NoviGL-19 - ilCATECUMENO.it

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19. Perché mai Dio avrà creato la morte del corpo umano? Gesù: «Come non ha fatto la morte della carne, Dio non ha fatto la morte dello spirito. Ha anzi mandato il Risuscitatore eterno, il suo Figlio, a darvi Vita quando già eravate morti...».
Abbiamo dunque ormai bene imparato che la 'piccola morte' è quella che ci leva dalla terra liberando il nostro spirito dalla carne, mentre la 'grande morte' è quella che - a causa del peccato - 'uccide' il nostro spirito togliendogli la Vita in Dio.
Perché mai - ci potremmo però domandare - Dio ha voluto creare la morte?
Risposta: Dio ha creato tutto, ma non ha 'creato' la morte.
La morte fisica è stata una conseguenza prodotta dal Peccato originale dei nostri due Progenitori, i quali ne hanno poi trasmesso l'eredità attraverso la procreazione di padre in figlio come si può trasmettere ai discendenti un virus o una malattia genetica.
A ben riflettere, il Peccato originale è stato un atto della Psiche, un atto di volontà intellettuale e pertanto in quanto tale è stato un peccato dello spirito.
Cercherò di esprimermi con delle esemplificazioni.
Persa la Grazia, e con la Grazia i doni immensi che Dio aveva dato all'uomo fra i quali l'immortalità, ecco che l'Anima-Psiche dei due Progenitori ne è risultata tarata, cioè come contagiata da un virus che - per una sorta di effetto psicosomatico - si è trasmesso, con la procreazione, dalla Psiche-spirito al corpo e - nel corpo - ai 'geni' dell'individuo.
Alcuni teologi fanno una distinzione fra Peccato originale 'originante', cioè quello commesso dai due Progenitori, e Peccato originale 'originato' costituito dalla conseguenze del primo sulla loro discendenza.
Quello che si trasmette di padre in figlio non è dunque il Peccato originale propriamente detto che fu solo di Adamo ed Eva ma è la 'Macchia' costituita dagli effetti 'virali' di quella che si può definire come una gravissima 'malattia' contratta dai Progenitori e poi ritrasmessa alla prole, con conseguenze non solo fisiche ma anche morali e spirituali.
L'anima la possiamo identificare - sia pur in maniera generica ed approssimativa - in quello che è il nostro 'complesso psichico', fatto di conscio, inconscio, superconscio, coscienza e chissà quali altre cose.
Il Peccato della mente, cioè della Psiche che è anche spirito, è stato dunque un peccato spirituale.
Ora la Medicina psico-somatica, sviluppatasi moltissimo negli ultimi decenni, ci ha fatto meglio comprendere le profonde interazioni fra la Psiche e il corpo.
Un atteggiamento psichico positivo può far bene alla salute, mentre uno negativo, ad esempio una grave sindrome ansiosa, può provocare gastriti, ulcere e altri danni non esclusi effetti cancerogeni.
Per spiegarmi meglio dirò allora che per quanto attiene il corpo a seguito del Peccato originale ne è risultato scompensato il metabolismo, il funzionamento del sistema endocrino ed immunitario con quello degli anticorpi: da qui una progressiva debolezza degli organi vitali ed una conseguente soggezione alle malattie, all'invecchiamento ed infine alla morte del corpo: la 'piccola morte', appunto.
È da allora che è cominciata una lenta parabola discendente della salute dell'uomo che, nei primi secoli della sua Creazione, aveva una durata pluricentenaria della vita come attestato dalla Genesi biblica1 fino a ridursi - dopo il Diluvio universale di cui al Cap. VI della Genesi - ai livelli attuali2 dove solo il progresso della Medicina contribuisce 'artificiosamente' al miglioramento della qualità e della durata della vita.
Ciò nonostante la morte - per quanto venga da noi temuta ed aborrita - spiritualmente parlando non è di per se stessa un gran male visto che - se ci comportiamo bene - ci consente di tornare felicemente in seno al Padre.
Concludendo, come non è stato Dio a volere la morte della 'carne' di Adamo che - creato in origine perfetto fisicamente, moralmente e spiritualmente per vivere con un corpo immortale - perse questo dono dopo aver appunto compiuto il Peccato originale, così non è stato Dio a 'creare' la morte né della carne né dello spirito dei suoi discendenti, morte provocata invece dalla perdita della Grazia dovuta al suddetto Peccato iniziale dei Progenitori.
Dio, al contrario - quando i tempi furono maturi - per ridarci la Vita della Grazia mandò sulla terra il 'Resuscitatore eterno', come dice qui Gesù in un altro suo Dettato alla mistica:3
Dice Gesù:
[...]
«Come non ha fatto la morte della carne, Dio non ha fatto la morte dello spirito. Ha anzi mandato il Risuscitatore eterno, il suo Figlio, a darvi Vita quando già eravate morti.
Il miracolo di Lazzaro4, del giovane di Naim e della figlia di Giairo non sono gran che.
Erano degli addormentati: Io li ho destati. Grande è invece il miracolo quando di una Maddalena, di uno Zaccheo, di un Disma, di un Longino, morti nello spirito, ho fatto dei “vivi nel Signore”.
Esser vivi nel Signore! Non vi è cosa più grande in bellezza, in gioia, in durata in splendore, di questa. Credetelo, o figli, e cercate di esser “vivi”. Vivi in Dio Uno e Trino, vivi nel Padre, vivi per l’eternità.
Voi che chiamate inferno la terra, e per quanto infernale l’abbiate resa coi vostri sistemi feroci è un paradiso rispetto alla dimora di Satana, non date per ultima mèta l’inferno al vostro spirito.
Dategli Dio che è Paradiso allo spirito vostro e lasciate l’inferno agli inferi, ai dannati, ai maledetti che hanno rigettato la Vita, cibo ripugnante al loro cuore di pervertiti, e accolto la morte di cui erano ben degni.
Se tutto finisse sulla terra, sarebbe ancor poco male apparire malvagi per poco tempo.
Gli uomini presto lo dimenticherebbero, perché il ricordo è come nuvola di fumo che presto dilegua. Ma la terra non è tutto. Il tutto è altrove. E in quel “tutto” troverete ad aspettarvi ciò che avete compiuto sulla terra.
Nulla sarà senza giudizio.
Pensatelo. E come dementi non dilapidate le sostanze che Dio vi ha dato, ma fatele fruttare per la vostra immortalità. Non muoiono coloro che vissero nel Signore. Quanto quaggiù fu dolore, avvilimento, prova, si muterà per essi nell’al di là in premio, in trionfo, in gioia.
Né pensate che Dio è ingiusto nel distribuire i beni della terra e la durata della vita.
Questo è quello che pensano coloro che già sono fuori di Dio.
I viventi nel Signore, delle privazioni, delle pene, delle malattie, della precoce morte, se ne fanno una gioia, poiché in tutte le cose vedono la mano del Padre che li ama e che non può dare loro che cose utili e buone; quelle cose, del resto, che ha dato a Me, suo Figlio.
Essi, già proiettati fuori da questo mondo, pensano e desiderano unicamente la gloria di Dio, e Dio li rivestirà di gloria per l’eternità.
Saranno dimenticati o ricordati con orrore i malvagi; ma ai santi, ai giusti, ai figli di Dio verrà dato culto duraturo e santo, perché dei suoi diletti ha cura il Signore e non solo si cura di dar loro la gioia nel Cielo, ossia Se stesso, ma fa dare loro onore vero dagli uomini, facendo brillare come nuova stella lo spirito di un santo agli occhi e alla mente degli uomini.»
Da quanto precede abbiamo una conferma 'valtortiana' della salvezza in Cielo di Disma, il buon ladrone che era in croce vicino a Gesù che - si legge nei Vangeli - gli promise la salvezza in Paradiso in quello stesso giorno..., cioè dopo la Sua Morte e Redenzione, come pure viene confermata la salvezza del centurione Longino: quello che con la lancia dovette colpire il costato di Gesù per obbedire all'ordine di accertarsi della sua morte.
Dalle visioni dell'Opera si evince infatti che, dopo aver assistito ai 'segni' straordinari della morte di Gesù sul Calvario e in tutta Gerusalemme, Longino credette che Egli fosse veramente 'figlio di Dio' e fu uno dei primi pagani a convertirsi al nascente Cristianesimo dopo essersi recato al Cenacolo per offrire a Maria SS. e alla venerazione degli apostoli la lancia con la quale egli era stato costretto a squarciare il costato di Gesù.
Evidentemente la sua vita di cristiano dovette concludersi in maniera cruenta, poiché la Tradizione ed il Martirologio liturgico ci ricordano un San Longino martire.5


1 Gn 5, 1-32: «Questo è il libro della discendenza di Adamo. Nel giorno in cui Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; 2maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati. 3Adamo aveva centotrenta anni quando generò un figlio a sua immagine, secondo la sua somiglianza, e lo chiamò Set. 4Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 5L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì. 6Set aveva centocinque anni quando generò Enos; 7dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie. 8L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì9Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; 10Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e figlie. 11L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì. 12Kenan aveva settanta anni quando generò Maalalèl; 13Kenan, dopo aver generato Maalalèl, visse ancora ottocentoquaranta anni e generò figli e figlie. 14L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi morì. 15Maalalèl aveva sessantacinque anni quando generò Iered; 16Maalalèl, dopo aver generato Iered, visse ancora ottocentotrenta anni e generò figli e figlie. 17L'intera vita di Maalalèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì. 18Iered aveva centosessantadue anni quando generò Enoc; 19Iered, dopo aver generato Enoc, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 20L'intera vita di Iered fu di novecentosessantadue anni; poi morì. 21Enoc aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22Enoc camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23L'intera vita di Enoc fu di trecentosessantacinque anni. 24Enoc camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l'aveva preso. 25Matusalemme aveva centoottantasette anni quando generò Lamec; 26Matusalemme, dopo aver generato Lamec, visse ancora settecentoottantadue anni e generò figli e figlie. 27L'intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì. 28Lamec aveva centoottantadue anni quando generò un figlio 29e lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto». 30Lamec, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. 31L'intera vita di Lamec fu di settecentosettantasette anni; poi morì. 32Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet».
2  Gn 6, 1-3: «1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
3  M.V.: 'I Quaderni del 1943' - 31.10.43 - C.E.V.
4  il miracolo di Lazzaro, del giovane di Naim e della figlia di Giairo, ricordati il 14 luglio e il 28 agosto; di una Maddalena, che è la Maria di Magdala menzionata il 13 e 27 ottobre; di un Zaccheo, nel racconto di Luca 19, 1-10; di un Disma, già menzionato l'11 agosto; di un Longino, già menzionato il 23 aprile e il 7 settembre.
5  N.d.R.: 'Mille santi del giorno' di Piero Bargellini.

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