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(...alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta) - PURGATORIO
45. Nel Purgatorio l'anima si avvicina sempre di più al Paradiso perché, più cresce la purificazione nel fuoco dell'Amore, meglio essa si ricorda di Dio che è il Bene supremo al quale si aspira. Gesù: «Man mano che per potere dell’Amore essa si monda, si accelera la sua risurrezione all’amore e, di conseguenza, la sua conquista dell’Amore, che si completa nel momento in cui, finita l’espiazione e raggiunta la perfezione dell’amore, essa viene ammessa nella Città di Dio».
San Tommaso d'Aquino aveva detto che ogni minima pena del Purgatorio è più grave della massima pena del mondo e che tanto differisce la pena del fuoco del Purgatorio dal nostro fuoco, quanto il nostro fuoco differisce da quello dipinto.
Santa Teresa d'Avila aveva detto da parte sua di non aver mai chiesto grazie alle anime del Purgatorio senza essere esaudita. Anzi, aveva soggiunto che le grazie che non aveva potuto ottenere dagli spiriti celesti le aveva ottenute tramite l'intercessione delle anime del Purgatorio.
Una cosa analoga l'aveva testimoniata Santa Caterina da Bologna.
San Leonardo da Porto Maurizio aveva detto che la devozione alle anime purganti è la migliore scuola di vita cristiana: ci insegna la preghiera, ci induce ad ascoltare più frequentemente la Santa Messa per offrirla a loro, ci abitua alla penitenza, ad evitare il peccato mortale e quelli cosiddetti veniali che in definitiva sono quelli che ci fanno finire in Purgatorio anziché direttamente in Paradiso.
San Roberto Bellarmino aveva anche elencato quattro motivi per pregare per le anime purganti:
- le pene del Purgatorio sono più acerbe di tutte le pene di questa vita
- sono lunghissime
- le anime purganti non possono aiutarsi da sé ma solo noi possiamo aiutarle con i nostri suffragi
- sono moltissime, vi rimangono 'lunghissimamente' e soffrono pene 'innumerevoli'.
Ecco dunque perché Dio apprezza molto la preghiera per le anime del Purgatorio, in particolare le Sante Messe di suffragio che hanno sempre un effetto poderoso.
San Girolamo da parte sua aveva detto che nella celebrazione della Santa Messa, dove si offrono i meriti infiniti del Sacrificio in croce di Gesù, sono tante le anime liberate dal Purgatorio.
La Santa Messa - aggiungeva San Girolamo - è la chiave che apre sempre due porte: quella del Purgatorio per uscirne, quella del Paradiso per entrarvi per sempre.
In effetti, le anime per il cui suffragio il Sacerdote celebra (o il singolo credente personalmente 'offre' per conto suo i 'meriti infiniti del Sacrificio in Croce di Gesù nella Messa' alla quale assiste) soffrono meno, accelerano la loro espiazione o volano anche subito in Cielo, a seconda dei casi.
Potrei continuare a lungo con le citazioni, ma credo che - per cominciare a capire - basti quanto ho detto sopra.
Il pentimento di un'anima in Purgatorio - lo ribadisco - è molto più perfetto di quello che sarebbe stato in terra. Infatti l'anima - liberata dal velo della carne, divenuta consapevole della realtà di Dio, illuminata sulla gravità dei suoi errori e sulla vastità della gioia celeste che ha allontano per giorni, mesi ed anni se non per secoli - espierà i suoi peccati in 'fiamme' di rimorso e pentimento, vale a dire di struggente pentimento che è amore, per i torti fatti a Dio ed al prossimo.
Valtortianamente parlando, nel Purgatorio ci vanno sia i battezzati che i pagani non battezzati, i quali ultimi - nella misura in cui in vita non sono stati tanto 'giusti' da meritare il Limbo ma neppure tanto colpevoli da meritare l'Inferno - dovranno espiarvi quanto dovuto.
Per quanto riguarda i 'non battezzati' che sono in Purgatorio per l'espiazione, mi sono fatto più volte la seguente domanda alla quale non ricordo di aver trovato una specifica risposta, quanto meno 'diretta', nell'Opera valtortiana.
Se i 'battezzati' cristiani che sono in Purgatorio salgono in Paradiso una volta conclusa la loro espiazione, possibile che i 'non battezzati' pagani - che sono in Purgatorio - non vadano nel Limbo dei 'giusti' una volta terminata l'espiazione?
Logica deduttiva vorrebbe che - se i 'giusti' e gli 'innocenti' (entrambi non battezzati) vanno nel Limbo per restarci fino al Giudizio universale - i 'non battezzati' del Purgatorio (non meritevoli cioè dell'Inferno ma che non sono neppure dei 'giusti' degni del Limbo) salgano al Limbo una volta terminata la loro espiazione.
Lascio dunque a voi che leggete l'esercizio di una riflessione e di una possibile risposta.
Abbiamo anche chiarito più volte in precedenza che la 'bilancia' con la quale il Gesù-Giudice ci 'peserà' sarà quella dell'Amore.
Chi ha saputo ben amare in terra va in Paradiso, chi lo ha fatto imperfettamente va in Purgatorio dove espierà le proprie mancanze d'amore verso Dio e verso il prossimo ardendo nelle 'fiamme' d'amore per quanto egli è stato tiepido d'amore in terra.
È giusto infatti espiare nelle fiamme ardenti del pentimento d'amore per tutte le volte che nell'amore si è mancato in terra perché in Paradiso vi è solo Amore e Perfezione assoluta, e non vi si può entrare se le fiamme del pentimento e della espiazione non hanno bruciato sin l'ultima scoria di impurità.
Ho anche avuto occasione di dire che nell'attimo del Giudizio particolare si ha una fugace conoscenza di Dio, fugace ma bastevole a darcene una idea portandone con noi il ricordo nel Purgatorio o nel Limbo.
Questo ricordo ravviverà il nostro desiderio di espiazione perché vorremo avvicinarci il più presto possibile al Paradiso dove saremo finalmente di fronte alla visione beatifica di Dio.
Rammenteremo infatti Dio e ne soffriremo grandemente la lontananza insieme alla presa di coscienza che di tale lontananza i responsabili siamo stati proprio noi.
Ce ne rammaricheremo e nella misura in cui saremo sempre più pentiti ci renderemo sempre più aperti alla 'fiamme' dell'amore e più penetrabili alla Carità che è Dio, il Quale, entrando sempre di più in noi, accenderà la nostra anima d'amore fino a purificarla del tutto e renderla degna di entrare là dove è solo Amore.
In Purgatorio - come diceva sopra San Roberto Bellarmino - non possiamo più fare alcunché per il nostro miglioramento di stato, tranne - per i più fortunati - ricevere aiuto dalle preghiere dei vivi che sono in terra.
Sono sempre i meriti del Sacrificio di Gesù quelli che salvano, e quando questi vengono offerti dalla preghiere dei vivi - siano essi parenti, amici o sconosciuti oppure venendo dalla 'Comunione dei santi' -  è come se nel fuoco del Purgatorio venissero gettate delle sostanze incendiarie, delle essenze che lo ravvivano ancora di più favorendo ulteriormente la consumazione delle impurità e ravvivando la lucidità del ricordo di Dio visto nell'attimo del Giudizio, fatto questo che a sua volta costituisce una ulteriore spinta verso l'Alto.
L'anima si avvicina in tal modo maggiormente al Paradiso perché, più cresce la purificazione, meglio essa si ricorda Dio che è il Bene supremo al quale essa aspira, la Fonte creativa alla quale ogni anima salvata tende a tornare, così come l'acqua della pioggia caduta sulla terra dal cielo evapora e ritorna al cielo sotto forma di vapore.
Passato il calore del 'fuoco', finalmente l'anima entra dunque nel 'refrigerio', nella frescura del Paradiso.
Ecco dunque l'importanza di pregare per le anime del Purgatorio - siano esse di parenti, amici od a maggior ragione sconosciuti per i quali nessuno più prega - ecco l'importanza ancora di offrire ad esse delle Sante Messe chiedendo che i meriti infiniti della Passione di Gesù Cristo, scaturenti dalla Messa, vengano devoluti a favore di quelle anime.
Sono innumerevoli le testimonianze di mistici che attirano l'attenzione su questo tipo di offerta, specie se accompagnata dalla Comunione.
La maggiore opera di carità è quella di aiutare le anime del Purgatorio che da sè non si possono aiutare, specie le più abbandonate che potrebbero rimanervi per secoli proprio perché dimenticate da tutti.
Ecco come Gesù, molto meglio, spiega in cosa consiste il Purgatorio1:
17.10.1943
Dice Gesù:
«Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te lo spiego Io con forma che urterà tanti che si credono depositari della conoscenza dell’al di là e non lo sono.
Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per l’amore.
Non immeritevoli di possedere la Luce, ma neppure degne di entrarvi subito nel Regno di Luce, esse, al loro presentarsi a Dio, vengono investite dalla Luce.
È una breve, anticipata beatitudine, che le fa certe della loro salvezza e le fa cognite di cosa sarà la loro eternità ed esperte di ciò che commisero verso la loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio.
Immerse poi nel luogo di purgazione, sono investite dalle fiamme espiatrici.
In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono giusto. Ma dove non sono nel giusto è nel volere applicare nomi diversi a quelle fiamme.
Esse sono incendio d’Amore.
Esse purificano accendendo le anime d’amore. Esse danno l’Amore perché, quando l’anima ha raggiunto in esse quell’amore che non raggiunse in terra, ne viene liberata e si congiunge all’Amore in Cielo.
Ti pare dottrina diversa dalla cognita, vero? Ma rifletti.
Cosa vuole il Dio Uno e Trino per le anime da Lui create? Il Bene.
Chi vuole il Bene per una creatura, che sentimenti ha per la creatura? Sentimenti d’amore.
Quale è il comandamento primo e secondo, i due più importanti, quelli che Io ho detto2 non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? È il comandamento d’amore: “Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso”.
Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite volte? Che la Carità3 è la più grande delle assoluzioni.
La Carità consuma le colpe e le debolezze dell’uomo, perché chi ama vive in Dio, e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca subito si pente, e per chi si pente vi è il perdono dell’Altissimo.
A cosa mancarono le anime? All’Amore.
Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi peccati, connessi alla debolezza e imperfezione vostra. Ma non avrebbero mai raggiunto la pertinacia cosciente nella colpa anche veniale.
Si sarebbero studiate di non addolorare il loro Amore, e l’Amore, vedendo la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche delle venialità commesse.
Come si ripara, anche sulla terra, una colpa?
Espiandola e, se appena si può attraverso il mezzo con cui si è commessa.
Chi ha danneggiato, restituendo quanto ha levato con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la calunnia, e così via.
Ora, se questo vuole la povera giustizia umana, non lo vorrà la Giustizia santa di Dio?
E quale mezzo userà Dio per ottenere riparazione? Se stesso, ossia l’Amore, ed esigendo amore.
Questo Dio che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole congiungersi con le sue creature, vi porta ad ottenere questo congiungimento attraverso a Se stesso.
Tutto si impernia sull’Amore, Maria, fuorché per i “morti” veri: i dannati.
Per essi “morti” è morto anche l’Amore. Ma per i tre regni - quello più pesante: la Terra; quello in cui è abolito il peso della materia ma non dell’anima gravata dal peccato: il Purgatorio; e infine quello dove gli abitatori di esso condividono con il Padre loro la natura spirituale che li affranca da ogni gravame - il motore è l’Amore.
È amando sulla terra che lavorate per il Cielo. È amando nel Purgatorio che conquistate il Cielo che in vita non avete saputo meritare. È amando in Paradiso che godete il Cielo.
Quando un’anima è nel Purgatorio non fa che amare, riflettere, pentirsi alla luce dell’Amore che per lei ha acceso quelle fiamme, che già sono Dio, ma le nascondono Dio per sua punizione.
Ecco il tormento. L’anima ricorda la visione di Dio avuta nel giudizio particolare.
Si porta seco quel ricordo e, poiché l’avere anche solo intravisto Iddio è gaudio che supera ogni creata cosa, l’anima è ansiosa di rigodere di quel gaudio.
Quel ricordo di Dio e quel raggio di luce che l’ha investita al suo comparire davanti a Dio, fanno sì che l’anima “veda” nella loro vera entità le mancanze commesse contro il suo Bene, e questo “vedere” costituisce, insieme al pensiero che per quelle mancanze si è volontariamente interdetto il possesso del Cielo e l’unione con Dio per anni o secoli, costituisce la sua pena purgativa.
È l’amore, e la certezza di avere offeso l’Amore, il tormento dei purganti.
Più un’anima nella vita ha mancato e più è come accecata da spirituali cataratte, che le rendono più difficile il conoscere e raggiungere quel perfetto pentimento d’amore che è il coefficiente primo della sua purgazione e dell’entrata nel Regno di Dio.
L’amore è appesantito nel suo vivere e reso tardo quanto più un’anima lo ha oppresso con la colpa.
Man mano che per potere dell’Amore essa si monda, si accelera la sua risurrezione all’amore e, di conseguenza, la sua conquista dell’Amore, che si completa nel momento in cui, finita l’espiazione e raggiunta la perfezione dell’amore, essa viene ammessa nella Città di Dio.
Bisogna molto pregare perché queste anime, che soffrono per raggiungere la Gioia, siano veloci nel raggiungere l’amore perfetto che le assolve e le unisce a Me.
Le vostre preghiere, i vostri suffragi, sono altrettanti aumenti di fuoco d’amore. Aumentano l’ardore. Ma - oh! beato tormento! - aumentano anche la capacità di amare. Accelerano il processo di purgazione. Innalzano a gradi sempre più alti le anime immerse in quel fuoco. Le portano alle soglie della Luce. Aprono le porte della Luce, infine, e introducono l’anima in Cielo.
Ad ognuna di queste operazioni, provocate dalla vostra carità per chi vi ha preceduto nella seconda vita, corrisponde un soprassalto di carità per voi.
Carità di Dio che vi ringrazia di provvedere ai suoi figli penanti, carità dei penanti che vi ringraziano di adoperarvi per immetterli nel gaudio di Dio.
Mai come dopo la morte della terra i vostri cari vi amano, perché il loro amore è ormai infuso della Luce di Dio e a questa Luce essi comprendono come voi li amate e come avrebbero dovuto amarvi.
Non possono più dirvi parole che invocano perdono e dànno amore. Ma le dicono a Me per voi, ed Io ve le porto, queste parole dei vostri Morti, che ora vi sanno vedere e amare come si deve.
Ve le porto insieme alla loro richiesta di amore e alla loro benedizione.
Già valida sin dal Purgatorio, perché già infusa dell’accesa Carità che li arde e purifica.
Perfettamente valida, poi, dal momento in cui, liberati, verranno incontro a voi sulle soglie della Vita o si riuniranno a voi nella stessa, se già voi li avete preceduti nel Regno d’Amore.
Fida in Me, Maria. Io lavoro per te e per i tuoi più cari. Solleva il tuo spirito. Vengo per darti la gioia. Fidati di Me.»
'Fidati di me', conclude Gesù, 'Io lavoro per te e per i tuoi cari...'.
Maria Valtorta aveva un grande cruccio per la morte dei suoi genitori, dei dubbi sulla loro sorte, ma qui par di capire che anche se Gesù le chiedeva sofferenze ed espiazioni per tutte le anime bisognose, queste sarebbero andate a beneficio non solo della mistica, per la carità che lei rendeva attiva, ma anche per i suoi genitori.
Se tuttavia dovessimo fare una sintesi 'parafrasando' quanto detto da Gesù come potremmo dire o ribadire?
Le anime, illuminate dalla Luce di Dio nell'attimo del Giudizio particolare, è come se da un lato vedessero Dio nella Sua Verità rendendosi così conto che esse, anche se in Purgatorio, sono ormai salve.
Dall'altro lato è come se, sotto il fascio potentissimo della luce di un riflettore che illumina la penombra, vedessero tutte le colpe commesse in vita verso Dio ed il prossimo.
Noi, umanamente parlando, difficilmente siamo in condizione di 'vedere' le nostre colpe giorno per giorno, figuriamoci tutte quelle commesse nell'arco di una vita.
Oltretutto difficilmente ci consideriamo in colpa, anzi le colpe le diamo spesso agli altri.
Riempite però un bel bicchiere di limpida acqua di sorgente, fresca a gustarsi e davvero bella a guardarsi. Poi prendetene una goccia, una sola goccia, e mettetela sotto l'occhio della lente di ingrandimento di un microscopio: ebbene vi passerà la voglia di bere, tanti sono i microbi repellenti e le impurità materiali che a quel punto vi vedrete dentro.
La Luce di Dio ci illumina la realtà delle nostre colpe così come il microscopio ci mostra le impurità di quella goccia d'acqua o come il telescopio ci fa vedere miliardi di galassie con dentro stelle e pianeti lontani centinaia di migliaia di anni-luce.
Il rimorso di avere offeso Dio ed il prossimo, la consapevolezza di dover attendere ancora tanto tempo prima di potersi fondere nella 'Luce' di Dio, costituiscono dunque il vero tormento espiativo.
Le 'fiamme' del Purgatorio - già detto ma mai ribadito a sufficienza - non sono vere fiamme intese alla maniera materiale, come spesso vengono viste nel corso di visioni.
In queste visioni le fiamme costituiscono infatti una rappresentazione 'fisica' adatta alla nostra 'materialità' per farci comprendere umanamente il 'concetto' della sofferenza e dell'espiazione.
Sono invece fiamme 'di pentimento' per ciò che è stato commesso verso Dio e verso il prossimo, non solo per ciò che si è fatto di male ma anche per ciò che si sarebbe dovuto fare di bene e non si è fatto, cioè per le omissioni.
Prima di entrare in Paradiso, dove vi si può accedere solo se divenuti perfetti perché là niente di imperfetto può stare, bisogna dunque purificarsi.
Se non ci si è purificati in terra lo si deve fare in Purgatorio.
Una delle più grandi 'invenzioni' di Gesù Redentore, e quindi Misericordioso all'eccesso, è stato il 'miracolo' della 'Comunione dei santi': una specie di cooperativa di mutuo soccorso, per cui quelli che sono 'di qua' possono aiutare quelli che sono 'di là' nel Purgatorio che, da soli, non possono 'aiutarsi' se non con la loro normale e magari molto lunga espiazione.
Ecco dunque il valore della preghiera per loro. La preghiera in loro favore è un atto di amore, una richiesta di perdono che rivolgiamo a Dio e di cui Dio tiene conto secondo ragione, giustizia e misura.
Una volta dovevo insegnare alla mia nipotina Marta, di otto anni, l'importanza delle preghiere per i defunti e quella dei 'fioretti'. Non sapevo come fare e allora mi venne in mente una immagine.
'Vedi - le dissi - è come se Dio fosse il Padre di una grande famiglia patriarcale che vive in campagna con i frutti della terra. Fra i figli c'è chi è più forte e lavora producendo di più, e vi è chi - magari di costituzione più debole - lavora di meno: vi è dunque chi 'merita il cibo' che si è guadagnato con il suo lavoro e chi dovrebbe invece rimanere affamato perché non ha 'lavorato' abbastanza.
Il frutto del lavoro di tutti, poco o tanto che sia, Dio lo mette in una grande 'pentola', come di minestra, collocata nel centro della tavola attorno alla quale sono tutti seduti.
È il Padre che allora, con un grande mestolo, 'pesca' dal pentolone e versa il necessario non solo nella ciotola dei più 'forti' ma anche in quella dei più deboli, affinché anche questi ultimi possano sostenersi e riacquistare energie, salvarsi e non morire'.
Ecco il valore delle preghiere e quello dei 'fioretti' a favore delle anime del Purgatorio, in particolare per quelle che non hanno nessuno che abbia pregato o preghi per loro: preghiere e Sante Messe di suffragio vanno ad alimentare ininterrottamente il 'pentolone' della 'Comunione dei santi' che viene continuamente svuotato a favore di tanti ed ha quindi bisogno di essere continuamente riempito.
Facendo dei piccoli sacrifici - spiegavo poi alla nipotina - come dire ad esempio una preghiera anche quando non se ne ha voglia, o rinunciare ad un gelato, oppure ad un dolce o ad un giocattolo, ecco che così si contribuisce a riempire di cibo corroborante quella pentola di 'minestra' e Dio può a sua volta aiutare i più 'affamati' del Purgatorio che senza quell'aiuto dovrebbero patire la 'fame'.
Sbagliato però pensare - spiegavo ancora alla nipotina mentre la 'nonna' da parte sua assentiva con l'ombra di un sorriso - che questi nostri aiuti vadano solo a dei defunti sconosciuti, perché Dio - che è buono e giusto - apprezzando il nostro sacrificio non mancherà di fare a sua volta dei 'regalini' anche a noi che preghiamo, quando meno ce lo aspetteremmo.
Quindi aiutando i defunti, avremo guadagnato 'grazie' anche per noi stessi... a premio del nostro voler bene agli altri.
Dio - continuavo però - è tanto buono che tenendo conto dei nostri affetti ci invita a pregare per il prossimo ancora in vita, cominciando innanzitutto dai nostri genitori: papà e mamma, che sono il nostro 'prossimo più prossimo', e specialmente dai nostri nonni..., mi affrettavo ad aggiungere con un sorriso sornione ammiccante alla piccola...
La nipotina - anche lei con un largo sorriso - aveva fatto cenno di aver capito ed aveva cominciato a 'sgranare' con maggiore entusiasmo quella sua 'coroncina' che prima le pendeva un poco stancamente dalla manina.
Se il pregare per i nostri cari defunti è già carità, ma vi è pur sempre un fondo di interesse personale 'egoistico' (e d'altra parte 'demerito' sarebbe se non lo facessimo, quanto meno per riconoscenza per quanto essi hanno fatto per noi) - pregare per gli sconosciuti più bisognosi è 'doppia carità' della quale essi ci saranno 'doppiamente' grati pregando a loro volta per noi non appena sarà loro possibile.
Per la stessa ragione, se applicare una indulgenza plenaria ad un nostro caro defunto è carità, l'applicarla all'anima sconosciuta 'più bisognosa' è tripla carità della quale il Signore non può non tenere conto quando un giorno anche noi ne avessimo bisogno, visto che in Purgatorio ci dovremo andare quasi tutti.
Ma allora potreste ancora domandarvi: se le fiamme del Purgatorio sono 'fiamme d'amore', cosa sono quelle dell'inferno?
Quelle dell'Inferno sono 'fiamme di rigore'. Anche lì c'è un 'tormento', ma è un tormento atroce perché non vi è più speranza, non vi è più Dio. Il rovello dei dannati è un rimorso inestinguibile per la consapevolezza di essersi tagliati tutti i ponti alle proprie spalle, ed è odio verso Satana che ve li ha condotti e che è la causa principale del loro tormento, ma è pure odio verso gli altri uomini in vita che vorrebbero partecipi della propria disgraziata sorte oltre che odio verso se stessi, vedendosi anch'essi causa ultima del proprio tormento.
Ho detto in precedenza che - alla fine del mondo - Purgatorio e Limbo chiuderanno i battenti e rimarranno nell'eternità solo Inferno e Paradiso.
Ma le anime che saranno in quel momento in Purgatorio senza aver completamente ancora espiato? Lo termineranno in anticipo rimanendone così avvantaggiate?
Dire però come sopra 'alla fine del mondo' è un concetto generico.
Non sappiamo in cosa consisterà la fine del mondo: forse uno scontro immane di galassie e stelle per un disordine voluto da Dio nelle Leggi che ne disciplinano la corsa e la 'vita', oppure l'esaurimento delle reazioni e fissioni nucleari delle stelle e del sole che porteranno ad una glaciazione universale con l'estinzione della vita dell'intera Umanità, o magari - che dire? - un intervento distruttivo dell’uomo che provocherà l’uscita della terra dalla sua orbita con la susseguente distruzione di tutto quello che sulla terra c’é, per non dire un ripetuto ribaltamento del poli terrestri.
Comunque finisca la vita del mondo materiale, il Purgatorio - realtà spirituale - continuerà però ad esistere ancora per del tempo perché - deceduti tutti sulla terra - le anime degli uomini morti per ultimi dovranno finire di terminare la loro espiazione, altrimenti Dio farebbe ingiustizia a tutte le altre anime che hanno totalmente espiato in precedenza.
Il Purgatorio - che Gesù chiama il 'Purgatorio Ultimo' - cesserà dunque di esistere quando, anche per le continue preghiere dei Santi e dei Martiri, il Signore decreterà il Suo 'Basta' e - dopo che l'ultima anima avrà terminato la sua espiazione - il Signore potrà finalmente indire per tutti la gran rassegna di cui parla l'Apocalisse dando inizio al Giudizio universale. 4


1  Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1943' - 17.10.43 - C.E.V.
2 ho detto, richiamando i precetti di Deuteronomio 6, 5 e di Levitico 19, 18, in Matteo 22, 34-40; Marco 12, 28-34; Luca 10, 25-28.
3 la Carità…, come è detto, per esempio, in Proverbi 10, 12; 1 Pietro 4, 8.
4  Ap 20, 1-15: 11E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sè. 12E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri. 13Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. 14Poi la Morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. 15E chi non risultò scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.      

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