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48. La mamma di Maria Valtorta dal Purgatorio: «Non posso non soffrire. Perché ora capisco. Immersi come siamo in un bagno ardente e luminoso di amore espiativo, vediamo, conosciamo e impariamo ora, qui, ad amare il nostro Dio e il nostro prossimo che in vita abbiamo amato poco e male. E le sofferenze del prossimo aumentano il nostro espiare perché, caduto l’egoismo, sappiamo amare e soffrire con esso e per esso».
Ho detto prima che la nostra mistica soffriva per la sorte dei genitori, morti entrambi.
Sua mamma - di carattere autoritario - era stata molto severa ed anche piuttosto dura con la figlia, per di più paralizzata e anima-vittima, ma - una volta morta - la mistica aveva offerto sofferenze e Sante Messe di suffragio. La mamma si era così salvata in Purgatorio e - col permesso di Gesù - le era apparsa alcune volte.
Non deve meravigliare questo fatto: non si trattava di un 'privilegio' concesso alla Valtorta ma di un dono di Gesù per le sofferenze espiatrici che lei offriva per tutte le anime bisognose, mamma compresa, e quindi di un conforto, perché il sapere la sua mamma in Purgatorio significava comunque certezza della sua salvezza.
Lei, all'inizio, vedeva però la mamma come opaca, sola, trasognata, come stupita di essere dove era ed avvilita. La mamma la guardava ma sempre come intontita.
Successivamente la vedeva sempre nello stesso posto e sempre opaca nel colore e nella veste, tuttavia - saranno state forse le messe di Suffragio e le espiazioni della figlia - i suoi occhi erano più vivi nell'espressione e, spiegava la mistica, pareva che lei volesse dirle qualcosa che non poteva però dire, come delle scuse, una invocazione, un richiamo, come se le chiedesse perdono ed aiuto, come per dirle che si sentiva sola e che non aveva che lei - la figlia - che potesse aiutarla.
La mistica le aveva chiesto se non le fossero bastati i suffragi e la mamma le aveva fatto cenno di sì col capo ma nello stesso tempo pareva che volesse chiedere qualche cosa d'altro che non riusciva ad esprimere. La figlia cercava allora di rassicurarla dicendole che le voleva bene, che non portava alcun rancore per le durezze che lei aveva avuto nei suoi confronti. La mamma sorrideva ma continuava ad apparire triste.1
Poco più di un anno dopo però, il 16 maggio 1946, la mistica ha ancora una visione di sua mamma, e ve la trascrivo perché ci fa capire molte cose sul Purgatorio in rapporto a ciò che ho in precedenza spiegato (sottolineature e grassetti sono miei):2
16.5.1946 - Ore 4,45 antimeridiane.
Mia Mamma.
Mia Mamma! Mitemente mesta. Con un volto pacificato, non più cinereo come nelle prime apparizioni3, il volto delle sue ore migliori e anche più in pace, come ammorbidito da un riflesso d’anima nutrita di pace... Ma è mesta.
Mi guarda con amorosa pietà. Uno sguardo quale l’avrei desiderato da lei molte volte mentre era la mia mamma sulla terra e che ho avuto tanto raramente e sempre più debole di questo di ora.
Mi guarda... Pare che soffra... Ma non mi è più lontana, in zone ultraterrene come nelle prime apparizioni.
Mi è proprio qui, verso il fondo del mio letto, e si guarda intorno non so se per curiosità o se per salutare le sue cose che rivede intorno a me.
Sorride al suo ritratto messo vicino a me, sorride più luminosamente alla sua Addolorata, alla mia miniatura, e poi guarda il Gesù che ho a capo del letto, ed è così indefinibile il suo sguardo che non riesco a descriverlo. Pare che preghi e veneri, e pare che si umili chiedendo perdono... Pare che soffra.
Penso che sia triste perché da due mesi non le ho potuto far dire una S. Messa di suffragio.
Prima, dal dicembre a marzo, si era calmata, o mi pareva calmata perché non la vedevo nè sentivo più, come se la S. Messa mensile le desse refrigerio.
Glielo dico: “Hai ragione, mamma. Ma se sapessi come sono messa! A momenti non si occupano più di me...”.
Crolla il capo con atto di diniego...
Io continuo: “Non so a chi rivolgermi per essere certa che ti sollevano col S. Sacrificio...”.
Risponde: “io so. Noi, qui, sappiamo. Ma non è per me che soffro. È per te. Povera Maria! Mai compresa, mai amata, mai felice... Neanche ora che sei tanto malata e tanto degna di aiuto. Quanti torti abbiamo tutti verso di te!”.
“Non soffrire, mamma. Lo sai che sono abituata a questo stato...” e non dico di più, comprendendo che le mie parole sarebbero tanti rimproveri per il ricordo del passato, del suo e del mio passato...
Risponde: “Non posso non soffrire. Perché ora capisco. Immersi come siamo in un bagno ardente e luminoso di amore espiativo4, vediamo, conosciamo e impariamo ora, qui, ad amare il nostro Dio e il nostro prossimo che in vita abbiamo amato poco e male.
E le sofferenze del prossimo aumentano il nostro espiare perché, caduto l’egoismo, sappiamo amare e soffrire con esso e per esso.
Ma non affliggerti per questo. Questo ci serve ad andare più presto in Paradiso. Porta pazienza, Maria. Dio solo ti ama. Ma ti ama tanto. E ora ti ama tanto anche la tua mamma che non può ancora darti tutto quello che vorrebbe per riparare. È terminato il periodo del rimorso, il primo... e sono nell’amore attivo. Ma non posso ancora fare altro che pregare per te. Però sta’ quieta. Tu sai già amare, e perciò sei protetta dall’Amore. Io imparo a conoscere, attimo per attimo di eternità. Conoscendo sempre più, sempre più imparo ad amare. Quando saprò amare come ci era comandato avrà fine l’espiazione e allora molto più potrò. Il Paradiso e la potenza, in terra e qui, si hanno amando. Non piangere, picceccola (un vezzeggiativo che mi dava la mamma quando ero bambina, e voleva dire: piccolina, e che mi dava anche fatta donna nei momenti rarissimi di espansione). Il male è degli altri. Loro devono piangere, perché fanno male. Oh! se sapessi come qui si espia ciò che si fa soffrire al prossimo. Ed essi tutti lo soffriranno. E sarà giusto perché non hanno pietà nè della creatura nè del mezzo usato da Dio. Come si dovrebbe essere buoni finché si può!
Sii paziente e offri a Dio la tua pazienza a suffragio della tua mamma. La migliore delle offerte proprio perché fatta da te, solo da te. Sono le tue offerte, i tuoi sacrifici quelli che mi sollevano, perché è verso di te che ho maggiormente mancato di amore, verso te fra tutti i viventi... Peppino non è più fra i viventi... Addio, Mario...” (altro modo di chiamarmi di mamma che mi avrebbe voluta maschio invece che femmina e mi chiamava “Mario” quasi per consolarsi di aver messo al mondo una femmina...). E un bacio, fresco, mi sfiora la guancia mentre la visione si offusca... e scompare lentamente.
Chiamo: “Mamma! Mamma! Dimmi!... Sei più purificata che adesso parli mentre prima non potevi? Dimmelo!...”. Ma se ne è andata senza rispondermi. Volevo anche chiederle: “Quando eri così straziata in dicembre5 e mi chiamavi con quella voce di pianto, era perché vedevi ciò che mi si preparava?”. E anche volevo dirle: “Perché papà non viene mai? Non è forse in pace o lo è tanto da agire dal Paradiso senza venire?”. Ma non me ne ha dato il tempo. Resto nelle mie curiosità ma con un senso di conforto placido...
Ecco, siamo qui forse di fronte non ad una visione materiale quale potrebbe sembrare dalle parole della mistica: «Ma non mi è più lontana, in zone ultraterrene come nelle prime apparizioni... Mi è proprio qui, verso il fondo del mio letto ...» e poi, alla fine, prima che la mamma svanisca: «...E un bacio, fresco, mi sfiora la guancia mentre la visione si offusca... e scompare lentamente.
Bensì - almeno credo - ad una apparizione dalle caratteristiche quasi 'materiali'.
Il fatto di guardare il suo ritratto, poi quello di Gesù, la sensazione di tocco fresco del suo bacio sulla guancia, mentre poi la 'visione', come la chiama la mistica, si dissolve lentamente nell'aria.
Dalle parole della mamma si capisce anche la gradualità del percorso spirituale ed il tipo di sofferenza. Una sofferenza che potrebbe essere quella dei nostri nonni, dei nostri genitori ed un giorno la nostra stessa, a seconda di come ci saremo comportati in terra.


1  M.V.: 'I Quaderni del 1945-1950' - 26.1.45 - C.E.V.
2  M.V.: 'I Quaderni del 1945-1946' - 16.5.46 C.E.V.
3  prime apparizioni, come quella del 1° novembre 1944.
4  amore espiativo, quello del Purgatorio, come è spiegato nei "dettati" del 17 e 21 ottobre 1943 e del 15 gennaio 1944.
5  in dicembre, ma altre apparizioni della mamma sono ricordate il 26 gennaio 1945.   

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