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LIMBO
55. Il Limbo: “Al di fuori della Chiesa non vi è salvezza''?
Nel corso dei secoli passati vi è stato - come ho già avuto occasione di fare cenno in precedenza - un notevole dibattito teologico sulla esistenza o meno di quello che noi chiamiamo Limbo.
Non sono un teologo e cercherò di spiegarmi allora alla buona cercando di far comprendere almeno la 'sostanza' di certi concetti.
Partendo del presupposto per cui è il Crisma del Battesimo che purifica dalla Macchia del Peccato originale (rendendoci in tal modo cristiani, cioè membri della Chiesa) con la possibilità - se di buona volontà - di entrare un giorno in Paradiso dove è Perfezione assoluta, vi erano fin dai primi secoli del Cristianesimo posizioni - riferite in particolare ai 'non battezzati' - come quella del Vescovo martire San Cipriano, un vescovo cartaginese del terzo secolo d.C., che sosteneva il 'motto': 'Nulla Salus Extra Ecclesiam' come a dire che 'Al di fuori della Chiesa non vi è salvezza'.
In sostanza se ne potrebbe dedurre che per un pagano non battezzato (vale a dire un 'non cristiano', cioè non membro della Chiesa), non ci dovrebbe essere 'salvezza', cioè non potrebbe egli accedere al Paradiso non essendo stato purificato dal Crisma battesimale che dà la Grazia e ci consente l'accesso al Cielo.
Questa impostazione apre tuttavia sul piano teologico una grave serie di problemi.
Vi sono infatti i bimbi innocenti di ogni dove, morti senza essere stati battezzati o addirittura abortiti prima ancora di venire alla luce, vi sono poi i nati sprovvisti dell'uso della ragione e infine tutti quegli uomini di tanti popoli - anch'essi non battezzati ma vissuti da 'giusti' - i quali, pur ignorando senza colpa il Vangelo di Gesù Cristo e la sua Chiesa, nei millenni hanno cercato sinceramente Dio e secondo l'influsso della Grazia si sono sforzati di compiere con le opere la Sua volontà, Volontà divina conosciuta attraverso il dettame della Voce della coscienza donata da Dio a tutti gli uomini.
Illustri teologi hanno invece ritenuto nei secoli che vi debba essere una qualche modalità di salvezza anche per tutti costoro per cui - pur non essendo essi stati battezzati - devono pur essere collocati in qualche luogo o stato di salvezza: quello che noi chiamiamo appunto 'Limbo', anche senza averne ad oggi formulato teologicamente e dottrinalmente una nozione esatta.1
È vero che ci è stato insegnato che lo Spirito Santo lasciatoci da Gesù dopo la sua Ascensione al Cielo ci avrebbe condotto poco alla volta alla Verità tutta intera ma è noto che gli 'uomini di Chiesa' - certamente per prudenza - impiegano talvolta millenni di discussioni ed approfondimenti teologici per arrivare - sempre con l'aiuto dello Spirito Santo - ad appurare certe verità dogmatiche, come ad esempio quella della Immacolata Concezione di Maria SS., definita solo nell'Ottocento, o quella della Assunzione al Cielo di Maria SS. in anima e corpo, nel Novecento.
Il Gesù delle rivelazioni valtortiane - quanto al Limbo -  pare voglia invece aiutare la Chiesa a bruciare oggi i tempi della comprensione, facendoci capire che la Verità è più semplice e misericordiosa di qualsiasi bizantinismo o pur apprezzabile millenario dibattito teologico.
Dall'Opera della mistica parrebbe proprio di comprendere infatti che il famoso Limbo - quello nel quale attendevano i Patriarchi ed 'giusti' dell'Antico Testamento prima della Redenzione operata da Gesù, Limbo che era già sostanzialmente 'salvezza' e che venne 'svuotato' quando Gesù dopo la Morte e Redenzione discese agli 'Inferi' - non è stato 'chiuso' bensì è rimasto ben aperto come in precedenza per accogliere i 'giusti'   o comunque gli 'innocenti' non battezzati che sarebbero tornati di nuovo a 'riempirlo' gradualmente.
Altrimenti - rifletto io - i 'giusti' e 'innocenti' dell'epoca dell'Antico Testamento, anch'essi non battezzati, avrebbero beneficiato di un trattamento di miglior favore rispetto a quelli successivi dall'epoca del Nuovo Testamento in poi, il che - penso sempre io - non sarebbe stato 'giustizia'.
Si potrebbe peraltro anche ipotizzare che il Limbo, genericamente inteso, comprendesse una volta o comprenda anche ora delle diverse realtà, ad esempio una 'Sezione' dei giusti adulti non battezzati, una dei bambini innocenti, e via di seguito, come in una serie di 'gironi' ascendenti.
La Chiesa, quantomeno nella fase attuale del dibattito, non è in condizione di definire 'dogmaticamente' l'esistenza e nemmeno la 'natura' del Limbo dei 'non battezzati', ma in un certo senso - non potendo per elementare ragionamento deduttivo ammettere una sorte ingiusta per costoro - si rifugia nella speranza/certezza che essi siano comunque affidati alla Misericordia di Dio.
Riepilogando, secondo quanto emergerebbe invece dalle rivelazioni valtortiane, nel Limbo dei non battezzati vi vanno gli 'innocenti', come ad esempio i bimbi abortiti, o i bimbi morti dopo la nascita senza essere stati comunque battezzati o persone divenute adulte ma nate sprovviste di ragione che quindi non hanno colpe non essendo responsabili.
Vi vanno inoltre gli uomini giusti appartenenti ad altre religioni vissuti nella sincera convinzione che il loro dio fosse quello vero e che la loro religione fosse quella 'giusta', comportandosi sostanzialmente da 'cristiani' senza neanche rendersene conto.
Con una differenza, però, rispetto al progetto cristiano di salvezza...
Mentre i battezzati (cioè 'cristiani', seguaci di Cristo-Dio) possono accedere al Paradiso subito (se già santi), oppure in seguito (se devono prima espiare in Purgatorio), al contrario gli 'innocenti', i 'giusti' non battezzati e gli altri sopra citati dovranno attendere nel Limbo fino al Giudizio universale quando - finita la storia dell'Umanità - potranno anch'essi accedere al Paradiso grazie al valore redentivo del Sangue di Gesù Cristo immolatosi per tutti gli uomini.
Purgatorio e Limbo cesseranno a quel punto di esistere mentre rimarranno per l'Eternità Paradiso ed Inferno.


1 N.d.A: Sempre a proposito di Limbo, ricordo che nel Vol. VI° del 'Poema dell'Uomo Dio' (titolo precedente nell'Opera principale di Maria Valtorta oggi denominata 'L'Evangelo come mi è stato rivelato') vi era una 'Appendice' interamente dedicata al Limbo, pagg. 1193/1201.
Non era certo un 'Dettato' ma una dottissima disquisizione, una nota di commento fatta da qualche teologo in fondo al VI volume dell'Opera valtortiana perché il fatto che l'Opera della Valtorta parlasse così spesso di Limbo rendeva opportuno un chiarimento su questa complessa materia.
Innanzitutto, premette l'autore del seguente commento, il 'limbo' di cui si parla nel testo della Valtorta non è quello comunemente noto, cioè il Limbo dei Patriarchi... e aggiungeva:
«A riguardo del limbo - di cui si parla in quest' Opera - è opportuno ricordare e osservare quanto segue:
I  . Nel testo non si tratta del limbo dei Patriarchi, cioè del luogo in cui il Salvatore discese, dopo la sua morte gloriosa, per liberare quei membri del popolo eletto che in Lui avevano creduto e sperato in vita, e almeno in punto di morte: limbo, dunque, che cessò durante la prima venuta del Cristo, e precisamente quando Egli, vincitore di satana, si portò agli inferi, risuscitò, ascese al cielo.
II  . Nel testo, si tratta invece del limbo dei non battezzati, piccoli o adulti, o meglio abitualmente sprovvisti o provvisti dell'uso di ragione, deceduti, per incapacità o virtù, senza colpe personali talmente gravi da renderli meritevoli dell'inferno eterno, preparato per satana e per gli angeli suoi (vedi:Matteo 25,41).
III . Il vocabolo 'limbo', riferito ai non battezzati non figura mai nella Bibbia e nei documenti pontifici o conciliari aventi il supremo valore di definizioni dogmatiche o di canoni irreformabili: compare tuttavia almeno nella Costituzione "Auctorem fidei (1794)", con la quale Pio VI° condannò gli errori dello pseudo-Sinodo Pistoiese (vedi:Denzinger, Enchiridion Symbolorum..., 1526)
IV . Ma la realtà significata dal termine 'limbo' è indubbiamente asserita, a riguardo dei non battezzati, in vari documenti pontifici o conciliari che, pur non raggiungendo il predetto supremo valore, godono di notevole autorità, e non potrebbero venir rigettati se non con errore o almeno con temerità............
V . [...]
VI . [...]
VII .Da questi testi del Magistero ecclesiastico appare perciò che il luogo dell'inferno differisce da quello del limbo, e che le pene dell'inferno si diversificano da quelle del limbo. Che luogo e pene dell'inferno siano eterni non lo dicono i documenti citati, ma lo asseriscono altri testi (vedi, per esempio: Matteo 25, 31-46) portatori della rivelazione divina; che invece luogo e pene del limbo siano perpetui non solo non lo attestano i documenti riferiti, ma neppure lo affermano altri testi portatori della rivelazione divina.
VIII. Non è quindi impossibile che, mentre due dei quattro luoghi, e cioè il paradiso e l'inferno, sono eterni, gli altri due, e cioè il purgatorio e il limbo, siano temporanei: cessino quindi alla seconda venuta del Cristo, con la resurrezione dei corpi, nell' imminenza dell'universale Giudizio...».
La trattazione dottrinaria del suddetto teologo continua con considerazioni e altre citazioni che mi sembravano molto precise e 'competenti' e che concludevano: «...Il paradiso e l'inferno sono eterni. Il purgatorio cessa, come luogo, al ritorno del Cristo; per ciascun fedele, al momento della piena espiazione. Quanto al limbo, è almeno possibile, se non addirittura conveniente o necessario, che termini alla seconda venuta di Gesù, cioè quando al cospetto di ogni uomo apparirà il Salvatore di tutte le genti, il quale, diviso il genere umano in due sole categorie (eletti e reprobi) consegnerà il suo regno al Padre, affinchè Iddio sia tutto in tutto (vedi: Prima lettera ai Corinti 15, 20-28)».
Mi viene in mente che proprio in questo dotto commento teologico, vi è una dissertazione dell'estensore il quale dice - sempre che abbia capito bene questa materia tremendamente complessa dal punto di vista cosiddetto dottrinario - che alla luce della dottrina di S. Agostino e di S. Tommaso sarebbe possibile anche ritenere che: «...Iddio Padre, per sua infinita bontà, per i meriti e la mediazione del Figlio suo Gesù (di Maria e dell'intera Chiesa), ai bimbi neonati, o comunque agli sprovvisti dell'uso della ragione, privi di positiva opposizione alla grazia battesimale, per la virtù dello Spirito Santo comunichi le positive disposizioni al battesimo, cioè alla ricezione della grazia battesimale...» e ancora che «E' possibile, inoltre, che Iddio agli adulti, provvisti dell'uso della ragione, i quali, aderendo in coscienza alle proprie rispettive religioni, si trovano sul punto di decedere senza aver beneficiato del rito battesimale, ma in uno stato di sincera opposizione al male (attrizione) o magari di amore a Dio e di conseguente odio alla colpa (contrizione), accordi la grazia liberativa del Peccato d'origine, dopo aver sostato e penato nel limbo magari sino al ritorno di Cristo, possano anch'essi entrare nel regno dei cieli...».
  

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