NoviGL-05 - ilCATECUMENO.it

Vai ai contenuti
5. San Paolo: «Stolti! I morti non ritornano. Con nessun nuovo corpo. Non vi è che una risurrezione: quella finale... Il corpo, come seme, cade, finito il suo ciclo, nella corruzione della fossa. Lo spirito torna alla sua Fonte per essere giudicato se è vivo o putrido quanto la carne, e a seconda del suo essere va al suo destino».
In quello stesso giorno del gennaio 1944 in cui San Giovanni - l'apostolo prediletto da Gesù - aveva parlato alla mistica, ecco che giungono di seguito alla Valtorta le parole di San Paolo, dal ben diverso e anche caustico 'mordente', coerente con il suo focoso temperamento (le sottolineature o i grassetti sono i miei)':1
Dice l’apostolo Paolo:2
«Gli antichi pagani ai quali Io spezzavo il pane della Fede sembrano essere tuttora vivi, anzi essere ritornati, secondo la vostra credenza, a reincarnarsi con le loro antiche teorie riguardo alla risurrezione e alla seconda vita, tanto tuttora, e più che mai ora, dopo venti secoli di predicazione evangelica, è incarnata e incarnita nella vostra mente la teoria della reincarnazione.
Unica cosa che si reincarni, questa vostra teoria che rifiorisce come una muffa ad epoche alterne di oscuramento spirituale.
Poiché, sappiatelo, o voi che vi credete i più evoluti nello spirito, questo è il segno di un tramonto e non di un’aurora dello spirito.
Tanto più basso è il Sole di Dio nei vostri spiriti e tanto più nell’ombra che sale si formano larve e stagnano febbri e pullulano i portatori di morte e germinano le spore che intaccano, corrodono, assorbono, distruggono la vita dello spirito vostro, come in boschi iperborei dove di sei mesi è lunga la notte e fa delle boscaglie, piene di vita vegetale e animale, delle morte zone simili a quelle di un mondo spento.
Stolti! I morti non ritornano. Con nessun nuovo corpo. Non vi è che una risurrezione: quella finale.
Non siete, no, non siete, voi fatti ad immagine e somiglianza di Dio, dei semi che per ciclo alterno spuntano e si fanno stelo, fiore, frutto, seme e, da seme, stelo, fiore, frutto.
Voi siete uomini, non erbe del campo. Voi siete destinati al Cielo non alla stalla del giumento.
Voi possedete lo spirito di Dio, quello spirito che Dio vi infonde per continua sua generazione spirituale che è in rispondenza alla generazione umana di una nuova carne.
E che credete voi? Che Dio, l’onnipotente, illimitato, eterno Iddio nostro, abbia un limite nel suo generare?
Un limite che gli imponga di creare un dato numero di spiriti e non più, di modo che per continuare la vita degli uomini sulla terra, come commesso da emporio, debba andare agli scaffali e cercare fra gli ivi ammassati spiriti quello da riusare per quella data merce; o, meglio ancora, credete che Egli sia come uno scriba il quale riesuma una data pratica e cerchi un dato rotolo perché è venuta l’ora di riusarlo a dar voce ad un evento?
O stolti, stolti, stolti! Voi non siete merci, pergamene o semi. Voi siete uomini.
Il corpo, come seme, cade, finito il suo ciclo, nella corruzione della fossa. Lo spirito torna alla sua Fonte per essere giudicato se è vivo o putrido quanto la carne, e a seconda del suo essere va al suo destino.
Né più da quello esce altro che per chiamare ciò che fu suo ad una unica risurrezione, in cui chi fu putrido in vita putrido perfetto diviene in eterno, con quello spirito corrotto e quella corrotta carne che nella loro unica, sola, non ripetibile vita, ebbero; e chi fu “giusto” in vita risorge glorioso, incorruttibile, elevando la sua carne alla gloria del suo spirito glorioso, spiritualizzandola, divinizzandola, poiché per essa e con essa ha vinto ed è giusto che con essa trionfi.
Qui siete animali ragionevoli per lo spirito che possedete e che consegue la vita anche per la carne che esso vince.
Nell’altra vita sarete spiriti vivificanti la carne che ha conseguito vittoria rimanendo soggetta allo spirito.
Prima viene sempre la natura animale. Ecco l’evoluzione vera. Ma è unica. Poi dalla natura animale, che ha saputo, per la triplice virtù, rendere leggera se stessa, viene la natura spirituale.
A seconda che vivete in questa vita, tali sarete nella seconda.
Se in voi ha predominato ciò che è celeste, conoscerete la natura di Dio in voi e possederete tale natura poiché Dio sarà il vostro eterno possesso.
Se avrete avuto predominio terrestre, oltre la morte conoscerete l’opacità, la morte, il gelo, l’orrore, la tenebra, tutto ciò che è comune al corpo che viene calato nella fossa; con questa differenza: che la durata di questa seconda, vera morte, è eterna.
Eredi di Dio per volere di Dio, non vogliate, o fratelli, perdere questa eredità per seguire carne e sangue ed errore della mente.
Io pure errai e fui contrario alla Verità, fui persecutore del Cristo. Il mio peccato m’è sempre presente, anche nella gloria di questo regno le cui porte me l’apersero il mio pentimento, la mia fede, il mio martirio per confessare Cristo e la vita immortale.
Ma quando la Luce mi atterrò, facendosi conoscere, io abbandonai l’errore per seguire la Luce.3
A voi la Luce si è fatta conoscere attraverso a venti secoli di prodigi, innegabili anche al più feroce negatore e al più ostinato. Perché dunque volete, voi fortunati che avete per testimonianza di essa Luce venti secoli di divine manifestazioni, perché volete voi rimanere nell’errore?
Io, testimonio di Cristo, ve lo giuro. Non la carne né il sangue possono ereditare il regno di Dio, ma unicamente lo spirito. E, come è detto nel Vangelo di Gesù Signore nostro,4 non sono i figli di questo secolo - intendete, o fratelli, che qui “secolo” sta a significare coloro che sono nel mondo, ossia i terrestri - quelli destinati a risorgere ed a risposarsi avendo una seconda vita terrena. Solo risorgeranno coloro che sono degni del secondo secolo, dell’eterno, quelli cioè che non potranno più morire essendo già vissuti, ma che, per avere conseguito la vita spirituale ed essere divenuti simili agli angeli e figli dell’Altissimo, non hanno più fame di nozze umane, desiderando col loro spirito un solo coniugio: quello con Dio-Amore; un solo possesso: quello di Dio; una sola dimora: quella del Cielo; una sola vita: quella nella Vita.
Amen, amen, amen! Dico a voi: credete per conseguirla.»
E così è venuto anche S. Paolo. Alla grazia! Che uragano!
Non mi stupisco che abbia travolto, sotto la veemenza della sua parola, anche gli ateniesi abituati ai loro oratori! Se Giovanni è sospiro di vento profumato di cielo, Paolo è ciclone carico di tutti gli elementi atti a piegare le più proterve cime.
Credo che il ciclo sia chiuso. E se tutto questo concerto di note non penetra in loro (……)5 non so cosa più potrà penetrare. Avevo desiderato un dettato in merito da mesi e mesi. Ho atteso. Ma ne ho avuti sette e, se io fossi al posto di taluni, mi parrebbe d’essere come un topo in trappola o uccello nella rete. L’evidenza mi stringerebbe da tutti i lati.
Che proprio parlasse anche S. Paolo non me l’aspettavo.
Ora ho le spalle rotte e mi riposo guardando con l’anima la Divina Colomba d’oro e sentendo Maria al mio fianco. La sua parola mattutina mi continua a cantare in cuore.


1  M.V.: Ibidem
2  Per le allusioni nel dettato che segue, vedi: Atti 17, 22-34; 1 Corinti 15.
3  Atti 9, 1-22.
4  Matteo 22, 23-33; Marco 12, 18-27; Luca 20, 27-40.
5  Le parentesi con i puntini sono anche sul quaderno autografo. In particolare la scrittrice allude persona di sua conoscenza; ma in generale si riferisce ai cultori della dottrina della rincarnazione o metempsicosi, ai quali sono dedicati quasi tutti i precedenti dettati a cominciare da quello del 7 gennaio.
Torna ai contenuti