NoviGL-18 - ilCATECUMENO.it

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18.Gesù: «Allo spirito che si affida a Dio poco può nuocere Satana sulla terra; allo spirito che nell’agonia invoca Dio saranno risparmiati i terrori che la Bestia suscita per ultima vendetta; allo spirito che spira in Dio verrà aperto da Dio il Cuore e da morte passerà a vita eterna, santa, beata...».
Lo spirito, 'anima' dell'anima, è dunque l'autentica gemma che è in noi, anzi nella nostra anima.
È lui il nostro 'signore' e anche se noi lo vogliamo conculcare con il nostro 'io' - cosa di cui pagheremo comunque le conseguenze - ciò non cambia il suo essere nostro 'signore'.
Nell'imminenza della nostra morte fisica dovremmo essere capaci - in uno slancio di 'abbandono' - di affidare il nostro spirito al Signore, come del resto fece Gesù sulla Croce dicendo: 'Padre nelle tue mani raccomando lo spirito mio'.
Ecco come il Gesù che parla alla mistica le commenta un giorno questa Sua frase: 1
Dice Gesù:
[...] «Ed ora parliamo della frase da Me detta sulla croce. Se nelle parole della Sapienza non ve ne è una di inutile riguardo allo spirito, che non sarà delle parole dette da Me Sapienza divina?
Sulla croce ho completato la mia missione di Redentore, ma anche di Maestro.
Vi ho insegnato il perdono perdonando ai miei uccisori e a chi mi offendeva come Dio e come morente.
Vi ho insegnato ad aver fede nella Misericordia concessa a chi si pente promettendo il Paradiso a Disma.2
Vi ho insegnato a chi andare per non sentirvi soli: a Maria che vi è Madre.
Vi ho insegnato a chiedere umilmente ed a soffrire pazientemente anche delle necessità corporali chiedendo un sorso per le mie labbra.
Vi ho insegnato a non lamentarvi se quel sorso è aceto e fiele... aceto e fiele, Maria, che è dato non soltanto alle labbra ma spesso al cuore che chiede di amare e riceve ripulse e offese. Ricordalo che il tuo Gesù di questa più vera mistura amarissima ne ha avuto saturo il Cuore.
Vi ho insegnato Chi invocare nelle ore in cui il dolore si precipita su voi e vi pare che tutti, anche Dio, vi abbiano abbandonato.
Io ero, per necessità di Redenzione, realmente abbandonato dal Padre, ma l’ho ugualmente invocato.
Così bisogna fare, o figli, nelle ore di prova e di dolore. Se anche Dio vi pare lontano, chiamarlo lo stesso in soccorso.
Date a Lui sempre filiale amore. Egli vi darà i suoi doni. Potranno non essere quelli che invocavate. Saranno altri a voi più utili ancora.
Fidatevi del Signore e Padre vostro. Egli vi ama e provvede a voi. Credete questo sempre. Dio premia chi crede nella sua Bontà.
Ma prima di pronunciare l’ultima parola, in cui era unita, al dolore angoscioso di quella morte, la gioia d’avervi conquistato la Vita, ho pronunciato la frase3 di cui ti voglio parlare: “Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio”.
Vedete, o figli cari, quale valore ha lo spirito?
Il mio ultimo pensiero va ad esso, a raccomandare esso nelle mani del Padre. Valore immisurabile del nostro vivere di uomini è lo spirito, dico “nostro”, perché chi moriva sulla croce era vero Uomo oltre che vero Dio, simile perciò a voi nell’umanità. L’estrema sollecitudine mia va a questo mio spirito prossimo a liberarsi dalla carne per tornare all’Origine da cui era venuto.
Lo spirito del Cristo non aveva bisogno di divina pietà. Era lo spirito divino e innocente del Figlio del Padre e della Immacolata. Ma Io vi ho voluto insegnare che una sola cosa è preziosa nella vita e preziosa oltre la vita: lo spirito. Esso deve avere tutte le vostre cure durante l’esistenza e le vostre previdenze nell’ora della morte.
Tutto quanto possedete sulla terra è cosa che muore con la carne. Nulla vi segue nell’altra vita. Ma lo spirito resta, ma lo spirito vi precede.
È desso che si presenta al Giudice e riceve la prima sentenza.
È desso che riscuoterà la carne nell’ora dell’ultimo Giudizio e la farà di nuovo viva per ascoltare il decreto che la farà beata con esso spirito o con esso maledetta.
Secoli o attimi di morte conoscerà la carne avanti la sua risurrezione, ma lo spirito non conosce che una morte e da quella non risorge.
Guai a quegli spiriti morti che infonderanno morte alla carne che abitarono!
La “seconda morte” che non conosce risurrezione, e che è quella che dovete temere per questo corpo che amate più dello spirito, o uomini stolti che capovolgete i valori delle cose.
Cercate di avere pietà di voi stessi, non dal punto di vista umano ma da quello soprannaturale. Pietà di ciò che non muore come carne, ma che può morire unicamente come spirito, perdendo la Luce di Dio quaggiù, la visione e il possesso di Dio nel mio Cielo.
Cercate. E poiché siete deboli per la carne che vi tenta, presa come è nella seduzione di Satana, in vita e in morte affidate il vostro spirito al Potente, al Santo al Misericordioso Iddio.
Quando vi ho insegnato4 a dire: “Non ci indurre in tentazione ma salvaci dal male”, non vi ho forse già insegnato ad affidare lo spirito vostro al Padre, che vi ha creato e che non rinnega la sua paternità come voi rinnegate invece la vostra figliolanza?
Allo spirito che si affida a Dio poco può nuocere Satana sulla terra; allo spirito che nell’agonia invoca Dio saranno risparmiati i terrori che la Bestia suscita per ultima vendetta; allo spirito che spira in Dio verrà aperto da Dio il Cuore e da morte passerà a vita eterna, santa, beata».


1  M.V.: 'I Quaderni del 1943' - 16.10.43 - C.E.V.
2  N.d.R.: Disma, il buon ladrone sul Golgota.
3  frase, riportata in Luca 23, 46. Gli altri episodi, qui evocati, della Passione e Morte hanno le loro note nel "dettato" dell'11 agosto e in quello del 7 settembre.
4 insegnato in Matteo 6, 13; Luca 11, 4.

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