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01. È la morte che dà la vita: la morte è passaggio da una fase incompiuta alla compiutezza di una vita diversa.
Affrontando di petto l'argomento, dobbiamo prendere atto del fatto che la morte - che ci si voglia pensare o meno - è una realtà di immensa portata antropologica.
L'attuale popolazione mondiale viene valutata in circa 7 miliardi. Vi sono poi stime a presunto carattere 'scientifico' che - partendo dal presupposto che l'uomo sia il discendente di 'ominidi' a loro volta discendenti da scimmie e che la sua comparsa sulla terra risalga a 70.000 anni fa - valuterebbero in circa 90 miliardi il totale della popolazione umana comparsa complessivamente sulla faccia della Terra fino ad oggi, popolazione 'comparsa' ma anche... morta.
La Bibbia, non confondendo ominidi tipo 'Neanderthal' con l'homo sapiens-sapiens, fa invece risalire la comparsa dei due Progenitori della stirpe umana a solo 6000 anni fa, circa.
A chi credere? Alla Bibbia «Parola di Dio» con le sue precise datazioni e discendenze genealogiche, oppure ad una 'scienza' atea che nega la rivelazione biblica e preferisce basarsi su proprie teorie senza alcun reale fondamento scientifico?
Nel primo caso la precedente stima dei 90 miliardi di esseri umani morti nel frattempo dovrebbe essere drasticamente ridotta.
Pur rivedendo dunque decisamente al ribasso tale stima in funzione di una più recente datazione della creazione ed apparizione dell'uomo sulla faccia della terra, rimane comunque il fatto che - rispetto a 6000 anni fa - sono morti ad oggi miliardi e miliardi di uomini.
Da che mondo è mondo gli uomini sono morti - oltre che di vecchiaia e normali malattie - anche di immani catastrofi naturali, come ad esempio il Diluvio universale di cui parla la Bibbia1, ma anche guerre, epidemie e pestilenze di ogni tipo, terremoti, maremoti, tsunami e alluvioni di varia portata.
Sono cifre da capogiro che fanno paura ma, paura o meno, la morte rappresenta una inesorabile prospettiva che è inutile non voler guardare in faccia.
Vorrei dunque sviluppare questo argomento non trattandolo 'con le molle' e nei termini generici ed astratti in cui generalmente anche per 'scaramanzia' usualmente se ne parla, ma parlandone in forma 'diretta', esplicita, riferendola - più che alla morte degli 'altri' - alla 'nostra' morte.
Paura? Non incrociamo le dita. Sarebbe una forma di superstizione. Dobbiamo prendere invece atto del fatto che la morte è una fatalità, senza fare come gli struzzi che - come dice la credenza popolare - infilano la testa sotto la sabbia.
Essa arriverà comunque per ciascuno di noi, come per i precedenti miliardi di uomini, e solo 'conoscendola' in anticipo nelle sue varie implicazioni, specialmente spirituali, sapremo come meglio affrontarla ed ... 'esorcizzarla'.
La Morte, personificata com'è oggi nelle lugubri iconografie che la presentano sovente come 'persona' vestita di nero e munita di falce, perde invece il suo alone tenebroso quando è osservata sotto la lente di ingrandimento delle rivelazioni fatte a Gesù alla grande scrittrice mistica Maria Valtorta2 negli anni '40 del secolo scorso.
Se ci siamo comportati bene in vita, la morte si presenta addirittura come una felice opportunità che ci apre nuovi orizzonti ... illimitati.
Potremmo certamente dire infatti che è la morte che dà la vita e che essa è un passaggio da una fase incompiuta alla compiutezza di una vita diversa.
La nostra vita terrena, rispetto a quella dell'aldilà, è come una 'crisalide' che esce dal bozzolo che la racchiude trasformandosi - da bruco che era - in una splendida, colorata, leggiadra farfalla.
Ebbene, vorrei che noi - nel valutare la nostra vita in terra non priva di 'dolori' quali problemi economici, incomprensioni familiari, malattie, lutti di congiunti e la nostra stessa morte fisica - intravedessimo fin da ora in questo 'bruco' la farfalla futura che si libra nel cielo pronta a suggere il nettare paradisiaco.
Comprendo tuttavia che - comunque io vi presenti la 'pillola' - non si tratta di un argomento 'allettante' anche perché - per quanti sforzi facciamo di pensare al meglio - rischiamo invece umanamente di finire per pensare al 'peggio'.
Quello della morte è dunque un argomento considerato da tutti come un 'tabù'.
Eppure il parlarne francamente e con la dovuta chiarezza potrebbe essere argomento di seria riflessione e finanche di salvezza spirituale di molte 'anime', cioè di molti di noi.
Il suo pensiero - lontano dalla nostra mente finché siamo giovani, quando l'unica morte alla quale pensiamo è solo 'quella degli altri' - ad una certa età, anche se poi 'rimosso', comincia ad aleggiare nella nostra mente in forma sempre più 'palpabile' specialmente in occasione dell'estremo saluto che portiamo in chiesa ai nostri amici o conoscenti che ci lasciano come nel caso del sacerdote di cui vi ho parlato nella mia Introduzione.
Essa - con il suo travaglio e combattimento spirituale finale - è tuttavia l'ultima possibilità che Dio - nella sua Misericordia - ci offre per l'espiazione dei nostri peccati.

1  La Bibbia - Gn 6, 1-12: 1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. 9Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.

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