NoviGL-52 - ilCATECUMENO.it

Vai ai contenuti
52. Il 'Purgatorio' in terra. La Terra è un 'Tempio di espiazione' e in quest'ottica il dolore sulla Terra - non voluto da Dio ma conseguenza dell'uomo - non è una ingiustizia ma è una opportunità.
Spesso il 'Purgatorio' si fa anche in terra per via di malattie o sofferenze morali e spirituali di vario tipo, per non parlare poi dell'agonia prima della morte che in certi casi può essere anche drammatica.
Talvolta la sofferenza può essere morale come quando alla mente del morente si affacciano come fantasmi gli errori gravi della propria vita con le loro conseguenze.
Allora vi è il silenzioso rimorso cosciente con il dolore di non potervi più porre riparo e magari l'impossibilità fisica di dirlo almeno a parole.
A volte vi è la sofferenza fisica, palese dai movimenti scomposti del corpo o dalle espressioni sofferte del volto, anche se il morente sembra non essere cosciente.
L'agonia è infatti una sorta di pre-purgatorio anche quando la sofferenza fisica viene coperta da una forma di assopimento o perdita di coscienza che dà l'impressione a chi guarda dal di fuori che il morente dal punto di vista della 'coscienza' non senta o non soffra più per le sue evidenti sofferenze fisiche.
Quanta gente, di fronte ad un morente chiaramente sofferente ma 'assopito' o in stato comatoso, dice: 'Meno male che non soffre...'.
Gesù aveva però spiegato - in un suo colloquio con Lazzaro1 dopo la resurrezione di quest'ultimo, un Lazzaro che ricordava di aver provato prima di morire una grande sofferenza ma poi un gran sonno senza più sofferenza - che la pietà del Padre ottunde talvolta ai morenti il 'sensorio intellettuale', di modo che essi soffrono unicamente con la carne, che è anch'essa quella che deve essere purificata da questo pre-purgatorio che è l'agonia.
Le sofferenze in terra sono umanamente una grande disgrazia, ma questa potrebbe diventare invece spiritualmente una 'fortunata' opportunità se si potessero affrontare con spirito soprannaturale offrendole al Signore.
Le sofferenze in terra (se offerte in espiazione) sono meno 'dolorose' di quelle più propriamente espiatorie del Purgatorio, anche se - non conoscendo la portata di queste ultime ma illudendoci che siano più leggere di quanto invece in effetti siano - preferiremmo non espiare in terra rimandando il tutto al 'dopo', ché tanto c'è tempo...
Poiché stiamo ora trattando delle sofferenze del Purgatorio, consentitemi una migliore messa a fuoco sulla tematica del dolore e dell'espiazione.
Ho già in precedenza accennato al fatto che la Terra è un 'Tempio di espiazione' e cercherò ora di spiegarmi meglio.
Bisogna sempre tenere ben presenti due concetti fondamentali della Dottrina cristiana: quello del Dolore e quello dell'Amore che vengono peraltro trattati compiutamente nell'Opera di Maria Valtorta, a più riprese.
Il dolore - inteso quale 'accettazione' e non rifiuto, e quindi come strada di espiazione terrestre che ci libera dal peso dei nostri peccati e che ci porta più presto e più direttamente a Dio - e il concetto di amore - che in qualche modo e per quanto sembri difficile si incrocia con quello dell'accettazione del dolore - che pure porta a Dio, molto più direttamente, perché l'essenza di Dio è Amore.
La strada dell'Amore si incrocia con quella del Dolore perché chi ama sa soffrire, chi ama 'offre' e si offre per gli altri, e chi si 'offre' soffre anche, ma è una sofferenza d'amore che in quanto tale è 'dolce' perché contemperata dalla consapevolezza di essere compartecipi del progetto di Dio su ogni uomo: quello di amarsi per essere 'simili' a Lui stesso.
Nell'accettazione e comprensione di questi due concetti, cioè nel valore salvifico della sofferenza, sta la base della Dottrina cristiana.
Ciò cozza contro l'egoismo e lo 'spirito di conservazione' dell'uomo 'animale', ma è l'unico modo per farlo evolvere allo stato di 'uomo spirituale'. È questa la vera 'evoluzione' della specie umana, non l'evoluzione dalle scimmie che - nella logica della cosiddetta 'teoria del progresso' - ci farebbe un giorno utopicamente divenire dei 'superuomini'.
In quest'ottica il dolore sulla Terra - non voluto da Dio ma conseguenza del comportamento dell'uomo - non è una ingiustizia ma - come ho già detto - è una opportunità.
Da qui l'importanza di imparare ad abbandonarsi per saper soffrire ma nello stesso tempo soffrire meno, perché Dio da un lato chiede ma dall'altro... dà: compartecipazione da un lato e contemperamento dall'altro.
La realtà in cui l'uomo vive non è costituita da 'gioia', intervallata da dolori, ma da 'dolori' - più o meno gravi - alleviati da momenti di sollievo e di gioia.
L'uomo non deve stupirsi quando viene colpito dal dolore, perché egli è immerso nel dolore nelle sue diverse forme e gradualità, ma deve ringraziare quando il Signore gli consente delle pause di serenità.
Dal Peccato originale - con le malattie, gli odi, la morte - l'uomo vive nel dolore. La stessa fatica per sopravvivere è 'dolore', e anche quando l'uomo non avrebbe ragioni oggettive di dolore, ecco che la sua 'psiche', tarata dal Peccato d'origine, gli crea ombre e problemi grandi e incombenti come montagne, che sono anch'essi 'dolore'.
Si può essere più o meno coscienti di ciò ma poi, nel tempo, con la maturità, l'uomo acquista questa consapevolezza e allora si stupisce del dolore, si stupisce che il dolore lo colpisca.
Dio ci insegna non ad eliminare il dolore, che fa parte ormai della realtà provocata dal Peccato, ma a viverlo meglio trasformandolo - attraverso l'accettazione - in un fiore profumato che viene offerto al Signore.
È l'accettazione, cioè l'abbandono al Signore che rende 'santi' e meritevoli di una gloria maggiore in Cielo.
Del resto anche Gesù Cristo non fece eccezione alla 'Legge del Dolore', come non fece eccezione a quella della Prova.
Come potremmo noi, che 'Cristi' non siamo, sperare di avere una sorte migliore di quella che Egli stesso aveva volontariamente accettato quando chiestogli dal Padre per redimere l’Umanità? Ecco l'amore che trasforma il dolore, e lo rende eroico.


1  Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. IX, Cap. 587.5.
  

Torna ai contenuti