo acquisito nel proprio embrione i cromosomi dell’ovulo scimmiesco e quelli del gamete umano di Adamo – ebbe caratteri ibridi, cioè promiscui: dalla scimmia ereditò del tutto l’aspetto esteriore e dall’uomo ebbe il pensiero, l’intelligenza e soprattutto anche la parola: insomma un uomo-mostro.15
- Dunque la madre naturale di Caino non fu Eva, come dice la Bibbia, ma fu la scimmia.
- Sì, però una sua madre biologica, come quando il padre ci mette il seme e la madre-scimmia ci mette il resto!
Il Peccato originale sarebbe dunque consistito non nella ambizione di voler essere come Dio - come dice la Bibbia - ma nel rapporto sessuale e generativo con una specie animale diversa da quella umana - una specie ‘selvatica’, come ho già detto.
Questa sarebbe stata - secondo la ‘Genesi’ di questo don Bortoluzzi - la vera motivazione della cacciata di Adamo dal Paradiso terrestre.
- Ed Eva? Intendo dire non ‘Eva la scimmia’ ma la 'nostra' Eva, la bambina poi divenuta Donna umana?
- Oh, una volta giunta in età da marito, bella com’era, Adamo avrebbe avuto con lei per la prima volta un normale ‘rapporto umano’ e da quello - ma solo diversi anni dopo la nascita del primogenito di Adamo, cioè l’uomo-scimmia Caino - sarebbe nato Abele: vero figlio di pura razza umana perché – a differenza di Caino – era nato da un rapporto coniugale corretto fra un vero uomo ed una vera donna.
- A proposito di quei due, la Genesi lascia intendere che Caino ed Abele fossero uomini che vivevano di agricoltura e pastorizia e facevano sacrifici al Signore, come poteva la scimmia Caino occuparsi di agricoltura e offrire sacrifici al Signore, lui che era uno ‘scherzo’ della natura?
- Nella ‘Genesi’ di don Bortoluzzi ad occuparsi del lavoro nei campi erano soprattutto le altre scimmie ‘ancestri’ dirette da Adamo, scimmie che erano più intelligenti di quelle normali, che erano 'domestiche' e che avevano più manualità, come degli ominidi.
Le scimmie riconoscevano la superiorità intellettuale dell’uomo e gli erano servitori ubbidienti ed affezionati come cani...
E poi il ‘Signore’ di cui parla la Bibbia non sarebbe stato DIO, ma l’uomo Adamo. A lui erano offerti dai figli i doni della terra.
- Già che ci sei, com’è andata che Abele - uomo fatto, magari anche grande e grosso - si sia lasciato uccidere da Caino che era una scimmia più piccola?
- Eh, secondo quel sacerdote, Abele non era 'grande e grosso' perché aveva solo poco più di due anni quando il fattaccio successe.16
La prima famiglia umana - costituita da Adamo, dalla ‘nostra’ Eva (nel frattempo cresciuta e che era già incinta di Set), dalla scimmia-umanoide Caino e dal piccolo Abele) - stava pranzando: sembrava un quadretto di serena vita famigliare agreste.
Arrivati ‘alla frutta’, il piccolo Abele prende una mela – che per freddo calcolo della scimmia-Caino era di quelle raccolte per terra e portate a pranzo in dono a suo padre Adamo - la morde, si accorge che è marcia e la butta, ne prende una seconda e trova marcia pure quella ma, anziché buttarla, questa volta la tira in testa a Caino e poi scappa via.17
Caino si infuria e lo insegue, lo raggiunge e - fuori dalla vista di Adamo ed Eva - lo uccide…, sodomizzandolo.18
- Basta, questa è una storia proprio degna di un film horror!
Mi rifiuto di pensare che visioni e spiegazioni del genere vengano da Dio. Capisco perché quel sacerdote facesse degli esorcismi...
- Eh sì, rimaneva shoccato anche lui perché le scene le vedeva addirittura in visione, e quindi molto più ‘realistiche’.
- Il primo pedofilo della storia sarebbe dunque stato Caino: non solo fratricida ma anche pedofilo. Senti, mi sembrerebbe che nell’Opera di quel sacerdote ci sia molta fantasia, a dir poco.
Il resto della storia non lo voglio più ascoltare, non mi interessa più conoscerla anche se adesso mi hai fatto passare del tutto il sonno.
- Non lo vuoi più ascoltare? Fai male perché il resto è addirittura peggio perché il ‘sacerdote’ spiega – sempre sulla base delle sue rivelazioni - che tutti gli uomini attuali sono dei bastardi.
- Lo dici perché sei una femminista?
- No, anche se lo so che voi uomini siete dei 'bastardi', ma quelli attuali sarebbero dei bastardi - in senso genetico-letterale - perché non sarebbero uomini della razza pura di Adamo ma degli animali frutto di incroci ibridi, insomma sono dei bastardi che in certo qual modo si sono ri-evoluti.19
Gli uomini attuali sarebbero infatti tutti discendenti di Caino la cui razza – bestialmente ibridata - non si capisce bene se prima con scimmie o con ominidi, o prima con ominidi e poi con uomini discendenti della razza pura di Set - avrebbe gradatamente preso il sopravvento su quella umana che finì per estinguersi… assorbita da quella ibrida geneticamente più forte.
E fai male a non ascoltare il resto anche perché - pur se frutto magari di una mente troppo ‘fantasiosa’ come gli dicevano eufemisticamente il suo vescovo ed i suoi confratelli ai quali don Guido Bortoluzzi aveva prospettato, per prudenza, solo alcune delle sue visioni e non le più scabrose - questa ‘Genesi biblica’ viene oggi molto 'promozionata’ e divulgata, asserendo che questa storia degli uomini attuali ibridi troverebbe un riscontro persino dall’Opera di Maria Valtorta, come ti avevo accennato all'inizio.
Maria Valtorta! Ma ti rendi conto?
E non la difendi, tu, la ‘tua’ Valtorta, tu che sulla sua Opera ci hai scritto sopra 23 libri di commento dedicando al suo studio gli ultimi vent’anni della tua vita?
- Beh, te l’ho già detto, non puoi mica far la guerra contro tutti quelli che sono su Internet, no? Lascia che pensino e scrivano quel che vogliono, tanto - lo ripeto - se uno ha un minimo di buon senso capisce da solo.
- Ah, sì? La metti così? E allora ti servo io. Alcuni - per avvalorare la cosa - dicono che anche tu avresti confermato in un tuo libro quanto sarebbe stato detto dalla Valtorta, condividendo il fatto che noi uomini (e donne) attuali saremmo tutti ibridi discendenti di scimmie.
- Io…? Ma guarda che chi lo dice, oltre a non saper leggere, si sarà bevuto il cervello.
Però… se toccano la Valtorta, e poi toccano anche me, la cosa comincia a riguardarmi veramente da vicino. Ora mi documento, mi leggo questa Genesi e poi…, poi ti dirò.
Mi interessa anche perché la Valtorta si difende già da sé - lei è in Cielo e c'è chi la difende - ma io, se non mi difendo io, chi mi difende in terra?
- Senti, qui credo proprio che tu dovresti scrivere un libro, tu.
- Io? Tu? Io? Sempre ‘tu’, cioè io? No, un libro – io - no. Ci vogliono un sacco di mesi. Te l'ho detto, ne sto già scrivendo uno proprio ora e non ho ancora finito. E poi ne ho scritti già troppi, e alla mia età - 74 anni - va a finire che rimane un’opera che i posteri chiameranno ‘incompiuta’…
- E allora potresti organizzare un Convegno valtortiano, un ‘j’accuse…’.
- No, non mi piacciono le polemiche. Certo che però la Valtorta andrebbe tutelata e difesa da queste affermazioni…, specie se poi tirano in ballo anche me.
- Dai…, fallo. Ricordo di aver letto che nella tua vita professionale di prima eri anche pratico di convegni e di conferenze. Anzi ricordo che quella della tua trilogia su ‘La Genesi biblica fra scienza e fede’20 era stata proprio una Conferenza che ha avuto successo editoriale persino con una traduzione in francese.
- Vero, ma era una conferenza solo virtuale che mi era costata poco, a parte cinque anni di studio scientifico e teologico preventivo sulla Genesi e poi altri due anni di lavoro per organizzarla e poi… trascriverne ancora gli Atti nel libro di cui tu parli.
Le Conferenze vere costano: affitto di sale, inviti, spostamenti per viaggi, albergo e pranzi di cortesia per i relatori invitati, schermi video per proiezioni, registrazioni audio, redazione finale degli «Atti» della Conferenza, segretarie che ti assistano, riprese video ed estratti degli interventi da passare sottobanco come ‘veline’ ai giornalisti non presenti, non parliamo poi delle tavole rotonde in televisione come i ‘talk show’ che parlano di politica.
Ormai le fanno con il conduttore in piedi come in mezzo ad un’arena con in mano un foglio con la scaletta degli interventi, gli invitati seduti in poltrona o su dei trespoli, e qualche collegamento video ‘on line’ con altri ospiti, senza dimenticare un pubblico di ‘assatanati’ in collegamento video esterno pronti a dir la loro, e non parlo poi degli altri ‘assatanati’ o della claque che è in sala.
Ho comunque bisogno di pensarci ancora, Giovanna, anzi - vista l’ora veramente tarda per cui il sonno che mi era passato mi è tornato – ti saluto perché ho bisogno di dormirci sopra.
Chissà che la notte porti consiglio…!

1  Cfr. Don Guido Bortoluzzi: 'Genesi biblica' - Ed. luglio 2010 - http://genesibiblica.eu .
2  Ibidem: Par. 94.
3  Ibidem: Par. 91, 94.
4  Ibidem: Par. 100.
5  Ibidem: Par. 103, 104, 105, 108, 110.
6  Ibidem: Par. 125.
7  Ibidem: Par. dal 90 al 94 - 105, 161, 185.
8  http://www.genesibiblica.eu .
9  Ibidem: Par. 121, 185.
10  Ibidem: Par. 200, 201.
11  Ibidem: Par. 210.
12  Ibidem: Par. 201, 204, 205 fino al 206.
13  Ibidem: Par. 144, 145.
14  Ibidem: Par. 167, 178, 180.
15  Ibidem: Par. 183, dal 206 al 209, 214, 227.
16  Ibidem: Par. 214, 217.
17  Ibidem: Par. 218, 219.
18  Ibidem: Par. 224, 225.
19  Ibidem: Par. 98, 99, 134, 208, 227, 242, 243, 253.
20  ‘LA GENESI BIBLICA FRA SCIENZA E FEDE’: I sei giorni della Creazione dal Big-bang al Peccato originale’, Vol. I, II, III – Ed. Segno, 2005-2006.
Opera liberamente scaricabile dal sito internet dell’autore www.ilcatecumeno.net , Sezione Opere.
      
Apertura dei lavori ed Introduzione
Adamo, la scimmia, gli uomini-scimmia ed il Diluvio universale
Gentili signore e signori, care amiche ed amici,
nel sapervi oggi qui collegati con me così numerosi a questa audio-conferenza virtuale, mi è particolarmente gradito porgervi il mio più caloroso saluto di 'Benvenuto'.
La vostra qualificata presenza è infatti segno che - comunque la si pensi in materia di Creazione e di Peccato originale - si tratta di un argomento che, come suol dirsi di certi spettacoli, fa davvero... 'cassetta'.
Vi ho reso edotti di quella conversazione telefonica notturna di cui all'Antefatto, ed avrete quindi ben compreso la ragione per cui siamo oggi qui riuniti a discuterne.
La mia idea iniziale, sia pur accennata nella suddetta conversazione in maniera ancora piuttosto vaga, sarebbe stata quella di commentare e - per quanto giusto e possibile - 'confutare' punto per punto molti contenuti della ‘Genesi biblica’ di don Guido Bortoluzzi.
Ciò non tanto per i contenuti in se stessi - perché ciascuno è libero di scrivere quello che vuole - quanto per il fatto che questi, che contraddicono la Rivelazione pubblica della Genesi che appartiene al Deposito della Fede cristiana, vengono attribuiti a nuove rivelazioni elargite da Dio.
Quando ci si muove nel campo delle 'rivelazioni private' è necessario fare uso di grande prudenza e di un corretto discernimento: vi possono essere quelle 'buone' ma non mancano certo quelle 'cattive'.
Nelle rivelazioni private, Dio può infatti completare, chiarire, ma mai smentire la Rivelazione pubblica contenuta nell'Antico e nel Nuovo Testamento.
Tale Rivelazione - almeno per chi è credente - è Verità assoluta perché 'Parola di Dio' che non si smentisce mai. Mai!
Tuttavia, se non mi piace commentare e soprattutto 'giudicare' le opere altrui, ciò non toglie che non si possano fare delle considerazioni serene ed equilibrate mettendo a confronto idee non proprio 'collimanti' fra di loro ma lasciando che poi ognuno ne tragga le proprie conclusioni.
Per quanto mi concerne, il vero punto della questione non è solo la tesi - peraltro nuova ed 'originale' - per cui la vera Eva del Paradiso terrestre di cui parla la Genesi mosaica non sarebbe stata la Donna creata da Dio per essere compagna di Adamo ma una femmina di scimmia cosiddetta 'ancestre' con la quale un giovane Adamo (un uomo di statura gigantesca, secondo don Bortoluzzi) avrebbe avuto un rapporto di tipo... 'ravvicinato' dal quale sarebbe nato un essere ibrido: l'uomo-scimmia-Caino.
Quel che non riesco ad accettare - fra varie asserzioni a mio avviso molto discutibili - è anche il fatto che nella sua 'Genesi biblica' (tradotta in sette lingue fra le quali il cinese, e scaricabile gratis su Internet1), è stata chiamata in causa - a sostegno delle sue tesi evoluzioniste sulla ibridazione dell'attuale popolazione terrestre - proprio una rivelazione fatta da Gesù alla mistica Maria Valtorta in un Dettato del 20 dicembre 1946 a commento del Capo VI della Genesi.2
Comunque la si voglia pensare, il Gesù 'valtortiano' è tutto fuorché un 'evoluzionista' né tantomeno è un assertore della tesi che Caino - anziché vero uomo - sia stato un ibrido uomo-scimmia dal quale sarebbe derivata una Umanità che al giorno d'oggi sarebbe tutta composta non dai veri uomini geneticamente puri discendenti da Adamo ma da degli ibridi discendenti da Caino, cioè esseri 'animali' frutto di antichi incroci fra uomini e scimmie.
A conferma ed aggravante di questa tesi, nella suddetta opera di don Guido Bortoluzzi viene pure precisato che vi sarebbero nei 'Quaderni' o altri scritti della mistica ulteriori rivelazioni di Gesù che avvalorerebbero questa impostazione.
Mi sento dunque in dovere di difendere l'onore di Maria Valtorta da interpretazioni arbitrarie dei suoi testi, interpretazioni che potrebbero prestarsi a farla mettere in stato d'accusa addirittura per 'eresia'.
Devo inoltre mettere nel conto il mio stesso 'onore', essendomi stato segnalato tempo addietro da persone degne di fede e persino da un amico sacerdote (come accennato nell'Antefatto) che vi sono stati taluni ammiratori dell'opera di don Guido Bortoluzzi i quali - interpretando in maniera del tutto superficiale un capitolo di un mio libro concernente il sopra citato Dettato valtortiano - avevano sostenuto che anche io avessi in qualche modo aderito all'idea che l'attuale genere umano discenda dall'uomo-scimmia Caino.
Dovevo dunque saperne di più e dopo quella telefonata - armatomi di block-note e penna - ho cominciato a leggere pagina per pagina la 'Genesi biblica' di quel sacerdote, annotando diligentemente le mie osservazioni.
Operazione che mi ha obbligato ad alcuni giorni di lavoro perché - come mi era stato fatto osservare nella telefonata dell'Antefatto - l'opera, per come è scritta e sarà facile rilevarlo, non sembra avere un filo logico molto preciso, anzi appare cronologicamente quasi come un insieme di tessere di un puzzle che bisogna poi incastrare pazientemente nella casella giusta.
Il resoconto apparso forse a prima vista 'confuso' che mi era stato fatto nel corso di quella peraltro frettolosa telefonata notturna, non era dunque frutto di 'confusione' da parte della persona che mi descriveva la trama dell'opera, ma conseguenza di una certa mancanza di 'linearità' nella trama stessa che ne rendeva meno 'ordinata' e più complicata l'esposizione.
Vi assicuro però che i fatti che mi erano stati riportati collimano nella loro sostanza con il contenuto di massima di quell'opera.
Nell'Antefatto non sono riuscito a non essere in qualche modo 'ironico', ma non per mancanza di riguardo verso l'autore dell'Opera, quanto piuttosto nei confronti della mia amica per cui cercavo di 'sdrammatizzare' ed ironizzare mettendola in ridere.
Quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili per il Cristianesimo in genere, ma più in particolare per il Cattolicesimo, attaccato da branchi di 'lupi' interni ed esterni alla Chiesa nonché dalla cultura laicista del 'mondo': un Cristianesimo perseguitato anche 'politicamente' e fisicamente con pesanti contributi di sangue in varie parti del mondo.
Uno dei temi sotto attacco da parte della cultura laicista da duecento anni a questa parte è proprio il racconto della Creazione e la Dottrina del Peccato originale della Bibbia, racconto che viene criticato a causa di una sua asserita parvenza mitologica.
Ad esempio da molti atei o comunque agnostici non può essere accettato il fatto che Dio abbia creato per prima la Terra come dice la Genesi, perché questo fatto lascerebbe supporre non solo l'esistenza di un Dio Creatore ma anche l'esistenza di uno speciale Progetto divino sulla Terra e quindi anche sull'uomo.
Non viene nemmeno accettata la versione sul Peccato originale, versione che personaggi alla Voltaire cercano di mettere in ridicolo asserendo che il fatto del tutto banale di aver disubbidito per cogliere un innocente frutto dell'Albero paradisiaco non può essere stato un 'peccato' così grave da meritare l'espulsione dal Paradiso terrestre e le conseguenze nefaste sulla Umanità ancora da venire.
Nell'Opera di don Guido Bortoluzzi il Peccato originale consisterebbe invece in un rapporto sessuale, proibito da Dio, fra Adamo e la scimmia 'ancestre' già menzionata, detta “testa di ponte”, tesi che - come vedremo - non è fine a se stessa ma mina alle fondamenta la Dottrina del Peccato originale sulla quale si fonda il Cristianesimo e quella della Incarnazione nel corso della Storia del Verbo divino nell'Uomo-Gesù per redimere l'Umanità 'intossicata', come per un virus, proprio dalle conseguenze del Peccato dei due Progenitori.
Se infatti il Peccato originale di cui parla la Genesi della Bibbia fosse stato inesistente, non ci sarebbe stata la necessità di alcuna Incarnazione del Verbo divino per redimere l'Umanità, per cui ne conseguirebbe che Gesù non sarebbe stato un Uomo-Dio ma un semplice 'uomo', portatore di una dottrina saggia ma del tutto umana e quindi una dottrina da mettere più o meno sullo stesso piano di tante altre.
Colpita la Divinità di Gesù e la sua missione redentiva sulla terra sarebbe dunque crollato il Cristianesimo, obbiettivo che peraltro si propongono chiaramente oggi alcune 'potenze' mondiali che puntano a destrutturarlo anche agendo all'interno delle sue stesse alte gerarchie, come ebbe a dichiarare una volta lo stesso Papa Paolo VI quando accennò al fumo di Satana entrato in qualche modo nella Chiesa.
Avrò tuttavia occasione di mettere bene a fuoco in seguito la vera natura del Peccato originale e le sue vere implicazioni.
In un clima in cui i 'cristiani' ormai da mezzo secolo sembrano aver perso la nozione di cosa significhi essere tali - con una Chiesa gerarchica ormai in parte secolarizzata a causa di una diffusa apostasia con l'abbandono della vera fede e con il crollo delle vocazioni sacerdotali - diventa quanto mai urgente una nuova evangelizzazione, identica nella sostanza evangelica e conforme ai contenuti della Tradizione, ma più efficace quanto alla forma, la quale ultima deve essere più adeguata alla cultura e mentalità dell'uomo moderno che ha esigenze intellettuali più complesse di quelle dell'uomo di una volta.
Moltissimi ormai se ne stanno rendendo sempre più conto di giorno in giorno dai resoconti della stampa, ma è sotto gli occhi di tutti come nell'ambito delle stesse massime Gerarchie cattoliche e vaticane si confrontino e si affrontino visioni del Cristianesimo del tutto opposte, tali da far paventare scismi, come già avvenuto tragicamente nei secoli passati con la nascita del Protestantesimo.
La nostra è anche un'epoca tempestosa, foriera di gravi avvenimenti mondiali, nella buona come nella cattiva sorte, ed il Signore non nega a taluni - come appunto a Maria Valtorta3 - dei grandi carismi per l'utilità, l'edificazione spirituale ed il conforto di tutti, come lo sono le sue Rivelazioni, che devono costituire una guida ed un aiuto per tenere dritta la barra del timone nella tempesta che incombe sulla 'barca' di Pietro.
Inutile che vi parli qui di Maria Valtorta. Lo ha già fatto in maniera più che autorevole il Beato Padre Gabriele Maria Allegra - grande biblista che ha tradotto in cinese l'intera Bibbia, da poco salito agli onori degli altari - in quella sua Presentazione dell'Opera principale della mistica4 di cui spero abbiate preso conoscenza in precedenza.
Non potevo dunque accettare - dicevo - che, nella 'Genesi' di don Bortoluzzi, Maria Valtorta venisse chiamata in causa a seguito di errate interpretazioni dei suoi testi e coinvolta in una scabrosa 'faccenda' come quella di cui avete saputo nell'Antefatto.
Definiamo a questo punto il quadro di riferimento.
La mistica - offertasi come 'vittima di espiazione' per la salvezza dei peccatori, paralizzata negli anni '40 del secolo scorso nel suo letto di dolore - aveva quasi giornalmente delle visioni e riceveva Dettati di istruzione da Gesù, dallo Spirito Santo, dalla Madonna, dal suo angelo Custode nonché da tanti Santi; dettati che lei trascriveva a mano su dei 'quaderni' che venivano raccolti ed il cui testo veniva battuto a macchina dal suo direttore spirituale p. Migliorini, dell'Ordine dei Servi di Maria.
Era la fine del dicembre del 19465 e lei stava commentando silenziosamente fra sé e sé una notizia ascoltata alla radio che accennava al ritrovamento in una caverna di scheletri di 'uomo-scimmia'.
Scheletri la cui conformazione ossea - come forma e capienza della scatola cranica, fronte bassa, angoli zigomatici, mento sfuggente ed altro ancora - lasciava intendere agli antropologi che appartenessero ad antichi esseri umani dai tratti particolarmente rozzi e brutti, a mezza strada fra esseri scimmieschi e uomo attuale.
Lei si era dunque domandata come mai l'uomo primitivo fosse così brutto nel fisico mentre avrebbe dovuto essere più bello in quanto più vicino all'uomo originale perfetto, Adamo, che doveva essere invece bellissimo.
Gesù - che era spesso presente vicino al suo letto di inferma dove lei se lo vedeva accanto non solo in visione ma talvolta anche fisicamente per confortarla nelle sue sofferenze - le legge nel pensiero e - sorridendo - le parla dicendole che lei avrebbe trovato la risposta nel Capo VI della Genesi6.
Lei - aperta subito la Bibbia e dopo aver letto il brano - continuava però a non capire, ed allora Gesù le spiega l'origine degli scheletri di cui parlava la radio: non esseri umani ‘brutti' bensì esseri animali ‘ibridi’ derivati dal connubio fra il figlio di Adamo, Caino, e dei 'bruti' e poi ancora - a seguire - fra i 'bruttissimi' figli di Caino e le fiere".7
Quindi - deduco io - vi dovette essere una serie di successive e ripetute 'ibridazioni': di primo e poi di secondo livello, di cui il secondo se non anche un terzo livello doveva essere in certo qual modo più simile all'uomo e relativamente più bello rispetto agli ibridi anteriori, come avviene negli incroci di bellezza fra razze canine dove in seguito a incroci successivi si perviene ad una forma più perfetta rispetto agli esemplari precedenti.
La razza ibrida dei 'cainiti' - spiega ancor più nei dettagli Gesù - si era però diffusa sulla terra 'incrociandosi' sessualmente con molti uomini di originaria discendenza geneticamente pura da Set e quindi producendo ulteriori ibridi.
Gli uomini che tuttavia non si erano ancora geneticamente corrotti a causa della 'ibridazione' animale, si erano però nel frattempo quasi del tutto corrotti moralmente.
Dio - spiega sempre Gesù - mandò allora il Diluvio universale per distruggere l'intero genere umano ormai irrecuperabile, come si dice appunto nel Capo VI della Genesi.
Si trattò di un atto di Giustizia e di Misericordia divina, fa comprendere Gesù.
Giustizia perché una gran parte di quegli umani della razza geneticamente pura si erano moralmente corrotti ad un punto tale da meritare a pieno titolo e senz'altro indugio l'inferno eterno.
Per altro verso la razza ibrida - priva d'anima spirituale non concessa da Dio, in quanto frutto di vergognoso connubio animale e quindi priva di qualsiasi 'dignità' umana - doveva essere completamente distrutta così da consentire dopo il Diluvio la rigenerazione di una Umanità geneticamente e moralmente pura attraverso Noè, che era un 'giusto', e la sua famiglia.
Misericordia perché i restanti esseri umani di razza pura - che non si erano ancora corrotti moralmente in misura irrimediabile - vivendo a contatto con gli altri avrebbero finito per corrompersi del tutto sia moralmente che geneticamente.
Essi furono dunque fatti perire nel Diluvio affinché - morendo - le loro anime si salvassero in Purgatorio per una loro espiazione nella prospettiva della futura Redenzione da parte di Gesù e di una conseguente definitiva salvezza in Cielo nonché - si può pensare - per darci la certezza che Maria e Gesù discendevano dalla pura razza di Adamo ed Eva e poi di Set e Noè, lasciato vivo con la sua famiglia proprio per ripartire integri a ripopolare la terra.
Ma allora - direte voi - se anche il Gesù valtortiano parlava di una discendenza scimmiesca per parte di Caino, quale è dunque il problema con l'opera di don Bortoluzzi?
Il problema sta nel fatto che il Gesù valtortiano, pur informando in merito ad una discendenza ibrida da Caino, un Caino però in tutto e per tutto uomo e non certo scimmia, non aveva parlato né di rapporti fra Adamo ed una scimmia, dai quali secondo don Bortoluzzi sarebbe nato l'uomo-scimmia-Caino, né del fatto che l'Umanità rinnovata dopo il Diluvio universale - e cioè noi stessi - avrebbe continuato a rimanere ibrida.
L'intera preesistente popolazione terrestre - come dice la Bibbia - era infatti stata interamente distrutta, ad eccezione della famiglia di Noè, da cui noi discendiamo, un Noè che - geneticamente - era di razza assolutamente pura, così come geneticamente puri erano la moglie e i figli.
Non posso accogliere questa tesi di don Bortoluzzi - e ciò non solo per «l'onore» di Adamo, nostro Progenitore ora Santo, peccatore allora nei confronti di Dio ma non peccatore a livello bestiale - ma soprattutto perché non posso accettare l'idea e la logica conseguenza per cui il Verbo divino si sarebbe - nel corso della successiva Storia umana - incarnato in un animale ibrido: animale che lo stesso Gesù, riferendosi in quel Dettato a quei discendenti di Caino, aveva precisato essere privi di anima spirituale, quindi 'animali' alla stregua di tutti gli altri animali destinati con la morte a trasformarsi in cenere senza alcuna prospettiva di vita eterna in Cielo. Mai - Dio - avrebbe potuto infondere un'anima spirituale immortale, e quindi dignità umana, a degli 'animali' nati da connubi frutto di libidine bestiale, animali che mai avrebbero potuto un giorno entrare nel Suo Paradiso perfetto.
Quella che eleva l'uomo, in quanto 'animale', al rango di un essere spirituale in carne umana è infatti l'anima spirituale immortale, creata ad immagine e somiglianza di Dio.
Dopo aver ben considerato tutto quanto precede, ho dunque deciso di organizzare questa ‘Audio-Conferenza virtuale’ avendo in mente non tanto un dibattito sull'intera 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi come molti avrebbero forse preferito - anche se lo spunto iniziale verrà preso da quella perché devo pur in qualche modo confutare il riferimento improprio a quel brano valtortiano - quanto invece l'approfondimento sulle vere origini dell'uomo e sulla vera natura del Peccato originale commesso dai due Progenitori agli albori del sesto giorno creativo
Dico 'peccato commesso dai due Progenitori' (e non dal solo Adamo, come sostiene don Guido), anche in funzione di ciò che conferma S. Paolo quando dice: "Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre" (I Timoteo 2,13-14).
Riepilogando...
Da un lato, secondo l'opera di don Guido Bortoluzzi, Adamo ebbe una precedente figliolanza spuria generando con una scimmia il suo primo figlio, l'ibrido Caino, che in un mix di cromosomi di specie diverse avrebbe avuto - per parte di madre - in tutto e per tutto l’aspetto e l’andamento caratteristico di una scimmia, ma - per parte di padre - la capacità di pensare, di intendere e di parlare come un uomo, cosa che lo differenziava fortemente da tutte le altre qualità scimmiesche allora esistenti.
Dall’altro lato egli avrebbe però anche avuto una seconda successiva linea di discendenza - quest'ultima 'pura', ‘legittima’ - dalla prima vera donna detta “la Bambina” (vale a dire la 'nostra' Eva), la quale gli dette come figlio Abele, e poi Set.
In fin dei conti - a parte alcuni aspetti sessualmente scabrosi nella narrativa di quella 'Genesi' - tutto ciò non sarebbe una gran novità trattandosi in definitiva di una variante 'a luci rosse' della teoria evoluzionista.
Secondo la teoria evoluzionista classica noi saremmo infatti ‘sic et simpliciter’ discendenti di scimmie, poi evolutesi da sole presumibilmente in ominidi (homo erectus, homo sapiens...), a loro volta gradatamente trasformatisi negli uomini attuali (homo sapiens-sapiens) secondo la seguente 'vignetta', del tutto ipotetica anche se 'suggestiva', inventata e diffusa dagli stessi evoluzionisti attraverso i mass-media, ad uso anche dei bimbi delle scuole elementari per convincerli fin dalla prima età di essere veramente discendenti di scimmie:

Gli uomini attuali - sempre secondo la teoria evoluzionista 'classica' e la ideologia del 'Progresso' - sarebbero così in marcia verso una continua perenne evoluzione per trasformarsi (secondo alcune varianti di questa teoria) nelle prossime centinaia di migliaia di anni in animali diversi da ciò che noi siamo ora così come noi saremmo ora completamente diversi da quel che è la scimmia.
In tale caso non c'è dubbio che così come molti di noi si vergognano oggi di una ipotetica derivazione da una scimmia, i nostri futuri discendenti - vedendo completarsi il seguito della suddetta scaletta - dovranno vergognarsi di un loro ascendente come l'uomo attuale.
C'è però un dubbio che mi tormenta: come mai, se l'uomo discende dalla scimmia, tutte le altre attuali scimmie non si sono evolute e continuano da centinaia di migliaia di anni a fare le 'scimmie', limitandosi a 'scimmiottare', senza aver mai potuto imparare non dico a parlare ma neanche ad esprimere un minimo del potenziale intellettuale dell'uomo?
Ritornando però al 'punto', ribadisco la necessità più sopra accennata di tenere parzialmente conto di certe tesi sostenute in 'Genesi biblica' non tanto al fine di confutarle come tali, anche se pur vanno confutate, quanto allo scopo di utilizzarle come un 'pretesto' che sia funzionale alla spiegazione della ‘vera’ Verità soprannaturale, così come emerge dalla Genesi della Bibbia e dalla stessa Opera valtortiana, avendo particolare riguardo alla tematica del Peccato originale ed alla natura dell’uomo attuale che - pur molto più peccatore del Progenitore - continua ad essere il vero discendente della razza geneticamente pura di Adamo e della “nostra” Eva: peccatrice, che - secondo l'Opera valtortiana - solo davanti alla morte del figlio Abele comprese le terribili conseguenze del suo peccato e si 'santificò' nel dolore.
Uomo attuale 'molto più peccatore del Progenitore'? Certo. Se infatti Adamo ed Eva avevano peccato mancando solo nell'amore verso Dio, gli uomini attuali peccano anche nei confronti dell'amor di prossimo, oltre che di se stessi in quanto - con il continuo peccato - omicidi della propria anima.
Ho già approfondito Il tema della Genesi della Bibbia in un'altra 'Conferenza virtuale' - a carattere scientifico - dove hanno parlato teologi laici, religiosi, scienziati di varie nazionalità, filosofi, evoluzionisti ed altri personaggi ancora, il tutto poi 'confezionato' in tre volumi editoriali, alla cui lettura rimando chi ne fosse interessato. 8
Vorrei dunque ora effettuare una ulteriore messa a fuoco della Creazione e del Peccato originale non nel corso di una Conferenza a più voci, forse nel nostro caso un poco troppo dispersiva considerata la limitatezza del mezzo tecnologico di cui disponiamo per colloquiare, ma in una sorta di mio 'monologo' dove potrei esporre con calma il mio punto di vista, salvo sentire poi ordinatamente il vostro, facendo aprire - su richiesta - il microfono a chi desidera intervenire.
Una mia prima impressione di carattere generale sulle rivelazioni in 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi?
I giudizi sono sempre 'delicati' anche perché noi uomini raramente sappiamo ben 'giudicare', a cominciare dal giudicare noi stessi.
L'opera di don Guido Bortoluzzi si auto qualifica tuttavia come una rivelazione ricevuta da Dio, una rivelazione che tecnicamente si definisce 'privata'.
Con le 'rivelazioni' private bisogna andare con i piedi di piombo e quindi anche con questa che per di più si discosta così fortemente dalla Rivelazione 'pubblica' contenuta nella Bibbia.
Chi ha tuttavia una certa dimestichezza e studia i fenomeni delle rivelazioni mistiche cristiane non può non trovarsi in certo qual modo sorpreso nel vedere in 'Genesi biblica'' un 'Dio' - almeno il Dio 'cristiano' secondo l'immagine che ce ne siamo fatta attraverso le Sacre Scritture ed altre innumerevoli rivelazioni private di santi nella storia della Chiesa - che si manifesta con modalità così decisamente stravaganti (basta leggere qualche pagina dell'opera), un 'Dio' che si esprime per di più come in un gioco ad indovinelli con rivelazioni in aperto contrasto con le Scritture stesse.
Il nostro criterio di prudente valutazione di 'Genesi biblica' non può che essere dunque quello di valutazione della aderenza o meno dei 'contenuti' alle Sacre Scritture e alla Tradizione e Dottrina bimillenaria della Chiesa.
In questo genere di fenomeni apparentemente soprannaturali quando non invece 'paranormali', senza voler scomodare ipotesi come quelle di 'ispirazioni' niente affatto divine, non si può escludere che un ruolo possa essere svolto in tutto o in parte da una fervida immaginazione che potrebbe aver provocato fenomeni di autosuggestione dove - come si dice in gergo psicanalitico - avrebbero potuto emergere sotto forma di visione od allucinazioni coscienti, o sogni onirici, i 'vissuti interiori inconsci' di un soggetto, quali le convinzioni consolidate che egli si potrebbe essere per proprio conto formato.
È dunque necessario un corretto 'discernimento', che non è solo una semplice valutazione di 'buon senso' - anche se molte volte questo sarebbe sufficiente - ma un vero e proprio 'carisma' donato a taluni dallo Spirito Santo.
A proposito di rivelazioni e della necessità di fare appunto quel che si chiama un giusto 'discernimento' spirituale, ricordo comunque un brano dell'Opera di Maria Valtorta.
Si trattava di un Dettato9 in cui Gesù parlava alla mistica rivolgendosi poi direttamente al suo Direttore spirituale, padre Romualdo Migliorini dell'Ordine dei Servi di Maria, al quale - proprio per metterlo in guardia da certe false rivelazioni indicandogli alcuni criteri di discernimento -
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Egli diceva:
«E ora una lezione proprio tutta per te, servo a Me caro. E non è rimprovero, non lo prendere per tale. È carezza di chi ti ama e non vuole in te passi ingenuamente falsi o inutili. Non te ne avresti per male se un padre buono ti dicesse: “Dammi la mano che ti guido sul sentiero accidentato”, oppure: “Vedi, figlio mio? Questo fiore, questa bacca non è buona. Pare, ma non è. Non li gustare perciò mai. Celano succhi nocivi”.
Ugualmente in te, fanciullo immortale, non deve essere dolore perché Io ti ammaestro in una cosa. Tu sei della mia schiera: quella dei senza malizia che sono, in fondo, degli indifesi contro il mondo astuto e Satana astutissimo nelle sue opere. È una gloria. Ma è anche un continuo pericolo.
Ed Io, a questi indifesi, do particolare aiuto perché appunto sono tali, onde non siano ingannati da apparenze menzognere.
Tu non devi misurare il soprannaturale tutto ad un modo. Il soprannaturale è tutto ciò che esula dal mondo naturale. Non è vero? Ma nel soprannaturale, nell’extranaturale sono due correnti, due fiumi: quello che viene da Dio, quello che viene dal Nemico di Dio.
I fenomeni, presi esteriormente e superficialmente, sono quasi identici, perché Satana sa simulare, con la perfezione del male, Dio. Ma un segno dei miei è la pace profonda, l’ordine che sono nei fenomeni e che si comunica a chi è presente; altro segno è l’accrescersi delle facoltà naturali di intelligenza e di memoria, perché il soprannaturale paradisiaco è sempre Grazia, e la Grazia aumenta anche le facoltà naturali dell’uomo per essere ricordata con esattezza nelle sue manifestazioni.
Nei fenomeni non miei, invece, è sempre effusione di un che, che turba, o che sminuisce l’abituale serietà soprannaturale dando curiosità, dando quel senso di ilare e vuoto interessamento che avete quando andate ad uno spettacolo in un teatro, uno spettacolo di giocolieri e simili.
Nei fenomeni non miei vi è sempre disordine, vi è, dopo lo scoppiettio dei razzi che abbacinano, fumo e nebbia che levano la purezza alla luce preesistente, per cui avete visto e udito ma poi non ricordate niente con perfetta esattezza e cadete in contraddizioni anche senza volere.
Satana, con la sua mano unghiuta, arruffa, arruffa per deridere e spossare. Infine, un segno esattissimo si ha nel soggetto stesso. Alla mia azione in un essere corrisponde sempre l’azione dell’essere. Mi spiego. Quando Io ammaestro, tutto si metamorfosa nell’ammaestrato. Viene in lui una volonterosa fretta di fare ciò che dico, e non con fasi lente di elevazione come si vedono nelle comuni volontà di santificarsi, ma con rapidi, e però duraturi, trapassi l’anima si eleva e si muta da ciò che era a ciò che Io voglio che sia.
Sono le anime prese dalla “buona volontà”. Essa ne macina e distrugge tutto ciò che era passato, tutto ciò che era l’io antecedente, e le ricompone nella nuova forma a mio modello. Sono le instancabili artefici del loro immortale se stesso.
Vedono che si mutano in bene. Ma non sono mai contente del grado di bene raggiunto, e lavorano per giungere a perfezione più grande. Non per orgoglio proprio, ma per amore di Me.
Nelle anime che, all’opposto, sono di falsi contemplativi, di falsi strumenti, questa instancabile metamorfosi manca.
Essi, in tal caso allievi di Satana, si pascono e si beano di ciò che hanno. E talora, all’inizio, hanno avuto realmente dono da Me. Si fanno una cuna nell’orgoglio di essere “qualcosa”. E questo “qualcosa” cresce come animale sopranutrito giorno per giorno. Infatti si supernutrisce di orgoglio che Satana rovescia silenziosamente e abbondantemente intorno a loro. Questo “qualcosa” diviene grosso, grosso, mostruoso. Sì. Mostruoso. È un mostro perché perde l’aspetto primitivo, il mio, e prende l’aspetto satanico.
Si mettono un’aureola di false luci. Sfruttano la celebrità più o meno relativa per incoronarsi. E si contemplano. Dicono: “Io sono a posto. Già arrivato sono!”.
E si accecano così, al punto da non saper vedere ciò che sono.
E si assordiscono così, al punto da non saper sentire la differenza delle voci parlanti in loro. Così diversa la mia da quella di Satana! Ma non la sentono più.
E mentre Io mi ritiro, Satana dà loro ciò che essi vogliono: delle vanità. Ed essi di esse si ornano...
Che può fare Dio a questi volonterosi del Male che preferiscono la veste iridescente, la luminaria, i battimani, alla croce, alla nudità, alle spine, al nascondimento, all’assiduo operare in se stessi e intorno a se stessi nel Bene e per il bene di sé e degli altri? Che deve fare Dio presso questi istrioni della santità, tutti fole e menzogne?
Dio si ritira. Li abbandona al padre della Menzogna e delle Tenebre. Ed essi si crogiolano nei doni che Satana dà loro in premio del loro agire. Essi si professano “santi” perché vedono che riescono a cose extranaturali. Non sanno che esse sono il parto del loro orgoglio che Satana alimenta. E non migliorano, sai? Non migliorano. Anche se, in apparenza, non regrediscono, è visibile anche ai più superficiali che non migliorano.
Romualdo, attento allo sfaccettìo multicolore che si dissolve in nebbia! Io lascio sempre luce e cose concrete, ordinate, chiare. Attento ai falsi santi che sono più perniciosi al mio trionfo di tutti gli aperti peccatori.
Il soprannaturale santo c’è. Io lo suscito. Va accettato e creduto. Ma non sia accettato a prima vista ogni vasetto su cui è scritto: “Olio di soprannaturale sapienza”, oppure ogni libro chiuso su cui è scritto: “Qui è Dio”. Che non escano dal primo fetori di inferno e dal secondo formule ereticali. Osservate ciò che è anche l’esterno del vaso e del libro, dove e come ama stare. Osservate, per lasciare il linguaggio figurato, se è umile all’eccesso, se è santamente operoso all’eccesso. Se vedete che la sua evoluzione al Bene è lenta, o manca affatto, aprite gli occhi. Apriteli due volte se vedete in quest’anima piacere ad essere notata. Apriteli tre, dieci, settanta volte, se la trovate superba e in menzogna.
La pace a te, Romualdo Maria. La pace a te, Maria.»
Tutto ciò premesso, per poter ora parlare della Creazione dei primi Progenitori e soprattutto del Peccato originale (traendo - come dicevo prima - lo spunto da quest'opera di don Guido Bortoluzzi per poter fare un confronto con quanto ci insegnano la Chiesa, i Dogmi ed il Catechismo) è necessario avere da subito una idea più completa della sua trama.
Approfitterò dunque dell'occasione offertami da un conoscitore di tale 'Genesi' che è in linea con la 'Cabina di regia' alla quale ha fatto presente che vorrebbe spiegare proprio la trama, ma in maniera più completa rispetto a quanto succintamente narrato nell'Antefatto o spiegato da me.
Prego, la 'Cabina di regia' di aprire il microfono al nostro interlocutore in modo che tutti possano ascoltare.
«Buon giorno a tutti, mi chiamo Antonio. Ho ascoltato tutto con molta attenzione ed ho anzi apprezzato l'equilibrio - a dire il vero migliore di quanto mi sarei aspettato - con cui, pur nella differenza di posizioni, si è parlato di 'Genesi biblica'.
Ho letto l'opera di don Guido Bortoluzzi nelle cui tesi io personalmente non vedrei niente di male. Anzi, ne sono un estimatore.
Molti uomini di Chiesa stentano oggi a credere che Dio - pur avendo creato l'universo dal nulla - possa aver creato dal nulla anche l'uomo.
Essi, convinti dal Pensiero Dominante che quella evoluzionista sia una verità scientificamente accertata anziché una semplice teoria, hanno trovato 'ragionevole' l'ipotesi che sia apparsa sulla faccia della terra prima una scimmia, evolutasi a sua volta da una cellula primordiale, e che solo dopo - nel corso del processo evolutivo della scimmia originaria, divenuta nel frattempo 'uomo' - Dio sia ad un certo punto intervenuto per insufflare nell'uomo l'anima spirituale.
In sostanza si tratta di una sorta di un 'onorevole' compromesso fra materialismo evoluzionista e spiritualismo cristiano che potrebbe 'salvare la faccia' ad entrambi gli 'interlocutori': l'uomo deriverebbe cioè da una scimmia ma ciò non impedisce che Dio gli possa aver dato un'anima immortale ad un certo stadio del suo sviluppo evolutivo.
La Genesi del Bortoluzzi - al contrario - supera la teoria classica evoluzionista.
L'uomo infatti non deriverebbe da una scimmia ma sarebbe stato creato da Dio in forma 'mediata', attraverso cioè la creazione di due gameti umani, uno maschile e uno femminile, posti nell'utero di una ‘scimmia’ che avrebbe funzionato da gestante.
Essa avrebbe dunque partorito il primo uomo, un Adamo dotato d'anima, non frutto di una creazione dal nulla come sostiene la Genesi della Bibbia, ma prodotto dalla fusione di due gameti umani creati dal nulla nell'utero della scimmia, fatto che - dal punto di vista della purezza genetica della specie - conferisce al primo uomo la sua piena dignità 'umana'.
La tesi di Don Guido si differenzia dunque dalla teoria dell'evoluzione scimmiesca classica e si differenzia inoltre dalle teorie di molti uomini di chiesa che 'sposano' l'evoluzione classica scimmiesca prevedendo un intervento di Dio per conferire un'anima solo in una certa fase dell'evoluzione.
Per contro, la tesi di don Guido - essendo Adamo il frutto della fusione di due gameti geneticamente del tutto 'umani' - prevede la sua originalità genetica in quanto 'uomo' e non quale discendente geneticamente da una scimmia.
L'elemento di novità introdotto da don Guido è semmai quello che - dopo la generazione di Adamo e quella successiva della sua compagna (conosciuta nella Bibbia con il nome di Eva) - sarebbe intervenuto un processo di ibridismo con altre scimmie che avrebbe dato con il tempo origine ad una 'nuova' umanità del tutto ibrida: quella attuale.
In ordine alla Conferenza ed al Dibattito che si sta aprendo oggi vorrei quindi avere la possibilità di meglio esporre il 'succo' della Genesi di don Guido Bortoluzzi affinché ciascuno sappia farsi fin dall'inizio una idea più precisa.
Capisco peraltro le ragioni del suo sconcerto - come da lei detto all'inizio dell'apertura di questi lavori - dovuto però ad una forse male intesa interpretazione, in 'Genesi biblica', di quel Dettato valtortiano10 sugli uomini-scimmia. I malintesi sono sempre possibili, nella più perfetta buona fede.
Posso inoltre comprendere – alla luce delle sue considerazioni - che l’aver fatto involontariamente pensare in 'Genesi biblica' che fosse attribuibile alla Valtorta la tesi di una discendenza ibrida direttamente da Adamo, anziché dal solo Caino, possa avere dato molto fastidio, come è emerso nella telefonata notturna di quella sua amica.
Si tratta a mio avviso solo di riscrivere eventualmente in 'Genesi biblica' il testo in maniera un poco più chiara.
Personalmente concordo pienamente sul fatto che il Dettato di Gesù alla Valtorta - quanto agli incroci con bestie - non chiama in causa alcuna responsabilità di Adamo, ma solo quella di Caino e dei suoi discendenti.
Chi attribuisce una responsabilità primaria ad Adamo è invece don Guido Bortoluzzi, per via di quella sua visione divina in merito al primo rapporto fra Adamo e la scimmia in forza del quale fu generato l'uomo-scimmia Caino: primo ibrido della Storia.
Chiaro, no?
Io però non ho dubbi - e qui ritorno sulla tesi della 'Genesi biblica' - sul fatto che l’Umanità attuale sia ormai completamente ibrida proprio a causa di quella colpa originaria commessa da Adamo.
Vorrei però aggiungere che la sintesi dell’opera di don Guido di cui all’Antefatto non mi ha soddisfatto. Vi sono state omesse troppe cose importanti che l’autrice di quella telefonata non ha forse avuto il tempo di approfondire per via dell'ora tarda o di una ancor non perfetta conoscenza.
Conoscendola, come ora gliela spiegherò io, forse lei avrebbe apprezzato ‘Genesi biblica’ e ora - anziché un avversario prevenuto - ne sarebbe un convinto sostenitore.
Mi scusi se mi esprimo un poco alla buona, magari con qualche imprecisione verbale, e se non seguirò sempre un filo logico: non ho infatti avuto il tempo di prepararmi un 'discorso' né di tirar giù una 'scaletta' ordinata degli argomenti.
Mi scusi anche se qualche volta nella mia esposizione sembrerà che io salti di palo in frasca, ma succede a dire il vero anche nell’Opera di don Guido. E poi mi limiterò alle cose essenziali, trattandosi solo di una trama, anche per non togliere agli altri il piacere della lettura diretta dell'opera che - come lei ha fatto correttamente notare - è disponibile anche gratuitamente su Internet oltre che acquistabile a buon prezzo in formato editoriale.
Nella Genesi della Bibbia, Dio ripete molte volte di aver creato tutte le specie animali e vegetali allo stato definitivo stabilendo che ogni specie generasse secondo la propria specie e lo ha ripetuto così spesso per far capire che solo l’uomo disobbedì e non si attenne a tale ordine.
Il Peccato originale non fu iniziato da Eva che lo completò con Adamo – come dice la Bibbia – ma fu al contrario compiuto da Adamo il quale andò con una scimmia, che diede alla luce Caino, mezzo scimmia e mezzo uomo: scimmia nell’aspetto, uomo nella intelligenza e nel pensiero. In questo, nell'Antefatto, le è stato riferito giusto.
Il Peccato originale fu dunque costituito da questo specifico atto di sessualità scimmiesca da parte del solo Adamo il quale dette però vita al primo ibrido della storia umana: appunto il figlio Caino.
Fu proprio questo Peccato di disobbedienza sessuale quello che - per le sue nefaste conseguenze genetiche - causò la decadenza dell’uomo, una decadenza psichica e fisica. Anzi insisto nel dire che le differenze fra gruppi etnici umani e alcune tare ereditarie sono proprio dovute alla ibridazione umano-scimmiesca.
L'uomo è in fin dei conti a tutti gli effetti un animale e la promiscuità fra i geni di specie animali diverse, anche se geneticamente 'compatibili' con l'uomo dal punto di vista riproduttivo, può aver dato origine alla nascita di 'mostri' come quelli di cui parla Gesù alla mistica Valtorta in quel Dettato del 1946. I geni delle due diverse specie possono infatti essersi combinati di volta in volta in maniera casuale per cui dal 'bussolotto' hanno potuto uscire i 'numeri' più svariati: giganti, scimmioidi, ominidi, etc.
A causa della successiva sempre più diffusa ibridazione con le scimmie od ominidi che fossero, gli uomini della specie pura discendente da Set hanno poi finito per perdere la loro originaria immagine e somiglianza con Dio.
Vero è che tutti gli esseri ibridi, e anche gli uomini non ibridi ma moralmente pervertiti, furono distrutti con il Diluvio, come si dice in quel Dettato valtortiano, ma - come si precisa in 'Genesi biblica' - è anche vero che Noè aveva una moglie ibrida, una pagana, per cui i loro figli furono degli 'ibridi', e tali sono stati conseguentemente tutti i loro discendenti dopo il Diluvio universale, cioè l'Umanità attuale ricostituitasi ex-novo dal ceppo ibrido dei figli di Noè.
Quella che gli scienziati chiamano erroneamente ‘evoluzione’ è stata in realtà una ri-evoluzione’, cioè un recupero progressivo, con una 'selezione' guidata da Dio, di quelli che - uomini in origine - erano col tempo divenuti una sorta di ominidi ma che bisognava ricondurre attraverso questa ri-evoluzione guidata da Dio verso uno stadio il più vicino possibile a quello dell'uomo originario.
Chiaro?
L’uomo attuale - grazie alla successiva ri-evoluzione guidata da Dio - è dunque già in una fase di ‘recupero’ fisico ed intellettuale rispetto all’ominide (che era costituito dall'uomo ormai già decaduto a causa delle ibridazioni intervenute in precedenza).
La Bibbia dice che la compagna di Adamo fu tratta da una sua ‘costola’ e, se egli fu il primo vivente, se ne deduce che egli sia stato allora anche il ‘padre’ della prima donna.
In fin dei conti è quel che si dice in altra forma in 'Genesi biblica'. In quest'ultima si vede che Eva - non la scimmia che lì è chiamata 'Eva' ma la futura donna chiamata invece Eva nella Bibbia – è stata sostanzialmente figlia di Adamo in quanto frutto della fecondazione di un ovulo umano di donna appositamente creato da Dio nell’utero della scimmia, fecondazione avvenuta tramite un gamete maschile di Adamo.
La prima 'compagna' di Adamo - lo ripeto - non fu tuttavia l'Eva di cui parla la Bibbia, ma fu la scimmia, una scimmia geneticamente più evoluta e dall’aspetto quasi di donna, anche se scimmiesco.
L’Albero della Vita di cui si parla nella Genesi va reinterpretato ed inteso - come spiega don Guido Bortoluzzi - nel senso di ‘Albero genealogico della Vita’ e sta ad indicare allegoricamente la figura di Adamo, il capostipite che diede origine all’albero genealogico umano.
Adamo – andando con la scimmia Eva – appetì dunque al 'frutto' dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, albero che - sempre allegoricamente, come spiega don Guido Bortoluzzi - va interpretato come quello del 'ramo genealogico selvatico' della stessa scimmia.
L' Albero in questione poteva dare frutti buoni secondo il tipo di ‘innesto’: buoni se prodotti con l’intervento di Dio e cattivi, cioè ibridi, bastardi, senza l’intervento di Dio.
Fu ad esempio un frutto buono quello causato dal primo intervento di Dio che creò dal nulla nell’utero della scimmia due gameti del futuro genere umano: uno femminile e l’altro maschile.
Grazie alla loro fusione la scimmia partorì il primo essere umano nella persona del Capostipite Adamo. Lo partorì secondo natura, con l'assistenza della madre-scimmia, così come oggi nasciamo noi tutti.
Fu un frutto cattivo, cioè bastardo, quello invece compiuto da Adamo senza l’intervento di Dio, cioè disobbedendo e volendo 'generare' di propria iniziativa con la scimmia.
Non avendo infatti Dio messo nell'utero della scimmia in calore alcun ovulo umano, ecco che il gamete di Adamo andò a fecondare un normale ovulo di scimmia e ciò dette luogo alla nascita del primo ibrido, cioè Caino, mezzo uomo e mezzo scimmia.
È Chiaro?!
Quello definito dagli evoluzionisti come ‘uomo preistorico’ non sarebbe - come a loro piace credere - un animale nella fase della sua evoluzione scimmiesca che lo avrebbe portato del corso di decine di migliaia di anni a divenire poi l'uomo attuale.
Secondo 'Genesi biblica' tale 'uomo preistorico' sarebbe invece il ‘frutto’ ibrido decaduto, provocato dall'originario rapporto sessuale fra Adamo e la scimmia - e poi da Caino con altre scimmie - ibridismo che lo aveva fatto regredire rispetto all'Adamo originario.
Devo ammettere che il concetto non mi è sempre del tutto chiaro, quelle di don Guido sono infatti visioni per molti versi 'ermetiche' ma anche lui aveva spesso dei dubbi in merito alla comprensione di quanto Dio gli avrebbe voluto far capire con quelle sue strane visioni ad indovinello.
L'uomo delle caverne - se ho capito bene - era insomma un uomo ibrido regredito rispetto a quello adamitico iniziale e non un pre-uomo in fase di evoluzione verso quello attuale come dicono gli evoluzionisti.
Per usare le stesse parole di 'Genesi biblica', l'ibridazione «provocò una involuzione della specie umana fino a farla scomparire come specie pura per lasciarla sopravvivere mimetizzata fra le specie inferiori. Solo dopo che l'Umanità ebbe toccato il fondo, iniziò il suo recupero e quella che gli evoluzionisti chiamano 'evoluzione', in realtà non è che la sua ri-evoluzione, che molto meglio andrebbe definita come 'la sua ricostruzione', sorretta dallo stesso Creatore'».
Gli insegnamenti perfetti per condursi nella vita (che Dio aveva dato ad Adamo prima che questi peccasse contravvenendo al suo ordine di non far sesso con la scimmia, vale a dire con l’Albero selvatico del Bene e del Male, andarono dispersi insieme ad altre conoscenze a causa della ibridazione che fece regredire intellettualmente quegli esseri rispetto all'Adamo originario.
Le conoscenze, come quella del fuoco che Dio insegnò ad usare, si persero fino a riemergere nell'uomo preistorico come una conquista.
Scusatemi se non riesco in poche parole ad esprimere chiaramente concetti di questo genere, ma nell'opera capirete meglio.
Adamo (per colpa innanzitutto della sua sessualità promiscua che dette origine a Caino, primo ibrido uomo-scimmia) e poi Caino (che - ibrido egli stesso - fu all'origine di ulteriori ibridazioni) furono entrambi responsabili della degenerazione della successiva umanità che è quella giunta ai nostri giorni.
Dio tuttavia, nonostante tutto, volle per misericordia guidare l’Umanità - non più umanità autentica in quanto imbestialita a causa della ibridazione - al recupero dell’immagine originaria, recupero non tanto negli aspetti fisici quanto nella capacità di intendere e di volere.
Noi uomini attuali siamo dunque il prodotto di una ri-evoluzione guidata da Dio, ma per il momento si tratta di una ri-evoluzione ancora in corso, per cui abbiamo recuperato le sembianze fisiche dell’uomo adamitico originario solo entro certi limiti pur avendo riacquistato in parte discreta le capacità intellettive.
Recupero, questo, che è condizione per essere poi trasferiti alla fine del mondo nel Regno del Figlio di Dio grazie al quale noi ibridi abbiamo avuto la Redenzione e la remissione delle conseguenze psicofisiche e spirituali provocate dal Peccato originale sessuale con la scimmia da parte di Adamo.
Quando Dio dice ‘Io sono la Resurrezione’, la parola - in senso pieno - sta a significare che Egli ha operato per un recupero dell’Umanità non solo spirituale ma anche psicofisico.
Il termine 'Resurrezione' va dunque inteso come ‘recupero dell’immagine originaria secondo il Modello con il quale era stato fatto il Campione’, cioè Adamo, il prototipo. Noi siamo dunque dei 'risorti', anche fisicamente.
Nell’opera di don Guido il 'Signore' gli ha rivelato che vi sono due ‘monogenesi’.
Una è quella che ha avuto inizio con la specie umana di Adamo. L’altra è quella che ha avuto inizio dall’Albero genealogico delle scimmie ancestri quando erano di specie pura non ancora ibrida.
La attuale specie cosiddetta 'umana' è dunque il frutto bacato dell’incrocio ibrido fra i due suddetti rami 'monogenetici', per cui l'originaria specie umana geneticamente pura si è corrotta divenendo via-via nei secoli del tutto ibrida.
Gli uomini della razza pura originaria sono ormai scomparsi perché i loro caratteri genetici vivono ormai 'fusi' nell’uomo attuale a seguito della unione dei due alberi genealogici, dove però l'albero 'selvatico-scimmiesco' ibridato ha finito per assorbire ed annacquare i geni della antica specie umana.
Gli 'ancestri' avevano caratteri fisici diversi da come vengono attualmente immaginati dai nostri evoluzionisti con quelle ridicole figurine di scimmiette, scimmie, scimmioni e Neanderthal che camminano uno dietro l’altro in marcia verso il Progresso - come dice lei - diventando sempre più eretti.
Dio ha fatto sapere a don Guido che le sue visioni sono rivelazioni come quelle date a Mosè ma che Egli non ha fatto ancora conoscere a nessuno, nemmeno a Mosé ed alla stessa Chiesa cattolica.
Dio ha poi anche spiegato a don Guido cosa significa Alfa e Omega: Alfa è Dio, che è da sempre l’Eterno, e Omega è l’ultimo anello della Creazione: cioè l’uomo, e con lui la donna, la quale fu il suo ultimo capolavoro del sesto giorno creativo, dopo di che Dio ha cessato di creare nuove forme di vita.
'Riepilogando' - come piace dire a lei - mentre Adamo nacque da due gameti umani maschio e femmina creati da Dio direttamente dal nulla nell’utero della Scimmia antropoide detta Eva, Caino nacque invece dalla fusione dell’ovulo naturale della scimmia antropoide con un gamete umano di Adamo a seguito di quel famoso loro rapporto non voluto da Dio.
Dio – nel primo caso della nascita di Adamo - usò l’utero della scimmia solo come una incubatrice. Per inciso, quando Dio doveva creare qualsia altra nuova specie animale usava l’utero di una precedente specie diversa.
Quella che nella Bibbia mosaica è chiamata Eva - mentre nelle visioni di don Guido ad essere Eva è la scimmia ancestre in versione geneticamente evoluta rispetto ai suoi genitori scimmie antropoidi - è in realtà nelle visioni di don Guido una bimba nata con un intervento di Dio che ha posto nell’utero della scimmia, che era già stata ‘madre’ di Adamo, un ovulo di femmina umana, mentre la parte mancante alla fecondazione, cioè il gamete maschile umano venne fornito dallo stesso Adamo.
Mi è sempre rimasto il dubbio se ciò fosse avvenuto con un rapporto sessuale specifico da parte di Adamo o attraverso un gamete maschile prelevatogli da Dio, nel sonno, da una sua ‘costola’. Sa, alcuni aspetti non sono tanto chiari nemmeno a me.
ll termine ‘costola’ usato nella Bibbia - nessuno si scandalizzi... - non è altro, aveva spiegato don Guido, che un ‘eufemismo’ (!!!) per indicare allegoricamente l’organo riproduttore dei maschi, o forse un gamete maschile.
Nata la bambina, e giunta questa finalmente all’età ‘matura’, Adamo poté avere un rapporto non più con la scimmia dalla quale era nato Caino ma con una vera donna umana, rapporto dal quale nacque Abele.
Questi - ancor bimbetto – venne barbaramente ucciso da Caino che - pur scimmia - ragionava come un uomo e come un abbietto pervertito guardava con cupidigia la stessa bellissima Eva, moglie di suo padre Adamo.
Abele, come già detto, venne stuprato dalla scimmia-Caino nel corso della sua uccisione.
Poi nacque Set, del tutto umano - perché figlio di Adamo ed Eva e non di Adamo e della scimmia - che si può supporre abbia in seguito ‘sposato’ delle altre sue ‘sorelle’.
Oggi una cosa incestuosa del genere farebbe moralmente orrore e sarebbe geneticamente molto pericolosa, ma ai primordi c’era uno stato di relativa ‘innocenza’ e di integrità fisico-metabolica-endocrina, per cui inizialmente non vi erano ancora rischi di nascite di individui malformati o con gravi malattie genetiche che avrebbero invece caratterizzato l’umanità in seguito, di pari passo con il progressivo decadimento genetico.
Infatti, essendo Adamo e la prima vera donna due creature geneticamente perfette, all'inizio essi trasmettevano ai figli dei geni ancora relativamente perfetti e non c’era il rischio che nascessero figli deformi o malati… finché non cominciarono le ibridazioni.
Abele, figlio di vera donna, nacque buono e fisicamente perfetto, mentre Caino, generato ibrido da una scimmia, abbiamo visto come nacque e cosa fece a causa dei suoi istinti e geni animaleschi.
Quanto alla visione data da Dio a don Guido delle circostanze e modalità con cui avvenne la prima 'ibridazione', quella cioè fra Adamo e la scimmia, devo onestamente ammettere che descriverle sarebbe imbarazzante per cui direi di metterci una pietra sopra... o saltare alla pagina successiva.
E' ora tutto chiaro, no?
Questo, almeno, è quello che ho capito io!
Chiaro? Beh, lei è stato un profluvio tale di informazioni che quasi non ci ha dato il tempo di respirare.
La ringraziamo per i chiarimenti e ci penseremo sopra da qui alla prossima sessione, visto che ormai non vi è più tempo per discutere d'altro.

1  Don Guido Bortoluzzi (1907-1991): http://www.genesibiblica.eu/ .
2  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945/1950' - 20 dicembre 1946 - Centro Editoriale Valtortiano.
3  Maria Valtorta: http://www.movimentoneval.altervista.org/mv.htm .
4  N.d.A.: 'Il Poema dell'Uomo Dio'. Ora: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'.
5  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945/1950' - 20 dicembre 1946 - Centro Editoriale Valtortiano.
6  Gn 6,1-12:1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. 9Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
7  N.d.A.: E' ragionevole pensare che il bestiale atto sessuale possa essere avvenuto con scimmie od ominidi, generando dunque 'mostri', 'fiere', per indicare - con questi due termini - esseri animali che avevano una parvenza solo umana grazie all'incrocio di cromosomi di entrambe le specie.
8  Guido Landolina: 'LA GENESI BIBLICA FRA SCIENZA E FEDE: I sei giorni della Creazione dal Big Bang al Peccato originale' - Vol. I-II-III, Edizioni Segno 2005,2006 - liberamente scaricabili dal sito internet dell'autore: www.ilcatecumeno.net, Sezione Opere.
9  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945-1950' - 21.1.1946 - Centro Editoriale Valtortiano.
10  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945/1950' - Dettato 20 dicembre 1946 - Centro Editoriale Valtortiano.

GENESI BIBLICA E PECCATO ORIGINALE
(Audio-conferenza - Dibattito virtuale)
PRIMA SESSIONE
«Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana».1
Dopo quella telefonata notturna raccontata nell'Antefatto, nella sessione di Apertura dei lavori avevamo cominciato a prendere conoscenza nelle grandi linee della 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi, come pure delle ragioni che mi avevano indotto ad organizzare questo 'Dibattito' per ristabilire la verità o comunque difendere l'Opera di Maria Valtorta dal pericolo di 'letture' e interpretazioni di persone che potessero - anche involontariamente - indurre in errore altri lettori.
Parlo di difesa dell'Opera valtortiana perché nella suddetta 'Genesi biblica' - per un lettore non troppo informato o non del tutto attento - sembrerebbe quasi che venga fatta risalire ad un Dettato del Gesù valtortiano la successiva tesi dell'opera di don Guido Bortoluzzi in merito ad una attuale Umanità composta da 'uomini' non più geneticamente identici al Capostipite Adamo.
Umanità costituita cioè oggi da esseri ibridi, vale a dire noi, che saremmo discendenti da un incrocio ante-diluviano fra i primi uomini di razza geneticamente pura ed animali antropoidi, vale a dire scimmie antropomorfe (gorilla, orango, ecc.), se non ominidi primitivi.
Per quanto concerne la 'popolazione' ante-diluviana, il fatto di una originaria presenza di 'ibridi' sulla faccia della Terra viene in effetti confermato dal Capo VI della Genesi2, interpretato alla luce delle spiegazioni del Gesù valtortiano, come avevamo spiegato nella precedente Sessione.
Egli - nella sua rivelazione alla mistica - si guarda però bene dall'attribuire la responsabilità dell'incrocio e conseguente ibridazione della discendenza ad un primario rapporto bestiale di Adamo con una scimmia o con un più o meno simile animale antropomorfo, ma - come vedremo - la lascia interamente sulle spalle del solo Caino, fratricida, non pentito, depravato, totalmente posseduto da Satana e maledetto da Dio.
Caino - lo si comprende dalla spiegazione di Gesù - non era affatto una scimmia che pensava e parlava come un uomo, come sostiene invece don Guido Bortoluzzi, ma era un uomo vero e proprio, del tutto simile a noi, cioè geneticamente puro a tutti gli effetti.
Secondo il Dettato del Gesù valtortiano che viene citato nell'Opera del Bortoluzzi, ma anche secondo altri brani dell'Opera di Maria Valtorta, i discendenti geneticamente puri di Adamo, lungo la linea di suo figlio Set, ad un certo punto della storia finirono per 'incrociarsi' - e sottolineo ancora una volta questo concetto - con la razza già ibrida dei discendenti di Caino, dando origine - così pare di comprendere - ad ulteriori ibridi di secondo livello più simili all'essere umano propriamente detto, come ad esempio ci prefiguriamo un 'uomo di Neanderthal' nei nostri disegni.
Si creò dunque dopo qualche tempo una situazione - si comprende sempre dalla spiegazione del Gesù valtortiano - in cui la popolazione pre-diluviana si trovò ad essere composta:
1) dai discendenti geneticamente puri di Set, figlio di Adamo.
2) dagli iniziali discendenti ibridi frutto della promiscuità sessuale dell'uomo Caino con esseri scimmieschi antropomorfi.
3) da una ulteriore specie di discendenti ibridi frutto di incroci fra i discendenti di razza pura di Set e i discendenti ibridi scimmieschi di Caino.
4) da discendenti di razza pura di Set - non ancora ibridati - ma che tuttavia, in un mondo siffatto, si erano in gran parte corrotti moralmente.
Fu questa situazione che spinse Dio a decretare lo sterminio di tutti mandando un 'radicale' Diluvio dove gli unici sopravvissuti dell'Arca - Noè, sua moglie, i suoi tre figli e mogli - avrebbero dovuto dare origine ad una nuova Umanità geneticamente pura e moralmente migliore della precedente.
L'Opera valtortiana - sempre secondo quanto sostenuto nell'Opera di don Guido - avrebbe 'precorso' le rivelazioni che sarebbero state fatte successivamente da Dio a don Guido stesso, rivelazioni - queste ultime - che sempre secondo quanto affermato nell'opera del sacerdote - completavano e integravano le rivelazioni che Gesù aveva in precedenza fatto alla mistica.
Più in particolare, sempre secondo le 'rivelazioni' dell'opera di don Guido:
1. un Peccato originale compiuto solamente da Adamo, costituito dall'atto sessuale in sé e per sé con una scimmia, atto che avrebbe dato origine alla nascita di Caino e ad una successiva discendenza ibrida da parte di quest'ultimo grazie a rapporti con altre scimmie più o meno antropomorfe.
2. un figlio Caino che lungi dall'essere un 'umano' geneticamente puro era un ibrido con l'aspetto fisico di scimmia ma capace di pensare, comprendere e parlare come un uomo.
3. una 'Eva', che non era il nome dell'Eva di cui si parla nella Genesi della Bibbia - l'Eva cioè che Dio aveva creato e posto accanto ad Adamo per essergli fedele compagna di vita, moglie e madre dei suoi futuri figli - ma che era in realtà la scimmia antropomorfa di cui al punto 1) precedente, scimmia che avrebbe dato alla luce in un primo tempo lo stesso Adamo, quindi Caino in seguito al rapporto sessuale da lei avuto con Adamo, oltre alla ‘bambina’ che con gli anni sarebbe divenuta l'Eva di cui parla la Bibbia.
4. infine una 'umanità' divenuta con il tempo completamente ibrida, con un patrimonio genetico snaturato rispetto a quello del primo uomo in quanto i 'geni' scimmieschi degli 'ibridi' avrebbero finito per prendere il sopravvento su quelli degli umani.
Evidentemente siamo di fronte - per quanto riguarda l'opera di don Guido Bortoluzzi - ad una 'Genesi' piuttosto complessa dove non è facile seguirne i complicati intrecci.
Credo a questo punto che - almeno per chi è un credente - si debba partire dalla considerazione che Dio è Verità eterna che quindi non si smentisce mai.
Lo Spirito Santo, quando è presente ad esempio nelle rivelazioni private, può illuminare e far comprendere meglio le Verità rivelate - come del resto aveva detto lo stesso Gesù dei Vangeli - ma non modifica nella sostanza la Parola di Dio: nel caso specifico, cioè, le verità fondamentali della Bibbia e - in subordine - le rivelazioni private dell'Opera valtortiana.
L'Opera di don Guido non chiarisce né tantomeno 'completa' - come invece vi viene detto - le rivelazioni che erano state fatte in precedenza alla mistica Valtorta, ma distorce dalle fondamenta sia le rivelazioni della mistica sia - soprattutto - le rivelazioni della Bibbia al punto da mettere in discussione, come avremo occasione di vedere meglio in seguito, la Dottrina del Peccato originale, la missione stessa del Verbo divino che si sarebbe incarnato nel corso della Storia in Gesù e - più in generale - l'intera Dottrina cristiana.
Personalmente non ho affatto preso sul serio i contenuti dell'opera di don Guido Bortoluzzi ma - tenendo conto di una sua apparente sempre maggiore diffusione soprattutto fra persone 'ignare' della realtà delle nostre Origini - il discuterne mi è sembrata una preziosa opportunità al fine di chiarire i reali contenuti della vera Genesi della Bibbia a coloro che potrebbero essere stati o ancora potrebbero essere indotti in errore nel futuro e che potranno a questo punto valutare il tutto con maggior cognizione di causa.
Pertanto, pur non essendo mia intenzione entrare troppo nel merito dell’Opera di questo sacerdote, ciò non di meno attirerò l'attenzione su alcuni aspetti che vi sono evidenziati perché mi offriranno l’opportunità di fare rimarcare proprio la loro totale estraneità sia rispetto alle verità della Genesi della Bibbia che dell’Opera valtortiana, la quale ultima concorda invece perfettamente con le Verità della Bibbia sulle quali fornisce ulteriori delucidazioni che non la smentiscono ma anzi la rafforzano.
Troviamo infatti scritto (dalla curatrice delle ‘rivelazioni’ di Don Guido) nella 'Genesi biblica' (sottolineature e grassetti sono miei): 3
^^^
[…]
Il fatto che esistano discordanze fra la Parola di Dio della Genesi mosaica e quella della rivelazione data a don Guido può creare contrarietà nel credente, ma non un pericolo per la sua fede.
Se Dio ha permesso che più di un versetto di ciò che fu rivelato a Mosè perdesse la sua autenticità lungo i secoli, è evidente che il Signore, che veglia sempre sulla Sua Parola, prima o poi avrebbe dovuto intervenire per fare chiarezza e togliere tutti gli equivoci che sono entrati nel Testo biblico.
Ma il problema cresce in modo esponenziale quando questa rivelazione entra in apparente contraddizione con rivelazioni più recenti o quasi contemporanee.
Per il Lettore attento che sia a conoscenza delle rivelazioni che il Signore ha fatto a veggenti del XX secolo come a Maria Valtorta, la cui veridicità sta venendo finalmente apprezzata, potremmo dire che le novità rivelate a don Guido a proposito di Eva potrebbero metterlo momentaneamente in crisi.
Infatti, nei libri della Valtorta, Adamo ed Eva sono sempre associati ed Eva è considerata una figura umana e responsabile, quindi colpevole, oltre che della caduta, anche di istigazione.
Al contrario, nella Genesi rivelata a don Guido si afferma che la prima Donna fu assolutamente innocente e che quella che invece fu l’involontaria tentatrice di Adamo era una femmina appartenente ad una specie immediatamente inferiore a quella umana.
Questa novità ‘sembra’ perciò contrastare i passi della Valtorta che trattano del peccato originale, ma non è così. Cercherò di spiegarne il perché.
Gesù non avrebbe potuto anticipare alla Valtorta la notizia che nei secoli lontani era avvenuta una sovrapposizione fra le due identità femminili della Genesi senza dare anche delle spiegazioni esaurienti.
Questo avrebbe rischiato di compromettere tutta l’opera di evangelizzazione affidata a quella carismatica. Non era infatti la spiegazione della Genesi il compito della Valtorta.
Ogni carismatico ha una sua missione e un suo campo di rivelazione. La Genesi, per la mole stessa di notizie, di spiegazioni, implicazioni, richiedeva una rivelazione a parte, esauriente.
Quindi Gesù si è semplicemente astenuto dall’accennare a questa realtà, conformandosi alla tradizione e alla cultura vigente in quel momento storico. Inoltre, era necessario attendere che le conoscenze in campo genetico e scientifico fossero in grado di recepire una verità di così grande portata.
È stata una scelta di estrema saggezza che solo con la visione onnicomprensiva di Dio poteva essere presa evitando che entrambe le rivelazioni, quella data alla Valtorta e quella data a don Guido, andassero bruciate. Perché Dio ci dà sempre ‘solo’ quello che possiamo digerire giorno per giorno, come la manna nel deserto, anche in campo spirituale.
Non ha forse detto Gesù agli Apostoli: “Avrei ancora molte cose da dirvi, ma ‘per ora’ non siete in grado di portarne il peso”?
Ciò vuol dire che al momento delle rivelazioni date alla Valtorta l’umanità non era ancora in grado di portare un peso maggiore, mentre ora, a distanza di sole poche decine di anni, siamo in grado di apprezzarne il valore grazie alle nuove conoscenze scientifiche.
Però Gesù ha fatto molto di più: ha preparato il terreno alla rivelazione ricevuta da don Guido proprio attraverso la Valtorta perché tutto ciò che è scritto nei suoi libri riguardo alle conseguenze del peccato originale conferma questa rivelazione.
In quelle pagine descrive ampiamente gli effetti devastanti sull’umanità, anche in senso psicofisico, della disobbedienza di Adamo, in piena sintonia con quanto rivelato a don Guido.
Questo lo constatiamo meglio se, ‘dopo’ aver letto l’opera di don Guido, riprendiamo in mano il ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ o meglio ancora ‘I Quaderni’ del 1943, 1944 e 1945-50.
Vi troviamo le conferme sulla natura del peccato originale e sulle sue conseguenze sui discendenti ‘illegittimi’ di Adamo, come l’apparire di mostri animaleschi e scimmieschi incapaci di intendere e di volere i doni dello Spirito.
Infatti, se da quel famigerato rapporto nacquero figli degeneri, è chiaro che il rapporto avvenne con una femmina che non apparteneva alla specie umana.
E poiché quella femmina non aveva né l’uso della parola, né l’uso della ragione paragonabile a quello della specie umana, quella va sollevata da ogni responsabilità.
Inoltre, se le conseguenze furono così devastanti, è ovvio che la partner di Adamo non poteva essere la Donna perfetta e appartenente alla sua stessa specie, ma una femmina di una specie inferiore che, con il suo DNA animale, ha inquinato il sangue puro della specie dei Figli di Dio.
Quindi la Donna, la legittima sposa di Adamo, accusata per secoli come la causa della caduta dell’Uomo, viene sollevata da questa accusa e riabilitata nella sua dignità.
È opportuno leggere insieme un brano, fra tanti simili sullo stesso argomento, quello del 30.12.1946 tratto da ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’ …:
Scrive Maria Valtorta, una delle maggiori scrittrici veggenti che abbia toccato questo argomento…
[…]
Vogliate scusarmi se a questo punto interrompo la lettura di questo brano della 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi, ma quanto scritto da Maria Valtorta preferisco leggervelo io.
Desidero infatti che il testo valtortiano sia esatto e completo mentre - come ho notato - nella trascrizione che ne è stata fatta nella suddetta 'Genesi'4 vi sono - rispetto al testo integrale del Dettato valtortiano - delle omissioni5 di brani intermedi, il cui contenuto, tralasciato forse per ragioni di sintesi, riveste invece una fondamentale importanza in relazione alla determinazione della vera natura della colpa di Adamo e di quella di una altrettanto responsabile Eva pienamente 'umana', nonché alle conseguenze dell'operato di Caino (e non certo di Adamo), un Caino che vi appare senza alcun dubbio come uomo geneticamente puro e non già come un uomo-scimmia.
Si comprende anche che Gesù avrebbe voluto trattare ben più ampiamente questa tematica con la mistica, tematica che in quel momento gli uomini non meritavano.
Tematica che sarebbe stata tuttavia ripresa con la mistica, ma solo alcuni anni dopo, dallo Spirito Santo nell'illustrarle il Peccato originale nelle 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani'.
Ecco dunque qui di seguito il testo valtortiano integrale dato da Gesù a Maria Valtorta, comprensivo dei brani che erano stati omessi in ‘Genesi biblica’.
Scriveva dunque la mistica il 30.12.46 (le sottolineature e i grassetti sono miei): 6
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Sento la notizia che hanno ritrovato in una caverna scheletri di uomo-scimmia. Resto pensierosa dicendo: 'Come possono asserire ciò? Saranno stati brutti uomini. Volti scimmieschi e corpi scimmieschi ce ne sono anche ora. Forse i primitivi erano diversi da noi nello scheletro'. Mi viene un altro pensiero: 'Ma diversi in bellezza. Non posso pensare che i primi uomini fossero più brutti di noi essendo più vicini all'esemplare perfetto che Dio aveva creato e che certo era bellissimo oltre che fortissimo'. Penso a come la bellezza dell'opera creativa più perfetta si sia potuta avvilire tanto da permettere agli scienziati di negare che l'uomo sia stato creato uomo da Dio e non sia l'evoluzione umana della scimmia.
Gesù mi parla e dice: 'Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo'. Lo leggo.7
Gesù mi chiede: 'Capisci?'.
'No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l'uomo-scimmia'.
Gesù sorride e risponde:
'Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta. E comincia a recitare:
'E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero... Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli'.
Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l'uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l'uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato.
Non hai ancora capito. Ti spiego meglio. Se la disubbidienza all'ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia e avarizia, e presto l'inoculazione fiorì in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo?
Adamo ed Eva avevano mancato al primo dei comandi di Dio all'uomo.8
Comando sottinteso nell'altro di ubbidienza dato ai due: 'Mangiate di tutto ma non di quell'albero'. L'ubbidienza è amore. Se essi avessero ubbidito senza cedere a nessuna pressione del Male fatta al loro spirito, al loro intelletto, al loro cuore, alla loro carne, essi avrebbero amato Dio 'con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutte le loro forze’ come molto tempo dopo fu esplicitamente ordinato dal Signore. Non lo fecero e furono puniti.
Ma non peccarono nell'altro ramo dell'amore: quello verso il proprio prossimo.
Non maledissero neppure Caino, ma piansero sul morto nella carne e sul morto nello spirito in eguale misura, riconoscendo che giusto era il dolore da Dio permesso, perché essi avevano creato il Dolore col loro peccato e per primi dovevano sperimentarlo in tutti i suoi rami. Rimasero perciò figli di Dio e con loro i discendenti venuti dopo questo dolore.
Caino peccò contro l'amore di Dio e contro l'amore di prossimo. Infranse l'amore totalmente, e Dio lo maledisse, e Caino non si pentì. Perciò egli e i propri figli non furono che figli dell'animale detto uomo.
Se il primo peccato di Adamo ha fatto di tanto decadere l'uomo, che avrà prodotto di decadenza il secondo al quale si univa la maledizione di Dio? 9
Quali fomiti di peccato nel cuore dell'uomo-animale perché privo di Dio, e a quale potenza saranno giunti, dopo che Caino ebbe non soltanto ascoltato il consiglio del Maledetto, ma lo ebbe abbracciato come suo padrone diletto, uccidendo per ordine suo?
La discesa di un ramo, di quello avvelenato dal possesso di Satana, non ebbe sosta ed ebbe mille volti.
Quando Satana prende, corrompe tutti i rami. Quando Satana è re, il suddito diviene un satana. Un satana con tutte le sfrenatezze di Satana. Un satana che va contro la legge divina e umana. Un satana che viola anche le più elementari e istintive norme di vivere da uomini dotati di anima, e si abbrutisce nei più laidi peccati dell'uomo bruto.
Dove non è Dio è Satana. Dove l'uomo non ha più anima viva è l'uomo-bruto. Il bruto ama i bruti. La lussuria carnale, più che carnale perché afferrata ed esasperata da Satana, lo fa avido di tutti i connubi. Bello e seducente gli pare ciò che è orrido e sconvolgente come un incubo. Il lecito non lo appaga. È troppo poco e troppo onesto. E pazzo di libidine cerca l'illecito, il degradante, il bestiale.
Quelli che non erano più figli di Dio, perché col padre e come il padre avevano fuggito Dio per accogliere Satana, si spinsero a questo illecito, degradante, bestiale.
Ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore.
Quei mostri che, per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza e un'ardenza belluina, frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i brutissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set per Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoc di Jared - da non confondersi coll'Enoc di Caino - Matusala, Lamec e Noè padre di Sem, Cam e Jafet.
Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana.
E l'uomo, l'uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli zigomatici, e non volendo ammettere un Creatore, perché troppo superbo per riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti!
Per potersi dire: 'Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini'.
Si degrada, si autodegrada, per non volersi umiliare di fronte a Dio.
E discende. Oh! se discende!
Ai tempi della prima corruzione ebbe di animale l'aspetto.
Ora ne ha il pensiero ed il cuore, e la sua anima, per sempre più profondo connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi.
Scrivilo questo dettato nel libro.
Più ampiamente avrei trattato l'argomento, come ti avevo detto nel luogo del tuo esilio, a controbattere le teorie colpevoli di troppi pseudo-sapienti. Ma deve esservi un castigo per coloro che non mi vogliono sentire nelle parole che scrivi sotto dettatura mia. Avrei svelato grandi misteri. Perché l'uomo sapesse, ora che i tempi sono maturi. Non è più il tempo da contentare le folle con le favolette. Sotto la metafora delle antiche storie sono le verità chiave a tutti i misteri dell'universo, ed Io li avrei spiegati attraverso il mio piccolo, paziente Giovanni. Perché l'uomo dal sapere la verità traesse forza a risalire l'abisso per essere sullo stesso piano del nemico nell'ultima lotta che precederà la fine di un mondo che, nonostante tutti gli aiuti di Dio, non volle diventare un pre-paradiso, ma preferì divenire un pre-inferno.
E questa pagina mostrala, senza darla, a quelli che tu sai. A uno sarà aiuto contro i resti di una pseudo scienza che atrofizza il cuore, agli altri aiuto alla già forte spiritualità per la quale in tutto vedono il segno inconfondibile di Dio.'
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È dunque inutile, anzi pericoloso - con riferimento alla 'Genesi' di don Guido - cercare risposte alla creazione dell’uomo diverse da quelle che il Dio della Bibbia ci ha dato: esse non possono che condurre all’errore.
Cercare altre risposte significa non avere fede, e non avere fede significa incorrere nell’errore, se non addirittura nell’Inganno.
La parola del Signore è limpida, perché essa è Verità, e la Verità non può variare perché essa è quale ci è stata data fin dalla prima volta ed è eterna.
Dio - che vive al di fuori dello spazio/tempo - conosce tutto in anticipo e non è ragionevolmente pensabile che, se pur Egli rispettò il libero arbitrio dei Primi Due quanto al Peccato originale, egli abbia permesso che l'Umanità venisse geneticamente snaturata per sempre.
Questo fu possibile a Caino, fratricida, non pentito, posseduto da Satana e maledetto da Dio, ma non da Adamo e neppure da Eva destinati ad essere i capostipiti della razza perfetta dei futuri ‘figli di Dio’ in uno dei quali - Gesù - si sarebbe incarnato un giorno il Verbo.
Potrà forse stupire - nel precedente Dettato di Gesù - che Egli parli di mostri e di giganti ma l'odierna paleoantropologia - grazie ai reperti scoperti - dà ormai per acquisito il fatto che nell'antichità siano esistiti esseri umanoidi giganteschi di oltre tre e anche quattro metri di altezza e di varie centinaia di chilogrammi di peso, ma anche altri esseri antropomorfi di struttura, dimensioni e aspetto molto più simili all'uomo, definiti genericamente 'ominidi', verosimilmente quelli appunto che il Capo VI della Genesi chiama 'figli dell'uomo' in contrapposizione ai 'figli di Dio' discendenti da Set.
Molti paleo-antropologi - per inciso - non credendo minimamente alla Bibbia ed al Diluvio universale - non si danno pace perché non riescono ad immaginare quale causa abbia mai potuto portare alla estinzione improvvisa dei cosiddetti ominidi. 10
Oltre che nel Capo VI della Genesi, anche in altri documenti o tradizioni dell'antichità si parla comunque a più riprese della esistenza di 'giganti', simili all'uomo, e così pure nelle tradizioni tramandate dalla antica cultura sumera e da quella egizia dove si pensava addirittura che essi fossero degli esseri discesi dal cielo per creare l'umanità e la civiltà.
Evidentemente la prima bestiale satanica ibridazione da parte di Caino dovette sconvolgere il patrimonio genetico dei suoi discendenti, producendo 'mostri' e quindi anche i cosiddetti 'ominidi', ossia esseri antropomorfi aventi una buona somiglianza con l'uomo sia pur con un quoziente intellettivo notevolmente inferiore, esseri 'sociali' comunque capaci di vivere in comunità, abitanti anche in caverne o palafitte, dediti alla caccia, all'agricoltura e forse anche a manifestazioni primitive di pittura e di graffiti quali sono stati scoperti sulle pareti di alcune caverne.
I ritrovamenti dei reperti ossei di questi esseri - lo dicono gli stessi paleoantropologi - hanno messo in discussione le teorie classiche secondo le quali si sarebbe arrivati all'evoluzione dell'Homo sapiens a partire dai primati arboricoli.
Se il Capo VI della Genesi ed il Dettato valtortiano parlano però dei 'figli di Dio', cioè i discendenti della razza pura di Adamo, ai quali piacquero le 'figlie degli uomini', cioè le discendenti ibride di Caino, ciò può significare che - se esse 'piacquero' - ci fossero probabilmente fra gli ibridi delle qualità di femmine più simili anatomicamente all'uomo, quindi di aspetto più o meno gradevole ma di grande 'ardenza' sessuale.
Non è del resto un mistero che siano state ritrovate tombe con dentro resti ossei o scheletri di uomini sapiens-sapiens e di femmine definite 'ominidi', con relativo corredo di fiori accanto, segno che le due razze ebbero l’opportunità di convivere 'more-uxorio' e... prolificare, al punto di essere poi sepolte nella stessa tomba.
La ‘Genesi biblica’ di don Bortoluzzi - anche se con una esposizione suscettibile di indurre in errore - si rifà proprio al suddetto Dettato del Gesù valtortiano che parla di ibridi discendenti di Caino - per dare maggior sostegno alla propria tesi in merito alla successiva completa ibridazione della razza umana, al punto di sostenere che oggi noi 'uomini' attuali avremmo ormai ben poco del patrimonio genetico del primo Adamo ma piuttosto un maggior corredo cromosomico di scimmie antropomorfe od ominidi, corredo che - come già accennato in precedenza - avrebbe finito per 'assorbire' quello dell'uomo adamitico.
Il sopra trascritto Dettato del Gesù valtortiano portato come prova a favore della tesi di 'Genesi biblica', letto attentamente, dimostra invece l’infondatezza di quest'ultima sia in merito al Peccato originale che alla natura scimmiesca di Caino.
Adamo - valtortianamente parlando - va infatti assolto dalla ignominiosa tesi di un suo rapporto scimmiesco e cade così la pretesa di potersi riferire anche indirettamente alla mistica per avvalorare le teorie, a mio avviso piuttosto 'sorprendenti', di ‘Genesi biblica’ nella quale risulta alla fine del tutto arbitraria l'affermazione che vi è riportata: «...Però Gesù ha fatto molto di più: ha preparato il terreno alla rivelazione ricevuta da don Guido proprio attraverso la Valtorta perché tutto ciò che è scritto nei suoi libri riguardo alle conseguenze del peccato originale conferma questa rivelazione.
In quelle pagine descrive ampiamente gli effetti devastanti sull’umanità, anche in senso psicofisico, della disobbedienza di Adamo, in piena sintonia con quanto rivelato a don Guido».
Ora, lo scopo di questo nostro 'Dibattito' non è propriamente quello di mettere in discussione la 'Genesi biblica' perché - come avevo già detto raccontando l'Antefatto - ognuno è libero di scrivere quel che vuole... 'almeno fino ad un certo punto'.
Questo 'certo punto' è costituito proprio dalla frase pocanzi citata, con l'aggiunta di quell'altra che pure avevate letto che precisava ulteriormente: «Questo lo constatiamo meglio se, ‘dopo’ aver letto l’opera di don Guido, riprendiamo in mano il ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ o meglio ancora ‘I Quaderni’ del 1943, 1944 e 1945-50. Vi troviamo le conferme sulla natura del peccato originale e sulle sue conseguenze sui discendenti ‘illegittimi’ di Adamo, come l’apparire di mostri animaleschi e scimmieschi incapaci di intendere e di volere i doni dello Spirito.»
Mi sembra - con riferimento alle frasi sopra riportate - che non vi sia alcuna 'piena sintonia' ma piuttosto una divergenza abissale fra l'Opera valtortiana e quella di don Guido Bortoluzzi, divergenza che cercherò di fare in seguito emergere.
Cercherò di farlo non con argomenti miei ma rendendo noti proprio alcuni altri brani dell'Opera Valtortiana (L'Evangelo come mi è stato rivelato, i Quaderni, le Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani) ai quali in 'Genesi Biblica' si fa un del tutto generico riferimento a comprova senza però precisare 'il come, il quando e il dove'.
Tali 'altri' brani parlano infatti sempre e solamente dei discendenti ibridi del solo Caino, di un'Eva del tutto donna geneticamente pura, più che responsabile compagna di Adamo fin dall'inizio, e di un Peccato originale che non consistette in rapporti sessuali di Adamo con scimmie di alcun genere ma che fu di ben altra portata e gravità - nei confronti di Dio - come avremo occasione di approfondire.
Quella di don Bortoluzzi - ovviamente a mio modo di vedere - mi sembra alla fin fine una delle tante teorie 'evoluzioniste', ma in questo caso con una originale variante - mi si perdoni l'ironia bonaria - di tipo scimmiescamente... trasgressivo nonché con il concetto sorprendente di una ri-evoluzione al contrario, come già spiegato nell'ultima sessione.
Il mio ulteriore proposito, giunti a questo punto, diventa duplice:
- ‘Riabilitare’ la Genesi della Bibbia il cui senso in 'Genesi biblica' viene decisamente stravolto.
- ‘Dimostrare’ con ben altre argomentazioni la vera dinamica del Peccato originale e le sue vere conseguenze, e ciò grazie alla Bibbia ma anche alle rivelazioni fatte alla mistica Valtorta.
Si possono tuttavia ancora fare alcune valutazioni in merito alle considerazioni più sopra espresse nei brani tratti da ‘Genesi biblica’:
1) È una affermazione davvero azzardata partire dalla premessa ivi contenuta per cui - se la rivelazione data a Don Guido ha delle discordanze rispetto a quella della Bibbia - ciò non mette in pericolo la fede del Credente.
C’è infatti divergenza e divergenza: un conto è una mera differenza di traduzione di un singolo termine – magari sulla base dell’approfondimento degli studi linguistici ed esegetici – ben altro conto è quando la differenza riguarda non un termine ma la sostanza della Rivelazione.
2) Circa il fatto che è necessario saper bene interpretare il linguaggio della Genesi, su questo non si può che essere d’accordo. Questo linguaggio era conforme alla cultura umana di alcuni millenni fa ed esso doveva essere comprensibile e coerente con quella cultura per essere accettato, ritrasmesso e rivelarsi altresì accettabile anche per i posteri al fine della conservazione della fede.
La questione della 'corretta interpretazione' è però un fatto che deve avere riguardo allo stile o alla forma letteraria, non però alla ‘sostanza’ della Rivelazione pubblica che dal punto di vista dell’ortodossia cattolico-cristiana non può essere soggetta a 'interpretazioni' che la snaturino.
3) Il Gesù dei Vangeli aveva affermato che della Legge non avrebbe cambiato neppure uno jota, e quindi – se almeno vogliamo rimanere nell’ortodossia evangelica - dobbiamo prendere in considerazione la Legge, e quindi anche la Genesi biblica, nei termini e significati in cui esattamente essa è 'letteralmente' riportata senza mai dimenticare, lo ribadisco, che la sostanza - anche se può essere espressa in forma simbolica o allegorica - deve rimanere sempre tale.
La lettura e comprensione dei Testi sacri deve sempre essere fatta prioritariamente alla luce del loro testo letterale, e solo quando quest'ultimo risulti del tutto incomprensibile si può provare a ricercarne un significato simbolico od allegorico.
Se così non fosse la Parola divina potrebbe dare origine a libere interpretazioni soggettive ed a numerosi errori ed eresie.
La Parola di Dio, inoltre, è Parola di Verità Eterna e quindi non cambia, non si adegua alle circostanze o a costumi sociali mutevoli, né ad evoluzioni culturali, né a teorie che vorrebbero passare per 'scientifiche' senza in realtà esserlo.
4) Nel cacciare poi i due Progenitori dal Paradiso terrestre, che senso avrebbe avuto che Dio Padre – per consolarli (ed in particolare anche Eva che fu la donna istigatrice al Peccato, e quindi ancora più colpevole) - promettesse a loro ed alla loro discendenza il riscatto grazie ad un'altra Donna (chiaramente la futura Maria Ss.ma, la Nuova Eva antitesi della vecchia Eva) che avrebbe riscattato quel peccato di Eva schiacciando il capo a Satana mentre lui – Satana – ne avrebbe insidiato il ‘calcagno’, cioè Gesù il quale lo avrebbe sconfitto grazie alla Sua Redenzione?11
5) È a quest'ultimo riguardo chiaro - per chiunque conosca appena un poco la Dottrina cristiana - che nel Vecchio Testamento e nel Nuovo l’antitesi del suddetto 'riscatto' è costituita da due Donne e da due Uomini dove la seconda Donna ed il secondo Uomo ripareranno antiteticamente gli errori dei primi due.
La prima donna - Eva - creata in Grazia perfetta volle peccare in un mondo che era peraltro senza peccato e del tutto perfetto.
La seconda Donna, Maria Ss. - concepita anch’essa in Grazia perfetta perché senza Peccato originale - nonostante fosse vissuta in un mondo di totale peccato, seppe mantenersi pura e riscattare - con la propria purezza e sofferenza di Corredentrice - il Peccato della prima Eva, così come il Peccato del Primo Adamo venne riscattato dal Nuovo Adamo, il Redentore Gesù, grazie al Suo Sacrificio di Croce.
6) Sostenere poi che Dio non avrebbe fatto queste rivelazioni (quelle di don Guido) a Maria Valtorta perché queste di Don Guido (circa 400 pagine) avrebbero rappresentato una mole eccessiva di notizie per le quali sarebbe stata necessaria una trattazione a parte, significa non valutare abbastanza il fatto che il Signore ha dato invece alla Valtorta oltre 7000 pagine di rivelazioni in una decina di anni, pagine di eccelsa spiritualità e sapienza, e che - se avesse voluto – Egli non sarebbe certo indietreggiato di fronte a 400 pagine.
Infatti fu ciò che in realtà Dio fece dandole moltissime rivelazioni anche sulla Genesi e sul Peccato originale: rivelazioni del tutto esaurienti e – per inciso - perfettamente allineate alle Verità di Fede, come si evince anche dalla Presentazione dell'Opera di Maria Valtorta fatta dal Beato padre Gabriele Maria Allegra il quale, scrivendo il 30 luglio 1965 ad un confratello, Padre Fortunato Margiotti, ebbe perentoriamente ad affermare: 'Digitus Dei est hic!'
Nel caso degli ‘uomini-scimmia’, come li chiama la Valtorta, il chiarimento dato da Gesù nasce quasi casualmente da un pensiero interiore della mistica, nel cui 'cuore' Egli sempre guardava. Lei non era 'curiosa', non si permetteva mai di chiedere a Gesù spiegazioni su tanti misteri, lei si limitava a scrivere quel che Gesù le diceva. La sua era solo una domanda interiore rivolta a se stessa, un desiderio di conoscenza che lei non aveva neanche osato esprimerGli, ma al quale Egli nella sua bontà volle dare risposta rivelandole un grande mistero anche a nostro uso – risposta altresì ai superbi evoluzionisti moderni – chiarendo un passo della Bibbia considerato ancor oggi estremamente ‘oscuro’ da tutti i commentatori.
Egli ne ha poi approfittato per spiegare le vere ragioni del Diluvio universale al quale molti si rifiutano di credere anche perché non sanno darsi ragione del perché Dio abbia voluto punire così radicalmente l'Umanità.
7) La corruzione dell'Umanità - prescindendo da quella molto particolare di Caino - fu la conseguenza della perdita del preesistente dono della Grazia santificante e degli altri doni soprannaturali e naturali da parte di Adamo ed Eva e quindi del decadimento dello spirito asservito alla 'carne', per cui finirono per predominare nei loro discendenti gli istinti peggiori non più tenuti sotto controllo da una retta Ragione che era prima illuminata e traeva forza dall'unione con Dio.
Il quadro che si può desumere dal Cap. VI della ‘Genesi della Bibbia’, alla luce delle spiegazioni di quel brano del Gesù valtortiano citato proprio nell’Opera dello stesso don Guido, potrebbe essere allora, ragionevolmente, il seguente:
 Adamo peccò in un ramo dell'Amore, quello verso Dio, con la propria disubbidienza e con il tentativo di usurpazione del ruolo di Dio volendo essere 'come Dio'.
 Caino peccò anche nell'altro ramo dell'Amore, quello verso il prossimo, con il fratricidio.
 Caino peccò dunque totalmente, non si pentì, venne allora maledetto da Dio.
 Se il primo Peccato aveva prodotto in Adamo e nella sua discendenza le conseguenze spirituali, morali e fisiche che sappiamo, si può ben immaginare cosa poté aver prodotto il secondo peccato, quello di Caino: degenerazione a livello morale e libidine al massimo grado, accoppiamento con bruti, animali-bruti, nascita di bruti, animali-mostri frutto di incrocio promiscuo, una razza di animali-uomini, la razza degli 'uomini-scimmia', 'uomini' dunque dai rozzi caratteri promiscui che dopo il loro incrocio ulteriore con i "figli di Dio" vengono di tanto in tanto ritrovati ma che vennero distrutti dal Diluvio.
Un’altra interessante spiegazione di questo straordinario avvenimento di ibridazione, riferito ovviamente a Caino e non certo ad Adamo, la si trova tuttavia anche in un altro passo dell’Opera valtortiana di alcuni anni dopo, passo al quale abbiamo in precedenza solo accennato.
Si tratta più in particolare, di un brano delle ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’12 dove a parlare alla mistica è lo Spirito Santo.
Egli le tiene una lezione 'capolavoro' di ben 28 pagine sul Peccato originale.
Anche qui si ritorna sul tema già trattato da Gesù nel precedente Dettato dei Quaderni in merito alla ibridazione dei discendenti di Caino.
Nel brano dello Spirito Santo viene confermato che nel 'Diluvio'' vennero distrutti i 'mostri' nati dal connubio animalesco di Caino e dei suoi discendenti, e viene anche ribadito che insieme agli ‘uomini-mostri’ venne distrutto anche l'altro ramo dell'Umanità, cioè quello dei discendenti di Set che non solo si erano moralmente corrotti ma anche in buona parte incrociati a loro volta con i discendenti ‘animaleschi’ di Caino perdendo la purezza genetica della specie.
Lo Spirito Santo chiarisce che la sopravvivenza dell'Umanità - ripartendo dalla stirpe di Noè, giudicata spiritualmente 'giusta' da Dio oltre che di razza pura (e non ibrida come si sostiene in 'Genesi biblica') - fu assicurata grazie ad una nuova riproduzione, venendo essa così riportata, una volta distrutti gli 'ibridi' in seguito al Diluvio, alla natura originaria del primo uomo, natura fatta sempre di materia e di spirito e rimasta tale anche dopo il Peccato di origine.
Non era infatti possibile - spiega lo Spirito Santo alla Mistica - pensare che Dio avesse potuto dare un'anima spirituale ed immortale a degli esseri-mostri, appunto gli 'ibridi', che del vero uomo conservavano solo una qualche immagine fisica frutto dell'incrocio di specie diverse, incrocio entro certi limiti intellettualmente ‘evoluto’ ma pur sempre venuto da una lunga procreazione di 'bruti'.
Riepilogando, il quadro conclusivo che mi sono fatto a questo riguardo è il seguente:
I discendenti di Caino (chiamati ‘figli degli uomini’, dove per ‘uomini’ si intendono degli esseri fatti di ‘materia carnale’, mera ‘carne’ senza essenza spirituale) erano ibridi frutto di incrocio con 'bestie', e quindi privi di anima che è l'unica cosa che per Dio conta perché è quella che Egli ci dà a sua immagine e somiglianza e che ci rende veramente 'uomini' e preziosi - in quanto 'figli' - agli occhi suoi.
I discendenti 'puri’ del ramo di Set (cioè i cosiddetti ‘figli di Dio’, perché discendenti da Adamo, e detti così anche in contrapposizione ai ‘figli della carne’, cioè degli impulsi carnali bestiali, 'figli della carne' discendenti da Caino, che avevano dato origine agli ibridi) si erano con i secoli in gran parte corrotti moralmente.
Essi si erano inoltre in parte incrociati con quelle femmine dotate di 'potenza di forme, selvaggia bellezza ed ardenza belluina' – alle quali ha accennato Gesù - femmine frutto a loro volta del precedente incrocio fra i discendenti di Caino e le cosiddette 'scimmie', od ominidi che fossero.
Lo spirito di gran parte dei discendenti di razza pura di Set, cioè l'anima spirituale, era ormai tanto corrotto da essere irrimediabilmente morto. Quindi essi non si potevano più considerare alla stregua di 'figli di Dio' ma figli dell'Altro.
I discendenti di Set che non erano ancora corrotti del tutto avrebbero però finito per divenirlo inevitabilmente, come succede alle mele sane quando vengono messe vicine a delle mele marce, finendo così per meritarsi anch’essi l'inferno, per l’Eternità.
Il Diluvio con la distruzione della specie umana - esaminato dal punto di vista del Progetto Creativo di Dio il quale vorrebbe tanti ‘figli’ in Paradiso e quindi valutato sotto l'aspetto puramente spirituale che è quello che conta anche ai fini della sorte eterna - fu da un lato un atto di Giustizia con l'eliminazione dei peccatori più corrotti ed in più l'eliminazione di una razza di mostri che di 'umano', nonché di spirituale, non aveva niente, in quanto razza non dotata d'anima da Dio e pertanto equiparata a comuni animali, anzi molto peggio.
Dall'altro lato fu un atto di Misericordia, una sorta di 'profilassi' spirituale con l'eliminazione fisica - salvandone però l'anima per la vita eterna - di quei discendenti di Set che non si erano ancora completamente corrotti per cui, morendo anzitempo, sarebbero andati in Purgatorio in attesa della Redenzione e quindi della salvezza finale.
Fu inoltre così possibile – attraverso Noè e la sua discendenza - salvare la pura razza umana originaria creata da Dio e permettere, con l'avvento successivo di Gesù e con la sua Passione, il regolare svolgimento e completamento del Progetto creativo di Dio che Satana aveva cercato di sabotare fin dall'inizio nel Paradiso terrestre.
Devo confessare che venti anni fa quella spiegazione di Gesù sugli uomini-scimmia aveva cominciato ad assillarmi la mente tanto mi sembrava straordinaria.
Se non l'avessi letta nell'opera della Valtorta – dove a dare credibilità non è solo un brano specifico ma l’intera Opera - e se non avessi trovato riscontro in quel passo del Capo VI della Genesi biblica (passo, come già detto, considerato dagli esegeti molto misterioso) non avrei mai creduto che potessero essere esistiti degli uomini-scimmia: ibridi.
Un passo tanto misterioso da far persino immaginare a taluni esegeti che quei misteriosi ‘figli di Dio’ del Capo VI fossero stati addirittura degli 'angeli’ scesi in terra, 'materializzandosi', per unirsi a delle belle donne umane, figlie appunto degli ‘uomini’.
L'uomo di Neanderthal – secondo ricerche nel campo della genetica - pare sia dunque stato uno di quegli ibridi.
Anzi l'uomo di Neanderthal, proprio per la sua somiglianza promiscua con l'uomo attuale, era stato inizialmente considerato da molti come il tanto invano ricercato 'anello mancante di congiunzione' fra una razza di ominidi anteriore e il successivo uomo 'Sapiens-sapiens', a conferma della teoria della evoluzione.
Solo in seguito si è scoperto che il suo DNA era diverso da quello propriamente umano per cui esso era in realtà da considerare un ‘ibrido’, fatto che spiegava la sua somiglianza da un lato all’uomo e dall’altro alla scimmia: non un anello mancante, dunque, ma semmai anello di 'congiunzione promiscua'.
La scienza senza Sapienza – perché rifiuta la Bibbia e non crede al Diluvio universale – scambia dunque gli ominidi, o i ‘Neanderthal’ degenerati, per degli ‘antenati’ nel supposto processo evolutivo che avrebbe condotto all’uomo, senza riuscire però a darsi una ragionevole spiegazione su come essi facessero – in quanto supposti antenati di lontane epoche precedenti - a coesistere temporalmente con l’uomo e come mai all’improvviso essi - dopo questa accertata 'coesistenza' - fossero scomparsi dalla faccia della terra, rimanendo in vita solo l’uomo.13
Antropologi e paleontologi, non sapendo - come già prima accennato - in quale modo spiegarsi la scomparsa improvvisa dalla faccia della terra di ominidi in genere e di uomini 'Neanderthal', hanno perfino ipotizzato che la loro razza fosse stata in qualche modo radicalmente eliminata da quella umana coesistente o fosse perita a causa di una qualche forma di contagio letale per malattie trasmesse loro dall'uomo oppure a causa di guerre e stermini da parte degli uomini per la conquista di territori e spazi vitali...
La risposta – alla luce del Capo VI della Genesi così come meglio spiegato dal Gesù valtortiano – è dunque ora molto semplice: rimase ad un certo punto della storia sulla faccia della terra solo l’uomo derivato dalla nuova discendenza del tutto umana di Noè, essendo state distrutte dal Diluvio tutte le generazioni precedenti di uomini ed ominidi.
Bisogna dunque davvero accettare - da un punto di vista razionale - l'ipotesi che siano esistiti animali antropomorfi con i quali Caino e i suoi discendenti si sono accoppiati dando origine ad una nuova specie 'ibrida'.
Sia l'originario primo essere antropomorfo che la successiva specie 'ibrida' sono entrambe scomparsi.
I resti fossili della prima specie vengono considerati ‘resti di scimmia', quelli della seconda vengono chiamati ominidi o anche ‘uomo di Neanderthal'.
Secondo la ‘tesi’ che emerge da ‘Genesi biblica’ - ne è stato già fatto cenno in precedenza - la nostra razza attuale sarebbe frutto di una evoluzione … mediata e soprattutto ‘guidata’.
Guidata grazie a specifici interventi di Dio che avrebbe via-via fatto evolvere gli uomini ibridati dal loro iniziale stato decaduto ad una forma evolutiva superiore sempre più simile a quella 'umana' attuale, migliorandone progressivamente intelligenza ed aspetto fisico per condurla, con il tempo, il più vicino possibile all'esemplare adamitico.
Fatta questa premessa introduttiva, lunga ma necessaria per porre nella giusta cornice il nostro futuro dibattito, direi di aggiornare i lavori alla prossima Sessione.
Nel frattempo avrete anche la possibilità – dopo aver meditato su quanto fino ad ora ascoltato - di documentarvi meglio sulla ‘Genesi biblica’... senza trascurare ovviamente la Genesi della... Bibbia.

1  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945/1950' - 30.12.46 - Centro Editoriale Valtortiano.
2  Gn 6,1-12: 1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
5Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. 9Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
2  N.d.A.: E' ragionevole pensare che il bestiale atto sessuale possa essere avvenuto con scimmie od ominidi, generando dunque 'mostri', 'fiere', per indicare - con questi due termini - esseri animali che avevano una parvenza solo umana grazie all'incrocio di cromosomi di entrambe le specie.
3  Don Guido Bortoluzzi: ‘Genesi biblica’ – pagg. 378/383 – Ed. 2010 – http://www.genesibiblica.eu
4  don Guido Bortoluzzi' - 'Genesi biblica' 2010 - Appendice, 18 - pag. 381.
5  N.d.R.: Per consentirne una migliore lettura e valutazione della parte omessa del Dettato valtortiano ho voluto sottolinearla ed evidenziarla in color verde nel relativo testo originale di seguito trascritto.
6  M.V.: ‘I Quaderni del 1945/1950’ – 30.12.1946 – Centro Editoriale Valtortiano
7  Gn 6,1-12:1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
5Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.
9Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
8  Nota Editore: primo dei comandi, quello del Deuteronomio 6.5 che rinvia all’altro comando di Genesi 2,16-17. L’esposizione che segue rimanda a Genesi 3-4
9  N.d.R.: Il secondo, vale a dire il secondo peccato dopo il Peccato originale, commesso da Caino con il fratricidio di Abele.
10  Questi paleo-antropologi pensano di farla risalire a 40.000 anni fa. Questa datazione è però del tutto priva di fondamento scientifico e si basa sui tempi delle sedimentazioni terrestri ipotizzati ancor oggi sulla base della ottocentesca teoria 'attualista' delle stratificazioni e dei principi di geologia di Charles Lyell sulla quale teoria (mai scientificamente dimostrata come 'vera' mentre al contrario è stata recentemente dimostrata - in laboratorio - come falsa dallo scienziato francese Guy Berthault) si baserebbero le datazioni della teorie della evoluzione. Vedi al riguardo, di G. Landolina, l’ampia trattazione contenuta ne ‘La Genesi biblica fra scienza e fede’, Ed. Segno, Vol. II, Capp. dal 3 al 12, con l’approfondimento dei principi su cui si basa l’attuale teoria stratigrafica della terra e la presunta datazione delle varie ere geologiche e degli esperimenti in laboratorio sui depositi alluvionali effettuati da Guy Berthault.
L’opera è reperibile nel sito internet dell’autore ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’ digitando http://www.ilcatecumeno.net. (accendi le casse acustiche)
11  Gn 3, 14-15: 14Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
12  Maria Valtorta: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ – 21/28 maggio 1948 – pagg. 125/152 – C.E.V.
13 N.d.A. Cfr. Scompaiono una serie di ''anelli di congiunzione'' confermando quindi che Darwin non regge alle prove della scienza di Umberto Fasol.
«La ricerca non ha mai fine», diceva il filosofo della scienza Karl Popper e in effetti chi segue la teoria dell'evoluzione da quando è stata formulata per la prima volta da Charles Darwin nel 1859 lo può confermare a suon di prove. Generazioni intere hanno studiato sui libri di scuola che l'uomo deriva da un ipotetico primate di tipo scimmiesco che, a sua insaputa, per grazia ricevuta, ha avviato una serie di progressive trasformazioni dell'intera anatomia, che lo hanno condotto, per mutazione e per selezione naturale, ad un esito imprevisto: a diventare un essere intelligente e consapevole, capace di interrogarsi sul passato, sul presente e sul futuro. E tutto questo processo di "ominazione" – secondo questa concezione – è avvenuto lungo una linea diritta.
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MA QUALE "CESPUGLIO"?
Negli ultimi anni questo percorso lineare di trasformazione, ritenuto senza causa e senza scopo, è stato ramificato a tal punto che è diventato un "cespuglio". Perché? Perché i reperti fossili via via rinvenuti, a pezzi, in siti diversi del Pianeta, in epoche geologiche altrettanto distinte, hanno costretto gli evoluzionisti a continue revisioni della teoria. Rami più o meno lunghi si aggiungono nei cespugli genealogici per andare ad abbracciare ogni reperto, allungando la lista dei cosiddetti ominidi, non avendo informazioni dirette sulla loro possibile interfecondità.
Infatti, nel regno animale e vegetale, individui diversi appartengono a una stessa specie se sono in grado di accoppiarsi e di generare prole a sua volta feconda. Oggi, per esempio, analizzando il DNA fossile, si è scoperto che l'Homo di Neanderthal e l'Homo sapiens, a lungo considerati solo parenti e appartenenti a specie diverse, dovevano invece essere interfecondi e quindi vanno inclusi in un'unica specie umana.
La recente scoperta di alcuni teschi a Dmanisi, in Geòrgia, a pochi chilometri da Tbilisi, ha tagliato ora diverse fronde, riducendo il cespuglio di nuovo a un unico ramoscello che unisce l'Australopiteco di oltre due milioni di anni fa all'Homo sapiens di oggi. Perché?
La chiave di tutto è un cranio, battezzato "skull 5", portato alla luce già nel 2005 e che ora è stato abbinato con una mandibola scoperta ancora prima, che vi si incastra perfettamente. Questo esemplare di teschio così completo, comprensivo anche di dentatura, costituisce fino ad oggi il miglior teschio di Homo erectus adulto.

ERECTUS, HABILIS E RUDOLFENSIS IN UN UNICO CRANIO
L'eccezionalità e la novità dei teschi rinvenuti a Dmanisi, la cui scoperta ha meritato la copertina dell'autorevole rivista americana Science (ottobre 2013), è dovuta ad almeno tre fatti.
Il primo (che forse è anche il più importante) è che gli evoluzionisti affermano che l'Homo erectus, l'Homo habilis e l'Homo rudolfensis sono ominidi appartenenti a specie diverse, ma, per contro, in un cranio ritrovato a Dmanisi si trovano: lo spazio per un viso lungo come quello di un Homo erectus moderno (molto simile al nostro), lo spazio per un cervello piccolo (550 cm. cubici) come quello di un Homo habilis e una dentatura simile a quella di Homo rudolfensis; mai queste tre caratteristiche erano state rinvenute unite in un unico fossile.

UN'UNICA SPECIE UMANA
II secondo fatto eccezionale consiste nel ritrovamento di altri quattro crani completi di Homo nello stesso sito, molto diversi tra loro, ma appartenenti allo stesso periodo. Ora, se sono stati ritrovati nello stesso sito, è ragionevole pensare che appartengano a individui della stessa tribù, quindi della stessa specie.
Il prof. David Lordkipanidze, del Museo Nazionale della Geòrgia, insieme ai suoi collaboratori, ha fatto un'analisi comparata di alta qualità, con tecniche statistiche raffinate, dei tratti morfologici dei cinque crani e ha osservato che le loro differenze sono le stesse che si ritrovano tra gli esemplari noti delle diverse specie di Homo abbracciate dal "cespuglio" tante volte proposto dalla teoria evoluzionista: ergaster, habilis, erectus, rudolfensis. Allo stesso modo, il professore ha studiato le differenze tra i crani di scimpanzè e di scimmie bonobo, di oggi. Analogo il risultato: la variabilità presente nei cinque crani di Dmanisi è la stessa che si ritrova tra le scimmie.
La conclusione è quella che abbiamo poc'anzi già cominciato a menzionare: le presunte specie diverse del genere Homo, che avrebbero preceduto l'Homo sapiens (e che sono scolpite su pietra in ogni Museo e vergate in grassetto su ogni libro di scuola, disposte in sequenza graduata per evidenziare il presunto progresso in percentuale di umanità), sono in realtà varietà o razze di un'unica specie, quella umana. Razze, non specie. È come se gli evoluzionisti avessero messo in fila un odierno polinesiano (con il cranio molto piccolo), un odierno asiatico (con il cranio di medie dimensioni) e infine un odierno bavarese (con il cranio grande) e dicessero che sono tre specie diverse in cammino evolutivo. Falso! La collezione di varietà umane è come quella che esiste in tutte le specie; l'esempio più noto è dato dalle razze canine: dal bassotto al levriero, al pastore tedesco, al dobermann, sempre di cani si tratta.

UN PROBLEMA DI PRIMOGENITURA
II terzo fatto degno di rilievo è che l'età di questi crani della Geòrgia coincide con quella dei primi Uomini apparsi in Africa nordorientale, creando quindi un problema di primogenitura. I fossili africani sono sempre stati i più antichi come datazione e quindi si è sempre pensato, anche da parte degli evoluzionisti, che dall'attuale regione dell'Etiopia l'umanità si sia diffusa, a più ondate, verso l'Europa e verso l'Asia. Se però si rinvengono altrove reperti umani coevi se non più antichi ancora di quelli africani, la tesi non può più essere sostenuta.
Dmanisi ha riacceso il dibattito anche all'interno del mondo accademico; si tratta di una gran brutta storia per gli evoluzionisti, alcuni dei quali si stanno muovendo per ridimensionare la portata dell'articolo apparso su Science, invocando ulteriori analisi e considerazioni. Insomma, la teoria evoluzionista, e tutte le problematiche che la affliggono (per esempio: come conciliarla con la genetica, che non ammette mutazioni causali se non per generare tumori e malattie? E come si spiega l'origine del linguaggio simbolico? E come è nata la coscienza? Come è sorto il senso religioso? Perché l'Uomo cerca un senso?) varie volte segnalate sul "Timone" [...], con i ritrovamenti di Dmanisi perde ora un altro glorioso pezzo.
Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli pubblicati sull'evoluzionismo, ...
GENESI BIBLICA E PECCATO ORIGINALE
(Audio-conferenza - Dibattito virtuale)     
SECONDA SESSIONE
«Non ci fu autogenesi, e non ci fu evoluzione, ma ci fu la Creazione voluta dal Creatore... Può pensarsi un Paradiso le cui legioni di Santi, alleluianti intorno al trono di Dio, siano il prodotto ultimo di una lunga evoluzione di belve?... L’uomo attuale non è il risultato di un’evoluzione ascendentale, ma il doloroso risultato di una evoluzione discendentale, in quanto la colpa di Adamo ha per sempre leso la perfezione fisico‑morale‑spirituale dell’uomo originale».1
Nella precedente sessione mi ero preoccupato soprattutto di mettere in chiaro come l’Opera di Maria Valtorta (e più in particolare quel Dettato di Gesù alla mistica2 in cui Egli, commentando il Cap. VI della Genesi, parlava di quelli che la Valtorta aveva definito 'uomini-scimmia' discendenti da Caino, ma non da Adamo) nulla avesse a che fare con l’interpretazione ... 'estensiva' che si poteva in qualche modo dedurre leggendo alcune considerazioni nella ‘Genesi biblica’ di don Guido Bortoluzzi.
Vorrei oggi approfondire questo argomento, ma solo dopo che la 'Cabina di regia' ci avrà aperto in successione il microfono a quattro telefonate già in linea che pregherei tuttavia di farci ascoltare in 'viva voce'.
Mi chiamo 'Rosanna 1' 3 e - lo dico per gli altri che ascoltano, perché tu lo sai fin troppo bene - sono la moglie del tuo amico Claudio, Webmaster del tuo sito internet.
Per gli ascoltatori dico che vivo nelle valli del Bergamasco. Sto seguendo con molto interesse questo dibattito anche perché avevo già letto in precedenza sul Web la 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi.
Avevo subito compreso come non ci fosse alcuna reale convergenza con l'Opera valtortiana - ad eccezion fatta dell'ibridismo dei discendenti di Caino (e non certo di Adamo, come sostiene invece don Bortoluzzi) - ma poi non avevo lucidamente analizzato oltre i singoli aspetti come ho potuto fare ora con calma seguendovi nei vostri commenti.
Proprio con riferimento agli 'altri' brani valtortiani - che secondo quanto affermato in 'Genesi biblica' confermerebbero le tesi della stessa - ve ne segnalo e leggo ora tre, brevi, che invece smentiscono completamente queste tesi.
Essi riguardano proprio il ruolo centrale svolto da Eva, compagna di Adamo, che in realtà appare creata già donna 'adulta' e quindi tutt'altro che una 'bambina', poi cresciuta per diventare con gli anni sposa di Adamo, come si sostiene invece nella 'Genesi' di Don Guido Bortoluzzi.
Il primo brano è di Gesù, il secondo - subito a seguire - è di Maria SS. ed il terzo è ancora di Gesù:
^^^^^
17. La disubbidienza di Eva e l'ubbidienza di Maria.
5 marzo 1944.
Dice Gesù: 4
« [...]
Non si legge nella Genesi che Dio fece l'uomo dominatore su tutto quanto era sulla terra, ossia su tutto meno che su Dio e i suoi angelici ministri?
Non si legge che fece la donna perché fosse compagna all'uomo nella gioia e nella dominazione su tutti i viventi?
Non si legge che di tutto potevano mangiare fuorché dell'albero della scienza del Bene e del Male?
Perché? Quale sottosenso è nella parola "perché domini"?
Quale in quello dell'albero della scienza del Bene e del Male?
Ve lo siete mai chiesto, voi che vi chiedete tante cose inutili e non sapete chiedere mai alla vostra anima le celesti verità?
La vostra anima, se fosse viva, ve le direbbe, essa che quando è in grazia è tenuta come un fiore fra le mani dell'angelo vostro, essa che quando è in grazia è come un fiore baciato dal sole e irrorato dalla rugiada per lo Spirito Santo che la scalda e illumina, che la irriga e la decora di celesti luci. Quante verità vi direbbe la vostra anima se sapeste conversare con essa, se l'amaste come quella che mette in voi la somiglianza con Dio, che è Spirito come spirito è la vostra anima.
Quale grande amica avreste se amaste la vostra anima in luogo di odiarla sino ad ucciderla; quale grande, sublime amica con la quale parlare di cose di Cielo, voi che siete così avidi di parlare e vi rovinate l'un l'altro con amicizie che, se non sono indegne (qualche volta lo sono) sono però quasi sempre inutili e vi si mutano in frastuono vano o nocivo di parole, e parole tutte di terra.
Non ho Io detto: "Chi mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà, e verremo presso di lui e faremo in lui dimora"?5
L'anima in grazia possiede l'amore e, possedendo l'amore, possiede Dio, ossia il Padre che la conserva, il Figlio che l'ammaestra, lo Spirito che la illumina. Possiede quindi la Conoscenza, la Scienza, la Sapienza. Possiede la Luce. Pensate perciò quali conversazioni sublimi potrebbe intrecciare con voi la vostra anima. Sono quelle che hanno empito i silenzi delle carceri, i silenzi delle celle, i silenzi degli eremitaggi, i silenzi delle camere degli infermi santi. Sono quelle che hanno confortato i carcerati in attesa di martirio, i claustrati alla ricerca della Verità, i romiti anelanti alla conoscenza anticipata di Dio, gli infermi alla sopportazione, ma che dico?, all'amore della loro croce.
Se sapeste interrogare la vostra anima, essa vi direbbe che il significato vero, esatto, vasto quanto il creato, di quella parola "domini" è questo: "Perché l'uomo domini su tutto. Su tutti i suoi tre strati. Lo strato inferiore, animale. Lo strato in mezzo, morale. Lo strato superiore, spirituale. E tutti e tre li volga ad un unico fine: possedere Dio". Possederlo meritandolo con questo ferreo dominio, che tiene soggette tutte le forze dell'io e le fa ancelle di questo unico scopo: meritare di possedere Dio.
Vi direbbe che Dio aveva proibito la conoscenza del Bene e del Male, perché il Bene lo aveva elargito alle sue creature gratuitamente, e il Male non voleva che lo conosceste, perché è frutto dolce al palato ma che, sceso col suo succo nel sangue, ne desta una febbre che uccide e produce arsione, per cui più si beve di quel suo succo mendace e più se ne ha sete.
Voi obbietterete: "E perché ce l'ha messo?".
E perché! Perché il Male è una forza che è nata da sola, come certi mali mostruosi nel corpo più sano.
Lucifero era angelo, il più bello degli angeli. Spirito perfetto, inferiore a Dio soltanto.
Eppure nel suo essere luminoso nacque un vapore di superbia che esso non disperse.
Ma anzi condensò covandolo. E da questa incubazione è nato il Male. Esso era prima che l'uomo fosse. Dio l'aveva precipitato fuor dal Paradiso, l'Incubatore maledetto del Male, questo insozzatore del Paradiso. Ma esso è rimasto l'eterno Incubatore del Male e, non potendo più insozzare il Paradiso, ha insozzato la Terra.
Quella metaforica pianta sta a dimostrare questa verità. Dio aveva detto all'uomo e alla donna: "Conoscete tutte le leggi ed i misteri del creato. Ma non vogliate usurparmi il diritto di essere il Creatore dell'uomo. A propagare la stirpe umana basterà il mio amore che circolerà in voi, e senza libidine di senso ma per solo palpito di carità susciterà i nuovi Adami della stirpe. Tutto vi dono. Solo mi serbo questo mistero della formazione dell'uomo".
Satana ha voluto levare questa verginità intellettuale all'uomo, e con la sua lingua serpentina ha blandito e accarezzato membra e occhi di Eva, suscitandone riflessi e acutezze che prima non avevano, perché la Malizia non li aveva intossicati.
Essa "vide". E vedendo volle provare. La carne era destata. Oh! se avesse chiamato Dio! Se fosse corsa a dirgli: "Padre! Io son malata. Il Serpente mi ha accarezzata e il turbamento è in me". Il Padre l'avrebbe purificata e guarita col suo alito, che, come le aveva infuso la vita, poteva infonderle nuovamente innocenza, smemorandola del tossico serpentino ed anzi mettendo in lei la ripugnanza per il Serpente, come è in quelli che un male ha assalito e che, guariti di quel male, ne portano una istintiva ripugnanza.
Ma Eva non va al Padre. Eva torna dal Serpente. Quella sensazione è dolce per lei. "Vedendo che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi e bello all'occhio e gradevole all'aspetto, lo colse e ne mangiò". (Gen. 3, 6)
E "comprese".
Ormai la malizia era scesa a morderle le viscere. Vide con occhi nuovi e udì con orecchi nuovi gli usi e le voci dei bruti. E li bramò con folle bramosia.
Iniziò sola il peccato. Lo portò a termine col compagno. Ecco perché sulla donna pesa condanna maggiore.
È per lei che l'uomo è divenuto ribelle a Dio e che ha conosciuto lussuria e morte.
È per lei che non ha più saputo dominare i suoi tre regni: dello spirito, perché ha permesso che lo spirito disubbidisse a Dio; del morale, perché ha permesso che le passioni lo signoreggiassero; della carne, perché l'avvilì alle leggi istintive dei bruti.
"Il Serpente mi ha sedotta" dice Eva. "La donna m'ha offerto il frutto ed io ne ho mangiato" dice Adamo" (Gen. 3, 12-13). E la cupidigia triplice abbranca da allora i tre regni dell'uomo.
Non c'è che la Grazia che riesca ad allentare la stretta di questo mostro spietato. E, se è viva, vivissima, mantenuta sempre più viva dalla volontà del figlio fedele, giunge a strozzare il mostro ed a non aver più a temere di nulla. Non dei tiranni interni, ossia della carne e delle passioni; non dei tiranni esterni, ossia del mondo e dei potenti del mondo. Non delle persecuzioni. Non della morte. È come dice l'apostolo Paolo (Atti 20, 24): "Nessuna di queste cose io temo, né tengo alla mia vita più di me, purché io compia la mia missione ed il ministero ricevuto dal Signore Gesù per rendere testimonianza al Vangelo della Grazia di Dio".
[...]
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[8 marzo 1944.]
Dice Maria:6
«Nella gioia, poiché quando ho compreso la missione a cui Dio mi chiamava fui ripiena di gioia, il mio cuore si aprì come un giglio serrato e se ne effuse quel sangue che fu zolla al Germe del Signore.
Gioia di esser madre.
M'ero consacrata a Dio dalla prima età, perché la luce dell'Altissimo m'aveva illuminato la causa del male del mondo ed avevo voluto, per quanto era in mio potere, cancellare da me la traccia di Satana.
Io non sapevo di esser senza macchia. Non potevo pensare d'esserlo. Il solo pensarlo sarebbe stata presunzione e superbia, perché, nata da umani genitori, non m'era lecito pensare che proprio io ero l'Eletta ad esser la Senza Macchia.
Lo Spirito di Dio mi aveva istruita sul dolore del Padre davanti alla corruzione di Eva, che aveva voluto avvilire sé, creatura di grazia, ad un livello di creatura inferiore. Era in me l'intenzione di addolcire quel dolore riportando la mia carne alla purezza angelica col serbarmi inviolata da pensieri, desideri e contatti umani.
Solo per Lui il mio palpito d'amore, solo a Lui il mio essere. Ma, se non era in me arsione di carne, era però ancora il sacrificio di non esser madre.
La maternità, priva di quanto ora la avvilisce, era stata concessa dal Padre creatore anche ad Eva. Dolce e pura maternità senza pesantezza di senso! Io l'ho provata! Di quanto s'è spogliata Eva rinunciando a questa ricchezza! Più che dell'immortalità. E non vi paia esagerazione.
Il mio Gesù, e con Lui io, sua Madre, abbiamo conosciuto il languore della morte. Io il dolce languore di chi stanco si addormenta, Egli l'atroce languore di chi muore per la sua condanna. Dunque anche a noi è venuta la morte. Ma la maternità, senza violazioni di sorta, è venuta a me sola, Eva nuova, perché io potessi dire al mondo di qual dolcezza fosse la sorte della donna chiamata ad esser madre senza dolore di carne. E il desiderio di questa pura maternità poteva essere ed era anche nella vergine tutta di Dio, poiché essa è la gloria della donna.
Se voi pensate, poi, in quale onore era tenuta la donna madre presso gli israeliti, ancor più potete pensare quale sacrificio avevo compiuto consacrandomi a questa privazione.
Ora alla sua serva l'eterno Buono dava questo dono senza levarmi il candore di cui m'ero vestita per esser fiore sul suo trono. Ed io ne giubilavo con la duplice gioia d'esser madre di un uomo e d'esser Madre di Dio.
Gioia d'esser Quella per cui la pace si rinsaldava fra Cielo e Terra.
Oh! aver desiderato questa pace per amore di Dio e di prossimo, e sapere che per mezzo di me, povera ancella del Potente, essa veniva al mondo! Dire: "Oh! uomini, non piangete più. Io porto in me il segreto che vi farà felici. Non ve lo posso dire, perché è sigillato in me, nel mio cuore, come è chiuso il Figlio nel seno inviolato. Ma già ve lo porto fra voi, ma ogni ora che passa è più prossimo il momento in cui lo vedrete e ne conoscerete il Nome santo".
Gioia d'aver fatto felice Iddio: gioia di credente per il suo Dio fatto felice.
Oh! l'aver levato dal cuore di Dio l'amarezza della disubbidienza d'Eva! Della superbia d'Eva! Della sua incredulità!
Il mio Gesù ha spiegato di qual colpa si macchiò la Coppia prima. Io ho annullato quella colpa rifacendo a ritroso, per ascendere, le tappe della sua discesa.
Il principio della colpa fu nella disubbidienza.
"Non mangiate e non toccate di quell'albero" aveva detto Iddio (Gen. 2, 17).
E l'uomo e la donna, i re del creato, che potevano di tutto toccare e mangiare fuor che di quello, perché Dio voleva non renderli che inferiori agli angeli, non tennero conto di quel divieto.
La pianta: il mezzo per provare l'ubbidienza dei figli.
Che è l'ubbidienza al comando di Dio? È bene, perché Dio non comanda che il bene.
Che è la disubbidienza? È male, perché mette l'animo nelle disposizioni di ribellione su cui Satana può operare.
Eva va alla pianta da cui sarebbe venuto il suo bene con lo sfuggirla o il suo male coll'avvicinarla. Vi va trascinata dalla curiosità bambina di vedere che avesse in sé di speciale, dall'imprudenza che le fa parere inutile il comando di Dio, dato che lei è forte e pura, regina dell'Eden, in cui tutto le ubbidisce e in cui nulla potrà farle del male. La sua presunzione la rovina. La presunzione è già lievito di superbia.
Alla pianta trova il Seduttore il quale, alla sua inesperienza, alla sua vergine tanto bella inesperienza, alla sua maltutelata da lei inesperienza, canta la canzone della menzogna.
"Tu credi che qui sia del male? No. Dio te l'ha detto, perché vi vuol tenere schiavi del suo potere. Credete d'esser re? Non siete neppur liberi come lo è la fiera. Ad essa è concesso di amarsi di amor vero. Non a voi. Ad essa è concesso d'esser creatrice come Dio. Essa genererà figli e vedrà crescere a suo piacere la famiglia. Non voi. A voi negata è questa gioia. A che pro dunque farvi uomo e donna se dovete vivere in tal maniera? Siate dèi.
Non sapete quale gioia è l'esser due in una carne sola, che ne crea una terza e molte più terze? Non credete alle promesse di Dio di avere gioia di posterità vedendo i figli crearsi nuove famiglie, lasciando per esse e padre e madre. Vi ha dato una larva di vita: la vita vera è di conoscere le leggi della vita. Allora sarete simili a dèi e potrete dire a Dio: 'Siamo tuoi uguali'."
E la seduzione è continuata, perché non vi fu volontà di spezzarla, ma anzi volontà di continuarla e di conoscere ciò che non era dell'uomo.
Ecco che l'albero proibito diviene, alla razza, realmente mortale, perché dalle sue rame pende il frutto dell'amaro sapere che viene da Satana. E la donna diviene femmina e, col lievito della conoscenza satanica in cuore, va a corrompere Adamo.
Avvilita così la carne, corrotto il morale, degradato lo spirito, conobbero il dolore e la morte dello spirito privato della Grazia, e della carne privata dell'immortalità. E la ferita di Eva generò la sofferenza, che non si placherà finché non sarà estinta l'ultima coppia sulla terra.
Io ho percorso a ritroso la via dei due peccatori. Ho ubbidito. In tutti i modi ho ubbidito.
Dio m'aveva chiesto d'esser vergine. Ho ubbidito.
Amata la verginità, che mi faceva pura come la prima delle donne prima di conoscere Satana, Dio mi chiese d'esser sposa. Ho ubbidito, riportando il matrimonio a quel grado di purezza che era nel pensiero di Dio quando aveva creato i due Primi.
Convinta d'esser destinata alla solitudine nel matrimonio e allo sprezzo del prossimo per la mia sterilità santa, ora Dio mi chiedeva d'esser Madre. Ho ubbidito. Ho creduto che ciò fosse possibile e che quella parola venisse da Dio, perché la pace si diffondeva in me nell'udirla.
Non ho pensato: "Me lo sono meritato". Non mi son detta: "Ora il mondo mi ammirerà, perché sono simile a Dio creando la carne di Dio". No. Mi sono annichilita nella umiltà. La gioia m'è sgorgata dal cuore come uno stelo di rosa fiorita. Ma si ornò subito di acute spine e fu stretta nel viluppo del dolore, come quei rami che sono avvolti dai vilucchi dei convolvoli.
Il dolore del dolore dello sposo: ecco la strettoia nel mio gioire. Il dolore del dolore del mio Figlio: ecco le spine del mio gioire.
Eva volle il godimento, il trionfo, la libertà. Io accettai il dolore, l'annichilimento, la schiavitù. Rinunciai alla mia vita tranquilla, alla stima dello sposo, alla libertà mia propria.
Non mi serbai nulla. Divenni l'Ancella di Dio nella carne, nel morale, nello spirito, affidandomi a Lui non solo per il verginale concepimento, ma per la difesa del mio onore, per la consolazione dello sposo, per il mezzo con cui portare egli pure alla sublimazione del coniugio, di modo da fare di noi coloro che rendono all'uomo e alla donna la dignità perduta.
Abbracciai la volontà del Signore per me, per lo sposo, per la mia Creatura. Dissi: "Sì" per tutti e tre, certa che Dio non avrebbe mentito alla sua promessa di soccorrermi nel mio dolore di sposa che si vede giudicata colpevole, di madre che si vede generare per dare il Figlio al dolore.
"Sì" ho detto. Sì. E basta. Quel "sì" ha annullato il “no” di Eva al comando di Dio.
"Sì, Signore, come Tu vuoi. Conoscerò quel che Tu vuoi. Vivrò come Tu vuoi. Gioirò se Tu vuoi. Soffrirò per quel che Tu vuoi. Sì, sempre sì, mio Signore, dal momento in cui il tuo raggio mi fè Madre al momento in cui mi chiamasti a Te. Sì, sempre sì. Tutte le voci della carne, tutte le passioni del morale sotto il peso di questo mio perpetuo sì. E sopra, come su un piedestallo di diamante, il mio spirito a cui mancan l'ali per volare a Te, ma che è signore di tutto l'io domato e servo tuo. Servo nella gioia, servo nel dolore. Ma sorridi, o Dio. E sii felice. La colpa è vinta. È levata, è distrutta. Essa giace sotto al mio tallone, essa è lavata nel mio pianto, distrutta dalla mia ubbidienza.
Dal mio seno nascerà l'Albero nuovo che porterà il Frutto che conoscerà tutto il Male, per averlo patito in Sé, e darà tutto il Bene. A questo potranno venire gli uomini, ed io sarò felice se ne coglieranno, anche senza pensare che esso nasce da me. Purché l'uomo si salvi e Dio sia amato, si faccia della sua ancella quel che si fa della zolla su cui un albero sorge: gradino per salire".
Maria: bisogna sempre saper essere gradino perché gli altri salgano a Dio. Se ci calpestano, non fa niente. Purché riescano ad andare alla Croce.
È il nuovo albero che ha il frutto della conoscenza del Bene e del Male, perché dice all'uomo ciò che è male e ciò che è bene perché sappia scegliere e vivere, e sa nel contempo fare di sé liquore per guarire gli intossicati dal male voluto gustare. Il nostro cuore sotto ai piedi degli uomini, purché il numero dei redenti cresca e il Sangue del mio Gesù non sia effuso senza frutto. Ecco la sorte delle ancelle di Dio.
Ma poi meritiamo di ricevere nel grembo l'Ostia santa e ai piedi della Croce, intrisa del suo Sangue e del nostro pianto, dire: "Ecco, o Padre, l'Ostia immacolata che ti offriamo per la salute del mondo. Guardaci, o Padre, fuse con Essa, e per i suoi meriti infiniti dacci la tua benedizione".
Ed io ti do la mia carezza. Riposa, figlia. Il Signore è con te».
Dice Gesù:7
«La parola della Madre mia dovrebbe sperdere ogni titubanza di pensiero anche nei più inceppati nelle formule.
[...]
Ho detto: "metaforica pianta". Dirò ora: "simbolica pianta". Forse capirete meglio.
Il suo simbolo è chiaro: dal come i due figli di Dio avrebbero agito rispetto ad essa, si sarebbe compreso come era in loro tendenza al Bene o al Male.
Come acqua regia che prova l'oro e bilancia d'orafo che ne pesa i carati, quella pianta, divenuta una "missione" per il comando di Dio rispetto ad essa, ha dato la misura della purezza del metallo d'Adamo e di Eva.
Sento già la vostra obbiezione: "Non è stata soverchia la condanna e puerile il mezzo usato per giungere a condannarli?".
Non è stato.
Una disubbidienza attualmente in voi, che siete gli eredi loro, è meno grave che non fosse in essi. Voi siete redenti da Me. Ma il veleno di Satana rimane sempre pronto a risorgere, come certi morbi che non si annullano mai totalmente nel sangue.
Essi, i due progenitori, erano possessori della Grazia senza aver mai avuto sfioramento con la Disgrazia. Perciò più forti, più sorretti dalla Grazia, che generava innocenza e amore. Infinito era il dono che Dio aveva loro dato. Ben più grave perciò la loro caduta nonostante quel dono.
Simbolico anche il frutto offerto e mangiato. Era il frutto di una esperienza voluta compiere per istigazione satanica contro il comando di Dio.
Io non avevo interdetto agli uomini l'amore. Volevo unicamente che si amassero senza malizia; come Io li amavo con la mia santità, essi dovevano amarsi in santità d'affetti, che nessuna libidine insozza.
Non si deve dimenticare che la Grazia è lume, e chi la possiede conosce ciò che è utile e buono conoscere. La Piena di Grazia conobbe tutto, perché la Sapienza la istruiva, la Sapienza che è Grazia, e si seppe guidare santamente. Eva conosceva perciò ciò che le era buono conoscere. Non oltre, perché è inutile conoscere ciò che non è buono.
Non ebbe fede nelle parole di Dio e non fu fedele nella sua promessa di ubbidienza.
Credette a Satana, infranse la promessa, volle sapere il non buono, lo amò senza rimorso, rese l'amore, che Io avevo dato così santo, una corrotta cosa, una avvilita cosa.
Angelo decaduto, si rotolò nel fango e sullo strame, mentre poteva correre felice fra i fiori del Paradiso terrestre e vedersi fiorire intorno la prole, così come una pianta si copre di fiori senza curvare la chioma nel pantano.
Non siate come i fanciulli stolti che Io indico nel Vangelo, i quali hanno udito cantare e si sono turati gli orecchi, hanno udito suonare e non hanno ballato, hanno udito piangere e hanno voluto ridere. Non siate gretti e non siate negatori. Accettate, accettate senza malizia e cocciutaggine, senza ironia e incredulità, la Luce. E basta su ciò.
Per farvi capire di quanto dovete esser grati a Colui che è morto per rialzarvi al Cielo e per vincere la concupiscenza di Satana, ho voluto parlarvi, in questo tempo di preparazione alla Pasqua, di questo che è stato il primo anello della catena con cui il Verbo del Padre fu tratto alla morte, l'Agnello divino al macello.
Ve ne ho voluto parlare perché ora il novanta per cento fra voi è simile ad Eva intossicata dal fiato e dalla parola di Lucifero, e non vivete per amarvi ma per saziarvi di senso, non vivete per il Cielo ma per il fango, non siete più creature dotate d'anima e ragione ma cani senz’anima e senza ragione. L'anima l'avete uccisa e la ragione depravata. In verità vi dico che i bruti vi superano nella onestà dei loro amori».
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Splendidi! Sono tre brani davvero splendidi, Rosanna, per illustrare la vera natura del Peccato originale, il ruolo straordinario di Maria SS. rispetto a quello di Eva e la natura metaforico/simbolica dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, albero che decisamente non ha proprio nulla a che vedere con quello della 'Genesi' di don Guido Bortoluzzi da questi interpretato come 'l'albero genealogico selvatico' della scimmia (animale... selvatico) con la quale Adamo avrebbe fatto sesso compiendo espressamente in tal modo il Peccato originale.
Ti ringrazio per il contributo che hai dato, anche se ora ti lascio perché debbo far aprire il microfono alla seconda persona che si è prenotata...
Buon giorno a tutti, il mio 'nick-name' è Charlotte. Vorrei fare solo una domanda, ma devo farla per liberarmi di un peso che ho proprio qui sullo stomaco.
Ma come possono venire da Dio – che è Purezza assoluta - delle 'visioni' hard di quel genere fra Adamo e la scimmia8, visioni non solo a luci rosse ma anche - nel caso della uccisione e sodomizzazione di Abele da parte di Caino - a carattere 'sadosex'?9
Sono una 'nonna', conosco la vita e non mi scandalizzo di fronte a niente ma che dire, inoltre, di quella visione di masturbazione10 da parte di Adamo in spregio a Dio da lui accusato di aver 'permesso' l'uccisione di Abele da parte di Caino? Scena descritta in maniera disgustosa!
Non riesco ad accettare come 'divina' quella 'rivelazione' sui rapporti sessuali di Adamo addirittura con una scimmia, rapporto dal quale sarebbe nato un Caino-uomo-scimmia, ed infine l'uccisione da parte di Caino neppure di un fratello Abele adulto ma di un Abele bimbo, di poco più di due anni, che viene per giunta sodomizzato!
È una cosa che fa schifo ed orrore! Mi rifiuto proprio di pensare che Dio possa proporre visioni di questo genere, come quell'altra in cui si vede la femmina di scimmia che si sdraia sul corpo supino di Adamo per 'sedurlo'!11
Vero che nel libro - l'ho visto leggendolo - è detto che quel sacerdote ogni tanto veniva preso anche lui dal dubbio e faceva un esorcismo, salvo però lasciarsi poi convincere che era tutto da Dio. Forse - senza offesa ma per il suo bene - avrebbe dovuto provare a farsene fare a sua volta uno su di sé, di esorcismo. Non si sa mai..., anche santi famosi sono stati attaccati dal Nemico ed hanno avuto false visioni, ma poi loro facevano 'discernimento'.
Dove c'è Dio è Pace e Purezza, lì invece a mio avviso è tutto un incubo, basta leggere il resto del libro per capirlo subito.
Ho finito e vi ringrazio per l'ascolto.
Prego, signora 'Charlotte'. Vedo che il suo 'peso sullo stomaco' se l'è voluto togliere proprio tutto. Quanto al 'discernimento' che bisognerebbe sempre fare, i criteri li aveva indicati lo stesso Gesù in quel precedente Dettato in cui Egli si era rivolto a Padre Migliorini, il Direttore spirituale di Maria Valtorta che - forse - in qualche altro caso si era lasciato un poco prendere la mano.
Chiedo ora alla 'Cabina di regia' di dare la parola alla terza persona in attesa...
Mi chiamo Enzo e sono un sacerdote, per di più estimatore delle Opere di Maria Valtorta. Ho seguito in silenzio questi vari interventi ma - dopo quello della signora Charlotte - sento anche io il bisogno di esprimere la mia opinione.
Ho letto e anzi 'studiato' l'opera di don Guido Bortoluzzi anche con riferimento ad altri importanti aspetti che qui non sono stati ancora sollevati.
Io sono rimasto personalmente molto dispiaciuto di come chi cura il libro di Don Guido (il quale mai lo ha visto pubblicato essendo egli morto prima) interpreta sia la Sacra Scrittura che la Valtorta, rifacendosi a San Paolo e ai testi valtortiani.
Ad esempio - a sostegno della tesi sulla non responsabilità nel Peccato originale da parte di Eva ma del solo Adamo - ci si appella a San Paolo che nella sua lettera ai Romani (Cap. 5,12-15) dice in particolare:
« 12 Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato...13Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.15 Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti».
Questo brano però è male interpretato perché San Paolo parla qui di Adamo definendolo 'come un solo uomo' responsabile della Colpa, in quanto capostipite rappresentante e ricapitolante in sé tutta l'Umanità e quindi - con riferimento ad Eva - anche come responsabile della sua condotta che egli non volle peraltro contrastare.
San Paolo nomina poi forse Maria quando parla di Gesù Cristo? Eppure la salvezza ci è pervenuta anche attraverso di Lei! Escludere Maria dall'opera di salvezza è inconcepibile per la Chiesa e per la Scrittura, così come escludere Eva nel dramma del peccato.
Mi meraviglio di quei sacerdoti e "teologi" che sostengono Don Guido, ma può succedere. Infatti essere sacerdoti o teologi non vuol dire essere profeti, o uomini di Dio. Ci sono, specie in questi tempi, sacerdoti e teologi che sono fuori di ogni grazia e che seminano errori a non finire, disorientando e traviando molte anime. Non c'è da stupirsi che fra essi possano esservi addirittura anche vescovi.
Qui - nel libro di 'Genesi biblica' - si pretende di entrare nella mente di Gesù, quando parlava nei dettati della Valtorta, e di 'interpretarlo'. Gesù non si interpreta. Ciò che Lui dice è quello e basta. Gesù non si interpreta, perché è chiarissimo, essendo la Verità, la Parola. Invece negli scritti di don Guido c'è una confusione e un linguaggio che non possono assolutamente esser ricondotti al Maestro. Non è Lui che parla, perché non ho potuto ripetere nel mio cuore queste parole dei due discepoli di Emmaus: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?" (Lc 24,32). Il mio cuore invece arde molto quando leggo gli scritti valtortiani.
La Rivelazione è conclusa, non c'è dubbio. La Valtorta non è da considerarsi Rivelazione pubblica (R maiuscola), ma rivelazione privata (r minuscola). Nella Rivelazione pubblica tutto è compiuto, poiché in essa abbiamo tutto ciò che serve per essere salvi. Le altre rivelazioni private sono doni di Dio, aiuti, per l'uomo d'oggi, sempre più ateo e razionalista.
Don Guido non è assolutamente un profeta. Se fosse un vero profeta non avrebbe a suo tempo "declinato l'invito" - come ho saputo - di leggere l'Opera di Maria Valtorta. Questo è un segno sicuro! Le pecore buone riconoscono la voce del loro Pastore e lo seguono (Gv 10,27). Rifiutare a priori è segno sicuro che qui non c'è Dio.
Come sacerdote invito tutti a tenersi a ciò che dice la Scrittura e il Catechismo, anche se qualcuno gli riferisse parole contrarie rivelate da un angelo (Gal 1,8-9).
Avendo io letto il libro di don Guido senza "declinare l'invito", posso umilmente affermare che lì non c'è il Signore. Per non offendere i suoi sostenitori non uso i termini appropriati per esprimere tale parere, ma chi è intelligente capisce (Mc 4,9).
Ci ho pensato io ad informare la Congregazione per la Dottrina della Fede, inviando una mail. Non so però se avrò risposta. Ma probabilmente già sanno.
Spero che prendano in considerazione la mia preoccupazione.
Non bisogna poi avere pregiudizi in questi dibattiti. Nessuno vuol fare polemica, anche se alcuni, forse anch'io, hanno uno stile un po' troppo magisteriale. E' un dialogo fraterno, caritatevole e anche importante per giungere alla verità tutta intera.
Le tesi di don Guido piacciono a molti perché sono in sintonia con la scienza attuale e perché vi sono persone importanti e note che l'approvano, ma la scienza umana non è Dio.
La scienza dice che l'universo è nato da un big bang. No. L'universo è nato come rivelano la Bibbia, M. Valtorta e in questo caso anche don Guido: non una forza centrifuga (big bang) ma al contrario una forza centripeta (il caos dal quale si formano i pianeti e le stelle, le "tenebre che ricoprono l'abisso" le quali su comando di Dio formano i corpi celesti).
La scienza pensa anche ad una poligenesi dell'umanità. Uomini nati contemporaneamente in molte parti del mondo. No. Due soli furono i primi uomini: Adamo ed Eva.
Sono sicuro che molti teologi danno credito a don Guido e che mettono in dubbio le verità della Bibbia, senza parlare poi di quelle della Valtorta. State attenti perché tutto ciò viene da Satana. La scienza e la fama hanno accecato i loro occhi, guardatevene. Nemmeno se fossero esorcisti sarebbero nel vero. Il demonio ha grande interesse ad ingannare anche loro.
Ritorniamo alla fede semplice dei fanciulli che credono senza tanti ragionamenti. La Bibbia è Sacra e Santa. Se metteremo in dubbio alcune sue verità arriveremo a metterne in dubbio molte altre e metteremo in pericolo la nostra fede.
Bene, padre Enzo, la ringrazio per questo suo interessante ed autorevole intervento ... 'sacerdotale' dove ha avuto la capacità di esprimere concetti 'forti' ma con il garbo - oltre che con onestà intellettuale e chiarezza di analisi - che si addice ad un vero sacerdote.
Ed ora avanti con la quarta telefonata in attesa...
Mi chiamo Adolfo e telefono dalla Toscana. Solo due parole, chiedendo scusa se - appunto da buon 'toscanaccio' senza peli sulla lingua - dico pane al pane e vino al vino.
Rivelazioni vere o non vere finché si vuole, quelle del Bortoluzzi, ma - dico io - come la si può pensare una cosa del genere? Si può scrivere quel che si vuole, ma, ovvìa, io poi proprio u'n mi ce lo vedo Gesù - discendente di un animale ibrido, per di più senz'anima spirituale - sedere in Cielo nella Gloria alla destra del Padre. Ma quale Gloria!
Un Gesù Cristo che - essendo uomo per parte di madre, discendente anch'essa da Noè - avrebbe dovuto come logica conseguenza essere a sua volta discendente da una stirpe di mezzi uomini e mezze scimmie? Oh suvvia, non diciamo delle cose...
Certo uno potrebbe anche pensare che solo per Maria non ci fu ibridazione e quindi neanche per Gesù, ma qui entriamo proprio nelle ipotesi estreme, a questo punto si può dire di tutto tranne che dichiararsi 'cristiani'.
La posso esprimere una mia opinione, no?
Mi piacerebbe però - dopo aver già ascoltato quel brano di Gesù sugli uomini-scimmia - conoscere con maggior precisione le parole testuali sullo stesso argomento date alla Valtorta dallo Spirito Santo in quelle sue ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani' alle quali lei ha in precedenza accennato.
Ce l'ha sottomano quel testo?
Caro Adolfo, basta 'chiedere', perché qui abbiamo tutto 'sottomano'...
Anzi prenderò lo spunto proprio dal brano che lei vuol conoscere per approfondire subito dopo la tematica del Peccato originale che già l'amica 'Rosanna 1' aveva introdotto segnalandoci poc'anzi quei tre Dettati a Maria Valtorta che abbiamo ascoltato.
In quella Lezione che lei vuol conoscere meglio, impartita dallo Spirito Santo alla mistica (parlo delle 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani'), Egli ad un certo punto le diceva (sottolineature e grassetti sono miei):12
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Lezione 23ª
21/28‑5‑1948
Ai Romani c. VII v. 14‑25.
Dice il Dolce Ospite:
[…]
Quando si dice: “l’uomo, re del creato sensibile, è stato creato con potere di dominio su tutte le creature”, occorre riflettere che egli, per la Grazia, e per gli altri doni ricevuti sin dal primo momento del suo essere, era formato ad essere re anche di se stesso e della sua parte inferiore, per la conoscenza del suo fine ultimo, per l’amore che lo faceva tendere soprannaturalmente ad esso, e per il dominio sulla materia e i sensi esistenti in essa.
Unito all’Ordine e amante dell’Amore, era formato a saper dare a Dio ciò che gli è dovuto, e all’io ciò che è lecito dargli, senza disordini nelle passioni o sfrenatezza degli istinti.
Spirito, intelletto e materia, costituivano un tutto armonico in lui, e a quest’armonia pervenne sin dal primo momento del suo essere13, non per fasi successive, come vogliono alcuni.
Non ci fu autogenesi, e non ci fu evoluzione; ma ci fu la Creazione voluta dal Creatore.
La ragione, di cui siete tanto orgogliosi, dovrebbe farvi persuasi che dal nulla non si forma la cosa iniziale, e dalla cosa unica ed iniziale non può venire il tutto.
Solo Dio può ordinare il caos e popolarlo delle innumeri creature che formano il Creato. E questo potentissimo Creatore non ha avuto limitazioni nel suo creare, che fu molteplice, né nel creare creature già perfette, ognuna perfetta secondo il fine per il quale è stata creata.
È stolto pensare che Dio abbia creato, volendo darsi un Creato, cose informi, attendendo di essere da esse glorificato quando le singole creature, e tutte le creature, avessero raggiunto, con successive evoluzioni, la perfezione della loro natura perché fossero atte al fine naturale o soprannaturale per il quale sono state create.
E se questa verità è sicura per le creature inferiori, con un fine naturale e limitato nel tempo, ancor più è certa per l’uomo, creato per un fine soprannaturale e con destino immortale di gloria celeste.
Può pensarsi un Paradiso le cui legioni di Santi, alleluianti intorno al trono di Dio, siano il prodotto ultimo di una lunga evoluzione di belve?
L’uomo attuale non è il risultato di un’evoluzione ascendentale, ma il doloroso risultato di una evoluzione discendentale, in quanto la colpa di Adamo ha per sempre leso la perfezione fisico‑morale‑spirituale dell’uomo originale.
Tanto l’ha lesa che neppure la Passione di Gesù Cristo, pur restituendo la vita della Grazia a tutti i battezzati, può annullare i residui della colpa, le cicatrici della gran ferita, ossia quei fomiti che sono la rovina di coloro che non amano o poco amano Dio14, e il tormento dei giusti, che vorrebbero non avere neppure il pensiero più fugace attirato dalle voci dei fomiti e che lottano per tutta la vita l’eroica battaglia pur di rimanere fedeli al Signore.
L’uomo non è il risultato di un’evoluzione, così come il Creato non è il prodotto di un’autogenesi.
Per avere un’evoluzione occorre avere sempre una prima sorgente creativa. E pensare di avere avuto dalla autogenesi di una sola cellula le infinite specie, è un assurdo impossibile.
Per vivere, la cellula ha bisogno di un terreno vitale in cui siano gli elementi che permettono e mantengono la vita.
Se la cellula si autoformò dal nulla, dove trovò gli elementi per formarsi, vivere e riprodursi?
Se essa non era ancora quando iniziò ad essere, come trovò gli elementi vitali: aria, luce, calore, acqua? Ciò che non è ancora, non può creare.
E come allora essa, la cellula, trovò al suo formarsi i quattro elementi? E chi le dette, quale sorgente, il germe “vita”? E quando, per ipotesi, questo inesistente avesse potuto formarsi dal nulla, come, dalla sua unica unità e specie, avrebbero potuto venire tante specie diverse quante sono quelle che si trovano nel Creato sensibile?
Astri e pianeti, zolle, rocce, minerali, le svariate numerosissime qualità del regno vegetale, le ancor più diverse e numerose specie e famiglie del regno animale, dai vertebrati agli invertebrati, dai mammiferi agli ovipari, dai quadrupedi ai quadrumani, dagli anfibi e rettili ai pesci, dai carnivori feroci ai miti ovini, da quelli armati e vestiti di dure armi di offesa e difesa agli insetti che un nulla basta a distruggere, dai giganteschi abitatori delle vergini foreste, all’assalto dei quali non resistono che colossi pari loro, a tutta la classe degli artropodi sino ai protozoi e bacilli; tutti venuti da un’unica cellula?
Tutto da una spontanea generazione?
Se così fosse, la cellula sarebbe più grande dell’Infinito.
Perché l’Infinito, il Senza Misura in ogni suo attributo, operò per sei giorni, sei epoche, a fare il Creato sensibile, suddividendo il lavoro creativo in sei ordini di creazioni ascendenti, evolventi, questo sì, verso una perfezione sempre maggiore? 15
Non già perché Egli imparasse sempre più a creare, ma per l’ordine che regola tutte le sue divine operazioni. Il quale ordine sarebbe stato violato ‑ e si sarebbe così reso impossibile il sopravvivere dell’ultima creatura creata: l’uomo ‑ se questi fosse stato fatto per primo, e prima che fosse stata creata la Terra in tutte le sue parti, e resa abitabile per l’ordine messo nelle sue acque e nei suoi continenti, e resa confortevole per la creazione del firmamento; fatta luminosa, bella, feconda, dal benefico sole, dalla lucente luna, dalle stelle innumerevoli; fatta dimora, dispensa, giardino all’uomo per tutte le creature vegetali e animali di cui è coperta e popolata.
Il sesto giorno fu fatto l’uomo, nel quale sono in sintesi rappresentati i tre regni del Creato sensibile e, in meravigliosa verità, la sua creazione da Dio per l’anima spirituale infusa da Dio nella materia dell’uomo.
L’uomo: vero anello di congiunzione fra Terra e Cielo, vero punto di unione fra il mondo spirituale e quello materiale, l’essere in cui la materia è tabernacolo allo spirito, l’essere in cui lo spirito anima la materia non già solo per la vita limitata mortale, ma per la vita immortale dopo la finale risurrezione.
L’uomo: la creatura in cui splende e dimora lo Spirito Creatore.
L’uomo: la meraviglia della potenza di Dio che infonde il suo soffio, parte16 di Se stesso Infinito, nella polvere elevandola alla potenza di uomo, e dona ad esso la Grazia che eleva la potenza dell’uomo animale alla potenza della vita e condizione di creatura soprannaturale, di figlio di Dio per partecipazione di natura, facendola capace di mettersi in diretta relazione con Dio, disponendola a comprendere l’Incomprensibile, rendendole possibile e lecito l’amare Colui che sovrasta talmente ogni altro essere che, senza un suo divino dono, non potrebbe l’uomo, per capacità e per venerabondo rispetto, anche soltanto desiderare di amare.
L’uomo: il creato triangolo che poggia la base ‑ la materia – sulla Terra da cui fu tratto; che tende con le sue facoltà intellettuali ad ascendere alla conoscenza di Colui a cui somiglia; e tocca col suo vertice ‑ lo spirito dello spirito, la parte eletta dell’anima ‑ il Cielo, perdendosi nella contemplazione di Dio‑Carità mentre la Grazia, ricevuta gratuitamente, lo unisce a Dio, e la carità, accesa dall’unione con Dio, lo deifica. Poiché: “colui che ama è nato da Dio”17, ed è privilegio dei figli partecipare della somiglianza di natura. Per l’anima deificata dalla Grazia, dunque, l’uomo è immagine di Dio, e per la carità, possibile per la Grazia, è somigliante a Dio.
Il sesto giorno fu dunque creato l’uomo, completo, perfetto18 in ogni sua parte materiale e spirituale, fatto secondo il Pensiero di Dio, secondo l’ordine (il fine) per cui era stato creato: amare e servire il suo Signore durante la vita umana, conoscerlo nella sua Verità, e quindi godere di Lui, per sempre, nell’altra.
Fu creato l’unico Uomo, quello dal quale doveva venire tutta l’Umanità, e per prima la Donna compagna dell’Uomo e all’Uomo, col quale avrebbe popolato la Terra regnando su tutte le altre creature inferiori.
Fu creato l’unico Uomo19, quello che come padre avrebbe trasmesso ai suoi discendenti tutto quanto aveva ricevuto: vita, sensi, facoltà materiali, nonché immunità da ogni sofferenza, ragione, intelletto, scienza, integrità, immortalità, e infine, dono dei doni, la Grazia.
La tesi dell’origine dell’uomo secondo la teoria evoluzionista, che si appoggia sulla conformazione dello scheletro e sulla diversità dei colori della pelle e dell’aspetto per sostenere il suo errato asserto, non è tesi contro la verità dell’origine dell’uomo ‑ creatura creata da Dio ‑ ma a favore.
Perché ciò che rivela l’esistenza di un Creatore è proprio la diversità dei colori, delle strutture, delle specie delle creature da Lui, il Potentissimo, volute.
E se questo vale per le creature inferiori, più ancora vale per la creatura‑uomo; il quale è uomo creato da Dio anche se, per circostanze di clima e di vita, e anche per corruzione ‑ per cui venne il diluvio20 e poi, molto dopo, nelle prescrizioni del Sinai e nelle maledizioni mosaiche, così severo comando e castigo21mostra diverso aspetto e colore da razza a razza.
È cosa provata, ratificata e confermata da continue prove, che una forte impressione può agire sulla madre concepiente in modo da farle dare alla luce un piccolo mostro che ripete nelle sue forme l’oggetto che turbò la madre.
Anche è cosa provata che la lunga convivenza tra genti di razza diversa dall’ariana, produce, per mimetismo naturale, una trasformazione più o meno accentuata dei tratti di un volto ariano in quelli di popoli che non sono ariani.
È pure provato che speciali condizioni di ambiente e di clima influiscono sullo sviluppo delle membra e sul colore della pelle.
Perciò le nuvole su cui gli evoluzionisti vorrebbero posare l’edificio della loro presunzione non sostengono lo stesso, ma anzi favoriscono il crollo dello stesso.
Nel diluvio perirono i rami corrotti dell’umanità brancolante nelle tenebre conseguenti alla caduta, nelle quali, e solo per i pochi giusti, come attraverso a nebbie pesanti, giungeva ancora un solo raggio della perduta stella: il ricordo di Dio e della sua promessa.
Perciò, distrutti i mostri, l’Umanità fu conservata e moltiplicata nuovamente dalla stirpe di Noè, giudicata giusta da Dio.
Venne perciò resa alla natura prima del primo uomo: fatta sempre di materia e di spirito, e rimasta tale anche dopo che la colpa aveva spogliato lo spirito della Grazia divina e della sua innocenza.
Quando e come avrebbe l’uomo dovuto ricevere l’anima, se egli fosse il prodotto ultimo di un’evoluzione dai bruti?
È da supporsi che i bruti abbiano ricevuto insieme alla vita animale l’anima spirituale?
L’anima immortale? L’anima intelligente? L’anima libera?
È bestemmia solo il pensarlo. Come allora potevano trasmettere ciò che non avevano?
E poteva Dio offendere Se stesso infondendo l’anima spirituale, il suo divino soffio, in un animale, evoluto sin che si vuole pensarlo ma sempre venuto da una lunga procreazione di bruti? Anche questo pensiero è offensivo al Signore.
Dio, volendosi creare un popolo di figli per espandere l’amore di cui sovrabbonda e ricevere l’amore di cui è sitibondo, ha creato l’uomo direttamente, con un suo volere perfetto, in un’unica operazione avvenuta nel sesto giorno creativo, nella quale fece della polvere una carne viva e perfetta, che poi ha animata, per la sua speciale condizione di uomo, figlio adottivo di Dio ed erede del Cielo, non già solo dell’anima “che anche gli animali hanno nelle nari”22 e che cessa con la morte dell’animale, ma dell’anima spirituale che è immortale, che sopravvive oltre la morte del corpo e che rianimerà il corpo, oltre la morte, al suono delle trombe del Giudizio finale e del Trionfo del Verbo Incarnato, Gesù Cristo, perché le due nature, che insieme vissero sulla Terra, vivano insieme gioendo o soffrendo, a seconda di come insieme meritarono, per l’eternità.
Questa è la verità. Sia che l’accogliate o che la respingiate. Ma nonostante che in molti vogliate respingerla ostinatamente, un attimo verrà che la conoscerete perfettamente, e vi si scolpirà nello spirito, facendovi convinti di aver perso il Bene in eterno per voler seguire superbia e menzogna.
Vero è che chi non ammette la creazione dell’uomo per opera di Dio ‑ e creazione così come ho detto, ossia in modo tale da renderlo subito e sempre capace, se vuole, di guidarsi in tutte le sue azioni perché tutte siano volte al raggiungimento del fine per cui l’uomo fu creato: fine immediato: amare e servire Dio durante la vita terrena; fine ultimo: goderlo nel Cielo ‑ non può capire con esattezza da che esattamente è costituita la Colpa, il perché della condanna, le conseguenze di esse due...
[…]
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Non ho certo commenti da fare, si spiega tutto da sé.
Mi limito ad osservare, pur nel pieno rispetto delle 'opinioni' altrui, che la 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi - almeno valtortianamente parlando - viene del tutto 'smentita' da quanto abbiamo ascoltato.
Bene, abbiamo prima sentito Rosanna, poi Charlotte quindi padre Enzo ed infine Adolfo. Mi farebbe però piacere sapere se non ci sia qualche altro valtortiano in ascolto che su questo argomento specifico possa dare qualche suo personale 'contributo'.
Nessuno? Allora a questo punto un 'contributo' ve lo do io facendovi ascoltare il seguito della suddetta Lezione dello Spirito Santo. Sono varie pagine che parlano del Peccato originale e vi assicuro che sono come 'oro a 24 carati'!
Ecco dunque come continua la suddetta lezione che avevamo interrotto...
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Lezione 23ª
21/28‑5‑1948
Ai Romani c. VII v. 14‑25.
(continua)
Dice il Dolce Ospite:
[…]
Ma seguitemi. La mia parola è luminosa e semplice perché sono Dio. E Dio, Sapienza Infinita, sa adeguarsi all’ignoranza e relatività dei suoi piccoli, perché Io amo i piccoli, purché siano umili, e dico loro: “Chi è piccolo venga a Me, ed Io gli insegnerò la Sapienza”23.
La prova.
Quando l’uomo si destò dal suo primo sonno e trovò al suo fianco la compagna, sentì che la sua felicità era stata resa da Dio completa.
Era già tanto grande anche prima. Tutto in Adamo ed intorno ad Adamo era stato fatto perché egli godesse una felicità completa, sana e santa, e la delizia, ossia l’Eden, non era soltanto intorno ma anche dentro all’Adamo.
Lo circondava il giardino pieno di bellezze vegetali, animali ed equoree, ma entro di lui un giardino di bellezze spirituali fioriva con virtù d’ogni genere, pronte a maturarsi in frutti di santità perfetta; e vi era l’albero della scienza adatto al suo stato, e quello della vita soprannaturale: la Grazia; né vi mancavano le acque preziose della divina fonte che si divideva in quattro rami e irrorava di sempre nuova onda le virtù dell’uomo, onde crescessero giganti, a farlo sempre più specchio fedele di Dio.
Come creatura naturale godeva di ciò che vedeva: la bellezza di un mondo vergine, testé uscito dal volere di Dio; godeva di ciò che poteva: la sua signoria sulle creature inferiori. Tutto era stato messo da Dio al servizio dell’uomo: dal sole all’insetto, perché tutto gli fosse delizia.
Come creatura soprannaturale godeva ‑ un’estasi ragionante e soavissima ‑ della comprensione della Essenza di Dio: l’Amore; dei rapporti d’amore fra l’Immenso che si donava e la creatura che lo amava adorando.
La Genesi adombra questa facoltà dell’uomo e questo comunicarsi a lui di Dio, nella frase: “avendo udito la voce di Dio che passeggiava nell’Eden nel fresco della sera”24.
Per quanto il Padre avesse dato ai figli adottivi una scienza proporzionata al loro stato, pure ancora li ammaestrava. Perché infinito è l’amore di Dio, e dopo aver dato anela a nuovamente dare, e tanto più dà quanto più la creatura gli è figlia. Dio si dà sempre a chi a Lui si dà generosamente.
Quando, dunque, l’uomo si svegliò e vide la donna sua simile, sentì che la sua felicità di creatura era completa avendo il tutto umano e avendo il Tutto soprumano, essendosi l’Amore dato all’amor dell’uomo.
Unica limitazione messa da Dio all’immenso possedere dell'uomo era il divieto di cogliere i frutti dell’Albero della Scienza del bene e del male.
Raccolto inutile, ingiustificato, sarebbe stato questo, avendo l’uomo già quella scienza che gli era necessaria, e una misura superiore a quella stabilita da Dio non poteva che causare danno.
Considerate: Dio non proibisce di cogliere i frutti dell’albero della Vita, perché di essi l’uomo aveva natural bisogno per vivere una esistenza sana e longeva, sino a che un più vivo desiderio divino di svelarsi totalmente al figlio d’adozione non facesse pronunciare a Dio il: “Figlio, ascendi alla mia dimora e inabìssati nel tuo Dio”, la chiamata, senza sofferenza di morte, al celeste Paradiso.
L’Albero della Vita che si incontra al principio del Libro della Grande Rivelazione (Genesi c. II v. 9 e c. III v. 22), e che si ritrova nuovamente alla fine del Libro della Grande Rivelazione: la Bibbia (Apocalisse di Giovanni c. XXII v. 2 e v. 14), è figura del Verbo Incarnato ‑ il cui frutto, la Redenzione, pendé dal legno della croce ‑ di quel Gesù Cristo che è Pane di Vita, Fonte d’Acqua Viva, Grazia, e che vi ha reso la Vita con la sua Morte, e sempre potete mangiare e bere di Lui, per vivere la vita dei giusti e giungere alla Vita eterna.
Dio non proibisce ad Adamo di cogliere i frutti dell’Albero della Vita, ma vieta di cogliere quelli, inutili, dell’Albero della Scienza. Perché un eccesso di sapere avrebbe svegliato la superbia nell’uomo, che si sarebbe creduto uguale a Dio per la nuova scienza acquisita e stoltamente creduto capace di poterla possedere senza pericolo, con il conseguente sorgere di un abusivo diritto di auto‑giudizio delle azioni proprie, e dell’agire, di conseguenza, calpestando ogni dovere di filiale ubbidienza verso il suo Creatore ‑ dato che ormai gli era simile in scienza - del suo Creatore che gli aveva amorosamente indicato il lecito e l’illecito, direttamente o per grazia e scienza infuse.
La misura data da Dio è sempre giusta.
Chi vuole più di quanto Dio gli ha dato, è concupiscente, imprudente, irriverente. Offende l’amore.
Chi prende abusivamente è un ladro e un violento. Offende l’amore.
Chi vuol agire indipendentemente da ogni ossequio alla Legge soprannaturale e naturale è un ribelle. Offende l’amore.
Davanti al comando divino i Progenitori dovevano ubbidire, senza porsi dei perché che sono sempre il naufragio dell’amore, della fede, della speranza. Quando Dio ordina, o agisce, si deve ubbidire e fare la sua volontà, senza chiedere perché ordina o agisce in quel dato modo. Ogni sua azione è buona, anche se non sembra tale alla creatura limitata nel suo sapere.
Perché non dovevano andare a quell’albero, cogliere quei frutti, mangiare di quei frutti?
Inutile saperlo. Ubbidire è utile, e non altro. E accontentarsi del molto avuto.
L’ubbidienza è amore e rispetto, ed è misura di amore e rispetto. Tanto più si ama e si venera una persona e tanto più la si ubbidisce.
Ora qui, essendo Colui che ordinava Dio ‑ l’infinitamente Grande, il Buono, il Benefattore munifico dell’uomo ‑ l’uomo, e per rispetto e per riconoscenza, doveva dare a Dio non “molto” amore, ma “tutto” l’amore adorante di cui era capace, e perciò tutta l’ubbidienza, senza analizzare le ragioni del divino divieto.
Le discussioni presuppongono un autogiudizio e una critica all’ordine od azione altrui. Giudicare è difficile cosa e raramente il giudizio è giusto; ma non lo è mai quando giudica inutile, errato, o ingiusto, un ordine divino.
L’uomo doveva ubbidire. La prova di questa sua capacità, che è misura d’amore e rispetto, era nel modo con cui avrebbe o non avrebbe saputo ubbidire.
Il mezzo: l’albero e il pomo. Due cose piccole, insignificanti, se paragonate alle dovizie che Dio aveva concesso all’uomo.
E che? Si era dato Lui: Dio, e vietava di mirare un frutto?
E che? Aveva dato alla polvere la vita naturale e soprannaturale, aveva infuso il suo soffio nell’uomo, e vietava di cogliere un frutto?
E che? Aveva fatto l’uomo re di tutte le creature e lo considerava non suddito suo, ma figlio, e vietava di mangiare un frutto?
A chi non sa sapientemente meditare, questo episodio può sembrare un puntiglio inspiegabile, simile al capriccio di un benefattore che, avendo ricoperto un mendico di ricchezze, gli vieti, poi, di raccogliere un sassolino giacente nella polvere. Ma così non è.
Il pomo non era solo la realtà: frutto. Era anche il simbolo.
Il simbolo del diritto divino e del dovere umano.
Anche quando Dio chiama e benefica straordinariamente, i beneficati devono sempre ricordarsi che Egli è Dio e che l’uomo non deve mai prevaricare, anche se si sente straordinariamente amato. Eppure questa è la prova che pochi eletti sanno superare. Vogliono più di quanto già non abbiano avuto, e vanno a cogliere il non dato. E trovano così il Serpente ed i suoi frutti velenosi.
Attenti, o eletti di Dio! Ricordate sempre che nel vostro giardino, così colmo dei doni di Dio, c’è sempre l’albero della prova e intorno ad esso cerca sempre di avvinghiarsi l’Avversario di Dio e vostro, per strappare a Dio uno strumento e sedurvi alla superbia e cupidigia, alla ribellione. Non violate il diritto di Dio. Non calpestate la legge del dovere vostro. Mai.
Molti sembrano, troppi secondo alcuni, gli strumenti di Dio, le “voci”. Io dico a voi tutti, teologi e fedeli, che cento volte cento di più sarebbero, se tutti coloro che Dio chiama a speciale ministero sapessero non cogliere ciò che Dio non ha dato, per avere più ancora.
Tutti i fedeli hanno nel Decalogo, albero della scienza del Bene e del Male, la loro prova di fede, di amore, di ubbidienza.
Per le “voci” e gli strumenti straordinari più che mai è allettante quell’albero e insidiato da Satana. Perché più grande è il donato, e più è facile il sorgere della superbia e della cupidigia, la presunzione di essere sicuri di salvarsi in ogni modo.
Invece Io vi dico che chi più ha avuto, più è in dovere d’essere perfetto per non avere grande condanna, quale non sarà data a chi, avendo poco avuto, ha l’attenuante dell’avere poco saputo.
Prevengo una domanda. Quell’albero portava dunque frutti buoni e frutti cattivi?
Portava frutti non diversi da quelli di ogni altra pianta. Ma era pianta di bene e di male, lo diveniva a seconda del comportarsi dell’uomo, non tanto verso la pianta quanto verso l’ordine divino. Ubbidire è bene. Disubbidire è male.
Dio sapeva che a quell’albero sarebbe andato Satana, per tentare. Dio tutto sa.
Il malvagio frutto era la parola di Satana gustata da Eva.
Il pericolo di accostare la pianta era nella disubbidienza.
Alla scienza pura che Dio aveva dato, Satana inoculò la sua malizia impura, che presto fermentò anche nella carne. Ma prima Satana corruppe lo spirito facendolo ribelle, poscia l’intelletto facendolo astuto.
Oh! ben conobbero, dopo, la scienza del Bene e del Male! Perché tutto, persino la nuova vista, per cui conobbero d’esser nudi, li avvertì della perdita della Grazia, che li aveva fatti beati nella loro intelligente innocenza sino a quell’ora, e perciò della perdita della vita soprannaturale.
Nudi! Non tanto di vesti quanto dei doni di Dio.
Poveri! Per aver voluto essere come Dio.
Morti! Per aver temuto di morire con la loro specie se non avessero agito direttamente.
Hanno commesso il primo atto contro l’amore con la superbia, la disubbidienza, la diffidenza, il dubbio, la ribellione, la concupiscenza spirituale e, per ultimo, con la concupiscenza carnale.
Dico: per ultimo. Alcuni credono che sia invece stato l’atto primo la concupiscenza carnale. No. Dio è ordine in tutte le cose.
Anche nelle offese verso la legge divina, l’uomo peccò prima contro Dio, volendo essere simile a Dio: “dio” nella conoscenza del Bene e del Male, e nella assoluta, e perciò illecita, libertà di agire a suo piacere e volere contro ogni consiglio e divieto di Dio; poscia contro l’amore, amandosi disordinatamente, negando a Dio l’amore riverenziale che gli è dovuto, mettendo l’io al posto di Dio, odiando il suo prossimo futuro: la sua stessa prole, alla quale procurò l’eredità della colpa e della condanna; in ultimo contro la sua dignità di creatura regale che aveva avuto il dono di perfetto dominio sui sensi.
Il peccato sensuale non poteva avvenire sinché durava lo stato di Grazia e gli altri stati conseguenti. Poteva esserci tentazione ma non consumazione della colpa sensuale sinché durava l’innocenza, e perciò il dominio della ragione sul senso.
Castigo. Non sproporzionato, ma giusto.
Per capirlo bisogna considerare la perfezione di Adamo ed Eva. Considerando quel vertice, si può misurare la grandezza della caduta in quell’abisso.
Se alcuni di voi venissero presi da Dio e messi in un nuovo Eden, lasciandovi quello che siete, ma dandovi gli stessi comandi che dette ad Adamo, e voi disubbidiste come Adamo, credete voi che Dio vi condannerebbe con l’uguale rigore con cui condannò Adamo? No. Dio è giusto. Sa quale tremenda eredità è in voi.
Le conseguenze del peccato d’origine sono state riparate dal Cristo, per quanto è la Grazia. Ma la debolezza della lesione alla perfezione originale rimane. E questa debolezza è costituita dai fomiti, simili a germi infettivi rimasti nell’uomo in latenza, ma sempre pronti ad entrare in potenza e soverchiare la creatura. Anche nei santi più santi essi sono. E la santità altro in fondo non è che frutto della lotta e vittoria continua che l’anima e la ragione del giusto sostengono e riportano per e sugli assalti dei fomiti, per rimanere fedeli all’Amore.
Ora Dio, che è infinitamente giusto, non sarebbe inesorabile con un di voi come con Adamo lo fu. Perché considererebbe la vostra debolezza.
Con Adamo lo fu, essendo Adamo dotato di tutto quello che lo poteva far vincitore, e facile vincitore, sulla tentazione. Onde il castigo. Quel castigo in cui si vede che se l’uomo prevaricatore non rispettò i limiti messi da Dio, Dio rispettò i limiti che si era messo verso l’uomo.
Dio non violentò il libero arbitrio dell’uomo. Mentre l’uomo violentò i diritti di Dio.
Né prima, né dopo la colpa, Dio violentò la libertà d’azione dell’uomo. Lo sottopose ad una prova. Non ignorava, essendo Dio, che l’uomo non l’avrebbe superata. Ma era giusto che ve lo sottoponesse per confermarlo in grazia, come aveva, per lo stesso fine, sottoposto alla prova gli angeli, e confermato in grazia quelli tra loro che avevano vinto la prova. E, sottoponendolo alla prova, lo lasciò libero di agire rispetto ad essa.
[...]
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Come già detto per l'altro brano valtortiano precedente non aggiungo particolari commenti a quest'ultimo se non per ribadire che se nella 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi l'Albero della conoscenza del Bene e del male rappresentava allegoricamente l'Albero genealogico selvatico della specie della scimmia, con la quale era proibito avere rapporti sessuali, per ovvie ragioni non voluti da Dio, qui - nelle spiegazioni date dallo Spirito Santo a Maria Valtorta - l'Albero è invece un vero albero con veri normalissimi frutti, ma 'caricato' da Dio di un valore di 'prova' per 'saggiare' l'animo dei due Progenitori.
A seconda di come loro si sarebbero comportati in relazione al divieto divino di non avvicinarsi ad esso né cogliere i suoi frutti, essi avrebbero reso palese la loro ubbidienza o disubbidienza, la loro fedeltà od infedeltà a Dio, cioè il loro Amore o Disamore.
Il 'sesso' - come quello, in 'Genesi biblica', di un Adamo con una ipotetica scimmia - non c'entra in nulla, se non - nel caso invece dell'Eva della Bibbia con Adamo - come conseguenza finale della perdita della Grazia da parte di entrambi i Progenitori.
Quella posta di fronte ad Adamo ed Eva - considerati i doni eccelsi che essi avevano avuto - non fu una prova superiore alle loro forze né tantomeno una prova ingiusta, perché la posta in gioco era costituita dalla Salvezza eterna in Cielo ed i grandi doni devono essere sempre meritati.
La Legge della Prova è infatti una Legge divina.
Anche gli Angeli ai primordi della loro creazione dovettero superare una prova per essere confermati nel loro stato privilegiato di fronte a Dio.
Quanto a Gesù ed alla stessa Maria SS. - è bene non dimenticarlo - nemmeno a loro la Prova venne risparmiata, e che Prova, ma poi fu la Redenzione dell'Umanità e per entrambi la Gloria!

1  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 21/28-5-1948 - Centro Editoriale Valtortiano.
2  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1945/1950' - 30.12.46 - Centro Editoriale Valtortiano
3  'Rosanna 1': http://www.ilcatecumeno.net/claudio_e_rosanna.zip (accendi le casse acustiche e clicca sullo schermo per proseguire)
4  Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. I, Cap. 17 - Centro Editoriale Valtortiano
5  Gv 14, 23.
6  Maria Valtorta: Ibidem.
7  Maria Valtorta: Ibidem.
8  don Guido Bortoluzzi: 'Genesi biblica' -  http://genesibiblica.eu Par. 205 ed inoltre 167, 178, 180, 210 (nota 51) - Ed. luglio 2010.
9  Ibidem: Par. 224,225.
10  Ibidem: Par. 237, vedi anche nota 53
11  Ibidem: Par. 205.
12  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 21/28-5-1948 - Centro Editoriale Valtortiano
13  N.d.A.: E quindi non è neppur pensabile che abbia dovuto nascere da un utero bestiale e aspettare di essere uomo adulto per essere un “tutto armonico”. Armonia che è ben lontana dal vedersi nell’Adamo di don Bortoluzzi.
14  N.d.A. Vedi Caino che essendo il risultato di un atto di lussuria e di disubbidienza dei genitori è nato cattivo e lussurioso.
15  Genesi 1.
16  Nel senso di “partecipazione”, come è detto tre righe più sotto e come è spiegato ne I Quaderni del 1943, pagg. 366‑367 a 404.
17  1 Giovanni 4, 7.
18  N.d.A.: a conferma del fatto che non vi fu creazione di gameti maschili e femminili per produrre la prima cellula umana, e poi l’embrione, il feto, etc., ma l’uomo venne creato già adulto, ben formato e perfetto in ogni sua parte materiale e spirituale, senza che dovesse crescere fisicamente, moralmente e spiritualmente.
19  N.d.A.: L’unico uomo. Viene qui confermata la Monogenesi da una sola coppia umana e smentita invece la teoria della ‘Poligenesi’ in base alla quale molti ceppi umani sarebbero nati contemporaneamente in diversi luoghi geografici della terra lontani fra di loro.
20  Genesi da 7, 17 a 8, 14.
21  Levitico c. XVIII v. 23 e Deuteronomio c. XXVII v. 21.
22  Qoelet (volgata: Ecclesiaste) 3, 19‑21.
23  Proverbi 9, 1‑6.
24  Genesi 3, 8.
GENESI BIBLICA E PECCATO ORIGINALE
(Audio-conferenza - Dibattito virtuale)      
TERZA SESSIONE
La Legge della Prova - «Lucifero, divenuto Satana per aver rifiutato adorazione all’Amore fatto carne, pretendendo superbamente di esser capace esso stesso di redimere l’uomo essendo simile a Dio». Ma la prova di Adamo non fu come quella che Dio aveva posto in precedenza davanti a Lucifero: «Dio voleva perdonare all'uomo. Gli propose perciò la prova di ubbidienza. Ma gli risparmiò la prova di adorazione per il Verbo fatto Uomo, onde Adamo non peccasse, in modo non perdonabile, invidiando la potenza del Cristo, presumendo di potersi salvare e di poter salvare senza bisogno del Cristo, negando come impossibile la verità conosciuta che l’Increato potesse farsi “creato” nascendo da donna, che il Purissimo Spirito, che è Dio, potesse farsi uomo assumendo carne umana».1
Nella precedente sessione vi avevo fatto conoscere alcuni Dettati del marzo 1944, tratti da 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' di Maria Valtorta, dove Gesù e Maria SS. spiegavano in cosa fosse consistito il Peccato originale.
Più in particolare da un lato il ruolo svolto da Eva - per via di quella sua disubbidienza al comando divino di non avvicinarsi alla metaforica pianta del Bene e del Male - e dall'altro lato quello di Maria Ss. che con la sua ubbidienza ha invece riscattato la disubbidienza di Eva.
Poi avevo cominciato a leggervi quella splendida 'Lezione' sempre sul Peccato originale data dallo Spirito Santo alla Valtorta qualche anno dopo, nel maggio del 1948.
Una spiegazione - quest'ultima - che completava l'argomento trattando questa volta la dottrina del Peccato originale in maniera 'sistematica'.
Non avevo tuttavia completato la lettura di quella Lezione per l'esaurimento del tempo a disposizione, riservandomi di farlo in questa sessione odierna.
Vi è ancora però qualcuno che vuole fare qualche osservazione in merito a quanto discusso nella sessione scorsa?
Buon giorno a tutti, mi chiamo Claudio2. Con mia moglie 'Rosanna 1' siamo studiosi dell'Opera di Maria Valtorta da decenni. Lezione davvero stupenda quella che abbiamo sentito la volta scorsa!
Convinti della assicurazione evangelica di Gesù che aveva detto che ove due o più persone avessero pregato insieme nel Suo nome Egli sarebbe stato presso di loro, periodicamente prendiamo i vari volumi dell'Opera per rileggerceli insieme 'a giro', magari per specifici brani: erano però degli anni che non ci 'ripassavamo' quella fondamentale 'Lezione'.
Sono convinto che solo una perfetta comprensione della esatta natura e conseguenze del Peccato originale possa fugare resistenze e scetticismi di chi ha paura di 'credere'.
Abbiamo allora recuperato nella nostra piccola libreria il volume delle 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' per andarci a rileggere insieme pagina per pagina l'intero volumetto e quella lezione in particolare...
Un conto è, infatti, averla ascoltata come la volta scorsa e altro è leggercela avendone sott'occhio il testo visivamente come se lo Spirito Santo parlasse non solo alla Valtorta ma anche a noi personalmente, avendo però noi il tempo di riflettere e centellinare ogni Sua frase, e sovente anche ogni Sua parola, cogliendone le diverse sfumature ed inflessioni.
Credo che se don Guido Bortoluzzi avesse voluto leggere questa Lezione del 1948 sono sicuro che egli avrebbe di buon grado accantonato la Bozza del suo libro - magari da chissà quanto tempo in un cassetto in attesa di stampa - domandandosi come avesse mai potuto prendere sul serio quelle sue strane 'visioni' al punto da continuare per anni a mettere nero su bianco.
La Verità è Luce che illumina e se don Guido - che peraltro molti hanno descritto come una brava persona - avesse conosciuto l'Opera valtortiana, mai più avrebbe potuto scrivere le cose che ha scritto: il proprio lavoro parendogli 'paglia', come succede a tutti gli scrittori, anche correttamente spirituali, quando si pongono davanti alle pagine ispirate di questa mistica.
Avrei da fare molte osservazioni sulla sua 'Genesi biblica' ma il tempo è tiranno. Volendo tuttavia fare un passo indietro e prendere in considerazione - per brevità - solo il punto di quest'opera in cui si dice che Adamo non fu creato adulto dal nulla ma nacque 'per via naturale' a seguito della fecondazione con due gameti umani, uno femminile ed uno maschile, gameti creati da Dio dal nulla nell'utero della scimmia3 - segnalo un ulteriore brano di Maria Valtorta nel quale si conferma che sia Adamo che Eva non uscirono dall'utero di nessuno, ma uscirono invece già formati e perfetti dal Pensiero di Dio.
A dirlo è stato lo Spirito Santo in un'altra sua Lezione alla mistica, sempre a commento dell'Epistola di Paolo ai Romani.
Era una lezione del gennaio 1948, quindi precedente rispetto a quella del maggio 1948 che abbiamo in parte ascoltato nella scorsa sessione.
In quella precedente Lezione Egli non sviluppava il tema del Peccato originale ma quello del 'Timore di Dio', spiegando alla mistica in cosa quest'ultimo consista.
Il discorso scivolava però ad un certo punto sul Peccato originale ed in particolare sulla punizione inflitta ad Adamo ed Eva ai quali - diceva lo Spirito Santo, anticipando sinteticamente alcuni concetti che poi sarebbero stati da Lui ripresi con molta maggiore ampiezza nella successiva Lezione del maggio 1948 - tutto era stato dato e dunque tutto doveva essere tolto per castigo.
Dal contesto della Lezione sul 'Timor di Dio' estrapolo questo specifico brano e - se siete d'accordo, visto che è breve - lo leggo ora a voi tutti che siete in ascolto:
^^^^
Dice l'Autore Ss: 4
[...]
Dio punì duramente Adamo ed Eva, ma nel suo castigo fu subito unita misericordia: la promessa di un Redentore che li avrebbe tolti dalla prigione conseguente alla colpa, essi e i figli loro e quelli venuti dai figli dei figli5.
Ad Adamo ed Eva pieni di innocenza e grazia, dotati di integrità e di scienza proporzionata al loro eccelso stato e al loro ancor più eccelso fine ‑ passare dal Paradiso terrestre a quello celeste e godere in eterno del loro Dio ‑ Dio avrebbe ben potuto dare condanna eterna. Perché essi tutto avevano avuto di quanto serve a santificarsi ed essere perfetti contro ogni tentazione, e l’avevano avuto senza aver fomiti di peccato in essi.
Voi uomini, questi fomiti li avete.
Il Battesimo e i Sacramenti vi cancellano la macchia di origine, vi rendono la Grazia e vi infondono le virtù principali, o vi cancellano i peccati consumati dopo l’uso della ragione, o vi fortificano della forza stessa di Cristo cibandovi di Lui, o vi sostengono con la grazia di stato. Ma il retaggio del Peccato originale resta coi fomiti, e su questa eredità, su questo residuo del contagio ricevuto dal Progenitore, lavora Satana con più facilità di riuscita che non su Adamo ed Eva.
Dato che uno degli assiomi della divina Giustizia è questo: “A chi più ha ricevuto più viene chiesto”6, ad Adamo ed Eva, che avevano tutto ricevuto e non avevano tare ereditarie in loro, ma unicamente la perfezione di essere usciti formati dalle mani di Dio, dal Pensiero di Dio ‑ perché Dio col suo solo pensiero comandò all’argilla di formarsi secondo il suo disegno, e le molecole dell’argilla, materia inerte e sorda, ubbidirono7, perché tutto ubbidisce al comando di Dio, tutto fuorché Satana e l’uomo più o meno ribelle ‑ ad Adamo ed Eva, usciti formati dal Pensiero di Dio e animati dal suo soffio, ad Adamo ed Eva tutto doveva esser chiesto e preteso, e in caso di peccato tutto doveva esser levato e castigo senza fine doveva essere dato.
Essi conoscevano Dio. Conversavano con Lui nel vento della sera8. Egli, oltre essere il loro Autore, era il loro Maestro, ed essi erano le prime “voci” destinate a rivelare ai futuri le verità imparate da Dio. E ciononostante, pur avendo conosciuto la Perfezione, furono curiosi dell’Orrore e ascoltarono l’Orrore non seguendo la Parola di Dio.
Offesero duramente il Padre Creatore, il Figlio Verbo che li istruiva sul Bene e sul Male, sulle cose e animali e piante create, e l’Amore perché, ingrati, dimenticarono, per un lubrico Seduttore che li tentava ad un frutto, a uno solo, tutto quanto la Carità aveva loro dato perché fossero felici9.
Ma Dio non comminò l’Inferno ad essi. Non poteva forse fulminarli, là ai piedi dell’albero della Prova che per essi era divenuto l’albero della Concupiscenza?
Volontariamente essi lo avevano mutato in tale e sarebbe stato giusto che perissero, essi, vera mala pianta nata da perfetto Seme ‑ il Pensiero divino – divenuta maligna perché avvelenata dalla bava infernale. Non poteva Dio ordinare all’Arcangelo di colpirli con la sua spada di fiamma là, alle soglie del Paradiso terrestre, perché la loro spoglia immonda non contaminasse la Terra e da quel limite essi precipitassero nell’Abisso dal quale era uscito colui che essi avevano preferito a Dio?
Poteva. E sarebbe stato nel suo pieno diritto. Ma la Misericordia, ma l’Amore, temperarono la condanna con la promessa della Redenzione e perciò del premio eterno.
[...]
^^^^
Io sono la 'Rosanna 1' che aveva già parlato nella precedente sessione, e sono la moglie di cui ha parlato il Claudio di poc'anzi. Vorrei aggiungere che nel rimeditare questi brani, oltre alla conferma di Adamo ed Eva 'creati già formati' dal fango10, si evincono a prima vista alcune importanti differenze rispetto alla 'Genesi biblica' di Don Guido Bortoluzzi.
In quest'ultima si sostiene che 'Eva' non ebbe alcuna colpa nel Peccato originale, essendo essa una scimmia ed in quanto tale un animale non responsabile.
Tutta la responsabilità sarebbe stata dunque del solo Adamo il quale aveva circuito, sedotto ed indotto la scimmia a quel rapporto sessuale dal quale sarebbe nato l'ibrido Caino.
Nella Valtorta - quanto ad Eva - emerge invece in primo luogo la sua piena natura di essere umano, di Donna - e non di scimmia - e in secondo luogo la sua responsabilità piena, anzi maggiore, in quanto lei stessa avrebbe sedotto ed indotto Adamo al peccato.
In terzo luogo - sempre nella Valtorta - si conferma che il Perfetto Seme dal quale Adamo ed Eva nacquero non fu affatto un gamete maschile e femminile posti nell'utero di una scimmia - come si sostiene nelle 'visioni' di don Guido Bortoluzzi - ma fu unicamente il Pensiero di Dio, dal quale essi uscirono già formati perché Dio 'col suo solo pensiero comandò all’argilla di formarsi secondo il suo disegno, e le molecole dell’argilla, materia inerte e sorda, ubbidirono'.
In definitiva mi sembra che il problema sia di credere o di non credere che Dio sia capace di dar vita ad una sostanza inerte oppure no, partendo dalle molecole 'base', vale a dire sostanzialmente 'dal nulla'.
Ma se si ammette che ne sia capace, allora non si capisce perché avrebbe dovuto prima creare due gameti (dal nulla come si evince in 'Genesi biblica'), poi sovrintendere alla fecondazione dell'ovulo femminile ed allo sviluppo nell'utero della scimmia di un embrione e quindi di un feto, infine attendere che nascesse il bimbo Adamo e che questi impiegasse ancora anni ed anni per crescere e divenire uomo.
Va bene che si dice che Dio viva fuori dal Tempo ma per un Dio che crea dal nulla non si capisce perché dovesse aspettare tutti quegli anni prima di vedere 'formata' la sua Creatura perfetta alla quale parlare 'nei silenzi della sera'.
I Due Progenitori – per disubbidienza, orgoglio e superbia - persero la Prova ma si salvarono dall'Inferno solo perché essi erano enormemente meno intelligenti del superbo ed astuto Arcangelo seduttore e quindi molto meno colpevoli di lui a causa del raggiro subito.
Richiamo inoltre l'attenzione sul fatto - sempre dall'Opera di Maria Valtorta - che il loro successivo perfetto pentimento avvenne solo dopo l'assassinio di Abele da parte di Caino, fatto questo che diede loro la comprensione della enormità delle conseguenze dovute al loro Peccato.
Questo pur tardivo pentimento fu ciò che - grazie alla Redenzione - permise loro, dopo la dovuta espiazione sia in terra che nell'Aldilà, di poter entrare con Gesù in Paradiso insieme agli altri Patriarchi ed i 'giusti' dell'Antico Testamento.
Non si medita mai abbastanza sulle rivelazioni dell'Opera valtortiana.
Bene, Rosanna, ti ringrazio per queste ulteriori messe a punto.
Potremmo adesso riprendere la Lezione dello Spirito Santo da dove l'avevamo interrotto alla fine della Sessione precedente.
Ricordate, più o meno, cosa aveva detto - fra le tante cose - lo Spirito Santo?
Aveva detto che non vi era stata autogenesi e nemmeno evoluzione, ma una creazione di creature 'già perfette'.
Egli ci aveva fatto riflettere sul fatto che è 'stolto' pensare che Dio avesse creato cose informi attendendo di essere 'glorificato' quando le singole creature, e tutte le creature, avessero raggiunto, con successive evoluzioni, la perfezione della loro natura.
Lo Spirito Santo ci aveva poi posto una domanda retorica: «Può pensarsi un Paradiso le cui legioni di Santi, alleluianti intorno al trono di Dio, siano il prodotto ultimo di una lunga evoluzione di belve?».
L'uomo non è il risultato di una evoluzione, così come il Creato non è il prodotto di un'autogenesi.
Fu dunque creato l'unico uomo e poi la donna, compagna dell'uomo e all'uomo, dai quali doveva discendere tutta l'Umanità.
Nel Diluvio perirono tutti i rami corrotti dell'Umanità: uomini, mostri e ibridi scimmieschi, e ciò per riportare l'Umanità - attraverso la discendenza di Noè - alla natura geneticamente pura del primo uomo: Adamo.
Lo Spirito Santo diceva anche che chi non ammette la creazione dell'uomo per opera di Dio (notare bene: un uomo già formato e perfetto fin dal primo istante), non può capire da cosa esattamente sia costituita la Colpa, né il perché della condanna, né le conseguenze che ne sono derivate.
Ci aveva poi spiegato in cosa fosse consistita la Prova, e quale ne fosse stato il 'mezzo': cioè l'albero e il pomo.
Infine il castigo.
Un castigo non sproporzionato ma giusto perché il Peccato di Adamo ed Eva andava commisurato a quello che era il grado eccelso della loro perfezione grazie ai doni soprannaturali e naturali che essi avevano ricevuto da Dio.
Lo Spirito Santo ci aveva poi fatto riflettere sul fatto che quello stesso Peccato, ove fosse compiuto dall'uomo odierno, sarebbe molto meno grave e Dio non ci condannerebbe con eguale rigore perché terrebbe conto della nostra debolezza dovuta ai fomiti come conseguenza del Peccato originale.
Adamo ed Eva avevano in sé la Grazia santificante e tutti gli altri doni di Dio che avrebbero loro consentito di superare la prova, doni che invece non abbiamo più noi, contaminati per via riproduttiva dalla Macchia d'origine, sovrastati quindi dai 'fomiti', per di più tentati in un mondo non più puro come quello di allora ma oggi dominato dal peccato.
Egli - per confermare i due Progenitori in Grazia - li sottopose dunque ad una Prova, come già aveva fatto in precedenza con Lucifero e gli altri Angeli del Cielo.
Ripeto ancora che la Prova è una vera Legge divina, perché tutti i grandi doni devono essere meritati.
Così come ai primordi della Creazione spirituale gli Angeli furono sottoposti a prova in Cielo, Adamo ed Eva lo furono in terra ed infine tutti i loro discendenti, posti di fronte alle scelte della vita avendo tuttavia come punto certo di riferimento e di aiuto la Legge naturale.
Il punto di confronto del nostro agire è dunque costituito dalla Legge naturale, sintetizzata nei Dieci Comandamenti, Legge che Dio ha scolpito nei nostri cuori perché ogni uomo di qualsiasi latitudine sapesse come comportarsi di fronte a Dio anche senza essere della Religione giusta.
Fu sottoposto a prova lo stesso Gesù che - pur essendo Uomo-Dio - come Uomo la dovette e la volle superare, ottenendoci con ciò la Redenzione e guadagnandosi così la Sua Gloria di Dio-Uomo in Cielo.
Dio non violentò il libero arbitrio dell'uomo. Mentre l'uomo - aveva sottolineato lo Spirito Santo - violentò i diritti di Dio.
Ora possiamo dunque continuare con il seguito della Lezione dello Spirito Santo con la quale avevamo terminato la precedente Sessione (sottolineature e grassetti sono sempre i miei):
Lezione 23ª
21/28‑5‑1948
Ai Romani c. VII v. 14‑25.
(continua)
Dice il Dolce Ospite:
[…]
Se Dio avesse voluto violentare la libera volontà dell’uomo di scegliersi il suo destino, o non gli avrebbe proposto la prova, o gli avrebbe legato le potenze del volere in modo che l’uomo fosse impedito di agire male.
Così pure, se lo avesse voluto premiare nonostante tutto, gli avrebbe o perdonato tutto in anticipo o, per avere base a perdonarlo, gli avrebbe suscitato nel cuore la contrizione perfetta, o quanto meno un’attrizione per i beni che aveva perduto, aiutando, con un suo raggio d’amore, a volgere l’imperfetto dolore di attrizione, per la perdita dei beni presenti in quell’istante e futuri, in perfetto dolore di contrizione per l’offesa fatta a Dio e per la perdita della sua Grazia e Carità.
Ma tutti questi casi sarebbero stati delle ingiustizie verso gli angeli, che furono sottoposti alla prova, che non ebbero legate le potenze del volere, che non furono perdonati in anticipo, e che non ebbero suscitato nel loro essere, e da Dio stesso, alcun moto di contrizione o attrizione, atto a suscitare un perdono divino.
Vero è che gli angeli erano più degli uomini favoriti al non peccare per i doni di grazia e per quelli di natura (spiriti privi di corpo e perciò di sensi) e per essere quindi esenti da pressioni interne di senso e da pressioni esterne (il Serpente), e soprattutto per la conoscenza di Dio; e ciononostante peccarono, senza attenuanti d’ignoranza e di stimolo di senso, per pura malizia e sacrilego volere. Ma non ci fu nulla di quanto detto prima. Né da parte di Dio, né da parte dell’uomo.
Dio rispettò la volontà umana. L’uomo perseverò nel suo stato di rivolta verso il suo divino Benefattore. Superbamente uscì dall’Eden dopo aver mentito ‑ perché ormai il suo congiungimento con la Menzogna era avvenuto ‑ e l’aver addotto povere scuse al suo peccato, mentre che l’essersi fatto cinture di foglie testimoniava che, non perché erano nudi e di apparir tali a Colui che li aveva creati e conservati vestiti solo di grazia e innocenza si vergognavano, ma perché erano colpevoli e avevan paura di comparire davanti a Dio.
Paura, sì. Pentimento, no.
Onde Dio, dopo averli cacciati dall’Eden, “pose due cherubini sulle soglie dello stesso”11, onde i due prevaricatori non vi rientrassero fraudolentemente per fare bottino dei frutti dell’albero della vita, rendendo nulla una parte del giusto castigo e defraudando ancora una volta Dio di un suo diritto: quello di dare e levare la vita dopo averla conservata sana, lieta e longeva coi frutti salutari dell’albero della vita.
Castigo giusto, dunque. Privazione di quanto spontaneamente l’uomo aveva spregiato: la Grazia, l’integrità, l’immortalità, la immunità, la scienza. E perciò la perdita della paterna carità di Dio, del suo aiuto possente; e perciò la debolezza dell’anima ferita, la febbre della carne svegliata, delirante e soverchiante la ragione; e perciò la paura di Dio, la perdita dell’Eden dove senza fatica e dolore era la vita; e perciò la fatica, la morte, la soggezione della donna all’uomo, l’inimicizia tra uomo e uomo, tra i figli di un seno, il delitto, l’abuso, tutti i mali che tormentano l’umanità, la paura di morire e del giudizio, il tormento di aver provocato il dolore, e di trasmetterlo a quelli più amati, in un con la vita.
Conseguenze.
Oltre la condanna immediata e personale e le sue immediate personali conseguenze, il peccato di Adamo e la condanna provocata da esso ha avuto conseguenze che sino alla fine del tempo dureranno, pesando sull’Umanità.
Come capostipite della famiglia umana, Adamo ha trasmesso la sua infermità nei suoi discendenti. Non avviene diverso quando un uomo tarato procrea dei figli.
Con più o meno virulenza, i veleni della malattia sono nella sua prole e nella prole della prole, e se, con medicine adatte, la malattia ereditaria da virulenta e datrice di morte può mutare in forma più benigna, pure mai quei figli, e i figli dei figli, saranno sani come quelli venuti da un sangue sano.
“Per opera di un sol uomo il peccato è entrato nel mondo” è scritto12. Ed è verità.
Questo dolore, prima che da Paolo, è detto dalla Sapienza, dal Verbo docente, dai Salmisti13. Da Dio sempre perciò, perché è sempre Dio che parla per bocca dei suoi ispirati.
Questo dolore empie il mondo, si tramanda da generazione a generazione, né finirà sinché non avrà fine il mondo. Ha empito del suo ululo il luogo dove Adamo con fatica traeva pane dalle zolle sulle quali gocciava il suo sudore. Si è sparso per la Terra, e orizzonti, e gole, e selve, e animali, lo hanno sentito rabbrividendo e se lo sono trasmesso.
E, come luce accecante, ha fatto vedere ad Adamo ed Eva l’immensità del loro peccato, non commesso soltanto verso Dio, ma anche verso la carne e il sangue loro.
Sino a quel momento il verdetto di Dio non aveva ancora frantumato la ribellione dell’uomo, il quale, col facile adattamento dell’animale ‑ ché l’uomo privo di Grazia non è che il più perfetto degli animali ‑ si era presto adattato al suo nuovo destino, non più facile e giocondo come quello primo, ma non privo di gioie umane che compensavano dei dolori umani.
La passione del senso si soddisfaceva nella carne compagna, fusa, non santamente come Dio voleva e come l’uomo innocente e pieno di scienza aveva compreso nell’Eden, a farsi una carne sola; la gioia del creare da soli ‑ oh! Orgoglio persistente! - nuove creature, illudendosi con ciò di essere simili a Dio Creatore; il dominio sugli animali, la soddisfazione dei raccolti e del bastare a se stesso, senza avere a ringraziare nessuno. Gioie sensuali, ma sempre gioie.
Oh! quanta oscurità da fumo d’orgoglio e da caligine di concupiscenze sfrenate perdurò ostinata nei due protervi!
La maternità era ottenuta con dolore, ma la gioia dei figli compensava quel dolore.
Il cibo era ottenuto con fatica, ma il ventre si empiva ugualmente e la gola era soddisfatta, ché la Terra era colma di cose buone.
La malattia e la morte erano lontane, godendo i corpi, creati perfetti, di una salute e virilità che facevano pensare ai due protervi longeva la vita, se non eterna.
E la superbia fermentante suscitava il pensiero derisore: “Dove è dunque il castigo di Dio? Noi siamo felici anche senza di Lui”.
Ma un giorno il verde dei campi, su cui sbocciavano i fiori multicolori creati da Dio, rosseggiò del primo sangue umano versato sulla Terra, e ululò la madre sul corpo del dolce Abele estinto14, e il padre comprese che non era stata minaccia vana quella che prometteva: “Ritornerai nella terra dalla quale fosti tratto, perché sei polvere e polvere ritornerai15, e Adamo morì due volte, per sé e per suo figlio, ché un padre muore la morte dei figli vedendoli spenti, ed Eva partorì, con strazio, dando alla Terra il corpo esanime del suo diletto, e comprese cosa è il partorire in peccato.
Ma ugualmente nella stessa ora, nella quale folgoreggiava – ed era misericordia ancora ‑ il castigo di Dio, morì l’orgoglio e venne partorito il pentimento, la nuova vita per la quale i due Colpevoli iniziarono l’ascesa del sentiero della Giustizia e meritarono, dopo lunga espiazione ed attesa, il perdono divino per i meriti del Cristo.16
E di Maria. Oh! Lasciate che Io qui celebri questa verità dell’Immacolata che fu, che è mia, e che per il nostro congiunto amore ha dato al mondo il Verbo fatto Carne: l’Emmanuele.
Per una infedeltà della donna l’umano genere conobbe il peccato, il dolore, la morte.
Per la fedeltà della Donna l’umano genere ha ottenuto la rigenerazione alla Grazia, e perciò il perdono, la gioia pura, la Vita.
Per la concupiscenza, la morte, tutte le morti.
Per la purezza di una verginità triplice ‑ di corpo, d’intelletto, di spirito ‑ la Vita, la vera Vita, e della carne risorta dei giusti e vivente in eterno, e della mente aperta alla Verità, e dello spirito rinato alla Grazia.
Per il connubio con Satana, l’odio fratricida e deicida.
Per il connubio con Dio, l’amore fraterno e l’amore spirituale che abbracciano Divinità e Umanità, e su ambe si effondono, e per ambe operano, l’Amore Incarnato e l’Amore verginale, ambedue offerti, volontariamente, totalmente, e consumati perché Dio fosse consolato e l’uomo salvato.
La morte di Abele frantumò l’orgoglio di Adamo e fece esperta Eva del più atroce partorire alle Tenebre.
La morte di Cristo frantumò il Peccato e mostrò all’Umanità cosa costi il partorire alla Grazia.
L’ululo di Eva ha corrispondenza nel grido di Maria alla morte del Figlio Ss.
Io dico, a coloro che credono Maria sopra al dolore perché piena di Grazia, che neppure Eva soffrì, nella sua desolazione meritata, ciò che sofferse Maria innocente.
Perché se l’ululo di Eva segnava la nascita del Pentimento, il grido di Maria segnò la nascita dell’èra nuova.
E se in quell’ora segnata dal primo sangue umano, sparso per criminale violenza, per cui la Terra fu maledetta due volte, ebbe inizio l’ascesa verso la Giustizia, nell’ora di nona, segnata dall’ultima stilla del Sangue divino, discese dai Cieli la Redenzione, uscendo come fiume di salute dai due Cuori innocenti e piagati del Figlio e della Madre.
Veramente non solo per i meriti di Gesù, ma anche per quelli di Maria, voi avete la Vita; ed Ella, Madre della Vita, Madre Vergine, pura, innocente, che non conobbe le doglie nel partorire ‑ secondo la legge della carne decaduta ‑ il suo Gesù, ha conosciuto però, e ben conosciuto, le doglie del più doloroso parto, partorendo voi, Umanità peccatrice, alla novella Vita della Grazia.
Per un solo uomo, l’uomo conobbe la morte.
Per l’Uomo solo, l’uomo conosce la Vita.
Per Adamo l’Umanità ha ereditato la Colpa e le sue conseguenze.
Per Gesù, Figlio di Dio e di Maria, l’Umanità eredita nuovamente la Grazia e le sue conseguenze.
La quale Grazia, sebbene non annulli tutte le conseguenze terrene della colpa d’origine ‑ ché il dolore, la morte e gli stimoli restano a darvi pena, paura e battaglia ‑ fortemente vi aiuta a sopportare il dolore presente con la speranza del Cielo, vi aiuta ad affrontare la paura del morire con la conoscenza della Misericordia divina, vi aiuta a reagire e domare gli stimoli o fomiti con gli aiuti soprannaturali per i meriti di Cristo e i Sacramenti da Lui istituiti.
Ho detto: “La Grazia, sebbene non annulli tutte le conseguenze della Colpa...”.
Questo è un punto sul quale molti si ribellano, dicendo: “È giusto questo? Non poteva il Redentore rendere tutta la perfezione?”.
È giusto. Tutto in Dio è giusto.
L’uomo non fu ferito in uno scontro con Dio, per cui Dio dovesse sentirsi in dovere di riparare al danno fatto volontariamente o involontariamente. L’uomo da se stesso si è volontariamente ferito, e consciamente ferito. Or quando un uomo si ferisce in modo talmente grave, nella vita d’ogni giorno, resta o mutilato, o tarato, o segnato almeno da gravi cicatrici; né opera di medico può cancellare del tutto il danno, e soprattutto rifare le parti perdute.
Adamo si è mutilato della Grazia e della vita soprannaturale, dell’innocenza, integrità, immunità, immortalità e scienza. E come capo‑stipite di tutta l’umana famiglia ha trasmesso la sua penosa eredità a tutti i suoi discendenti. Ma l’Umanità, più fortunata dell’uomo singolo, per mezzo di Gesù‑Salvatore‑Redentore, ha ottenuto la guarigione.
Più ancora: la “ricreazione” nella Grazia: vita dell’anima. E per i Sacramenti da Lui istituiti, le virtù che essi infondono, ed i miei doni, ha ottenuto anche i mezzi per sempre più crescere nella perfezione, sino a raggiungere il culmine con la “supercreazione” che è la santità.
Però neppure il Sacrificio dell’Uomo‑Dio, capace e sufficiente a restituirvi i doni perduti ed a rielevarvi all’ordine soprannaturale ‑ ossia alla capacità di amare, conoscere, servire Dio in questa vita, per possederlo in gaudio, in eterno, nell’altra ‑ ha cancellato le cicatrici delle grandi ferite che l’uomo si è inferto volontariamente, e specie quelle della concupiscenza triplice, che è sempre pronta a rifarsi piaga se lo spirito non veglia a tenere soggette le male passioni.
Ho anche detto: “La conoscenza della Misericordia divina”.
Sì. L’eredità della Colpa, come vi ha ottenuto il Redentore, così vi ha ottenuto la conoscenza dell’infinita carità, e sapienza, e potenza divine.
L’uomo, rigenerato figlio di Dio per mezzo di Gesù, conosce ciò che Adamo non conosceva. Conosce a quale immensità giunga l’amore del Padre, che dà il suo Unigenito a cancellare col suo Sangue il decreto di condanna dell’Umanità decaduta nel suo Capostipite.
Adamo, per la scienza infusa, e più per la Grazia che elevandolo all’ordine soprannaturale lo aveva reso capace di conoscere Dio, molto conosceva di quanto Dio lo amasse, perché tutto, intorno ed entro Adamo, aveva voce di amore divino. E Adamo, per l’elezione all’ordine soprannaturale, molto sapeva amare. Sapeva amare in quella giusta misura che Dio aveva giudicata sufficiente durante la vita a preparare l’uomo alla visione e al godimento di Dio dopo il trapasso da Terra a Cielo.
Ma mai, neppure nei trasporti d’amore più grande, l’Adamo innocente poté giungere a salire, col suo desiderio di conoscere e amare, sino al centro della Verità, mai poté inabissarsi in questa fornace ardente dell’Amore che è anche Verità, mai poté possedere la conoscenza totale di quella verità che ha nome Amore Infinito.
L’uomo vivente sulla Terra non può vedere Dio quale è. Neppur l’Uomo‑Adamo, testé creato e ricco di doni. Tutto aveva voce di Dio. Tutto gli parlava di Dio. Tutto lo attirava a Dio. L’uomo era il grandemente amato e ricoperto di doni, per aiutarlo ad amare. Ma tra l’uomo e Dio è sempre un abisso. Sono due abissi che si guardano, e il Maggiore attira il minore, gli sfavilla dinanzi allo spirito, lo investe dei suoi fuochi, lo fa ricco delle sue luci dardeggiate sullo spirito dell’uomo come per una continua infusione di sapienza.
Il Divino Amore ha, per l’uomo, il gesto d’invito di due braccia e di un seno che si aprono e si offrono per l’amplesso che beatifica, e l’amore umano dona ali all’uomo perché possa dimenticare la Terra e lanciarsi verso il Cielo, verso Dio che lo chiama.
Ma una legge di giustizia stabilisce che l’incontro totale, la fusione, si abbia solo dopo la prova che conferma nella grazia.
Per questo, più l’uomo sale nel tentativo e desiderio di raggiungere Dio, e più Dio sfugge, si ritira nel suo abisso senza fine. Né fa ciò per crudeltà, ma per tenere attive le forze e le volontà dell’uomo di raggiungerlo, e così aumentare la capacità umana a ricevere con frutto e farsi colmare dalla Grazia, ossia ancora da Dio stesso. Perché veramente l’uomo è tanto più atto a ricevere e possedere Dio e la sua Grazia Ss., quanto più attivamente, instancabilmente, intensamente, muove verso Dio.
Ho parlato al presente perché tale è la condizione dell’uomo verso l’immensa Divinità, incomprensibile ad ogni intelligenza creata.
Anche i più grandi contemplatori ‑ e metto qui i nomi di Giovanni e Paolo per indicarvi due già redenti da Cristo, ai quali si aperse il Cielo sino al terzo e al settimo grado17, e anche Mosè, Ezechiele, Daniele, che videro, rispettivamente, “il tergo di Dio”18, la “luce lasciata dall’Infinita Luce”, “l’Essere dall’aspetto d’uomo” ma che era “fuoco d’elettro” e “voce che si faceva sentire da sopra il firmamento”19, “l’Antico dei giorni il cui volto era velato dal fiume di fuoco che scorreva rapidamente davanti alla sua faccia”20 lasciando visibili soltanto i capelli e le vesti ‑ non poterono conoscere l’Inconoscibile sinché furono tra i mortali i due primi, nel Cielo dopo la Redenzione gli altri.
Ma tale, particolarmente, era la condizione di Adamo, elevato all’ordine soprannaturale, e perciò dotato, come voi restituiti e fedeli alla Grazia, di un’intelligenza spirituale capace di accostarsi molto alla Verità di Dio, ma non di conoscere il Mistero di Dio.
Solo per Gesù l’uomo ha potuto penetrare più avanti ‑ oh! Molto più avanti! ‑ valicare distanze, alzare veli, accostarsi all’ardore del Focolare Uno e Trino e conoscere l’immensità dell’Amore con una profondità sconosciuta ad Adamo.
Sconosciuta per misura di prudenza. Perché Adamo, ove avesse avuto proposto da Dio il Cristo futuro e avesse avuto da Dio richiesta di adorare il Verbo Incarnato per amore e per opera dell’Amore, non si rifiutasse di adorare il Compendio vero dell’Amore Trino e si rendesse così colpevole dello stesso peccato di Lucifero, divenuto Satana per aver rifiutato adorazione all’Amore fatto carne, pretendendo superbamente di esser capace esso stesso di redimere l’uomo essendo simile a Dio in sostanza, potenza, sapienza, bellezza, anziché simile per partecipazione di natura, offendendo così particolarmente lo Spirito Santo, Datore delle luci, sapienze e verità contenute in Dio. E i peccati contro lo Spirito Santo, dei quali Lucifero e i suoi simili in ribellione si sono resi colpevoli, come molti uomini, non sono perdonati21.
Dio voleva perdonare all’uomo.
Gli propose perciò la prova di ubbidienza. Ma gli risparmiò la prova di adorazione per il Verbo fatto Uomo, onde Adamo non peccasse, in modo non perdonabile, invidiando la potenza del Cristo, presumendo di potersi salvare e di poter salvare senza bisogno del Cristo, negando come impossibile la verità conosciuta che l’Increato potesse farsi “creato” nascendo da donna, che il Purissimo Spirito, che è Dio, potesse farsi uomo assumendo carne umana.
Voi no. Voi redenti dal Cristo, voi venuti dopo l’avvento di Cristo, e soprattutto dopo il sacrificio di Cristo, conoscete tutto l’amore di Dio. Il Cristo questo amore infinito ve lo ha rivelato, con Se stesso, con la sua parola, col suo esempio e le sue azioni.
Mirate il Cristo bambino vagente in una grotta, e non ne avete paura. Anzi quella debolezza umana attira la vostra debolezza spirituale, la quale non si sente sconfortata né spaurita davanti al Dio Infante, al Dio che si è annichilito, Egli, l’Immenso, in piccole membra, Egli, il Potente, in membra bisognose di tutti gli aiuti, tanto esse sono incapaci di provvedere ai bisogni dell’organismo.
Mirate il Cristo fanciullo e non ne avete paura. La sua sapienza è dolce. Con poche parole vi indica la via sicura per giungere alla Casa del Padre: Occuparsi di ciò che vuole Dio, di ciò che va dato a Dio22.
Tutta la Legge è in questa risposta breve e sapiente. Egli vi dice, parlando a quelli che rappresentano l’umanità eletta e cara al Signore: “Non sapete che si deve fare questo, questo solo, questo al disopra di ogni altra occupazione, avere questo amore al disopra di ogni altro amore, per avere posto in Cielo?”
E già tutto il Cristo docente è in queste brevi parole, il Cristo che dice a Marta: “Tu ti occupi di troppe cose, una sola è necessaria”23. Il Cristo che dice al discepolo ancor troppo attaccato alle cose del mondo: “Lascia che i morti seppelliscano i morti”24, e ancora: “Chi, dopo aver messo la mano all’aratro, volge indietro lo sguardo, non è adatto al Regno di Dio”25.
Il Cristo che, amando con perfezione la Madre, non l’antepone alla sua missione, ma chiaramente dice che “è suo sangue chi fa la volontà di Dio”26, ed Egli per primo la fa, perché l’amore verso Dio è sempre, doverosamente, il più grande rispetto ad ogni altro amore, anche a quello per la Madre Ss.
Il Cristo che rimprovera Pietro chiamandolo “Satana”, perché lo tenta a non fare la volontà del Padre suo27. Il Cristo del Sermone del Monte28. Il Cristo che dice l’ultima beatitudine: “Beati quelli che mettono in pratica la parola di Dio”29, ossia ancora la Legge.
Il Cristo che a Nicodemo insegna come l’uomo vecchio, l’erede di Adamo decaduto, possa raggiungere la rigenerazione e vedere il Regno di Dio “rinascendo per acqua”, e quest’acqua di vita Egli, il Cristo, ve la dà, “e per Spirito Santo”30, ossia per amore, e amore è fare la volontà di Dio nell’ubbidienza alla sua Legge per tutti, e ai suoi singoli decreti per ognun di voi.
Il Cristo che insegna la religione che è giudicata vera, meritevole di premio da parte della Divina Giustizia: “Non cerco il mio volere, ma quello di Colui che mi ha mandato31.
Il Cristo che vi dà il Dio che si può amare sensibilmente: “Voi non avete mai sentito la voce di Dio e visto il suo volto sino ad ora. Ma eccomi. Io sono Colui sul quale Dio ha impresso il suo sigillo. Chi vede Me vede Colui che mi ha mandato. Chi mi ascolta, ascolta il Padre, perché Io non ho parlato di mio, ma ho detto quanto il Padre mi ha detto di dire”32. E vi disvela l’amore del Padre che dalla colpa di Adamo trae il mezzo per incuorarvi ad un più grande amore, ad una più esatta conoscenza e più stretta unione: “La Volontà del Padre mio è che voi mi conosciate per ciò che sono: Dio”33.
Il Cristo che proclama: “Io non faccio niente da Me, ma dico e faccio ciò che vuole il Padre mio. Sempre faccio ciò che a Lui piace”34.
Il Cristo, Pastore buono, che confessa la ragione più vera del grande amore del Padre per Lui: “Per questo mi ama il Padre: perché do la vita volontariamente, perché questo è il desiderio del Padre mio, onde voi siate salvati35.
Il Cristo che, alle soglie della Passione, dice: “Il Padre mio mi ha mandato e mi ha prescritto ciò che devo dire a fare. E so che il suo comandamento è vita eterna36.
Il Cristo che, per Se stesso, assolve Pilato dicendogli: “Non avresti su Me alcun potere, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo, Colui che mi ha consegnato nelle tue mani è più colpevole di te del mio morire”37.
E Colui che lo consegnava nelle mani dell’autorità, in una divina follia d’amore per l’uomo, è il Padre suo, il Dio infinito davanti al quale il Figlio dice la sua orazione perfetta.
“Non la mia, ma la tua Volontà si compia38. Sia fatta la tua Volontà in Terra come nel Cielo”39; è Dio Padre che permette alle autorità umane di essere tali sinché Egli lo vuole, dopo di che né forza d’armi né alcun’altra forza vale a mantenerle al loro posto di comando.
Oh! Il Cristo ubbidiente dalla nascita alla morte, il Cristo che dice “Sì” al primo vagito, e dice “Sì” con l’estrema parola del Golgota, il Verbo del “Sì” eterno al Padre suo, il Cristo che non fa mai paura, che non sgomenta con la sua legge perché vi dà l’esempio che essa legge è possibile ad eseguirsi da parte dell’uomo poiché Egli ‑ l’Uomo ‑ l’ha vissuta prima ancor di insegnarvela, questo Dio‑Uomo che si consegna alla morte, ai nemici, agli spregi, alla fatica, alla povertà, alla carne ‑ ed ho messo la morte per prima e la carne per ultima, non per errore, ma perché al Salvatore fu più dolce il morire che al Verbo‑Dio il limitarsi in una carne ‑ vi dà, o uomini, la conoscenza di ciò che è Dio‑Amore.
E quel Divinissimo Padre, che immola il suo Dilettissimo, vi dà la misura dell’amore di Dio per voi.
È detto: “Non vi è più grande amore di quello di colui che dà la vita per i suoi amici”40.
Ma è anche da dirsi: “L’amore di un Padre che sacrifica il suo vero unico Figlio per salvare la vita dei suoi figli adottivi, i quali, veri figli prodighi41, hanno volontariamente lasciato la casa paterna e si sono resi infelici, dando dolore al Padre, è un amore ancor più grande”. E di questo amore vi ha amato Iddio. Ha sacrificato il suo Unigenito per salvare l’Umanità colpevole, quell’Umanità che, come non fu grata, ubbidiente, amorosa per Lui all’inizio dei giorni, quando gioiva del molto ricevuto gratuitamente da Dio, così non è grata, ubbidiente, amorosa per Lui ora che da venti secoli ha avuto da Dio non il molto, ma il Tutto, ma l’Immenso, dando Dio Se stesso nella sua Seconda Persona.
Dopo aver meditato tutto questo, è dolce concludere che se grande fu il castigo, che però non fu ingiusto, più grande, infinitamente più grande del castigo è stata la Misericordia. Quella Misericordia che, non paga di restituirvi, a prezzo del suo Dolore, del suo Sangue, della sua Morte di croce, i doni di cui vi aveva defraudato Adamo, vi dà Se stessa nella Ss. Eucarestia, vi dà le acque della Vita di cui è fontana saliente al Cielo, vi dà la sua dolce Legge d’amore, l’esempio suo, la sua Umanità per rendere facile alla vostra umanità di amarlo, la sua Divinità perché le vostre preghiere siano ascoltate, come voce stessa del Figlio amatissimo vivente in voi, dal Padre suo, vi dà lo Spirito Santo con tutti i suoi doni, per i quali le virtù infuse col Battesimo sono potentemente aiutate a svilupparsi ed a perfezionarsi, quei doni che aiutano grandemente il cristiano a vivere la sua vita di cristiano, ossia la vita divinizzata, da figlio di Dio, e che, senza annullare i fomiti, dànno a voi la forza di reprimerli, facendo di essi, che “male” sono, “bene”, ossia eroismo, mezzo di vittoria, corona e veste di gloria.
Come per Paolo, la vita di ognun di voi è lotta interiore fra la carne e lo spirito, fra l’aspirazione al Bene e l’azione non sempre perfettamente buona, lotta in cui Dio vi conforta e aiuta. Per questo, nessuno abbia scandalo se un suo prossimo confessa con la parola e l’azione d’esser come Paolo “carnale e soggetto”. E nessuno si accasci se comprende di esserlo. Ma l’esempio di Paolo guidi e sostenga.»
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Care amiche e cari amici,
ho inteso chiudere questo Dibattito dando letteralmente la 'Parola' allo Spirito Santo, che - essendo Amore - si è profuso in una 'arringa' 'appassionata' che si è sviluppata in un crescendo incalzante che a questo punto è solo da meditare con calma, e anche profondamente.
Dopo una Lezione di questo genere, mi sento di poter anche dire che il nostro Dibattito sulla creazione dell'uomo e sul Peccato originale si può considerare virtualmente terminato.
Rimarrebbe semmai da fare solo una Sintesi sul Peccato originale con riferimento a quanto abbiamo discusso affinché ci rimanga tutto più impresso nella memoria.
Vi è qualcuno che ritiene di poterla fare? Che ci dice la Cabina di regia?
(silenzio)
Non c'è proprio nessuno che abbia il coraggio di farsi avanti per una sintesi complessiva, anche alla buona?
(silenzio)
Pazienza, vuol dire che allora - la 'Sintesi alla buona'- ve la farò io:
1. Dio aveva creato Adamo ed Eva perfetti ed integri nella sfera fisica, in quella morale, in quella spirituale.
2. Essi avevano tutto, erano i ‘re’ della terra, avevano Dio che 'parlava' nel loro spirito istruendoli nei ‘silenzi della sera’, cioè nei momenti di pace spirituale.
3. Erano stati creati per l’immortalità, vale a dire una vita lunghissima e felice sulla terra salvo poi salire al cielo in anima e corpo quando Dio lo avesse ritenuto opportuno.
4. Erano destinati ad avere tanti figli perfetti come loro. Dovevano tuttavia procreare quando Dio lo avesse deciso, senza libidine e in ‘un’estasi di amore’.
5. L'uomo che Dio aveva ‘progettato’ nella sua dimensione finale perché divenisse ‘figlio di Dio’ in Cielo, il vero superuomo, non era già l’Adamo del paradiso terrestre pur perfetto prima della colpa di origine, né a maggior ragione l’uomo attuale, ma l’uomo in Grazia con il corpo glorificato come quello di Maria Ss. dopo l'Assunzione in Cielo.
Un uomo dallo spirito e dal corpo perfetto, bellissimo, un corpo con proprietà libere dalle leggi della nostra fisica - come quello 'glorioso' di Gesù Risorto il quale poteva apparire e scomparire, materializzarsi e smaterializzarsi, spostarsi con la velocità del pensiero - e soprattutto un uomo che avrebbe potuto avere eternamente la visione beatifica di Dio.
6. I due progenitori, se non avessero peccato in disubbidienza e superbia, sarebbero infatti saliti in Paradiso in anima e corpo quando Dio lo avesse ritenuto opportuno, in un trapasso analogo a quello di Maria SS., anch’essa priva di Peccato originale come i Primi Due appena creati, salita in cielo dopo una sorta di dormizione che non era propriamente una morte come la intendiamo noi oggi per l’uomo ormai decaduto.
7. Tutti i grandi doni devono essere meritati: i primi due progenitori furono dunque sottoposti a prova.
8. La legge della prova è una legge creata da Dio, una legge spirituale - come le altre sono invece leggi naturali del creato - per confermare i due progenitori in grazia.
9. La prova consistette in una richiesta di sola ubbidienza, perché l’ubbidienza é amore. Ad Adamo non venne infatti proposto come a Lucifero la richiesta di adorare il futuro Dio incarnato, fatto che lo avrebbe potuto rendere colpevole come Lucifero e quindi non più perdonabile, pretendendo di essere egli stesso capace di redimere l'uomo essendo simile a Dio: peccato contro lo Spirito Santo che non può essere perdonato.
10. I due avevano tutto: bellezza, intelligenza massima per noi inconcepibile, integrità fisica con un metabolismo perfetto, immortalità dell’anima e del corpo e, soprattutto, la Grazia santificante.
11. Essi avevano ricevuto un solo divieto, quello di non cogliere i frutti dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male: pianta reale con frutti normali, ma da Dio - nei loro confronti - ‘caricata’ di un significato metaforico di 'prova'.
12. A seconda di come i Due si sarebbero comportati essi avrebbero mostrato il loro vero cuore.
13. Il divieto era dunque un divieto giusto: il Bene l’uomo lo aveva infatti già appreso da Dio ed il Male non era bene conoscerlo perché l’uomo, pur creato umanamente perfetto, non sarebbe stato in grado di dominarlo, dominio che solo Dio é in grado di esercitare.
14. Il rispetto o meno del divieto diveniva dunque prova di amore o disamore verso Dio.
15. I primi due avevano tutti i doni per resistere alla prova: erano uniti alla Grazia di Dio ed avevano lo spirito che era signore dell’Io.
16. Fra i loro doni c’era però anche il libero arbitrio, perché Dio non ci vuole schiavi ma liberi.
17. Satana risvegliò innanzitutto la curiosità ‘intellettuale’ di Eva, cioè quella del suo ‘io’.
18. La curiosità intellettuale è curiosità ‘spirituale’ perché l’intelletto è spirito.
19. Il comando di ‘ubbidienza’ era dunque un comando spirituale: l’unico dato ai Due!
20. Eva disubbidì per curiosità intellettuale, si avvicinò all’albero e su istigazione di Satana colse il frutto della conoscenza del Bene e del Male per essere pari in potenza a Dio: potenza il cui simbolo per eccellenza è quello di poter creare, anzi procreare, generando essa stessa dei figli come liberamente facevano le fiere che a lei erano soggette ed alle quali con Adamo ella dava il nome.
21. Disubbidendo e cogliendo il frutto, Eva tradì l’amore di Dio, e perse la Grazia con tutti i suoi doni di perfezione. Persa la Grazia ed ucciso lo spirito, della donna - originariamente spiritualmente perfetta - rimase solo l’essenza animale: cioè gli istinti ‘animali’.
22. A seguito della disubbidienza – che è disamore e distacco da Dio - entrò in Eva la lussuria spirituale: cioè voler essere come Dio, tradendolo e cercando di usurparne i poteri.
23. Dalla lussuria spirituale le derivò la lussuria morale di voler tutto conoscere: il Bene e il Male.
24. Dalla lussuria morale le derivò quella animale. Eva - relativamente a quel momento di tentazione ed al peccato di potenza creativa e generativa – ne conobbe dunque l’aspetto in maniera ‘animale’: non frutto di amore puro ma di mero sesso.
25. Il peccato originale non consistette dunque nella sessualità ma cominciò con la disubbidienza, che è mancanza d’amore, proseguì col passo successivo nell’orgoglio e nella superbia volendo usurpare il potere di Dio per essere come Dio: lo stesso peccato di Lucifero, si concluse infine con l'atto materiale. La sessualità finale fu infatti solo quel che noi potremmo definire un effetto … 'collaterale'.
26. Facendo dunque una più sintetica 'scaletta' discendente del Peccato originale:
 dapprima Eva ebbe imprudenza e curiosità intellettuale;
 poi disubbidì, si avvicinò alla pianta, prestò fede ad un serpente parlante senza nemmeno chiedersi, e ciò è ancora imprudenza, come mai esso parlasse la sua lingua differentemente da quanto facevano tutti gli altri animali dove ognuno 'parlava' la propria, credette a lui anziché a Dio, colse il frutto volendo essere pari a Dio in potenza creativa e perse conseguentemente la Grazia santificante;
 indusse e sedusse per di più Adamo allo stesso peccato: quindi maggior colpa e maggior punizione;
 i due non si pentirono del peccato: in tal caso Dio li avrebbe perdonati e persino smemorati!
 Adamo – anziché assumersi le proprie responsabilità e pentirsi - dette infatti la colpa non solo ad Eva ma anche a Dio stesso, dicendoGli che era tutta colpa della donna che Egli gli aveva posto accanto;
 Eva, anch’essa, dette la colpa al serpente e non al proprio desiderio di usurpazione e superbia e quindi:
 lussuria spirituale: essere come Dio;
 lussuria morale: voler conoscere Bene e Male;
 lussuria carnale.
27. I progenitori – pur avendo fatto lo stesso peccato di Lucifero – non vennero tuttavia condannati all’inferno perché essi erano di natura molto inferiore all’angelo perfetto e da quello erano stati tentati e ingannati.
28. Dio - che aveva per primo dato loro il comando di riprodursi - voleva che gli uomini lo facessero quando Egli lo avesse ritenuto opportuno e comandato, obbedendo non alla animalità, conseguenza del Peccato originale, ma ad una riproduzione santa senza libidine per generare futuri ‘figli di Dio’.
29. Che una fecondazione senza libidine fosse possibile lo vediamo dalle leggi fissate da Dio per il mondo vegetale dove - ad esempio - l'impollinamento/fecondazione è portato dal vento e dagli insetti pronubi, ma lo vediamo anche negli stessi animali che fanno sesso non per libidine fine a se stessa ma a fini riproduttivi e solo nei tempi od epoche stagionali stabilite dagli istinti naturali di cui Dio li ha provvisti creandoli e che essi rispettano.
30. Satana - ecco la sua vendetta - era dunque riuscito a stravolgere il concetto di 'amore spirituale’, voluto da Dio per gli uomini, con quello 'materiale', cosiddetto animale, ma che 'animale' non è.
31. La Colpa originale, sconvolgendo l’armonia tra la carne e lo spirito, ormai assoggettato all’Io - e provocando egoismo, aggressività ed odio - ha dato origine al dolore, non voluto da Dio ma generato dall’uomo stesso, ponendo per l’uomo la necessità della penitenza per salvarsi. La Terra è ora diventata, infatti, 'Tempio di espiazione'. La sofferenza che l'uomo si procura da sé o che gli deriva dalle circostanze casuali della vita – se rassegnatamente accettata e possibilmente ‘offerta’ - diviene però ragione di salvezza per sé e per gli altri nell'ambito della 'Comunione dei santi'.
32. Gesù – Figlio di Dio incarnato - è venuto a santificare il dolore e a confermare la Legge di Dio nei cuori.
Dalle due necessità dell’amore e del dolore scaturisce la scienza mistica del saper amare e del saper soffrire.
Ma, anche quando l’uomo non sa amare e non sa soffrire, almeno non maledica Dio per il dolore che egli stesso ha generato, e chiami in soccorso il Signore, che subito accorrerà per trarlo fuori dal male ed introdurlo alla Vita.
Bene, ora ho davvero finito, ma prima di chiudere, ci sarebbe ancora l'opportunità di un ultimo intervento. C'è qualcuno?
Mi chiamo Paolo42 e sono 'toscano' anch'io. Ho ascoltato dallo Spirito Santo valtortiano una spiegazione che non avevo mai sentito da nessuno sulla esatta natura della Prova proposta a Lucifero prima che fosse precipitato giù dai Cieli.
Una Prova di adorazione verso il futuro Verbo divino incarnato in un Uomo, Verbo Incarnato che Lucifero - avendoglielo Dio fatto antevedere nel futuro - rifiutò di adorare pretendendo per di più di essere capace di redimere egli stesso l'uomo ritenendosi simile a Dio in tutto e per tutto, commettendo in tal modo un peccato contro lo Spirito Santo, peccato che come noto non è perdonato.
Inoltre ho saputo della Misericordia mostrata nei confronti dell'uomo, lasciandogli la prova di Ubbidienza ma risparmiandogli quella - non perdonabile se fallita - della Adorazione del Verbo incarnato, uomo come lui, del quale Adamo avrebbe però potuto invidiare la potenza presumendo di potersi salvare e di poter salvare gli altri senza bisogno di Gesù Cristo.
Da questo deduco come fu pure Misericordia di Dio l'aver permesso ad Adamo ed Eva di peccare e cadere: la caduta sarebbe stata salutare perché la consapevolezza della loro 'miseria' dovuta al Peccato li avrebbe resi umili ponendoli nella condizione - nel loro libero arbitrio - di poter remare 'controcorrente', rispetto ai propri fomiti, per guadagnarsi con merito il Paradiso.
Dio voleva un 'popolo di figli' che gli dimostrassero - grazie a questo loro 'combattimento' contro la propria natura degenerata - di volere essere suoi figli e quindi come tali meritare il Paradiso eterno.
Con il libero arbitrio Dio li aveva lasciati cadere ma con lo stesso libero arbitrio Dio li avrebbe salvati..., se avessero voluto essere di 'buona volontà'.
Grande..., grande questo nostro Dio Onnipotente.
Grande..., grande anche la nostra Colpa d'origine, non solo 'Felix Culpa' per averci meritato il Cristo Redentore, ma anche per averci permesso di guadagnare con un certo merito il Paradiso.
Ottima conclusione, caro Paolo, amico mio. So che questo inverno sei stato vari mesi in vacanza alle Canarie con tua moglie Serena ma vedo che nonostante gli 'ozi' e le esigenze di 'abbronzatura' non hai snobbato il nostro Dibattito. Credo che - a proposito di 'Felix Culpa' - Sant'Agostino, da lassù, abbia apprezzato questa tua conclusione.
Ecco però ancora una richiesta di intervento che la 'Cabina di Regia' mi passa ...
Sono Orsa nana, mio 'nick-name' che è l'anagramma di 'Rosa Anna' 43, una 'Rosanna 2' differente dalla 'Rosanna 1' che è la moglie di Claudio, già ascoltata nella precedente sessione. Insomma sono tua moglie, lo dico per gli altri, visto che tu sembri far finta di non conoscermi.
Una volta o l'altra mi dovrai però spiegare perché mi chiami 'numero 2'!!!
Dopo aver letto e controllato le 'bozze' di tutti i tuoi libri precedenti - e guai se non ci fossi stata io a 'correggere' - una domanda da farti ce l'avrei: con tutti i 'valtortiani' e i 'non valtortiani' che si sono via-via collegati con te, non ho sentito nemmeno una parola da parte della famosa 'Giovanna dell'Antefatto' che ti aveva intrattenuto con quella lunga telefonata notturna. Mi aveva fatto perdere il sonno, spingendoti per di più ad organizzare questo Dibattito.
Ha forse lanciato il sasso e nascosto la mano? Che fine ha fatto?
Giovanna? 44
Che fine ha fatto? Ma è in 'Cabina di regìa', no?
FINE

1  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 21/28.5.1948 - Centro Editoriale Valtortiano.
2  Claudio: http://www.ilcatecumeno.net/claudio_e_rosanna.zip (accendi le casse acustiche e clicca sullo schermo per proseguire)
3  don Guido Bortoluzzi: 'Genesi biblica' - Par. 95.
4  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 22.1.1948 - Ai Romani, cap. III dal v.1 al v.20, pag. 68/69 - Centro Editoriale Valtortiano.
5  Genesi 3, 14‑15: 14Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
16Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».
17All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne», maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!».
6  Luca 12, 47‑48: 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
7  Genesi 1, 26‑31: 26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. 28Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
29Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
8  Genesi 3, 8: 8Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
9  Genesi 3, 1‑13: 1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
8Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». 10Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». 13Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
10  N.d.R.: 'Creati già formati dal fango': Gn 3, 19: 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!». Devo precisare che autorevoli commentatori intendono la creazione 'dal fango' (o dalla terra: 'polvere tu sei e in polvere ritornerai'...), non già come creazione 'materiale' di un 'pupazzo' composto da viso, naso, occhi, orecchie, cuore e tutto il resto, pupazzo al quale Dio avrebbe poi insufflato il 'soffio della vita', l'anima, ma la interpretano come creazione dal nulla di una 'forma ideale' d'uomo pensata nella mente di Dio, forma creata dal nulla ma che Egli volle costituita materialmente dagli elementi naturali contenuti nella terra inclusa l'acqua, cioè il 'fango'. Ed in effetti l'uomo, il mondo animale in genere e persino quello vegetale sono composti per la maggior parte da acqua e poi da elementi minerali presenti nella terra, come calcio, e varie altre sostanze minerali ancora. Dio creò dunque dal nulla, con un semplice atto del suo pensiero e della sua volontà anche tutte le specie di vegetazione, magari partendo dal seme, e le varie specie animali, partendo da una prima coppia, maschio e femmina. Non si può negare a Dio la capacità di creare dal nulla, come dal nulla è stato creato l'universo traendolo dagli elementi primordiali del caos iniziale, elementi dai quali la 'materia' conosciuta è risultata poi composta.
11 Genesi 3, 21-24: 21Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. 22Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!». 23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. 24Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita.
12  Romani 5, 12.
13  Per la Sapienza: Sapienza 2, 24; per il Verbo docente: Ebrei 1, 1‑3; per i Salmisti: Salmo 6; 38 (volgata: 37); 51 (volgata: 50); 88 (volgata: 87).
14  Gn 4, 1-16:1Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». 2Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.
3Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, 4mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». 8Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». 10Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». 15Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 16Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.
15  Gn 3, 19: 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!». Vedi a questo riguardo la precedente nota del Relatore concernente la interpretazione sulla 'formazione dal fango' dell'uomo.
16 N.d.R.: Da queste parole:( '... Ma ugualmente nella stessa ora, nella quale folgoreggiava – ed era misericordia ancora ‑ il castigo di Dio, morì l’orgoglio e venne partorito il pentimento, la nuova vita per la quale i due Colpevoli iniziarono l’ascesa del sentiero della Giustizia e meritarono, dopo lunga espiazione ed attesa, il perdono divino per i meriti del Cristo...'), si evince il fatto che Adamo si salvò, contrariamente a quanto si sostiene nella 'Genesi biblica' di don Guido Bortoluzzi. Salvezza che si desume anche dal seguente brano valtortiano ('L'Evangelo come mi è stato rivelato', Cap. 390.7 - C.E.V.) in cui Gesù - parlando dell'importanza dell'aver 'fede' al vecchio sinagogo Abramo della cittadina di Engaddi - ad un certo punto dice parlando a lui ed altri concittadini:
«…Ora udite. Cosa è la fede? Pari ad un duro seme di palma è talora minuscola, formata di una breve frase: "Dio c'è", nutrita di una sola asserzione: "Io l'ho visto"…. Così come fu quella del nostro popolo, dai più lontani patriarchi, trasmessa l'un l'altro, da Adamo ai posteri, da Adamo, peccatore, ma che fu creduto quando disse: "Dio c'è, e noi ci siamo perché Egli ci ha creati. Ed io l'ho conosciuto".
Così come fu quella, sempre più perfetta perché sempre più rivelata, che venne in seguito, e ci è retaggio, fulgente di manifestazioni divine, di apparizioni angeliche, di luci dello Spirito. Sempre semi minuscoli rispetto all'Infinito. Minuscoli semi.
Ma gettando radici, fendendo la scorza dura della animalità coi suoi dubbi e le sue tendenze, trionfando sulle erbe nocive delle passioni, dei peccati, sulle muffe degli avvilimenti, sui tarli dei vizi, su tutto, si alza nei cuori, cresce, si slancia al sole, al cielo, sale, sale... finché si libera dalla restrizione della carne e si fonde a Dio, nella sua conoscenza perfetta, nel completo possesso, oltre la vita e la morte, nella vera Vita. Chi possiede la fede possiede la via della Vita. Chi sa credere non erra. Vede, riconosce, serve il Signore ed ha salvezza eterna. Per lui è vitale il Decalogo, e ogni ordine di esso è una gemma di cui si orna la sua futura corona…».
Questo testo conferma dunque chiaramente che non solo Adamo si salvò, ma fu lui a diffondere la fede in Dio!
ADAMO SI È SALVATO, eccome, e non è stato condannato all'inferno come dice la Genesi di don Bortoluzzi!
D'altronde Adamo ed Eva (Piero Bargellini, 'Mille Santi del giorno', Ed Vallecchi) sono ufficialmente considerati santi non in quanto 'canonizzati' dalla Chiesa ma in quanto salvati dalla Redenzione, che è universale, e quindi non comporta eccezioni. Di solito si mette in evidenza la loro Colpa, ma si dimentica che la loro fu una 'felix culpa', la felice colpa, con la quale si è attuato il piano stabilito da Dio fin dall'eternità: riscattare l'uomo con l'amore del Figlio divino.
17  Per Giovanni: Apocalisse 12, 1; per Paolo: 2 Corinti 12, 2.
18  Esodo 33, 18‑23.
19  Ezechiele 1, 25‑28.
20  Daniele 7, 9‑10.
21  Matteo 12, 30‑32; Marco 3, 28‑30; Luca 12, 8‑12; Ebrei 6, 1‑8; 10, 26‑31; 1 Giovanni 5, 14‑17.
22  Luca 2, 41‑52: 41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. 51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
23  Luca 10, 38‑42.
24  Matteo 8, 21‑22; Luca 9, 59‑60.
25  Luca 9, 61‑62.
26  Matteo 12, 46‑50; Marco 3, 31‑35; Luca 8, 19‑21.
27  Matteo 16, 21‑23; Marco 8, 31‑33.
28  Matteo 5, 7; Luca 6, 20‑49.
29  Luca 11, 27‑28.
30  Giovanni 3, 1‑8: 1 Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
31  Giovanni 5, 30; 6, 38‑40.
32  Giovanni 14, 9‑10.
33  Giovanni 8, 9.
34  Giovanni 8, 29.
35  Giovanni 10, 17.
36  Giovanni 17, 3.
37  Giovanni 19, 11.
38  Luca 22, 42.
39  Matteo 6, 10.
40  Giovanni 15, 13.
41  Luca 15, 11‑32.
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