DM-06a - ilCATECUMENO.it

Vai ai contenuti
8. IL SESTO DISCORSO DELLA MONTAGNA: LA SCELTA TRA BENE E MALE, L’ADULTERIO, IL DIVORZIO. L’ARRIVO IMPORTUNO DI MARIA DI MAGDALA. (01 di 2)

8.1 Gesù: «Fra il sentiero di Dio e quello di Satana vi è una grande distanza e che sempre più si fa profonda…, la vita è così, scorre a cavaliere fra il passato e il futuro, fra il male e il bene. Al centro è l’uomo, con la sua volontà e il libero arbitrio…, l’uomo può scegliere. Nessuno lo forza».

Cammin facendo, siamo arrivati ai due ultimi discorsi della montagna del Gesù valtortiano.
Gesù ha elargito ammaestramenti di grande Sapienza e certamente – io meditandoci sopra per scriverveli, e voi per leggerli – avremo certamente ‘ritenuto’ a mente qualcosa, pronto a saltare fuori dalla nostra memoria ‘inconscia’ o dalla nostra anima quando meno ce l’aspetteremmo.
Riepilogando ancora una volta, i temi dei precedenti discorsi sono stati i seguenti:
1. La missione degli apostoli e dei discepoli.
2. Il dono della grazia e le beatitudini.
3. I consigli evangelici che perfezionano la Legge.
4. Il giuramento, la preghiera, il digiuno.
5. L’uso delle ricchezze, l’elemosina, la fiducia in Dio.
Rimangono da affrontare gli ultimi due discorsi:
6. La scelta fra Bene e Male, l’adulterio, il divorzio.
7. Amare la volontà di Dio.
È dunque il sesto Discorso quello che tratteremo ora in questa nostra riflessione.
Il tema della scelta fra il Bene e il Male, non potrebbe essere più attuale rispetto ai tempi che stiamo vivendo da parecchi decenni a questa parte.
Che il Male esista non può essere negato da nessuno, anche se vi è chi non esita a darne la colpa a Dio come se il ‘Male’ l’avesse creato lui anziché Lucifero e l’uomo stesso.
Mai come nel XX secolo ed ancora oggi agli inizi del XXI - e niente sappiamo ancora del futuro – pare che si siano scatenate tutte le potenze dell’inferno.
Due guerre mondiali che – direttamente o indirettamente e insieme ad ideologie nefaste – hanno comportato, dicono gli storici, circa un centinaio di milioni di vittime.
Guerre mondiali che sono continuate in scala ‘regionale’ e che ancor oggi non mancano di mietere centinaia di migliaia di vittime – ad esempio in Africa – con uccisioni in massa, carestie ed esodi biblici di popolazioni in cerca di salvezza verso terre meno coinvolte ma poco accoglienti.
L’adulterio ed il divorzio – su un piano morale e apparentemente meno pericoloso, certamente incruento – possono però anch’essi fare parte del quadro complessivo del Male in questa nostra particolarissima epoca storica.
La disintegrazione dell’unità della famiglia fondata sul matrimonio, cristianamente intesa, è ormai un dato di fatto.
La distruzione della cellula famigliare, nucleo della società, punto di partenza per un corretto allevamento e formazione morale e spirituale dei figli e per la loro felicità, è infatti inoppugnabile, se sono vere le statistiche per l'Italia che indicano nel 50% le unioni che si disintegrano.
Oggi si divorzia con grande facilità, complici gli adulteri da una parte o dall’altra, oppure - per evitare unioni matrimoniali con relativi obblighi reciproci – si preferisce la formula della ‘convivenza’…, finché dura.
Prepariamoci dunque ad una attenta meditazione di questo sesto Discorso della montagna (i grassetti sono miei): 1
29 maggio 1945.
In una mattinata splendida, di un nitore d'aria ancora più vivo del solito, per cui pare che le lontananze si accorcino o che le cose siano viste attraverso una lente oculare che le rende nitide anche nei più piccoli particolari, si prepara la folla ad ascoltare il Maestro.
Di giorno in giorno la natura si fa più bella, rivestendosi della veste opulenta della piena primavera, che in Palestina mi pare sia proprio fra marzo e aprile, perché dopo prende già l'aspetto estivo con i grani maturi e le foglie già folte e complete.
Ora è tutto un fiore. Dall'alto del monte, che di suo si è vestito di fiori anche nei punti apparentemente meno atti a fiorire, si vede la pianura col suo mareggiare di grani ancora flessuosi al vento, che dà loro moto d'onda verde glauca, appena tinta di oro pallido sulla cima delle spighe che graniscono fra le reste spinose.
Su questo ondulare di messi al vento lieve, stanno ritti nella loro veste dì petali - e sembrano tanti enormi piumini da cipria oppure pallottole di garza bianca, rosa tenuissimo, rosa carico, rosso vivo - gli alberi da frutto, e raccolti nella loro veste di penitenti ascetici gli ulivi pregano, e la loro preghiera già si muta in un nevicare, per ora ancora incerto, di fiorellini bianchi.
L'Hermon è un alabastro rosa nella cima che il sole bacia, e dall'alabastro scendono due fili di diamante - da qui sembrano fili - dai quali il sole trae uno scintillìo quasi irreale, e poi si affossano sotto le gallerie verdi dei boschi e non si vedono più altro che a valle, dove formano corsi d'acqua che certo vanno al lago di Meron, da qui invisibile, e poi ne escono con le belle acque del Giordano per poi tuffarsi nuovamente nello zaffiro chiaro del mare di Galilea, che è tutto un tremolìo di scaglie preziose alle quali il sole fa da castone e da fiamma. Sembra che le vele scorrenti su questo specchio, quieto e splendido nella sua cornice di giardini e campagne meravigliose, siano guidate dalle nuvolette leggere che veleggiano nell'altro mare del cielo.
Veramente il creato ride in questa giornata di primavera e in quest'ora mattutina.
E la gente affluisce, affluisce, senza posa. Sale da tutte le parti: vecchi, sani, malati, bimbi, sposi che pensano iniziare la loro vita con la benedizione della parola di Dio, mendichi, benestanti che chiamano gli apostoli e danno loro offerte per chi non ha, e pare si confessino tanto cercano un posto nascosto per farlo.2
Tommaso ha preso una delle loro sacche da viaggio e rovescia in essa tranquillamente tutto questo tesoro di monete, come fosse del becchime da polli, e poi porta tutto vicino al masso dove Gesù parla, e ride allegro dicendo: «Godi, Maestro! Oggi ne hai per tutti!».
Gesù sorride e dice: «E cominceremo subito, perché chi è triste sia subito contento. Tu e i compagni scegliete i malati e i poveri e portateli qui davanti».
Cosa che avviene con un tempo relativamente breve, perché si deve ascoltare i casi di questo e quello, e durerebbe molto di più senza l'aiuto pratico di Tommaso che col suo vocione potente, montato su un sasso per essere visto, grida: «Tutti coloro che hanno sofferenze nel corpo vadano a destra di me, là, dove è ombra».
Lo imita l'Iscariota, anche lui dotato di una voce non comune in potenza e bellezza, che a sua volta grida: «E tutti coloro che credono avere diritto all'obolo vengano qui, intorno a me. E badate bene di non mentire perché l'occhio del Maestro legge nei cuori».
La folla si agita per separarsi così in tre parti: chi è malato, chi è povero, chi è solo desideroso di dottrina.
Ma fra questi ultimi, due, poi tre, sembrano aver bisogno di qualche cosa che non è salute e non è denaro, ma che è più necessario di queste cose. Una donna e due uomini.
Guardano, guardano gli apostoli e non osano parlare.
Passa Simone Zelote col suo aspetto severo; passa Pietro indaffarato che arringa una diecina di frugoli, ai quali promette delle ulive se staranno buoni fino alla fine e delle busse se faranno baccano mentre parla il Maestro; passa Bartolomeo anziano e serio; passa Matteo con Filippo, che portano a braccia uno storpiato che troppa fatica avrebbe fatto a fendere la folla fitta; passano i cugini del Signore3 dando braccio ad un mendicante quasi cieco e ad una poverella di chissà quanti mai anni, che piange narrando a Giacomo tutti i suoi guai; passa Giacomo di Zebedeo con in braccio una povera bambina, certo malata, che egli ha preso alla madre, che lo segue affannosa, per impedire che la folla le faccia del male; ultimi a passare sono gli, potrei dire, indivisibili Andrea e Giovanni, perché se Giovanni, nella sua serena naturalezza di fanciullo santo4, va ugualmente con tutti i compagni, Andrea, per la sua grande ritenutezza, preferisce andare con l'antico compagno di pesca e di fede nel Battista. Questi erano rimasti presso l'imbocco dei due sentieri principali, per dirigere ancora la folla ai suoi posti, ma ora il monte non presenta altri pellegrini sulle sue vie sassose, e i due si riuniscono per andare dal Maestro con le ultime offerte ricevute.
Gesù è già curvo sui malati, e gli osanna della folla punteggiano i singoli miracoli.
La donna, che pare tutta in pena, osa tirare per la veste Giovanni che parla con Andrea e sorride. Egli si china e le chiede: «Che vuoi, donna?».
«Vorrei parlare col Maestro...»
«Hai del male? Povera non sei...»
«Non ho male e non sono povera. Ma ho bisogno di Lui... perché vi sono mali senza febbre e vi sono miserie senza povertà, e la mia... e la mia...» e piange.
«Senti, Andrea. Questa donna ha una pena nel cuore e vorrebbe dirla al Maestro. Come facciamo?».
Andrea guarda la donna e dice: «Certo è cosa che addolora farla conoscere...».
La donna assente col capo. Andrea riprende: «Non piangere... Giovanni, fa' di portarla dietro la nostra tettoia. Io porterò il Maestro».
E Giovanni, col suo sorriso, prega di far largo per poter passare, mentre Andrea va in direzione opposta verso Gesù. Ma la mossa è osservata dai due uomini afflitti, e uno ferma Giovanni ed uno Andrea, e dopo poco, ecco, che tanto l'uno che l'altro sono insieme a Giovanni e alla donna dietro il riparo di frasche che fa da parete alla tenda.
Andrea raggiunge Gesù nel momento che Questo guarisce lo storpiato, che alza le grucce come due trofei, arzillo come un ballerino, gridando la sua benedizione.
Andrea sussurra: «Maestro, dietro la nostra tettoia vi sono tre che piangono. Ma il loro affanno è di cuore e non può essere noto...».
«Va bene. Ho ancora questa bambina e questa donna. Poi verrò. Va' a dire loro che abbiano fede».
Andrea se ne va mentre Gesù si china sulla bambina che la madre ha ripreso in grembo:
«Come ti chiami?» le chiede Gesù.
«Maria».
«Ed Io come mi chiamo?».
«Gesù» risponde la bambina.
«E chi sono?».
«Il Messia del Signore venuto per dare bene ai corpi e alle anime».
«Chi te lo ha detto?».
«La mamma e il papà che sperano in Te per la mia vita».
«Vivi e sii buona».
La bambina, che credo fosse malata alla spina perché, per quanto già sui sette e più anni, non si muoveva che con le mani ed era tutta stretta in grosse e dure fasce dalle ascelle alle anche - si vedono perché la madre le ha aperto la vesticciola per mostrarle - sta così come era per qualche minuto, poi ha un sussulto e scivola dal grembo materno a terra e corre da Gesù, che sta guarendo la donna di cui non capisco il caso.
I malati sono esauditi tutti e sono quelli che più urlano fra la molta folla che applaude al «Figlio di Davide, gloria di Dio e nostra».
Gesù va verso la tettoia.
Giuda di Keriot grida: «Maestro! E questi?».
Gesù si volge e dice: «Attendano dove sono. Saranno essi pure consolati» e va lesto dietro le frasche, là dove sono, con Andrea e Giovanni, i tre in pena.
«Prima la donna. Vieni con Me fra queste siepi. Parla senza timore».
«Signore, mio marito mi abbandona per una prostituta. Ho cinque figli, e l'ultimo ha due anni... Il mio dolore è grande... e penso ai figli... Non so se li vorrà lui o li lascerà a me.
I maschi, il primo almeno, lo vorrà... Ed io che l'ho partorito non devo più avere la gioia di vederlo? E che penseranno essi del padre o di me? Di uno devono pensare male. Ed io non vorrei giudicassero il padre loro...»
«Non piangere. Sono il Padrone della vita e della morte. Tuo marito non sposerà quella donna. Vai in pace e continua ad essere buona».
«Ma... non ucciderai lui? Oh! Signore, io lo amo!».
Gesù sorride: «Non ucciderò nessuno. Ma ci sarà chi farà il suo mestiere. Sappi che il demonio non è da più di Dio. Tornando alla tua città saprai che ci fu chi uccise la creatura malefica e in un modo tale che tuo marito comprenderà che cosa stava facendo e ti amerà di rinato amore».
La donna gli bacia la mano, che Gesù le ha messo sulla testa, e se ne va.
Viene uno degli uomini. «Ho una figlia, Signore. Sventuratamente andò a Tiberiade con delle amiche e fu come avesse aspirato il tossico. Mi è tornata come ebbra. Vuole andarsene con un greco... e poi... Ma perché mi è nata? Sua madre è malata di dolore e forse morrà... Io... solo le tue parole, che ho udito l'inverno passato, mi trattengono da ucciderla. Ma, te lo confesso, il mio cuore l'ha già maledetta».
«No. Dio, che Padre è, non maledice che a peccato compiuto e ostinato. Che vuoi da Me?».
«Che Tu la ravveda».
«Io non la conosco ed ella, certo, da Me non viene»
«Ma Tu puoi cambiarle il cuore anche da lontano! Sai chi mi manda a Te? Giovanna di Cusa. Stava partendo per Gerusalemme quando io sono andato al suo palazzo per chiedere se le era noto questo greco infame. Pensavo che ella non lo conoscesse perché ella è buona, pur vivendo a Tiberiade, ma poiché Cusa avvicina i gentili... Non lo conosce. Ma mi ha detto: "Vai da Gesù. Egli mi ha richiamato lo spirito da tanto lontano e mi ha guarita, con quella chiamata, dalla mia etisia. Guarirà anche il cuore a tua figlia. Io pregherò e tu abbi fede". Ce l'ho. Lo vedi. Abbi pietà, Maestro».
«Tua figlia entro questa sera piangerà sui ginocchi di sua madre chiedendo perdono. Tu pure sii buono come la madre: perdona. Il passato è morto».
«Sì, Maestro. Come Tu vuoi e che Tu sia benedetto!». Si rivolge per andarsene... ma poi torna sui suoi passi: «Perdona, Maestro... Ma ho tanta paura... La lussuria è un tal demone! Dammi un filo della tua veste. Lo metterò nel capezzale di mia figlia. Mentre dorme il demonio non la tenterà».
Gesù sorride e crolla il capo... ma accontenta l'uomo dicendo: «Perché tu sia più tranquillo. Ma credi che quando Dio dice: "Voglio" il diavolo se ne va senza bisogno di altro. Vuol dire che terrai questo per ricordo di Me» e dà un fiocchetto delle sue frange.
7Viene il terzo uomo: «Maestro, mio padre è morto. Noi credevamo avesse delle ricchezze in denaro. Non ne abbiamo trovate. E sarebbe poco male, perché non ci manca il pane fra fratelli. Ma io vivevo con mio padre, essendo il primogenito. Gli altri due fratelli mi accusano di avere fatto sparire le monete e mi vogliono fare causa come ladro. Tu vedi il mio cuore. Io non ho rubato un picciolo. Mio padre teneva i suoi denari in uno scrigno, in una cassetta di ferro. Morto che fu, aprimmo lo scrigno e la cassetta non c'era più. Loro dicono: "Questa notte, mentre noi dormivamo, tu l'hai presa". Non è vero. Aiutami a mettere pace e stima fra di noi».
Gesù lo guarda ben fisso e sorride.
«Perché sorridi, Maestro?».
«Perché il colpevole è tuo padre, una colpa da bambino che nasconde il suo giocattolo per paura che glielo piglino.
«Ma non era avaro. Credilo. Faceva del bene».
«Lo so. Ma era molto vecchio... Sono le malattie dei vecchi... Voleva preservare per voi, e vi ha messi in urto, per troppo amore. Ma la cassetta è sotterrata ai piedi della scala della cantina. Te lo dico perché tu sappia che Io so. Mentre ti parlo, per un puro caso, tuo fratello minore, percuotendo il suolo con ira, l'ha fatta vibrare e l'hanno scoperta, e sono confusi e pentiti di averti incolpato. Torna a casa sereno e sii buono con loro. Non avere parole per la loro disistima».
«No, Signore. E neppure vado. Ti sto a sentire. Andrò domani».
«E se ti levano del denaro?».
«Tu dici che non bisogna essere avidi. Non lo voglio essere. Mi basta che la pace sia fra noi. Del resto... non sapevo quanto denaro era nella cassetta e non avrò afflizione per nessuna notizia disforme al vero. E penso che poteva essere perduto quel denaro... Come sarei vissuto prima vivrò ora, se me lo negheranno. Mi basta che non mi dicano ladro».
«Sei molto avanti nella via di Dio. Procedi e la pace sia con te».
E anche questo se ne va contento.
Gesù torna verso la folla, verso i poverelli e dà, secondo sue proprie misure, gli oboli.
Ora tutti sono contenti e Gesù può parlare.
«La pace sia con voi.
Quando Io vi spiego le vie del Signore è perché voi le seguiate. Potreste voi seguire il sentiero che scende da destra e quello che scende da sinistra, insieme? Non potreste. Perché se prendete uno dovete lasciare l'altro. Neppure se fossero due sentieri vicini potreste durare a camminare sempre con un piede in uno e l'altro nell'altro. Finireste a stancarvi e a sbagliare anche fosse una scommessa.
Ma fra il sentiero di Dio e quello dì Satana vi è una grande distanza e che sempre più si fa profonda, proprio come quei due sentieri che sboccano qui, ma che man mano che scendono a valle sono sempre più lontani l'uno dall'altro, l'uno andando verso Cafarnao, l'altro verso Tolemaide.
La vita è così, scorre a cavaliere fra il passato e il futuro, fra il male e il bene.
Al centro è l'uomo, con la sua volontà e il libero arbitrio; ai termini: da una parte Dio e il suo Cielo, dall'altra Satana e il suo Inferno. L'uomo può scegliere. Nessuno lo forza.
Non mi si dica: "Ma Satana tenta" a scusa delle discese verso il sentiero basso. Anche Dio tenta col suo amore, ed è ben forte; con le sue parole, e sono ben sante; con le sue promesse, e sono ben seducenti! Perché allora lasciarsi tentare da uno solo dei due, e da colui che è il più immeritevole di essere ascoltato?
Le parole, le promesse, l'amore dì Dio non sono sufficienti a neutralizzare il veleno di Satana?
Guardate che ciò depone male per voi. Quando uno è fisicamente e fortemente sano non è immune dai contagi, ma li supera con facilità. Mentre, se uno è già malato e perciò debole, perisce quasi certamente per una nuova infezione e, se sopravvive, è più malato di prima perché non ha la forza, nel suo sangue, di distruggere i germi infettivi completamente. Lo stesso è per la parte superiore. Se uno è moralmente e spiritualmente sano e forte, credete pure che non è esente da essere tentato, ma il male non attecchisce in lui.
Quando Io sento uno dirmi: "Ho avvicinato questo e quello, ho letto questo e quello, ho cercato di convincere questo e quello al bene, ma in realtà il male che era nella mente e nel cuore loro, il male che era nel libro, è entrato in me", Io concludo: "il che dimostra che in te avevi già creato il terreno favorevole per la penetrazione. Il che dimostra che sei un debole privo di nerbo morale e spirituale. Perché anche dai nostri nemici noi dobbiamo trarre del bene. Osservando i loro errori dobbiamo imparare a non cadere negli stessi. L'uomo intelligente non diviene zimbello della prima dottrina che sente.
L'uomo saturo di una dottrina non può fare in sé posto per altre. Questo spiega le difficoltà che si incontrano per cercare di persuadere i convinti di altre dottrine a seguire la vera Dottrina.
Ma se tu mi confessi che muti pensiero al minimo soffio di vento, Io vedo che tu sei pieno di vuoti, hai la tua fortezza spirituale piena dì aperture, le dighe del tuo pensiero sono sfondate in mille punti, ed escono da esse le acque buone e vi entrano le inquinate, e tu sei tanto stolto e apatico che non te ne accorgi neppure e non provvedi. Sei un disgraziato".
Perciò sappiate, dei due sentieri, scegliere il buono e proseguire su quello resistendo, resistendo, resistendo agli allettamenti del senso, del mondo, della scienza e del demonio.
Le mezze fedi, i compromessi, i patti con due, contrari l'uno all'altro, lasciateli agli uomini del mondo. Non dovrebbero essere neppure fra loro, se gli uomini fossero onesti.
Ma voi, voi almeno, uomini di Dio, non abbiateli. Con Dio né con Mammona non potreste averli. Non abbiateli però neppure con voi stessi, perché non avrebbero valore. Le vostre azioni, mescolate di buono e di non buono, non avrebbero valore alcuno. Quelle completamente buone verrebbero poi annullate dalle non buone. Quelle malvagie vi porterebbero direttamente in braccio al Nemico. Non fatele perciò. Ma siate leali nel vostro servire.
Nessuno può servire a due padroni di diverso pensiero. O amerà l'uno e odierà l'altro, o viceversa. Non potete essere ugualmente di Dio e di Mammona.5
Lo spirito di Dio non può conciliarsi con lo spirito del mondo. L'uno sale, l'altro scende. L'uno santifica, l'altro corrompe. E se siete corrotti come potete agire con purezza? Il senso si accende nei corrotti, e dietro al senso le altre fami.
Voi già sapete come si corruppe Eva e come Adamo per lei.
Satana baciò l'occhio della donna6 e lo stregò così, di modo che ogni aspetto, fino allora puro, prese per lei aspetto impuro e svegliò curiosità strane.
Poi Satana le baciò le orecchie e le fece aperte a parole di una scienza ignota: la sua.
Anche la mente di Eva volle conoscere ciò che non era necessario.
Poi Satana all'occhio e alla mente svegliati al Male mostrò ciò che prima non avevano visto e capito, e tutto in Eva fu desto e corrotto, e la Donna, andando all'Uomo, rivelò il suo segreto e persuase Adamo a gustare il nuovo frutto, tanto bello a vedersi e così interdetto fino ad ora. E lo baciò e lo guardò con la bocca e le pupille in cui già era il torbido di Satana. E la corruzione penetrò in Adamo che vide, e attraverso l'occhio appetì al proibito, e lo morse con la compagna cadendo da tanta altezza al fango.
Quando uno è corrotto trascina a corruzione, a meno che l'altro non sia un santo nel vero senso della parola.
Attenti allo sguardo, uomini.
Allo sguardo dell'occhio e a quello della mente.7
Corrotti che siano, non possono che corrompere il resto.
Lume del corpo è l'occhio.
Lume del cuore è il tuo pensiero.
Ma se l'occhio tuo non sarà puro - perché per la soggezione degli organi al pensiero i sensi si corrompono per un pensiero corrotto - tutto in te diverrà offuscato, e nebbie seduttrici creeranno impuri fantasmi in te.
Tutto è puro in chi ha pensiero puro che dà puro sguardo, e la luce di Dio scende padrona dove non è ostacolo di sensi. Ma se per mala volontà tu hai educato l'occhio alle torbide visioni, tutto in te diverrà tenebre. Inutilmente guarderai anche le cose più sante. Nel buio non saranno che tenebre e farai opere di tenebre.
Perciò, figli di Dio, tutelate voi stessi contro voi stessi. Sorvegliatevi attentamente contro tutte le tentazioni. Essere tentati non è male. L'atleta si prepara alla vittoria con la lotta. Ma il male è essere vinti perché impreparati e disattenti. Lo so che tutto serve a tentare. Lo so che la difesa snerva. Lo so che la lotta stanca. Ma, suvvia, pensate cosa vi acquistano queste cose. E vorreste per un'ora di piacere, di qual che sia genere, perdere un'eternità di pace? Cosa vi lascia il piacere della carne, dell'oro e del pensiero? Nulla. Cosa vi acquista il ripudiarli? Tutto. Io parlo a peccatori, perché l'uomo è peccatore.
Ebbene, ditemi, in verità: dopo avere appagato il senso, o l'orgoglio, o l'avarizia, vi siete sentiti più freschi, più contenti, più sicuri? Nell'ora che segue all'appagamento, e che è sempre ora di riflessione, avete proprio sinceramente sentito di essere felici? Io non ho gustato questo pane del senso. Ma rispondo per voi: "No. Appassimento, scontento, incertezza, nausea, paura, irrequietezza. Ecco cosa è stato il succo spremuto dall'ora passata".
Però, ve ne prego. Mentre vi dico: "Non fate mai ciò, anche vi dico: "Non siate inesorabili con coloro che sbagliano".
Ricordatevi che siete tutti fratelli, fatti di una carne e di un'anima. Pensate che molte sono le cause per cui uno è indotto a peccare.
Siate misericordiosi verso i peccatori e con bontà rialzateli e conduceteli a Dio, mostrando che il sentiero da loro percorso è irto di pericoli per la carne e per la mente e per lo spirito. Fate questo e ne avrete gran premio. Perché il Padre che è nei Cieli è misericordioso coi buoni e sa dare il centuplo per uno. Onde Io vi dico...»
(E qui Gesù mi dice che lei8 mi deve copiare la visione-dettato del 12 agosto 1944, B 961, dalla 35a riga della visione fino alla fine della stessa, ossia fino alla partenza della Maddalena, alle parole "e ride di rabbia e di scherno". Poi continuerà con quanto segue, naturalmente omettendo questa parentesi).
12 agosto 1944.
Dice Gesù:
«Guarda e scrivi. È Vangelo della Misericordia, che do a tutti e specie a quelle che si riconosceranno nella peccatrice e che invito a seguirla nella redenzione».
Gesù in piedi su un masso parla a molta folla. Il luogo è alpestre. Una collina solitaria, fra due valli.
La collina ha la vetta in forma di giogo, anzi, è più chiaro: in forma di gobba di cammello, di modo che a pochi metri dalla cima ha un naturale anfiteatro in cui la voce rimbomba netta come in una sala da concerti, molto ben costruita.
La collina è tutta in fiore. Deve esser buona stagione. Le messi delle pianure tendono ad imbiondire e a farsi pronte per la falce. A nord un alto monte splende col suo nevaio al sole. Immediatamente sotto, al oriente, il mare di Galilea pare uno specchio spezzato in innumeri scaglie di cui ognuna è uno zaffiro acceso dal sole. Abbacina col suo tremolìo azzurro e oro, su cui non si riflette che qualche nuvola fioccosa che veleggia in un cielo purissimo e l'ombra fuggente di qualche vela.
Oltre il lago di Genezaret vi è un lontanare di pianure che, per una lieve nebbia terra a terra, forse vaporare di rugiade - perché deve essere ancor mattina e in sulle prime ore, dato che l'erba montana ha ancora qualche diamante rugiadoso sperso fra i suoi steli - paiono continuare il lago, ma con tinte quasi d'opale venato di verde, e oltre ancora una catena montana dalla costa molto capricciosa che fa pensare ad un disegno di nuvole sul cielo sereno.
La folla è seduta chi sull'erba chi su dei pietroni, altra folla è in piedi.
Il collegio apostolico non è completo.
Vedo Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo, e sento chiamare gli altri due Natanaele e Filippo. Poi ve ne è un altro che è e non è nel gruppo. Forse l'ultimo arrivato: lo chiamano Simone. Gli altri non ci sono. A meno che io non li veda fra la gran folla.
Il discorso è già incominciato da un po'. Capisco che è il discorso della Montagna.
Ma le beatitudini sono già enunciate. Anzi direi che il discorso si avvia alla fine, perché Gesù dice: «Fate questo e ne avrete gran premio. Perché il Padre che è nei Cieli è misericordioso coi buoni e sa dare il centuplo per uno. Onde Io vi dico».
Molto movimento avviene fra la folla che si assiepa verso il sentiero che sale al pianoro.
Le teste dei più prossimi a Gesù si voltano. L'attenzione si svia. Gesù sospende di parlare e volge lo sguardo nella direzione degli altri. È serio e bello nel suo abito azzurro cupo, con le braccia conserte sul petto e il sole che lo sfiora sul capo col primo raggio che sormonta il picco orientale del colle.
«Fate largo, plebei» grida una iraconda voce d'uomo.
«Fate largo alla bellezza che passa»... e vengono avanti quattro bellimbusti tutti azzimati, di cui uno è certo romano perché ha la toga romana, i quali portano come in trionfo sulle loro mani incrociate a sedile Maria di Magdala, gran peccatrice ancora.
E lei ride con la sua bellissima bocca, buttando indietro la testa dalla capigliatura d'oro, tutta intrecci e riccioli trattenuti da forcine preziose e da una lamina d'oro, sparsa di perle, che le fascia il sommo della fronte come un diadema, dal quale scendono ricciolini lievi a velare gli occhi splendidi di loro e resi ancor più grandi e seduttori da un sapiente artificio. Il diadema, poi, si perde dietro le orecchie, sotto la massa delle trecce che pesano sul collo candidissimo e scoperto tutto. Anzi... lo scoperto va molto oltre il collo.
Le spalle sono scoperte sino alle scapole, e il petto molto più ancora. La veste è trattenuta sulle spalle da due catenelle d'oro. Le maniche non esistono. Il tutto è coperto, per modo di dire, da un velo che ha il solo incarico di riparare la pelle dall'abbronzatura del sole.
La veste è molto leggera e la donna, buttandosi come fa, per vezzo, contro l'uno o l'altro dei suoi adoratori, è come ci si buttasse addosso nuda. Ho l'impressione che il romano sia il preferito, perché a lui vanno di preferenza risatine e occhiate e più facilmente riceve il capo di lei sulla spalla.
«Ecco accontentata la dea» dice il romano.
«Roma ha fatto da cavalcatura alla Venere novella. E là è l'Apollo che hai voluto vedere. Seducilo dunque... Ma lascia anche a noi briciole dei tuoi vezzi».
Maria ride e con mossa agile e procace balza a terra, scoprendo i piedini calzati da sandali bianchi con fibbie d'oro e un bel pezzo di gamba.
Poi la veste, che è amplissima, di una lana sottile come velo e candidissima, trattenuta alla vita, ma molto in basso, verso i fianchi, da un cinturone tutto a borchie d'oro, snodate, copre tutto.
E la donna sta come un fiore di carne, un fiore impuro, sbocciato per sortilegio sul verde pianoro in cui sono mughetti e narcisi selvatici in grande quantità.
È bella più che mai. La bocca piccola e porporina pare un garofano che sbocci sul candore della dentatura perfetta. Il volto e il corpo potrebbero accontentare il più incontentabile pittore o scultore, sia per tinta che per forme.
Ampia di petto e di fianchi in misura giusta, con una vita naturalmente flessuosa e sottile rispetto ai fianchi e al petto, pare una dea, come ha detto il romano, una dea scolpita in un marmo lievemente rosato, su cui si tende la stoffa lieve sui fianchi per poi ricadere in una massa di pieghe sul davanti. Tutto è studiato per piacere.
Gesù la guarda fisso. E lei ne sostiene con spavalderia lo sguardo mentre ride e si torce lievemente per il solletico che il romano le fa scorrendola sulle spalle e sul seno, che ha scoperti, con un mughetto colto fra l'erba.
Maria, con un corruccio studiato e non vero, rialza il velo dicendo: «Rispetto al mio candore», il che fa scoppiare i quattro in una fragorosa risata.
Gesù la continua a fissare. Appena il rumore delle risate si perde, Gesù, come se l'apparizione della donna avesse riacceso fiamme al discorso che si assopiva nella finale, riprende, e non la guarda più. Ma guarda i suoi uditori che paiono impacciati e scandalizzati per l'avvenuto.
Gesù riprende: «Ho detto d'esser fedeli alla Legge, umili, misericordiosi, di amare non solo i fratelli di sangue ma anche chi vi è fratello sol perché nato come voi da uomo.
Vi ho detto che il perdono è più utile del rancore, che il compatimento è migliore dell'inesorabilità.
Ma ora vi dico che non si deve condannare se non si è esenti dal peccato per cui si è portati a condannare.
Non fate come scribi e farisei che sono severi con tutti ma non con se stessi. Che chiamano impuro ciò che è esterno, e può contaminare solo l'esterno, e poi accolgono nel più fondo seno - il cuore - l'impurità.
Dio non è con gli impuri. Perché l'impurità corrompe ciò che è proprietà di Dio: le anime, e specie le anime dei piccoli che sono gli angeli sparsi sulla terra.
Guai a quelli che strappano loro le ali con crudeltà di belve demoniache e prostrano questi fiori di Cielo nel fango, facendo loro conoscere il sapore della materia! Guai!... Meglio sarebbe morissero arsi da un fulmine anziché giungere a tale peccato!
Guai a voi, ricchi e gaudenti! Perché è proprio fra voi che fermenta la più grande impurità a cui fanno letto e guanciale ozio e denaro! Ora siete satolli. Fino alla gola vi arriva il cibo delle concupiscenze e vi strozza. Ma avrete fame. Una fame tremenda, insaziabile e senza addolcimento in eterno.
Ora siete ricchi. Quanto bene potreste fare colla vostra ricchezza! Ve ne fate tanto male per voi e per gli altri. Conoscerete una povertà atroce in un giorno che non avrà fine.
Ora ridete. Credete d'essere i trionfatori. Ma le vostre lacrime empiranno gli stagni della Geenna. E non avranno più sosta.
Dove si annida adulterio? Dove corruzione di fanciulle? Chi ha due o tre letti di licenza, oltre il proprio di sposo, e su essi profonde il suo denaro e la vigoria di un corpo che Dio gli ha dato sano perché lavori per la sua famiglia e non si spossi in luridi connubi che lo mettono al disotto di una bestia immonda?
Avete udito che fu detto: "Non commettere adulterio".
Ma Io vi dico che chi avrà guardato una donna con concupiscenza, che chi è andata ad un uomo col desiderio, anche solo con questo, ha già commesso adulterio nel suo cuore.
Nessuna ragione giustifica la fornicazione. Nessuna.
Non l'abbandono e il ripudio di un marito. Non la pietà verso una ripudiata. Avete un'anima sola. Quando essa è congiunta ad un'altra per patto di fedeltà, non menta.
Altrimenti il bel corpo per cui peccate andrà seco voi, anime impure, nelle fiamme inesauste. Mutilatelo piuttosto, ma non l'uccidete in eterno dannandolo.
Tornate uomini, voi ricchi, sentine verminose di vizio, tornate uomini per non fare ribrezzo al Cielo...»
Maria, che ha ascoltato in principio con un viso che era un poema di seduzione e di ironia, avendo di tanto in tanto delle risatine di scherno, sulla fine del discorso si fa nera di corruccio.
Capisce che senza guardarla Gesù parla a lei.
Il suo corruccio si fa sempre più nero e ribelle e all'ultimo ella non resiste. Si avvolge dispettosa nel suo velo e, inseguita dalle occhiate della folla che la scherniscono e dalla voce di Gesù che la persegue, si dà in corsa giù per la china lasciando lembi di veste sui cardi e sui cespugli di rose canine che sono ai margini del sentiero, e ride di rabbia e di scherno.
Non vedo altro.
Ma Gesù dice: «Vedrai ancora».

8.2 Nelle visioni di Maria Valtorta sulla vita evangelica di Gesù sono frequenti gli episodi in cui – dopo aver chiesto ai malati (che nei vari villaggi dove entrava già lo attendevano e venivano presentati in serie davanti a Lui) se avevano Fede in Lui e ricevutane conferma – Egli li guariva in … sequenza.

Facciamo ora qualche commento ‘a volo d’uccello’ su alcuni passi di questo sesto discorso.
Avrete notato che nel riportare i brani de ‘L’Evangelo’ non mi limito a trascrivere quella parte strettamente connessa all’argomento ‘principe’ del Discorso di Gesù, ma riporto anche le descrizioni dell’ambiente, le situazioni dei vari personaggi, gli scambi di opinioni fra apostoli ed apostoli e fra Gesù e loro.
Lo scopo è di farvi apprezzare non solo la Sapienza di Gesù che emerge limpida dal Discorso in senso proprio, ma anche la vita comune, il suo modo di parlare anche quando non appariva ‘il Sapiente’.
Noterete una particolarità dell’Opera valtortiana, i circa settecento personaggi che qui e là vi compaiono – e lo avete potuto sperimentare conoscendone qualcuno - parlano ciascuno con la propria psicologia e peculiarità culturale, ognuno in maniera diversa dall’altro, sulla base del proprio carattere e anche del proprio mestiere: il soldato parla da soldato, il falegname da falegname, lo scriba da scriba, il fariseo da fariseo e così via.
Ciò non è frutto di ‘capacità psicologica’ e ‘letteraria’ - nel creare ad arte un determinato personaggio - da parte della scrittrice (definita da taluni - che non credevano che le sue fossero ‘rivelazioni’ - come un autentico ‘genio letterario’) ma del fatto che lei 'vede' quel personaggio, lo descrive nei tratti somatici e ne trascrive la parlata ed il fraseggiare che appare aderente al personaggio stesso come un vestito fatto su misura, e ciò perché quel personaggio è esattamente quello che lei ‘vede’ e ‘sente’ parlare.
Vorrei però attirare ora la vostra attenzione su una curiosità.
Se avete ben letto la precedente nota a piè di pagina avete ormai ben compreso – e questo mio è un ulteriore chiarimento - che la mistica aveva avuto in anticipo di quasi un anno la seconda parte finale del Discorso della montagna.
Arrivata – nella prima visione del 29 maggio 1945 - alla parole ‘Onde Io vi dico…’, Gesù la interrompe dicendole di inserire in quel punto il seguito della visione concernente Maria di Magdala, seguito che fa tuttavia parte di una visione precedente, del 12 agosto 1944, riferita allo stesso episodio.
Noterete tuttavia che mentre nella parte iniziale del 29 maggio 1945 la mistica indica e descrive nome per nome tutti i membri dell’intero Collegio apostolico, nella visione che Gesù le fa inserire (12 agosto 1944) lei vede, riconosce e descrive solo alcuni degli apostoli, mentre altri li vede ma non li sa riconoscere. Ciò avviene perché lei farà conoscenza di tutto il collegio apostolico solo successivamente.
Riepilogando, mentre nella visione precedente del 1944, pur vedendoli tutti, Maria Valtorta non li conosceva ancora tutti, lei mostra invece di conoscerli tutti perfettamente in quella che Gesù le ha dato, successivamente, il 29 maggio 1945.
Infatti nel periodo che va dalla visione del 12 agosto 1944 a quella del 29 maggio 1945, lei – visione per visione di vita evangelica – aveva nel frattempo completato la conoscenza dell’intero Collegio apostolico.
Maria Valtorta descrive dunque, come al solito, l’ambiente in cui l’azione si svolge: primavera sempre più inoltrata, cielo terso al punto che si vede benissimo il Grande Hermon distante parecchie decine di chilometri in linea d’aria.
Si notano persino i fili argentei di ruscelli che scintillando scendono dal monte per riunirsi in basso da qualche parte come affluenti di un corso d’acqua che confluisce a sua volta come immissario nel Lago Meron, da dove ne esce poi come emissario con il nome del fiume Giordano per affluire infine più a valle nello splendido Lago di Tiberiade, detto anche di Genezareth o Mar di Galilea, che – in quei giorni primaverili caratterizzati da brezze anche ‘tese’ – è particolarmente adatto alla navigazione veloce non solo per le barche da pesca munite di vela ma anche per quelle a vela da diporto usate dai residenti o villeggianti di ricche famiglie ebraiche, greche e romane, queste ultime in particolare di commercianti, funzionari e militari di grado elevato.
Gli apostoli vengono descritti dalla mistica con rapidi cenni somatici, troveremo però successivamente nell’Opera, per ogni apostolo, precise descrizioni del volto e del corpo, nonché dei caratteri di ciascuno di essi.
Molto particolare il carattere di Pietro, a tratti rude, molte volte del tutto bonario e con un vero e proprio debole per i bambini, con in quali scherza volentieri.
Pietro – pur sposato con Porfirea – non aveva avuto la fortuna di avere figli e avrebbe voluto almeno adottarne uno, un orfanello di nome Marziam.
Gesù era contrario e sembrava irremovibile perché non voleva che gli affetti famigliari con il loro attaccamento distraessero Pietro dalla sua futura missione di Capo della Chiesa ma poi – su intercessione di Maria SS. che appianerà le difficoltà proponendo Porfirea per le cure materne al bambino – Gesù ‘autorizzerà’ l’adozione.
Sarà Marziam ad insegnare il ‘Pater noster’ a Maria Maddalena, una volta convertita, ed egli si impegnerà a trascrivere meglio che potrà i discorsi di Gesù.
Nell’Opera valtortiana, dopo la Resurrezione e prima della Sua Ascensione, Gesù gli imporrà il nome di Marziale ed il giovinetto seguirà Pietro quando lascerà in seguito la Palestina.
Molto interessanti i dialoghi fra Gesù e i malati come quando – parlando in maniera del tutto famigliare all’apostolo Andrea, che gli sussurra che dietro la parete di frasche della loro tettoia vi erano tre persone bisognose di confessargli le loro pene di cuore - risponde con un normalissimo e famigliarissimo: «Va bene. Ho ancora questa bambina e questa donna. Poi verrò…».
Quasi come dire: ‘Ora mi sbrigo e poi vengo subito dagli altre tre bisognosi di conforto spirituale’.
Questa espressione di ‘normalità del miracolo’ parrà inverosimile ai ‘razionalisti’ che già non credono ai miracoli né tantomeno alla divinità di Gesù. Per molti credenti, poi, un miracolo di guarigione dovrebbe avere una cornice ‘sfolgorante’, ma per Gesù – fatta eccezione per miracoli straordinari dai quali doveva rifulgere, per la Sua Missione, la Sua Divinità, come ad esempio nel caso di Lazzaro – il ‘guarire’ rientrava proprio nella ‘normalità’.
I malati gli venivano portati anche dalle contrade più lontane grazie alla voce che correva con il ‘passa-parola’.
Nelle visioni sono frequenti gli episodi in cui – dopo aver chiesto ai malati (che nei vari villaggi dove entrava già lo attendevano e venivano presentati in serie davanti a Lui) se avevano Fede in Lui e ricevutane conferma – Egli li guariva in … sequenza.
È anche per questo suo modo di operare e di guarire che il cristianesimo si era subito diffuso in Palestina fra il popolo che - pur non colto come le classi razionaliste della Casta - avvertiva istintivamente in Lui la divinità grazie a quella sua misteriosa Sapienza e soprattutto grazie ai miracoli.
E il miracolo sulla bambina? È paralitica, come ‘imballata’ in grosse fasce che hanno il compito di sostenerle la spina dorsale. Gesù le dice un semplicissimo ‘Vivi e sii buona’ e procede - senza attendere oltre - ad occuparsi degli altri malati. Passa qualche minuto, pare di vedere il sangue rigenerarsi nel corpo della piccola, la ricostituzione lenta ma progressiva di cellule sane al posto di quelle malate del midollo spinale e del resto del corpo, ed ecco che la piccola avverte come una forza speciale dentro di sé, una forte energia, ha un sussulto, scivola dal grembo materno e corre verso Gesù che già non pensava più a lei, dovendo occuparsi di un altro caso pietoso.
Anche i Vangeli canonici riportano fatti di questo genere come quelli di paralitici che riacquistano una completa mobilità o ciechi che recuperano all’istante la vista.
Non possiamo poi fare a meno di pensare a quale metamorfosi deve essersi verificata nel corpo ormai ampiamente corrotto di Lazzaro quando venne resuscitato, senza contare quello di Gesù non solo resuscitato nel Sepolcro dove giaceva con atroci ferite ma resuscitato con un Corpo ‘glorioso’.
Dio è il Padre della Vita e se può creare dal nulla guarisce anche ciò che normalmente apparirebbe inguaribile, e – così come dal nulla crea – Egli può rigenerare organi e tessuti già compromessi dalle malattie o difettosi per nascita.
Ed i tre dietro alla tettoia? Visti dalla mistica e descritti perfettamente con le loro caratteristiche umane e la loro particolare psicologia: insomma personaggi reali con i loro problemi reali, ansie e diverse situazioni.
Per ognuno di loro Gesù ha un consiglio ed una parola buona. Egli – dotato di preveggenza – non fa qui miracolo – ma il ‘miracolo’ è il suo onniveggente prevedere il futuro per cui li consola anticipando la positiva conclusione delle loro sofferenze.
Che dire poi della richiesta del terzo personaggio che – non si sa mai – voleva un filo della sua veste come un ‘talismano’ per metterlo nel capezzale della figlia tornata guarita dal demonio?
Gesù lascia fare con indulgenza – nonostante quella fosse una forma di ‘superstizione’ – e con un sorriso lo accontenta, giusto per lasciarglielo come ricordo e tranquillizzarlo spiegandogli però che quando Dio dice il suo ‘Voglio’ non c’è demonio che tenga.
Finalmente Gesù – adempiuti i doveri più importanti per i malati e gli spiritualmente sofferenti, affinché anch’essi potessero ascoltare felici – inizia la sua ‘Catechesi’.
Il primo tema è quella della scelta fra il Bene e il Male.
Solo successivamente Egli parlerà dell’adulterio e del divorzio, due situazioni di vita che hanno punti in comune.
‘Fra il sentiero di Dio e quello di Satana – dice Gesù - vi è una grande distanza e che sempre più si fa profonda…, la vita è così, scorre a cavaliere fra il passato e il futuro, fra il male e il bene. Al centro è l’uomo, con la sua volontà e il libero arbitrio…, l’uomo può scegliere. Nessuno lo forza’.
L’uomo ha come di fronte questi due sentieri che poi proseguendo si divaricano. Non si può camminare tenendo un piede in uno e l’altro piede nel secondo.
Non ha senso mescolare buono e cattivo sperando di cavarsela credendo che Dio cancellerà il cattivo in virtù del buono, e ciò perché le azioni buone vengono annullate dalle cattive, specie se quelle cattive sono tali da portare direttamente all’inferno, se non ci si pente sinceramente. Nessuno può servire due padroni contemporaneamente perché dei due o si ama l’uno o si ama l’altro.
Satana - aveva detto Gesù - tenta al Male e Dio tenta al Bene, ma l’uomo purtroppo si mostra più incline a seguire le tentazioni del Maligno.
Non servono però i compromessi fra Male e Bene, perché non si può ubbidire - a seconda delle situazioni di vita e di comodo - a due diversi ed opposti padroni: se si ama uno si odia l’altro, e viceversa, e se poi una persona fa del bene che poi mescola con il male, il bene che essa ha fatto viene vanificato dal male.
‘Il Bene e il Male sono eterni ed immutabili nella Legge di Dio’, dice Gesù, e questa è una sua risposta di 2000 anni fa a coloro che oggi sostengono il ‘relativismo etico’ proponendo essi che i valori cristiani una volta fondanti debbano adeguarsi alla evoluzione dei tempi, dei costumi e della morale.
Quanto alla affermazione che Gesù fa in questo discorso della montagna per cui Bene e Male sono eterni ed immutabili nella Legge di Dio, ricordo che Gesù in un Suo Dettato del 19439 alla mistica le aveva detto che il mondo – con il procedere della razza verso la cosiddetta civiltà - ripete nel presente gli errori del passato, ma mentre i ravvedimenti sono divenuti sempre più embrionali gli errori si sono sempre più perfezionati.
Oggi - diceva in quegli anni Gesù - ci troviamo al culmine dell’età del mondo ed abbiamo raggiunto anche il culmine della malizia e della superbia.
Si tratta del culmine di una parabola ascendente e poi discendente, fatto – quello della parabola - che potrebbe far pensare che il mondo abbia ancora molto da vivere ma – continuava Gesù - non sarà così perché la parabola discendente sarà sempre più un precipitare verso la fine.
E poi aveva continuato (i grassetti sono miei):
‘…Ma se voi avete proceduto così: a ritroso nel Bene, a capofitto verso il Male, Io - l’Eterno – sono rimasto fermo nella mia esatta misura del Bene e del Male.
Dal dì che fu la luce, e con essa ebbe inizio il mondo, è stabilito, dalla Mente che non erra, ciò che è Bene e ciò che è Male. E forza umana, la piccola forza umana, non può smuovere e sgretolare quel codice eterno scritto dal dito di Dio su pagine intoccabili e che non sono di questa Terra.
Unica mutazione, dall’istante in cui il mio Volere creò il mondo e l’uomo, sta in questo: che prima dovevate reggervi e guidarvi sulle tavole della Legge e sulla parola dei Profeti; dopo aveste Me, Verbo e Redentore, a spiegarvi la Legge, a darvi il mio ammaestramento, il mio Sangue, a portarvi con la mia venuta lo Spirito che non lascia ombre, a sorreggervi poi, nei secoli, coi Sacramenti e i sacramentali. Ma che avete fatto della mia venuta? Un nuovo peso di colpe di cui dovrete rispondere…’.

8.3 Gesù: «Cosa è l’adulterio? È il desiderare febbrilmente colui che non è nostro, o colei che non è nostra… Non solo il peccato consumato ma il desiderio di consumarlo è già peccato… Chi ha guardato una donna con concupiscenza ha già commesso adulterio su lei perché il suo pensiero ha già commesso l’atto del suo desiderio».

Gesù – alla fine della visione che si era conclusa con la fuga precipitosa di Maria di Magdala – aveva detto alla mistica: ‘Vedrai ancora’…
Quelle due parole di Gesù stavano a significare – e qui lo ripeto - che quella visione del 12 agosto 1944 veniva interrotta perché Egli sapeva che le avrebbe mostrato in seguito la visione del 29 maggio 1945 con la quale sarebbe iniziato il sesto Discorso della montagna.
Dopo quel ‘Vedrai ancora…’ ed una interruzione, Gesù riprende la visione come segue (i grassetti sono miei):
[29 maggio 1945]
Gesù riprende:10
«Voi siete sdegnati dell'avvenuto. Sono due giorni che il nostro rifugio, ben alto sul fango, è turbato dal sibilo di Satana. Non è più dunque un rifugio e noi lo lasceremo. Ma voglio ultimarvi questo codice del "più perfetto" in quest'ampiezza di luci e di orizzonti.
Qui realmente Dio appare nella sua maestà di Creatore, e vedendo le sue meraviglie noi possiamo giungere a credere fermamente che il Padrone è Lui e non Satana.
Non potrebbe il Maligno creare neppure uno stelo d'erba. Ma Dio tutto può. Questo ci conforti. Ma voi siete tutti al sole ormai. E ciò vi nuoce. Spargetevi allora su per le pendici. Vi è ombra e frescura. Prendete il vostro pasto, se volete. Io vi parlerò sullo stesso argomento. Molti motivi hanno protratto l'ora. Ma non vi rincresca di ciò. Qui siete con Dio».
La folla grida: «Sì, sì. Con Te» e si sposta sotto i boschetti sparsi sul lato orientale, di modo che la parete e le frasche fanno riparo al sole già troppo caldo.
Gesù dice intanto a Pietro di smontare la sua tettoia.
«Ma... ce ne andiamo proprio?».
«Sì».
«Perché è venuta lei?...»
«Sì. Ma non lo dire ad alcuno e specie allo Zelote. Ne rimarrebbe afflitto per Lazzaro. Non posso permettere che la parola di Dio sia fatta scherno di pagani...»
«Capisco, capisco...»
«Allora però capisci anche un'altra cosa».
«Quale, Maestro?».
«La necessità di tacere in certi casi. Mi raccomando. Tu sei tanto caro, ma sei anche talmente impulsivo da uscire in osservazioni pungenti».
«Capisco... non vuoi per Lazzaro e Simone...»
«E per altri ancora».
«Pensi che ce ne saranno oggi?».
«Oggi, domani e dopodomani e sempre. E sempre sarà necessario sorvegliare l'impulsività del mio Simone di Giona. Vai, vai a fare quanto ti ho detto».
Pietro se ne va, chiamando in suo aiuto i compagni.
L'Iscariota è rimasto pensieroso in un angolo.
Gesù lo chiama. Tre volte, perché non sente. Infine si volge. «Mi vuoi, Maestro?» chiede.
«Sì. Va' tu pure a prendere il tuo cibo e ad aiutare i compagni».
«Non ho fame. E neppure Tu».
«Neppure Io. Ma per opposti motivi. Sei turbato, Giuda?».
«No, Maestro. Stanco...»
«Ora andiamo sul lago e poi in Giudea, Giuda. E da tua madre. Te l'ho promesso...».
Giuda si rianima. «Vieni proprio con me solo?».
«Ma certo. Voglimi bene, Giuda. Io vorrei che il mio amore fosse in te al punto da preservarti da ogni male».
«Maestro... sono uomo. Non sono angelo. Ho attimi di stanchezza. È peccato aver bisogno di dormire?».
«No, se tu dormi sul mio petto. Guarda là la gente come è felice e come è lieto il paesaggio da qui. Però deve essere molto bella anche la Giudea, in primavera».
«Bellissima, Maestro. Solo là, sulle montagne, che sono più alte di qui, è più tardiva. Ma vi sono fiori bellissimi. I pometi sono uno splendore. Il mio, cura particolare della mamma, è uno dei più belli. E quando ella vi cammina, coi colombi che le corrono dietro per avere grano, credi che è una vista che placa il cuore».
«Lo credo. Se mia Madre non sarà troppo stanca mi piacerebbe portarla dalla tua. Si amerebbero perché sono due buone».
Giuda, sedotto da questa idea, torna sereno e, dimenticandosi di «non aver fame e di essere stanco», corre dai compagni ridendo allegro, e, alto come è, slaccia i nodi più alti senza fatica e si mangia il suo pane e ulive, allegro come un fanciullo.
Gesù lo guarda con compassione e si avvia verso gli apostoli.
«Ecco il pane, Maestro. E un uovo. Me lo sono fatto dare da quel ricco là, vestito di rosso. Gli ho detto: "Tu ascolti e sei beato. Lui parla ed è sfinito. Dammi uno dei tuoi ovetti. Farà meglio a Lui che a te".»
«Ma Pietro!».
«No, Signore! Sei pallido come un bambino attaccato a un petto vuoto e stai divenendo esile come un pesce dopo gli amori. Lascia fare a me. Non voglio avere rimproveri da farmi. Ora lo metto in questa cenere calda, sono le fascine che ho arrostite, e Tu te lo bevi. Non lo sai che sono... quanti sono? settimane certo, che non si mangia che pane e ulive e un poco di latticello... Uhm! Sembriamo in purga. E Tu mangi meno di tutti e parli per tutti. Ecco l'uovo. Bevilo tiepido, che fa bene».
Gesù ubbidisce e, vedendo che Pietro mangia solo pane, chiede: «E tu? Le ulive?».
«Sss! Mi servono per dopo. Le ho promesse».
«A chi?».
«A dei bambini. Però se non stanno zitti fino alla fine io mi mangio le ulive e a loro do i noccioli, ossia schiaffi».
«Ma benissimo!».
«Eh! non li darò mai. Ma se non si fa così! Ne ho presi tanti anche io, e se mi avessero dovuto dare tutti quelli che meritavo per le mie monellerìe ne avrei dovuto prendere dieci volte di più! Ma fanno bene. Sono così perché le ho prese».
Ridono tutti della sincerità dell'apostolo.
«Maestro, io ti vorrei dire che oggi è venerdì e che questa gente... non so se potrà procurarsi cibo in tempo per domani o raggiungere le case» dice Bartolomeo.
«È vero! È venerdì!» dicono in diversi.
«Non importa. Dio provvederà. Ma lo diremo loro».
Gesù si alza e va al suo nuovo posto, in mezzo alla folla sparsa fra i boschetti.
«Per prima cosa ricordo che è venerdì. Ora Io dico che chi teme di non poter giungere in tempo alle case e non può giungere a credere che Dio darà domani cibo ai suoi figli, può ritirarsi subito, di modo che il tramonto non lo colga per via».
Su tutta la folla si alzano una cinquantina di persone. Tutti gli altri restano dove sono.
Gesù sorride e comincia a parlare.
«Avete udito che fu detto in antico: "Non commettere adulterio".11
Chi fra voi mi ha già udito in altri luoghi sa che più volte Io ho parlato su questo peccato. Perché, guardate, per Me è peccato non solo per uno ma per due e tre persone. E mi spiego.
L'adultero pecca per sé, pecca per la sua complice, pecca portando a peccare la moglie o il marito tradito, il quale o la quale possono giungere a disperazione o a delitto. Questo per il peccato consumato.
Ma Io dico di più. Io dico: "Non solo il peccato consumato ma il desiderio di consumarlo è già peccato.
Cosa è l'adulterio? È il desiderare febbrilmente colui che non è nostro, o colei che non è nostra.
Si comincia a peccare col desiderio, si continua con la seduzione, si completa con la persuasione, si corona con l'atto.
Come si incomincia? Generalmente con uno sguardo impuro. E ciò si ricollega a quanto dicevo prima.
L'occhio impuro vede ciò che è nascosto ai puri e per l'occhio entra la sete nelle fauci, la fame nel corpo, la febbre nel sangue. Sete, fame, febbre carnale. Ha inizio il delirio.
Se l'altro, il guardato, è un onesto, ecco che il delirante resta solo a rivoltolarsi sui suoi carboni ardenti, oppure giunge a denigrare per vendetta.
Se è disonesto anche il guardato, ecco che risponde allo sguardo, ed ha inizio la discesa nel peccato. Perciò Io vi dico: "Chi ha guardato una donna con concupiscenza ha già commesso adulterio su lei perché il suo pensiero ha già commesso l'atto del suo desiderio".
Piuttosto che questo, se il tuo occhio destro ti è stato cagione di scandalo càvatelo e gettalo lungi da te. Meglio per te che tu sia senza un occhio che sprofondare nelle tenebre infernali per sempre.12
E se la tua mano destra ha peccato mozzala e gettala via. Meglio per te essere senza un membro piuttosto che essere tutto dell'inferno.
È vero che è detto che i deformi non possono più servire Dio nel Tempio. Ma oltre la vita i deformi per nascita, che siano santi, o i deformi per virtù, diverranno belli più degli angeli e serviranno Dio, amandolo nella gioia del Cielo.
Vi è anche stato detto: "Chiunque rimanda la propria moglie le dia libello di divorzio".13
Ma questo va riprovato. Non viene da Dio. Dio disse ad Adamo: "Questa è la compagna che ti ho fatto. Crescete e moltiplicatevi sulla terra, riempitela e fatela a voi soggetta". E Adamo, pieno di intelligenza superiore perché ancora il peccato non aveva offuscato la sua ragione uscita perfetta da Dio, esclamò: "Ecco finalmente l'osso delle mie ossa e la carne della mia carne. Questa sarà chiamata Virago, ossia altro me, perché tratta dall'uomo. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una sola carne".
E in un accresciuto splendere di luci l'eterna Luce approvò con un sorriso il detto d'Adamo, che diventò la prima, incancellabile legge.
Ora, se per la sempre crescente durezza dell'uomo, l'uomo legislatore dovette mettere un nuovo codice; se per la sempre crescente volubilità dell'uomo dovette mettere un freno e dire: "Se però l'hai ripudiata non la puoi più riprendere", questo non cancella la prima, genuina legge, nata nel Paradiso terrestre e approvata da Dio.
Io vi dico: "Chiunque rimanda la propria moglie, eccetto il caso di provata fornicazione, l'espone all'adulterio".
Perché, infatti, che farà nel novanta per cento dei casi la donna ripudiata? Passerà ad altre nozze. Con quali conseguenze? Oh! su questo quanto ci sarebbe da dire! Non sapete che potete provocare incesti involontari con questo sistema? Quante lacrime sparse per una lussuria! Sì. Lussuria. Non ha altro nome. Siate schietti. Tutto si può superare quando lo spirito è retto. Ma tutto si presta a motivo per soddisfare il senso quando lo spirito è lussurioso.
Frigidità femminile, pesantezza di lei, incapacità relativa alle faccende, lingua bisbetica, amore al lusso, tutto si supera, anche le malattie, anche le irascibilità, se si ama santamente. Ma siccome dopo qualche tempo non si ama più come il primo giorno, ecco che allora si vede impossibile ciò che è più che possibile, e si getta una povera donna sulla via e verso la perdizione.
Fa adulterio chi la respinge.
Fa adulterio chi la sposa dopo il ripudio. Solo la morte rompe il matrimonio.
Ricordatevelo. E se avete fatto una scelta infelice, portatene le conseguenze come una croce, essendo due infelici, ma santi, e senza fare maggiori infelici nei figli, che sono gli innocenti che più soffrono di queste disgraziate situazioni.
L'amore dei figli dovrebbe farvi meditare cento volte e cento, anche nel caso di una morte di coniuge. Oh! se sapeste accontentarvi di quanto avete avuto e al quale Dio ha detto: "Basta"!
Se sapeste, voi vedovi e voi vedove, vedere nella morte non una menomazione ma una elevazione ad una perfezione di procreatori! Esser madre anche per la madre estinta. Esser padre anche per il padre estinto.
Esser due anime in una, raccogliere l'amore per le creature sul labbro gelato del morente e dire: "Va' in pace, senza paura per quelli che da te sono venuti. Io continuerò ad amarli, per te e per me, amarli due volte, sarò padre e madre, e l'infelicità dell'orfano non peserà su loro e neppure sentiranno la innata gelosia del figlio di coniuge risposato per colui o colei che prende il posto sacro alla madre, al padre, da Dio chiamati ad altra dimora.
Figli, il mio dire si volge alla fine, come sta per volgersi alla fine il giorno che già declina, col sole, verso occidente... Di questo ritrovo sul monte Io voglio ricordiate le parole. Scolpitevele nei cuori. Rileggetele spesso. Vi siano guida perenne. E soprattutto siate buoni con chi è debole.
Non giudicate per non essere giudicati. 14
Ricordate che potrebbe venire il momento in cui Dio vi ricordasse: “Così hai giudicato. Perciò sapevi che ciò era male. Hai dunque, con coscienza di quanto facevi, commesso peccato. Sconta ora la tua pena.
La carità è già un'assoluzione. Abbiate la carità in voi, per tutti e su tutto. Se Dio vi dà tanti aiuti per mantenervi retti, non inorgoglitevene. Ma cercate di salire per quanto è lunga la scala della perfezione e porgete la mano agli stanchi, agli ignari, a coloro che sono preda di subite delusioni.
Perché osservare con tanta attenzione il bruscolo nell'occhio del tuo fratello se prima non ti curi di levare il trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo prossimo: "Lascia che io ti levi dall'occhio questo bruscolo", mentre la trave che è nel tuo ti accieca? Non essere ipocrita, figlio. Levati prima la trave che hai nel tuo e allora potrai levare il bruscolo al fratello senza rovinarlo del tutto.15
Ugualmente all'anticarità non abbiate l'imprudenza.
Io vi ho detto: "Porgete la mano agli stanchi, agli ignari, a coloro che sono preda di improvvise delusioni". Ma se è carità istruire gli ignari, animare gli stanchi, dare nuove ali a quelli che per molte cose le hanno spezzate, è imprudenza rivelare le verità eterne agli infetti di satanismo, i quali se ne appropriano per fingersi profeti, insinuarsi fra i semplici, corrompere, traviare, sporcare sacrilegamente le cose di Dio.
Rispetto assoluto, saper parlare e saper tacere, saper riflettere e saper agire, ecco le virtù del vero discepolo per fare dei proseliti e per servire Iddio.
Avete una ragione, e se sarete giusti Dio vi darà tutte le sue luci per guidare ancora meglio la vostra ragione.
Pensate che le verità eterne sono simili a perle, e mai si è visto buttare le margarite ai porci16, che preferiscono ghiande e broda fetida alle preziose perle e le pesterebbero senza pietà sotto i piedi per poi, con la furia di chi è stato schernito, rivolgersi a sbranarvi.
Non date le cose sante ai cani.
Questo per ora e per poi.
Molto vi ho detto, figli miei.
Ascoltate le mie parole; chi le ascolta e le mette in pratica è paragonabile ad un uomo riflessivo che, volendo costruire una casa, scelse un luogo roccioso.17
Certo faticò a costruire le basi. Dovette lavorare di piccone e scalpello, incallirsi le mani e stancarsi le reni. Ma poi poté colare le sue calcine negli spacchi della roccia e mettervi i mattoni serrati come in una muraglia di fortezza, e la casa crebbe solida come un monte. Vennero le intemperie, i nubifragi, le piogge fecero traboccare i fiumi, i venti fischiarono, le onde percossero, ma la casa resistette a tutto. Così è colui che ha una ben fondata fede. Invece chi ascolta con superficialità e non si sforza di incidersi nel cuore le mie parole, perché sa che per fare ciò dovrebbe fare fatica, provare dolore, estirpare troppe cose, è simile a chi per pigrizia e stoltezza edifica la sua casa sulla rena. Non appena vengono le intemperie, la casa, presto costruita, presto cade, e lo stolto si guarda desolato le sue macerie e la rovina del suo capitale. E qui è più che una rovina, riparabile ancora con spesa e fatica.
Qui, crollato l'edificio mal costruito di uno spirito, nulla più vi resta per riedificarlo.
Nell'altra vita non si edifica. Guai a presentarsi là con delle macerie!
Ho finito. Ora Io scendo verso il lago e vi benedico nel nome di Dio uno e trino. La mia pace sia con voi».
Ma la folla urla: «Veniamo con Te. Lasciaci venire! Nessuno ha le tue parole!».
E si danno a seguire Gesù, che scende non dalla parte presa nel salire ma da quella opposta e che va in direzione diretta di Cafarnao. La discesa è più ripida, ma è molto più svelta, e presto giungono ai piedi del monte che si adagia in una pianura verde e fiorita.
(Gesù dice: «Basta per oggi. Domani...»).

8.4. Peccato originale e adulterio hanno una cosa in comune: la febbrile concupiscenza…

Nel sesto discorso della montagna Gesù fa un riferimento al Peccato originale, forse per preparare gli ascoltatori al tema dell’adulterio.
In realtà Peccato originale e adulterio hanno una cosa in comune: la ‘febbrile concupiscenza’.
Concupiscenza dello spirito e della carne.
Il Peccato originale iniziò con la bramosìa di Eva, instillata dal Serpente, di divenire come Dio con il cogliere e mangiare il frutto dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male.
In questo senso fu concupiscenza spirituale.
La sua divenne tuttavia concupiscenza carnale quando Lei – perso lo stato di Grazia che la teneva unita a Dio – si ritrovò con l’anima ‘morta’ e quindi ridotta al rango di ‘animale’, un essere privo di anima ‘viva’, nel quale vivono quindi solo istinti ‘animali’ governati da un ‘io’ intelligente ma fuori controllo.
Eva corruppe poi Adamo che – sia pur a sua volta tentato dalla compagna - avrebbe anche dovuto, come prima creatura e Capo-famiglia, opporsi sia al Peccato di disobbedienza e superbia che alla conseguente tentazione sensuale.
Il Peccato originale iniziò dunque con una disobbedienza, che in quanto tale è sempre una mancanza d’amore verso Dio, si perfezionò cogliendo il frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, si concluse nella sessualità senza freni che però ne fu una conseguenza.
La spiegazione sul Peccato originale e di tutte le ulteriori conseguenze per i discendenti la troveremo in altri punti del ‘L’Evangelo’ ma in particolare in una lunga ed esauriente spiegazione dello Spirito Santo ne le ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’.18
Qui, parlando di adulterio, Gesù sembra in questo suo discorso volersi rivolgere soprattutto agli uomini con un severo ammonimento: non lasciar correre troppo occhio e mente sulla donna perché, con la soggezione degli organi al pensiero, i sensi si corrompono per un pensiero corrotto, e si destano, come successe ad Eva che poi indusse Adamo ad una sessualità per di più torbida, considerata la forte spinta psicologica indotta direttamente da Satana.
Se l’occhio stimola l’immaginazione e questa è suscettibile di condurci all’adulterio è allora meglio – dice Gesù, forse metaforicamente o forse no – cavarsi piuttosto l’occhio.
Non bisogna dunque lasciarsi indurre a peccare, non dimenticando al riguardo anche l’inopportunità di essere inesorabili verso coloro che sbagliano, perché sono molte le cause – ed io aggiungo: anche in parte le attenuanti – per cui si può essere indotti a peccare.
È a questo punto del discorso che - mentre Gesù dice quel ‘Onde Io vi dico…’ - Egli viene interrotto dalla tumultuosa irruzione di Maria Maddalena, la sorella lussuriosa di Lazzaro che nel Vangeli era stata definita (ma prima della sua conversione) come posseduta da sette demoni, del quale forse quello di ‘lussuria’ doveva essere il primo.
Colpisce la descrizione di incredibile accuratezza che ne fa la Valtorta. Solo una ‘donna’ – per di più come lei dotata di un particolare spirito di osservazione peraltro esercitato nella descrizione delle sue abituali visioni - poteva descriverne volto, corpo, movenze e vestiti, in tutti quei particolari.
Avevo detto in precedenza che – come si evince da ‘L’Evangelo’- Gesù era un bell’uomo, fisicamente perfetto, virilmente ‘uomo’ ma del tutto casto in quanto privo di fomiti, cioè di impulsi incontrollati, perché immune dal Peccato originale.
Gesù era stato descritto da Lazzaro e Marta alla Maddalena come un Santo.
Per una ‘posseduta’ da ‘sette demoni’, come dicono i Vangeli, quale la lussuriosa Maddalena, l’uomo-Gesù poteva forse rappresentare una ‘tentazione’ o anche una ‘sfida’, e pare quasi di intuirlo dalle parole che le aveva rivolto il romano che la accompagnava.
D’altra parte la tentazione della ‘carne’ – con quella del denaro e del potere – è una di quelle predilette da Satana ed era anche una delle tentazioni che egli aveva inutilmente utilizzato nei confronti di Gesù alla fine dei quaranta giorni nel Deserto, all’inizio della sua missione di evangelizzazione.
Il romano le dice infatti: « Là è l’Apollo che hai voluto vedere. Seducilo dunque…’.
Apollo, in Grecia, era fra l’altro il ‘dio della bellezza’, adorato ed assimilato al Sole: era un ‘dio’ soprattutto dai numerosi amori.
Lei salta allora a terra con atteggiamento e movenze procaci, con mosse studiate per piacere.
Gesù – impassibile e freddo - la guarda fisso negli occhi e, smettendo poi di guardarla, riprende il suo discorso che era stato prima da lei interrotto.
Lo riprende con una requisitoria severa - evidentemente tutta per lei che era venuta lì appositamente per dare scandalo – nei confronti di quei ricchi e i gaudenti che, nell’ozio e nel denaro, si abbandonavano alla lussuria e all’adulterio che nella lussuria trova la sua origine.
Gesù aveva tuttavia invitato gli astanti - che ancora mormoravano fra di loro nei confronti della Maddalena - a non giudicare.
Egli conosceva il futuro, sapeva che Maria Maddalena si sarebbe in seguito convertita, sarebbe diventata una splendida discepola, avrebbe chiesto di espiare con la sofferenza, finendo per fare una morte da santa in un visione dove la Valtorta la vedrà19 e che - nella prossima 'riflessione' - farò ‘vedere’ anche a voi, penitente in una grotta, in Francia.
Mentre gli apostoli sono scandalizzati dallo spettacolo al quale hanno assistito, Giuda – lo avrete notato - è rimasto pensieroso. Direi anzi che era rimasto turbato. Era infatti stato colpito dalla bellezza e movenze della Maddalena, perché anche Giuda – lo si capisce bene dal complesso dell’Opera valtoriana – oltre che ladro come dicono i Vangeli era anche un lussurioso.
Gradevole poi quel ‘siparietto’ di Pietro che dopo aver fatto finta di minacciare scappellotti ai bambini-monelli troppo impetuosi, per farli star buoni aveva promesso loro le olive del proprio pasto aggiungendo però – parlando con Gesù - che se non si fossero calmati lui si sarebbe mangiato le olive e a loro avrebbe dato i ‘noccioli’, perifrasi che stava per ‘scapellotti’.
Non glieli avrebbe dati, ovviamente, anche se Pietro aveva aggiunto che in casa propria – da piccolo – gli scappellotti non gli erano mai stati negati, e anzi gli avevano fatto un gran bene! Lui – soggiunge - era diventato qual era perché i suoi genitori gliene avevano date…
Evidentemente Pietro era stato allevato all’antica. Da decenni, in Occidente, ha invece preso campo la teoria educativa – peraltro oggi largamente criticata, ma tardivamente - del famoso pediatra americano Benjamin Spock.
Egli aveva lanciato il ‘permissivismo’, con un libro venduto nel dopoguerra in tutto il mondo per un decennio in oltre cinquanta milioni di copie all’anno: una vera fortuna editoriale.
Sulla sua scia sono ‘cresciute’ due generazioni di ‘pedagoghi’ per i quali una sberla al proprio figlio - anche ben data - è argomento da … galera, senza il beneficio degli arresti domiciliari o dei lavori ‘socialmente utili’.
Spock – dopo i disastrosi effetti morali ed educativi constatati su due intere generazioni – ha fatto pubblica ammissione di colpa con ritrattazione e pentimento, ma molti genitori non ne hanno avuto conoscenza e molti altri suoi epigoni non sentono ragioni e sono ancora in marcia. E… guai ad alzare troppo, non dico le mani, ma anche la voce con un figlio che si comporta male: c’è sempre il rischio di ‘traumi’!
Dopo la frugale pausa-pranzo Gesù si alza e riprende il discorso con la folla affrontando risolutamente – forse complice l’apparizione precedente della Maddalena – il tema dell’adulterio che non consiste in un ‘pensierino’ senza particolare malizia in ordine alla avvenenza di una donna (o di un uomo), pensierino sul quale non si insiste e che viene subito dimenticato.
L’adulterio – dice Gesù – è il desiderio febbrile verso una persona, uomo o donna, che non è ‘nostra’.
Il solo fatto di guardare uomo o donna in tale maniera, con tale concupiscenza, anche senza che l’atto sia compiuto, è già adulterio – spiega Gesù - come se l’atto fosse invece stato compiuto.
Di qui l’invito – per non cadere in quella spirale discendente - a controllare il proprio ‘occhio’ e a non crogiolarsi in certi pensieri, per evitare che il pensiero così stimolato desti il senso e dal senso ridestato discenda… l’adulterio.
Da questo discorso sull’adulterio, il passo a quello sul divorzio… per Gesù è breve.
Prendendo le mosse dalla Genesi biblica e dalle parole di Adamo, Egli ricorda che il Sacramento del Matrimonio – promessa pronunciata solennemente di fronte a Dio - è indissolubile, ma prima ancora era stato Adamo a sancire - con la sua intelligenza superiore, perché non ancora menomato nello spirito dal Peccato - questa indissolubilità.
Egli – risvegliatosi dal ‘sonno’ di cui parla la Genesi e riferendosi ad Eva – aveva infatti esclamato: ‘Ecco finalmente l’osso delle mie ossa e la carne della mia carne. Questa sarà chiamata Virago, ossia altro me, perché tratta dall’uomo. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una sola carne’.20
Il primo detto di Adamo, approvato da Dio, divenne dunque una Legge incancellabile, e se nei secoli seguenti fu concessa possibilità di divorzio, lo fu per limitare con norme più avvedute i danni provocati dall’incontinenza dell’uomo, divorzio concesso dunque a certe condizioni ma che comunque non annullò la prima Legge immutabile di Adamo.
Gesù – venuto a perfezionare con la sua Dottrina la Legge – ribadisce in questo discorso questa indissolubilità, aggiungendo anzi che l’adultero pecca tre volte: pecca per sé, pecca per la moglie che ha abbandonato, pecca per la donna o uomo che ha concupito.
La medicina è solo una, anche se ‘amara’: sopportare la situazione di un amore cessato portandone le conseguenze come una croce, come una malattia, rimanendo entrambi coniugi infelici ma santi, senza rendere - con un divorzio od un adulterio - maggiormente infelici anche i figli.
Persino nel caso di vedovanza sarebbe anzi auspicabile rinunciare ad un secondo matrimonio per evitare ai figli eventuali sofferenze di gelosia ed accettando nei loro confronti di essere – a seconda dei casi – padre o madre in sostituzione del coniuge scomparso.
Comunque, meditato il discorso di Gesù, mi ero chiesto se la Maddalena fosse adultera, in quanto unitasi - lei, ‘nubile’ - a uomini sposati, oppure adultera con altri uomini celibi in quanto divorziata.
Mentre congetturavo, la risposta mi era arrivata sul computer fulminea come una freccia da un amico valtortiano che circolarizza con una certa frequenza brevi brani dell’Opera.
Egli nulla sapeva dei miei dubbi amletici di quel preciso momento ma la sua casuale e-mail contestuale era del seguente tenore:
Maria Maddalena ha divorziato!
La notizia data da Nicodemo a Gesù (che come Dio la conosceva già) di per sé non è interessante. Solo fa vedere che anche allora il 'potere' riusciva a far fare cose IMPOSSIBILI ai comuni mortali. Pensate a quei tempi quando in Israele le uniche SEPARAZIONI erano i LIBELLI dati dai mariti alle mogli che NON andavano più bene o che erano ANZIANOTTE. La Maddalena invece...
(Valtorta) – Evangelo 116.6
Non ricordavo il brano e allora dopo un rapido controllo su ‘L’Evangelo’ ho visto trattarsi della visione del famoso incontro notturno fra Nicodemo e Gesù, quando Nicodemo gli aveva chiesto come si potesse entrare nel Regno dei Cieli e Gesù aveva risposto: ‘nascendo di nuovo’, intendendo dire ‘rinascendo nello spirito’ ma venendo frainteso da Nicodemo che pensava Egli si riferisse alla teoria della Reincarnazione.21
Era il primo anno di vita pubblica di Gesù, in fase inoltrata, Gesù è già molto perseguitato dalla Casta e in una casetta di Lazzaro nell’Uliveto è in cucina a cena con i discepoli.
Si discuteva della situazione e dell’opportunità o meno di lasciare Gerusalemme per qualche altra località più tranquilla in attesa che le acque si calmassero.22
Ad un certo punto arriva Nicodemo, dottore della Legge e sinedrista, che – introdotto da Giovanni – vuole parlare in segreto con Gesù…
Vi trascrivo il brano che offre anche un interessante ‘spaccato’ della situazione di Gesù in quel momento a Gerusalemme (i grassetti sono miei):23
(…)
«Maestro, ecco Nicodemo», dice Giovanni entrando per primo. Si salutano e poi Simone prende Giovanni ed esce dalla cucina, lasciando soli i due.
«Maestro, perdona se ti ho voluto parlare in segreto. Diffido per Te e per me di molti. Non tutta viltà la mia. Anche prudenza e desiderio di giovarti più che se ti appartenessi apertamente. Tu hai molti nemici. Io sono uno dei pochi che qui ti ammirano.
Mi sono consigliato con Lazzaro. Lazzaro è potente per nascita, temuto perché in favore presso Roma, giusto agli occhi di Dio, saggio per maturazione di ingegno e cultura, tuo vero amico e mio vero amico.
Per tutto questo ho voluto parlare con lui. E sono felice che egli abbia giudicato nel mio stesso modo. Gli ho detto le ultime... discussioni del Sinedrio su Te».
«Le ultime accuse. Di' pure le verità nude come sono».
«Le ultime accuse. Sì, Maestro. Io ero in procinto di dire: "Ebbene, io pure sono dei suoi". Tanto perché in quell'assemblea ci fosse almeno uno che fosse in tuo favore. Ma Giuseppe24 che mi era venuto vicino, mi ha sussurrato: "Taci. Teniamo occulto il nostro pensiero. Ti dirò poi".
E uscito di là ha detto; sì, ha detto: "Giova di più così. Se ci sanno discepoli, ci tengono all'oscuro di quanto pensano e decidono, e possono nuocergli e nuocerci. Come semplici studiosi di Lui, non ci faranno sotterfugi".
Ho capito che aveva ragione. Sono tanto... cattivi! Anche io ho i miei interessi e i miei doveri... e così Giuseppe... Capisci, Maestro».
«Non vi dico nessuna rampogna. Prima che tu venissi, dicevo questo a Simone25. E ho deciso anche di allontanarmi da Gerusalemme».
«Ci odi perché non ti amiamo!».
«No. Non odio neppure i nemici».
«Tu lo dici. Ma così è. Hai ragione. Ma che dolore per me e Giuseppe!
E Lazzaro? Che dirà Lazzaro, che proprio oggi ha deciso di farti dire di lasciare questo luogo per andare in una delle sue proprietà di Sionne. Tu sai? Lazzaro è potente in ricchezza. Buona parte della città è sua e così molte terre di Palestina. Il padre, al suo censo ed a quello di Eucheria della tua tribù e famiglia, aveva unito quanto era ricompensa dei romani al servitore fedele, ed ai figli ha lasciato ben grande eredità. E, quel che più conta, una velata ma potente amicizia con Roma.
Senza quella, chi avrebbe salvato dall'improperio tutta la casa dopo l'infamante condotta di Maria, il suo divorzio, solo avuto perché era "lei", la sua vita di licenza in quella città che è suo feudo e in Tiberiade che è l'elegante lupanare dove Roma e Atene hanno fatto letto di prostituzione per tanti del popolo eletto?
Veramente, se Teofilo siro fosse stato un proselite più convinto, non avrebbe dato ai figli quella educazione ellenizzante che uccide tanta virtù e semina tanta voluttà e che, bevuta ed espulsa senza conseguenze da Lazzaro, e specie da Marta, ha contagiato e proliferato nella sfrenata Maria, ed ha fatto di lei il fango della famiglia e della Palestina. No, senza la potente ombra del favore di Roma, più che ai lebbrosi, sarebbe stato mandato a loro anatema. Ma posto che così è, approfittane».
«No. Mi ritiro. Chi mi vuole verrà a Me».
(…)
Il Discorso della montagna sarebbe a questo punto virtualmente terminato, e Gesù si accomiata dagli astanti facendo le ultime raccomandazioni, invitando a riflettere su quanto Egli ha loro insegnato e comunque a non giudicare mai, ma - prima di criticare gli altri - guardare al trave che abbiamo nel nostro occhio, essere prudenti, che è sempre segno di carità, saper parlare, saper tacere e soprattutto – nel parlare delle verità eterne – non dare le ‘perle’ a coloro che non le saprebbero apprezzare e anzi le respingerebbero superbamente recando consapevole offesa al Signore.
Essere insomma prudenti come colui che – pur faticosamente – ha costruito la propria casa spirituale ponendo le sue fondamenta nella roccia scavata duramente a colpi di piccone.
Tale casa resisterà a tutte le intemperie spirituali e l’uomo avveduto si sarà guadagnato il Regno dei Cieli.
Il tema del Bene e del Male, che rappresenta l’aspetto centrale del sesto discorso, meriterebbe alcune altre considerazioni, ma non volendo ulteriormente abusare dell’attenzione del lettore le riserveremo prossimamente ad una seconda parte della presente trattazione.
La prossima riflessione sarà dedicata a:
9. IL SESTO DISCORSO DELLA MONTAGNA: LA SCELTA TRA BENE E MALE, L’ADULTERIO, IL DIVORZIO. L’ARRIVO IMPORTUNO DI MARIA DI MAGDALA. (02 di 2)

1  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. III, Cap. 174. 1/10 – Centro Editoriale Valtortiano
2  N.d.A.: Evidente risultato del precedente discorso di Gesù sul corretto uso delle ricchezze e delle elemosine.
3  N.d.A.:I cugini del Signore: cioè gli apostoli Giacomo e Giuda d’Alfeo
4  N.d.A.:Giovanni era infatti giovanissimo, il più giovane degli apostoli
5  Mt 6, 24: 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
6  N.d.A.: Nell’Opera segue un richiamo dell’Editore ad una lunga nota separata della mistica nella quale viene spiegato in che consistette la ‘corruzione dell’occhio e orecchio di Eva’, bacio immateriale ossia lezione di malizia intellettuale. Rimandiamo per l’interessante ma lunga spiegazione alla nota stessa in ‘L’Evangelo’ – Vol. III, Cap. 174.9
7  Mt 6, 22-23:22La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; 23ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
8 Maria Valtorta si rivolge qui con una sua annotazione fra parentesi al suo direttore spirituale Padre Migliorini, che si prendeva cura di dattilografare i manoscritti valtortiani, pregandolo di omettere poi questa parentesi ma di seguire le indicazioni di Gesù.
Nell’Opera (L’Evangelo…’, Vol. III, Cap. 174.11/14), in merito a questa ‘omissione’ suggerita da Gesù, segue una lunga nota dell’Editore, alla quale rimandiamo chi fosse interessato a leggerla integralmente, con cui si spiega in buona sostanza come si sia invece ritenuto - per ragioni editoriali e di ripresa integrale e fedele del manoscritto originale - di riprodurre il testo integrale (inclusivo cioè della parte iniziale) della visione del 12 agosto 1944 citata da Maria Valtorta, visione integrale che é quella qui immediatamente seguente.
Il Discorso della montagna è iniziato in definitiva con il brano riportato fin dall’inizio relativo ad una visione del 29 maggio 1945 ma - come è agevole rilevare - continua con il brano di una visione precedente del 12 agosto 1944.
Nell’Opera valtortiana non sono infrequenti i casi di visioni di episodi che la mistica vede prima ma che in realtà fanno parte di una collocazione logica successiva. Alla fine dell’Opera sarà infatti Gesù stesso ad indicare alla mistica in quale ordine di concatenazione ‘storica’ collocare i vari episodi della futura Opera editoriale. Gesù, infatti, faceva vedere in anticipo molte visioni per esigenze ‘formative e spirituali’ della mistica come pure dei Direttori spirituali o anche altre persone che assistevano o frequentavano intimamente Maria Valtorta, ma si riservava poi di dare agli oltre 600 episodi dell’Opera la giusta collocazione anche rispetto all’ordine dei Vangeli canonici anche per dimostrare ai detrattori dell’ispirazione divina dell’Opera che solo il Suo Autore, il Gesù-Dio di 2000 anni fa, poteva conoscere quale era il giusto ordine e contesto storico-sociale in cui gli episodi si erano svolti.
9  M.V. ‘I Quaderni del 1943’ - Dettato 21.7.43 – Centro Editoriale Valtortiano
10  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. III – Cap. 174. 15/22 – Centro Ed. Valtortiano
11 Mt 5, 27-28: 27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
12 Mt 5, 29-30: 29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
13 Mt 5, 31-32: 31Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio». 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
14 Mt 7, 1-2: 1 Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
15 Mt 7, 3-5: 3Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 4O come dirai al tuo fratello: «Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio», mentre nel tuo occhio c'è la trave? 5Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
16 Mt 7, 6: 6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
17 Mt 7,24-39: 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
18  N.d.A.: Maria Valtorta: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ – 21/28.5.1948 – C.E.V.
19  M.V.: 'I Quaderni del 1944' - 30.3.1944 - Centro Editoriale valtortiano
20  Gn 2, 23-24
21  Gv 3, 1-21
22  N.d.A: La località sarà poi quella dell’Acqua speciosa, proprietà di Lazzaro, dove in un cascinale rustico Gesù si tratterrà per un certo tempo pronunciando una serie di stupende catechesi sui Dieci Comandamenti.
23  M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II, Cap. 116 – Centro Editoriale Valtortiano
24  N.d.A. Giuseppe, cioè Giuseppe d’Arimatea, detto l’Anziano, dottore della Legge e sinedrista: metterà poi il suo sepolcro vuoto a disposizione del Corpo di Gesù dopo la Deposizione.
25  N.d.A.:Simone: l’apostolo Simone lo Zelote.
Torna ai contenuti