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36. Perché il Giudizio particolare sull'uomo è fatto da Gesù e non da Dio Padre?
Ci si potrebbe domandare perché debba essere 'Gesù Risorto' a giudicare e non ad esempio 'Dio Padre' (come era prima della Redenzione) o l'intera Trinità.
In realtà Gesù - nel giudicare - è sempre unito al Padre ed allo Spirito Santo.
La spiegazione 'valtortiana' è però semplice: Gesù-Verbo è Parola, e la Parola è Vita e, come il Verbo ebbe dal Padre una Vita umana, Egli, con una Vita perfetta e poi con la Sua Passione, Morte e Risurrezione, ottenne dal Padre anche il potere di giudicare gli uomini, Suoi fratelli, essendosi fatto uomo, essendo Egli 'Figlio dell'uomo' come detto da Lui ma anticipato secoli prima dai Profeti.
Chi avrebbe dunque maggior diritto di giudicare l'uomo se non il Verbo-Gesù che si è fatto uomo, che dell'uomo ha sperimentato la vita e che come Uomo-Dio si è sacrificato per redimere l'Umanità?
Pertanto, se 2000 anni fa Gesù-Buon Pastore aveva il 'vincastro' per guidare il gregge e proteggerlo dai 'lupi', dopo la Redenzione ed averci ridonato la Grazia - lasciandoci con essa e con i Sacramenti tutte le migliori opportunità per salvarci - Egli impugna a buon diritto lo scettro del Giudice Re.
Ho detto in precedenza che Gesù giudica senza soste coloro che cessata la vita terrena tornano alla loro Origine per essere giudicati.
Ma quale espressione avrà mai Gesù nel giudicare chi si presenta al Suo cospetto?
Non lo sappiamo, ma la nostra mistica aveva una volta assistito al Giudizio particolare sugli spiriti.
Lei non poteva 'vedere' gli spiriti incorporei ma, vedendo invece fisicamente Gesù, comprendeva dai mutamenti della sua espressione se essi erano da Lui giudicati con gioia, misericordia o con inesorabilità: un fulgore di sorriso davanti ad un santo, luce di mesta misericordia quando doveva separarsi da uno che avrebbe dovuto andare in espiazione per poter poi entrare nel suo Regno solo successivamente, balenio degli occhi di offeso e doloroso corruccio quando doveva ripudiare in eterno un ribelle.   
Anche il nostro stesso spirito è un 'giudice' e quando con la nostra vita terrena sregolata o licenziosa mettiamo a rischio la 'sua' Vita spirituale, egli - che non vuole morire - si agita dentro di noi cercando di farsi sentire attraverso la voce della nostra coscienza.
Questa è la situazione che vivono coloro che sono in una situazione perenne di peccato che li priva di felicità senza che essi - a livello cosciente - nemmeno si rendano conto della vera ragione che li immalinconisce.
Talvolta l'uomo, per sopprimere questa voce della coscienza, che in realtà può essere quella di Dio o del loro stesso spirito, la 'strangolano', la mettono a tacere abbandonandosi a nuove ebbrezze di male, come per dimenticare, ma inebetendosi sempre di più.

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