NoviGL-12 - ilCATECUMENO.it

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12. Gesù: «Il tempo della terra è breve, figli. Presto vi chiamerò dove la vita dura. Siate dunque santi per conseguire la vita eterna, dove già i vostri diletti vi attendono o dove vi raggiungeranno dopo la purgazione...».
Dopo queste ulteriori divagazioni... fisico-cosmologiche - che peraltro ci consentono di distrarci dal pensiero della 'morte' e di rilassarci un poco - ritorniamo al tema specifico di questa nostra trattazione.
Bisogna concludere che se vogliamo una morte 'santa' dobbiamo cercare in ogni modo di essere 'santi' in vita1 - almeno, dico io, di una santità 'relativa' - e ciò non solo per conseguire ovviamente la vita eterna in Paradiso ma anche per poter riabbracciare i nostri cari che ci hanno preceduto o quelli che ci raggiungeranno in seguito dopo la loro espiazione in Purgatorio.
È una prospettiva meravigliosa che ben vale la fatica di sacrificarsi e comportarsi il meglio possibile in terra.
In fin dei conti, cosa sono anche cent'anni di vita in terra, una vita che non è 'Vita', commisurati all'Eternità dell'altra 'dimensione'? La vita sulla terra è davvero breve. Val la pena di comportarsi il meglio possibile perché nella 'luce' ritroveremo poi gli spiriti non solo dei nostri cari ma anche degli amici che si sono salvati.
Se per ora essi sono spiriti privi di materia - dunque invisibili al nostro occhio umano, anche se essi nell'aldilà sanno riconoscersi fra di loro 'spiritualmente' come noi riconosciamo una persona dalla 'voce' anche senza vederla - dopo il Giudizio universale e prima di entrare nella 'Gerusalemme celeste' si rivestiranno dei loro antichi corpi dall'aspetto 'glorificato'  e di una bellezza inimmaginabile, in qualche modo non dissimile dall'aspetto del Gesù Risorto.
Gesù nel manifestarsi dopo la Sua Resurrezione con il Suo Corpo glorificato ha infatti voluto confermarci nella Fede, facendoci capire come diventeremo quando anche noi un giorno risorgeremo.
Solo i dannati sono dei veri 'morti', ma gli altri - dopo la morte del corpo - 'vivono' nel vero senso della parola.
Anzi, i dannati, che all'Inferno divengono 'Odio' allo stato puro, odiano persino quelli che in vita erano stati i loro più amati congiunti, per i quali - cosa davvero umanamente impensabile e terribile - vorrebbero sadicamente l'Inferno come all'insegna di un 'mal comune mezzo gaudio'.
Ecco, comunque, cosa ci dice ora il Gesù valtortiano (i grassetti o le sottolineature sono miei):2
9 ottobre 1943, ore 1 antimeridiana
Dice Gesù:
«Non rattristatevi, perciò, voi tutti che piangete. Confidate in Me ed affidate a Me le sorti dei vostri diletti.
Il tempo della terra è breve, figli. Presto vi chiamerò dove la vita dura. Siate dunque santi per conseguire la vita eterna, dove già i vostri diletti vi attendono o dove vi raggiungeranno dopo la purgazione.
La separazione attuale è breve come ora che presto passa. Dopo viene la ricongiunzione degli spiriti nella Luce e, in futuro, la beata risurrezione, per cui non solo gioirete dell’unione coi vostri amati, ma anche della visione di quei volti a voi cari e la cui scomparsa vi fa piangere come se un furto vi avesse derubato della gemma a voi più cara.
Nulla è mutato, o figli. La morte non vi separa, se vivete nel Signore. Colui che è andato oltre la vita terrena non è separato da voi. Non lo può essere poiché vive in Me come voi vivete.
Solo, per portarvi un paragone umano, è salito dalle membra inferiori a parti più alte e nobili, e vi ama perciò con più perfezione perché è ancor più unito a Me, e da Me prende perfezione.
Solo i dannati sono “morti”. Solo essi. Ma gli altri “vivono”.
Vivono, Maria. Capisci: vivono.
Non piangere. Prega. Presto verrò.
L’operaio, come la sera cala, affretta il lavoro per terminare l’opera della sua giornata e andare poi contento al riposo dopo averne avuta degna mercede.
Quando anche per una creatura cala la sera della vita della terra occorre affrettare il lavoro per dare gli ultimi tocchi all’opera quasi terminata. E darli con gioia, pensando che prossimo è il riposo dopo tanta fatica e che la mercede sarà abbondante perché molto si lavorò.
Io sono un Padrone che ben retribuisce. Io sono un Padre che ti attende per premiarti.
Io sono quello che ti ama e che ti ha sempre amata e sempre ti amerà. Non una delle tue lacrime m’è ignota e non una resterà senza premio. Sta’ sempre più in Me e non temere. Non temere che Io ti lasci sola. Anche quando non parlo, sono con te.
Sola tu? Oh! non lo dire! Hai con te il tuo Gesù, e dove è Gesù è tutto il Paradiso.
Non sei sola. Maria non era sola nella casetta di Nazareth. Gli angeli erano intorno alla sua solitudine umana. Tu, Maria, non sei sola. Hai Me per Padre, hai Maria per Madre, hai i miei santi per fratelli e gli angeli per amici. Chi vive in Me ha tutto, figlia mia.
Non ti dico: “Non piangere”. Ho pianto3 anche Io e ha pianto Maria. Ma ti dico: Non piangere di quel pianto umano che è negazione di fede e di speranza. Questo non lo piangere mai.
Abbi fede non solo nelle grandi cose della Fede, ma anche nelle mie segrete parole. Sono mie, siine certa. E abbi speranza nelle mie promesse. Quando verrò a darti la Vita vedrai che coloro che hai pianto non li hai perduti.
Perduto è colui che muore senza Gesù nel cuore.
Tu resta in Gesù. In Lui troverai tutto di ciò che sospiri.
Io asciugherò per sempre ogni lacrima dagli occhi tuoi così come ora consolo ogni tuo dolore, che non posso evitarti perché serve alla gloria del tuo Dio e tua.
L’inverno4 della vita presto passa, colomba mia, e quando verrà la primavera eterna Io verrò per incoronarti di fiori levandoti le spine che portasti per mio amore.»
Ancora il 9 ottobre, a mattina fatta e dopo la mia crisi tremenda e la Comunione.
Dice Gesù:
«Vi sono i venuti a Me per sorte comune e vi sono i predestinati ad essere qualcosa nel mio servizio.
Fra i predestinati vi sono coloro che vissero da angeli fin dalla nascita e vi sono coloro che si fecero angeli, per amore, dopo essere stati uomini. Ma sono ugualmente i predestinati ad essere stelle illuminanti la via ai fratelli che vanno e che hanno bisogno di tante luci per andare.
Io sono Luce. Luce potentissima. E dovrei bastare a guidare i popoli sul cammino che porta al Cielo. Ma gli uomini, i cui occhi troppo stanno curvi sul fango, non sopportano più la Luce assoluta. Non la possono più accogliere perché manca in essi lo spirituale esercizio della mente volta a Dio e la confidenza in Dio.
I miseri uomini o sono da Me separati, e non mi guardano perché a Me non pensano, oppure sono schiacciati dalla loro piccola mentalità la quale fa vedere e pensare Iddio alla stregua loro. Perciò non umilmente, ma soltanto vilmente, dicono: “Sono troppo diverso da come Dio vuole sia l’uomo, e a Dio non posso alzare lo sguardo”.
Oh! ciechi e stolti! Ma sono forse i sani che vanno dal medico? Ma sono forse i ricchi che vanno dal benefattore? No. Sono i malati e i poveri che ricorrono a chi li può aiutare. E voi siete poveri e malati ed Io sono il Signore e il Medico vostro.
Inutilmente lo dico. Avete paura di Me. Non avete paura di peccare e di sposarvi con Satana, ma avete paura di guardare Me e accostarvi a Me.
E allora, perché voi non moriate fuori della mia Via, vi do le stelle dalla luce mite che altro non sono che emanazioni di Me, parte di Me che viene a voi in maniera che non vi induca a stolto terrore.
Io: Sole eterno, compenetro di Me i miei predestinati, ed essi raggiano fra voi la mia Luce e sprigionano correnti di attrazioni spirituali per attirarvi a Me che vi attendo sulle soglie dei cieli.
Guai alla terra se venisse un giorno in cui l’occhio di Dio non potesse più scegliere fra i figli dell’uomo gli esseri predestinati ad essere i miei portatori di Luce e di Voce! Guai!
Vorrebbe dire che fra i miliardi di uomini non vi è più un giusto e un generoso, poiché i predestinati sono fra i giusti che mai offesero Giustizia, e i generosi che hanno superato tutto, se stessi per primi, per servire Me.
Tu sei fra questi, piccola creatura che vivi d’amore. Sei fra questi. Dopo tanto tormento hai capito che solo Io potevo esser per te quello che l’anima tua voleva, e sei venuta.
Ma Io ti avevo scelta prima che tu fossi, per essere la voce della Voce di Gesù-Maestro.
Ho atteso quest’ora, Maria, con cuore di padre e di sposo, ti ho covata coi miei sguardi, attendendo paziente l’ora di dirti la mia Volontà e la mia Parola. Nulla m’era nascosto di quanto avresti fatto di men buono, ma anche nulla di quanto avresti osato dal momento in cui ti saresti gettata nella corrente dell’amore.
“Tardi” dirai “ti manifestasti, o Signore”. Tardi. Avrei voluto fosse molto prima, figlia, ma ho dovuto lavorarti come fa l’orafo con l’oro greggio.
Io ti ho formata due volte. Nel seno di tua madre per darti al mondo, ma poi nel seno mio per darti al Cielo e farti portatrice della mia Luce nel mondo. Sapevo quando saresti venuta e sapevo quando saresti stata adulta per servire. Dio non ha fretta poiché Dio sa tutto della vita dei suoi figli.
L’ora è venuta in cui tu non sei più una donna, ma sei solo un’anima del tuo Signore, uno strumento, come tu hai detto. E quando lo scrivevi5 non sapevi che il mio amore ti avrebbe usata così dopo tanti anni di prova. Ora va’, fa’, parla secondo il mio desiderio.
Non dico: comando. Dico desiderio, perché si comanda a un suddito e si chiede all’amico, e tu sei l’amica mia.
E non avere paura. Di nulla e di nessuno. Non le forze della terra e non le forze dell’inferno potranno nuocerti, poiché tu sei con Me.
Quanto dici non è parola tua; è parola mia che Io metto sulle tue labbra perché tu la ridica ai sordi della terra. Quanto fai è forza mia che Io ti do per il bene di chi muore nell’inedia dello spirito.
Non sei più la povera Maria, una debole donna, malata, sola, sconosciuta, soggetta ad insidie. Sei la mia discepola prediletta, ed Io ti giuro che anche se tutto il mondo si muovesse a farti guerra non potrebbe levarti ciò che ti ho dato, perché Io sono con te.
Hai capito bene6. Il settentrione sono i popoli che ora invadono o tentano invadere7 la terra cristiana per eccellenza: quella dove è Roma, sede della mia Chiesa. Punizione meritata dai prevaricatori che hanno curvato il capo già segnato del mio segno, davanti agli idoli delle bugiarde potenze straniere che ora sono le prime a portare tormento.
Dolore per gli onesti è quest’ora. Ma non voluto da Me. Fate che il dolore abbia ad avere un confine. Fatelo tornando a Me.
Se le quattro forze del settentrione avessero ad allearsi contro di voi in un’orrida congiura di potenze tenebrose, la luce si spegnerebbe sul vostro suolo e il sangue dei martiri tornerebbe fresco per nuovo sangue gocciante su esso.
Molto, molto, molto occorre pregare, figlia del mio amore. Non posso più chiederti altri sacrifici di affetti poiché sei nuda come Me sulla croce. Ma se fosse possibile te ne chiederei molti altri a questo scopo. Ti aiuterò; ma poiché ho bisogno di lacrime per acqua lustrale sull’Italia infangata, ti avverto che renderò acerba la tua pena8, perché valga per molti lutti e per molti perdoni di Dio all’Italia.
Di’ con Me: “Signore, per preservare l’Italia da nuove sciagure, e specie per quelle dello spirito, accetto di bere il calice del dolore. Resta con me, Signore, mentre consumo la mia Passione di piccola redentrice”, ed Io resterò sempre con te sino all’ora di portarti là dove la Passione cessa e ha inizio la gloriosa risurrezione in Me.»


1 M.V.: 'I Quaderni del 1943' - 9.10.43 - C.E.V.
2  M.V.: 'I Quaderni del 1943' - Dettato 9.10.1943 - C.E.V.
3 Ho pianto, come nella morte di Lazzaro in Giovanni 11, 35.
4 L'inverno… è un'immagine ripresa da Cantico dei cantici 2, 10-14.
5  lo scrivevi nell'Autobiografia, alla quale abbiamo già rimandato con note agli scritti del 22 aprile e del 10 e 13 maggio.
6  Hai capito bene quanto è detto in Geremia 1, 14-16, cui rimanda la scrittrice inserendo qui un'annotazione a matita.
7  N.d.A.: Allusione alle vicende belliche in Italia della seconda guerra mondiale - Questo brano è del 1943.
8  N.d.A.: M.V. era 'anima-vittima' e qui viene invitata a soffrire ancora di più in riparazione.

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