DM-01 - ilCATECUMENO.it

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1. Il PRIMO DISCORSO della MONTAGNA: «VOI  SIETE il SALE della TERRA e la LUCE DEL MONDO…».
   Il RUOLO – nella CHIESA  e nella STORIA – dei FUTURI VESCOVI e SACERDOTI.
                                           

1.1 Gesù: «Voi siete il sale della terra e la luce del mondo. Ma se falliste alla vostra missione diverreste un insipido e inutile sale. Nulla più potrebbe ridarvi sapore, posto che Dio non ve l'ha potuto dare, posto che avendolo avuto in dono voi lo avete dissalato lavandolo con le insipide e s
porche acque dell'umanità…»

Abbiamo precisato - nella Introduzione precedente questa nostra serie di riflessioni - che il ‘Discorso della montagna’, tenuto da Gesù all’inizio del secondo anno della sua vita pubblica (discorso che nel Vangelo di Matteo appare come un ‘tutto unico’ contenente varie enunciazioni che appaiono come dette in sequenza), nelle visioni de ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ della mistica Maria Valtorta appare in realtà pronunciato nel corso di sette giorni: in sostanza, per dirla in termini ecclesiastici, una sorta di ‘omelìa’ al giorno.
Avevamo pure attirato l’attenzione sul fatto di come autorevoli critici avessero trovato da obiettare circa la versione degli avvenimenti descritta dagli evangelisti Luca e Matteo, mettendo in evidenza alcune contraddizioni su quel salire o scendere dalla montagna e mettendo persino in dubbio che quel discorso fosse stato effettivamente pronunciato da Gesù o non piuttosto attribuitogli dagli apostoli.
Sono il più delle volte quegli stessi critici (e avevamo citato - quali loro precursori dell’Ottocento e del Novecento - i vari Renan, Loisy, e Bultmann) che negano talvolta la realtà storica della persona di Gesù asserendo trattarsi di un personaggio inventato per creare una nuova ‘religione’, o lo presentano come un uomo realmente esistito, pur sapiente, ma ‘divinizzato’ a posteriori dai primi ignoranti discepoli convinti che Egli fosse un ‘dio’.
Oppure – alludo sempre a questi critici, in molti casi atei – costoro lo considerano ‘indulgentemente’ come un uomo che si credeva ‘ispirato’, finendo egli stesso per convincersi di essere un ‘dio’ incarnato e che – da morto – sarebbe resuscitato, fatto che non sarebbe mai avvenuto perché un morto non può resuscitare: insomma un visionario!
Per inciso costoro appartengono alla stessa categoria di critici che non vogliono credere nel Dio rivelato dalla ‘Genesi biblica’ né tantomeno riescono a credere alla realtà dei miracoli descritti nei Vangeli, miracoli che secondo loro vi sarebbero stati inseriti a quei tempi a bella posta a scopo apologetico, ma non credibili perché violerebbero le leggi considerate ‘inviolabili’ della natura.
Quando poi questi critici sono costretti ad ammetterli – poiché miracoli di guarigione vengono continuamente constatati in molti casi ancor oggi nella loro evidente realtà – essi mettono le mani avanti precisando trattarsi non di fenomeni soprannaturali ma naturali dei quali però un giorno… la ‘scienza’ scoprirà i ‘meccanismi’ di funzionamento.
Ricordiamo peraltro – a proposito della versione evangelica su quel salire o discendere dal monte di cui abbiamo appunto parlato nella Introduzione - che Matteo era un apostolo che aveva partecipato fin quasi dall’inizio alla predicazione di Gesù ed era stato pertanto un ‘testimone diretto’, personalmente presente agli avvenimenti da lui descritti nel suo Vangelo, mentre Luca aveva dovuto basarsi su racconti fatti anni dopo da altri, in particolare forse da San Paolo di cui era stato collaboratore (ma che a sua volta non aveva vissuto la vita attiva e la predicazione di Gesù).
Nell’Opera della mistica: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’, gli avvenimenti del periodo in cui Gesù pronunciò il suo Discorso vengono presentati nella seguente sequenza:
1) Ritiro del Gruppo apostolico su di un monte per un periodo di intensa preghiera e meditazione, con conseguente successiva ‘elezione’ dei dodici discepoli al ruolo di ‘apostoli’ da parte di Gesù (Lc 6, 12-16 e Mc 3, 13-19).1
2) Gli apostoli vengono quindi inviati da Gesù ‘in missione’ nei vari villaggi per fare esperienza di evangelizzazione con le loro prime prediche apostoliche.2
3) Gesù – disceso intanto dal monte della Elezione e lasciati gli apostoli dopo aver dato loro appuntamento per qualche tempo dopo – sale in barca sul Lago di Tiberiade per recarsi ad un incontro con alcune nobildonne romane della corte di Ponzio Pilato che si erano mostrate molto interessate alla sua predicazione, donne che - in una bellissima villa sul lago - erano ospiti di Giovanna, moglie di Cusa, Intendente di Erode.3
4) Gesù si reca quindi al luogo di appuntamento convenuto precedentemente con gli apostoli, per poi salire su un altro monte – sempre nei pressi del Lago di Tiberiade e non lontano da Cafarnao - per pronunciare appunto il famoso discorso che sarebbe stato chiamato il ‘Discorso della montagna’ (Mt 5, 6, 7).4
Questo – del quale solo alcune frasi, anche se estremamente importanti, sono riportate nel vangelo di Matteo - costituisce la ‘summa’ della Dottrina e dell’Etica cristiana, in quanto rappresenta il completamento di perfezione portato da Gesù alla Legge mosaica.
Ricordo ancora che quantunque Matteo presenti le varie enunciazioni di Gesù come se fossero un unico discorso pronunciato senza soluzione di continuità, dall’opera della mistica emerge invece chiaramente che in realtà quelle di Matteo furono enunciazioni tematiche atte a caratterizzare il tema principale trattato da Gesù in ogni suo singolo discorso giornaliero, enunciazioni che avrebbero dovuto essere evidentemente utilizzate in seguito al fine della evangelizzazione e predicazione apostolica, sviluppandone i concetti secondo quanto insegnato precedentemente da Gesù.
Il primo discorso venne tenuto di sera in forma rigorosamente riservata, cioè sulla montagna ma senza la presenza delle folle che attendevano sulle pendici più in basso: un discorso molto particolare e anche severo di Gesù agli apostoli nonché al gruppo di discepoli che nei Vangeli è detto dei ‘settantadue’.
Si comprende dal contesto valtortiano che quella sorta di ‘Convention all’aperto’ doveva essere stata ampiamente ‘reclamizzata’ nei vari villaggi frequentati dagli apostoli nel corso della loro predicazione dopo l’elezione apostolica: infatti era presente una gran massa di persone desiderose di ascoltare la sapiente parola di quel profeta che dicevano essere il Messia, o bisognose di guarigione, oppure semplicemente interessate per curiosità ad assistere agli strabilianti miracoli di guarigione che Gesù non negava mai a chi mostrava di essere pentito dei propri peccati e di avere fede in Lui, o infine persone che – nemiche – speravano nascostamente di raccogliere parole compromettenti atte a farlo mettere sotto accusa da parte del Sinedrio di Gerusalemme.
Giusto quindi che l’Uomo-Gesù – prescindendo dalla Divinità che pure era in Lui - per quell’occasione così importante si fosse ritirato in precedenza insieme ai suoi apostoli sul monte della elezione apostolica per prepararsi - nella preghiera e quindi nell’unione intima con Dio-Padre – non solo all’elezione apostolica ma anche all’importantissimo successivo Discorso della montagna che avrebbe segnato caratterizzato indelebilmente la futura spiritualità cristiana.
I discepoli presenti sono molti, forse tutti i settantadue, e così pure il popolo che in gran numero attende accampato più in basso.
Agli apostoli, che al mattino del primo giorno gli chiedono istruzioni per organizzare l’afflusso della folla, Gesù comunica che il primo discorso lo avrebbe dedicato la sera solo a loro e ai discepoli mentre al resto del popolo attendente Egli si sarebbe rivolto a partire dal mattino del giorno successivo.
Gli apostoli scendono allora un poco più a valle per avvisare quelli che erano in attesa in merito al ‘rinvio’ al mattino dell’indomani, mentre al tramonto di quello stesso primo giorno essi ritornano da Gesù conducendo con sé i discepoli che Egli aveva chiesto fossero presenti.
Dopo una cena parsimoniosa si accendono i fuochi e tutti insieme – apostoli e discepoli - si stringono in cerchio intorno a Gesù per non perdere una parola di quanto Egli si appresta a dire loro.
Era il secondo anno di vita pubblica di Gesù, con una Pasqua che si avvicinava.
All’aperto, sotto il cielo stellato - e con i fuochi le cui fiamme illuminavano a tratti con bagliori il volto di Gesù - doveva trattarsi di una scena veramente suggestiva in quella sera tiepida di primavera palestinese.
Gesù informa in prima istanza i discepoli di aver voluto parlare a tutti loro riservatamente in disparte rispetto al resto del popolo perché – in quanto discepoli e quindi stretti seguaci – Egli li considera amici particolari e perché, pur avendo già provveduto alla elezione ufficiale del collegio apostolico, egli avrà in futuro molto bisogno del loro aiuto.
Gesù poi così continua spiegando ad apostoli e discepoli che essi dovevano comprendere da un lato il privilegio di questa designazione divina ma dall’altro anche la loro tremenda responsabilità se essi avessero tradito i doni di Dio portando a perdizione il ‘gregge’ che, credendoli ‘uomini di Dio’, si sarebbe affidato con fiducia a loro.
Ecco comunque qui di seguito il testo integrale della visione valtortiana (i grassetti sono miei):5

22 maggio 1945.
Gesù va solo e svelto per una via maestra. Diretto verso un monte che è bene spiegare come è fatto, perché col grafico credo che non riuscirò. Il grafico è così:
Dunque questo monte, che si alza presso la via maestra che dal lago va a ovest, dopo qualche tempo dà inizio di sé con una dolce e bassa elevazione che si prolunga per molto spazio, un pianoro da cui si vede tutto il lago con la città di Tiberiade verso il sud e le altre, meno belle, che salgono verso il nord. Poi il monte ha un altro balzo in altezza e sale con una salita piuttosto accentuata fino ad un picco, che poi si abbassa per rialzarsi di nuovo con un picco simile, in una bizzarra forma di sella.
Gesù intraprende la salita al pianoro per una mulattiera ancora abbastanza bella e raggiunge un paesetto, i cui abitanti certo sono lavoratori di questa pianura sopraelevata dove già il grano tende a spighire. Traversa il paese e procede fra i campi e i prati tutti sparsi di fiori e tutti fruscianti di messi.
Il giorno è sereno e mostra tutte le bellezze della natura circostante. Oltre la solitaria montagnola, alla quale si dirige Gesù, vi è al nord la vetta imponente dell'Hermon, la cui sommità pare un'enorme perla posata su una base di smeraldi, tanto è candida la cima incappucciata di neve mentre è verde la pendice per i boschi che la coprono.
Oltre il lago, ma fra questo e l'Hermon, la pianura verde dove è il lago di Meron, che però da qui non si vede, e poi altri monti che vanno verso il lago di Tiberiade nel lato nord occidentale e, oltre il lago, monti ancora, in lontananze che li ammorbidiscono, e altre dolci pianure. A sud, oltre la via maestra, le colline che credo celino Nazaret.
Più si sale e più la vista spazia. Non vedo ciò che è ad occidente perché il monte fa da parete.
Gesù incontra per primo l'apostolo Filippo, che pare messo di sentinella in quel posto.
«Come, Maestro? Tu qui? Ti attendevamo sulla via. Io sono qua ad attendere i compagni andati in cerca di latte presso dei pastori che pasturano su queste cime. In basso, alla via, è Simone con Giuda di Simone e con loro sono Isacco e… Oh! ecco. Venite! Venite! È qui il Maestro!».
Gli apostoli, che stanno scendendo con fiaschette e borracce, si danno a correre e i più giovani arrivano naturalmente per primi. La loro festa al Maestro è commovente. Infine si sono riuniti e mentre Gesù sorride vogliono tutti parlare, raccontare…
«Ma ti aspettavamo sulla via!».
«Avevamo pensato che non venissi neppure per oggi».
«C'è tanta gente, sai?».
«Oh! ma eravamo molto impicciati perché ci sono scribi e persino dei discepoli di Gamaliele…»
«Ma sì, Signore! Ci hai lasciati proprio sul momento buono! Non ho mai avuto tanta paura come in quel momento. Non me lo fare più uno scherzo così!».
Pietro si lamenta e Gesù sorride e chiede: «Ma vi è accaduto del male?».
«Oh! no! Anzi… Oh! mio Maestro! Ma non sai che Giovanni ha parlato?… Pareva che Tu parlassi in lui. Io... noi eravamo sbalorditi… Questo ragazzo, che solo un anno fa era capace solo di gettare la rete... oh!».
Pietro è ancora ammirato e si scrolla il ridente Giovanni che tace.
«Guardate se pare possibile che questo fanciullo abbia detto con questa bocca ridente quelle parole! Pareva Salomone».
«Anche Simone6 ha parlato bene, mio Signore. È stato proprio il "capo"» dice Giovanni.
«Sfido io! Mi ha preso e messo lì! Mah!… Dicono che ho parlato bene. Sarà. Io non lo so… perché tra lo stupore per le parole di Giovanni e la paura di parlare in mezzo a tanti e di farti fare una brutta figura, ero sbalordito...»
«Di farmi fare? A Me? Ma eri tu che parlavi e la brutta figura l'avresti fatta tu, Simone» lo stuzzica Gesù.
«Oh! per me… Non mi importava niente di me. Non volevo che ti schernissero come stolto per avere preso un ebete per tuo apostolo».
Gesù sfavilla di gioia per l'umiltà e l'amore di Pietro. Ma non chiede che: «E gli altri?».
«Anche lo Zelote ha parlato bene. Ma lui... si sa. Questo è stato la sorpresa! Ma già, da quando siamo stati in orazione, il ragazzo pare sempre coll'anima in Cielo».
«È vero! È vero!».
Tutti confermano le parole di Pietro. E poi continuano a narrare.
«E sai? Fra i discepoli ora ci sono due che, a detta di Giuda di Simone7, sono molto importanti. Giuda si dà molto da fare. Eh! già! Lui conosce molti di quelli… in su, e li sa trattare. E gli piace parlare… Parla bene. Ma la gente preferisce sentire Simone, i tuoi fratelli e soprattutto questo ragazzo. Ieri un uomo mi ha detto: "Parla bene quel giovane (era di Giuda che parlava) ma preferisco te a lui". Oh! poveretto! Preferire me che non so che dire quattro parole!... Ma perché sei venuto qui? Il luogo di incontro era sulla via, e là siamo stati».
«Perché sapevo che vi avrei trovati qui. 3Ora udite. Scendete e dite agli altri di venire. Anche ai discepoli noti. E che la gente non venga per oggi. Voglio parlare a voi soli».
«Allora è meglio attendere a sera. Quando ha inizio il tramonto la gente si sparge per le borgate vicine e torna al mattino attendendo Te. Se no… chi li tiene?».
«Va bene. Fate così. Vi attendo là, sulla cima. La notte è ormai mite. Possiamo dormire anche all'aperto».
«Dove vuoi, Maestro. Basta Tu sia con noi».
I discepoli vanno e Gesù riprende a salire fino alla cima, che è quella già vista nella visione dello scorso anno per la fine del discorso del Monte e per il primo incontro con la Maddalena. Ancora più ampio è il panorama che si sta facendo acceso per il tramonto che si inizia.
Gesù si siede su un masso e si raccoglie in meditazione. E così sta finché lo scalpiccio dei passi sul sentiero non lo fa avvertito che gli apostoli sono di ritorno. La sera si fa vicina. Ma su quell'altura ancora il sole persiste traendo odore da ogni erba e fioretto. Dei mughetti selvaggi odorano forte e gli alti steli dei narcisi scuotono le loro stelle e i loro bocci come per chiamare le rugiade.
Gesù si alza in piedi e saluta col suo: «La pace sia con voi».
Sono molti i discepoli che salgono con gli apostoli. Isacco8 li capitana col suo sorriso d'asceta sul volto sottile. Si affollano tutti intorno a Gesù che sta salutando particolarmente Giuda Iscariota e Simone lo Zelote.
«Vi ho voluti tutti con Me, per stare qualche ora con voi soli e per parlare a voi soli. Ho qualcosa da dirvi per prepararvi sempre più alla missione. Prendiamo il cibo e poi parleremo, e nel sonno l'anima continuerà ad assaporare la dottrina».
Consumano la parca cena e poi si stringono a cerchio intorno a Gesù seduto su un pietrone. Sono un centinaio circa, forse più, fra discepoli e apostoli. Una corona di volti attenti che la fiamma di due fuochi rischiara bizzarramente.
Gesù parla piano, gestendo pacato, col viso che pare più bianco, emergente come è dall'abito azzurro cupo e al raggio della luna novella che scende proprio dove è Lui, una piccola virgola di luna nel cielo, una lama di luce che carezza il Padrone del Cielo e della terra.
«Vi ho voluti qui, in disparte, perché siete i miei amici. Vi ho chiamati dopo la prima prova fatta dai dodici, e per allargare il cerchio dei miei discepoli operanti e per udire da voi le prime reazioni dell'essere diretti da coloro che Io do a voi come miei continuatori.
So che tutto è andato bene. Io sorreggevo con la preghiera le anime degli apostoli usciti dall'orazione9 con una forza nuova nella mente e nel cuore. Una forza che non viene da studio umano ma da completo abbandono in Dio.
Coloro che più hanno dato sono coloro che più si sono dimenticati. Dimenticare se stessi è ardua cosa.
L'uomo è fatto di ricordi, e quelli che più hanno voce sono i ricordi del proprio io.
Bisogna distinguere fra l'io e l'io. Vi è lo spirituale io dato dall'anima che si ricorda di Dio e della sua origine da Dio, e vi è l'io inferiore della carne che si ricorda di mille esigenze che tutto abbracciano di se stessa e delle passioni e che - poiché sono tante voci da fare un coro - e che soverchiano, se lo spirito non è ben robusto, la voce solitaria dello spirito che ricorda la sua nobiltà di figlio di Dio.
Perciò - meno che per questo ricordo santo che bisognerebbe sempre più aizzare e tenere vivo e forte - perciò per essere perfetti come discepoli bisogna sapere dimenticare se stessi, in tutti i ricordi, le esigenze, le pavide riflessioni dell'io umano.
In questa prima prova, fra i miei dodici, coloro che hanno più dato sono coloro che più si sono dimenticati.
Dimenticati non solo per il loro passato, ma anche nella loro limitata personalità. Sono coloro che non si sono più ricordati di ciò che erano e si sono talmente fusi a Dio da non temere. Di nulla.
Perché le sostenutezze di alcuni? Perché si sono ricordati i loro scrupoli abituali, le loro abituali considerazioni, le loro abituali prevenzioni.
Perché le laconicità di altri? Perché si sono ricordati le loro incapacità dottrinali e hanno temuto di fare brutte figure o di farmele fare.
Perché le vistose esibizioni di altri ancora? Perché questi si sono ricordati le loro abituali superbie, i desideri di mettersi in vista, di essere applauditi, di emergere, di essere "qualcosa".
Infine, perché l'improvviso svelarsi di altri in una rabbinica oratoria sicura, persuasiva, trionfale? Perché questi, e questi soli - così come quelli che fino allora umili e cercanti di passare inosservati e che al momento buono hanno saputo di colpo assumere la dignità di primato a loro conferita e non mai voluta esercitare per tema di troppo presumere - hanno saputo ricordarsi di Dio.
Le prime tre categorie si sono ricordate dell'io inferiore.
L'altra, la quarta, dell'io superiore, e non hanno temuto. Sentivano Dio con sé, Dio in sé, e non hanno temuto. Oh! santo ardimento che viene dall'essere con Dio!
Or dunque ascoltate, e voi e voi, apostoli e discepoli. Voi apostoli avete già sentito questi concetti. Ma ora li capirete con più profondità. Voi discepoli non li avete ancora uditi o ne avete udito frammenti. E vi necessita di scolpirveli nel cuore. Perché Io sempre più vi userò, dato che sempre più cresce il gregge di Cristo. Perché il mondo sempre più vi assalirà, crescendo in esso i lupi contro Me Pastore e contro il mio gregge, ed Io voglio mettervi in mano le armi di difesa della Dottrina e del gregge mio.
Quanto basta al gregge non basta a voi, piccoli pastori. Se è lecito alle pecore di commettere errori, brucando erbe che fanno amaro il sangue o folle il desiderio, non è lecito che voi commettiate gli stessi errori, portando molto gregge a rovina. Perché pensate che là dove è un pastore idolo periscono per veleno le pecore o per assalto di lupi.
Voi siete il sale della terra e la luce del mondo.10
Ma se falliste alla vostra missione diverreste un insipido e inutile sale. Nulla più potrebbe ridarvi sapore, posto che Dio non ve l'ha potuto dare, posto che avendolo avuto in dono voi lo avete dissalato lavandolo con le insipide e sporche acque dell'umanità, addolcendolo con il corrotto dolciore del senso, mescolando al puro sale di Dio detriti e detriti di superbia, avarizia, gola, lussuria, ira, accidia, di modo che risulta un granello di sale ogni sette volte sette granelli di ogni singolo vizio.
Il vostro sale allora non è che una mescolanza di pietre in cui si sperde il misero granello sperduto, di pietre che stridono sotto il dente, che lasciano in bocca sapore di terra e fanno ripugnante e sgradito il cibo. Neppur più per usi inferiori è buono, ché farebbe nocumento anche alle missioni umane un sapere infuso nei sette vizi. E allora il sale non serve che ad essere sparso e calpestato sotto i piedi incuranti del popolo.
Quanto, quanto popolo potrà calpestare così gli uomini di Dio! Perché questi vocati avranno permesso al popolo di calpestarli incurante, dato che non sono più sostanza alla quale si accorre per avere sapore di elette, di celesti cose, ma saranno unicamente detriti.
Voi siete la luce del mondo. Voi siete come questo culmine che fu l'ultimo a perdere il sole ed è il primo a inargentarsi di luna. Chi è posto in alto brilla ed è visto perché l'occhio anche più svagato si posa qualche volta sulle alture. Direi che l'occhio materiale, che viene detto specchio dell'anima, riflette l'anelito dell'anima, l'anelito inavvertito spesso ma sempre vivente finché l'uomo non è un demone, l'anelito dell'alto, dell'alto dove la istintiva ragione colloca l'Altissimo. E cercando i Cieli alza, almeno qualche volta nella vita, l'occhio alle altezze.
Vi prego di ricordarvi di ciò che facciamo tutti, fin dalla fanciullezza, entrando in Gerusalemme.
Dove corrono gli sguardi? Al monte Moria, incoronato dal trionfo di marmo e oro del Tempio. E che, quando siamo nel recinto dello stesso? Di guardare le cupole preziose che splendono al sole. Quanto bello è nel sacro recinto, sparso nei suoi atrii, nei suoi portici e cortili! Ma l'occhio corre lassù.
Ancora vi prego ricordarvi di quando si è in cammino. Dove va il nostro occhio, quasi per dimenticare la lunghezza del cammino, la monotonia, la stanchezza, il calore o il fango? Alle cime, anche se piccole, anche se lontane. E con che sollievo le vediamo apparire se siamo in una pianura piatta e uniforme! Qui è fango? Là è nitore. Qui è afa? Là è frescura. Qui è limitazione all'occhio? Là è ampiezza. E solo a guardarle ci sembra meno caldo il giorno, meno viscido il fango, meno triste l'andare. Se poi una città splende in cima al monte, ecco che allora non vi è occhio che non l'ammiri. Si direbbe che anche un luogo da poco si abbelli se si posa, quasi aereo, sul culmine di una montagna. Ed è per questo che nella vera e nelle false religioni, sol che si sia potuto, si sono posti i templi in alto e, se un colle od un monte non c'era, si è fatto ad essi un piedestallo di pietre, costruendo a fatica di braccia l'elevazione su cui posare il tempio. Perché si fa questo? Perché si vuole che il tempio sia visto per richiamare con la sua vista il pensiero a Dio.
Ugualmente ho detto che voi siete una luce.
Chi accende un lume a sera in una casa dove lo mette? Nel buco sotto il forno? Nella caverna che fa da cantina? O chiuso dentro un cassapanco? O anche semplicemente e solamente lo si opprime col moggio? No. Perché allora sarebbe inutile accenderlo. Ma si pone il lume sull'alto di una mensola, o lo si appende al suo portalume perché essendo alto rischiari tutta la stanza e illumini tutti gli abitanti in essa. Ma appunto perché ciò che è posto in alto ha incarico di ricordare Iddio e di fare luce, deve essere all'altezza del suo compito.
Voi dovete ricordare il Dio vero. Fate allora di non avere in voi il paganesimo settemplice. Altrimenti diverreste alti luoghi profani con boschetti sacri a questo o quel dio e trascinereste nel vostro paganesimo coloro che vi guardano come templi di Dio.
Voi dovete portare la luce di Dio. Un lucignolo sporco, un lucignolo non nutrito di olio, fuma e non fa luce, puzza e non illumina. Una lampada nascosta dietro un quarzo sudicio non crea la leggiadria splendida, non crea il fulgido giuoco della luce sul lucido minerale. Ma langue dietro il velo di nero fumo che fa opaco il diamantifero riparo.
La luce di Dio splende là dove è solerte la volontà a pulire giornalmente dalle scorie che lo stesso lavoro, coi suoi contatti, e reazioni, e delusioni, produce.
La luce di Dio splende là dove il lucignolo è immerso in abbondante liquido di orazione e di carità.
La luce di Dio si moltiplica in infiniti splendori, quante sono le perfezioni di Dio delle quali ognuna suscita nel santo una virtù esercitata eroicamente, se il servo di Dio tiene netto il quarzo inattaccabile della sua anima dal nero fumo di ogni fumigante mala passione. Inattaccabile quarzo. Inattaccabile! (Gesù tuona in questa chiusa e la voce rimbomba nell'anfiteatro naturale).
Solo Dio ha il diritto e il potere di rigare quel cristallo, di scriverci sopra col diamante del suo volere il suo santissimo Nome. Allora quel Nome diviene ornamento che segna un più vivo sfaccettare di soprannaturali bellezze sul quarzo purissimo.
Ma se lo stolto servo del Signore, perdendo il controllo di sé e la vista della sua missione, tutta e unicamente soprannaturale, si lascia incidere falsi ornamenti, sgraffi e non incisioni, misteriose e sataniche cifre fatte dall'artiglio di fuoco di Satana, allora no, che la lampada mirabile non splende più bella e sempre integra, ma si crepa e rovina, soffocando sotto i detriti del cristallo scheggiato la fiamma, o se non si crepa fa un groviglio di segni di inequivocabile natura nei quali si deposita la fuligine e si insinua e corrompe.
Guai, tre volte guai ai pastori che perdono la carità, che si rifiutano di ascendere giorno per giorno per portare in alto il gregge che attende la loro ascesi per ascendere. Io li percuoterò abbattendoli dal loro posto e spegnendo del tutto il loro fumo.
Guai, tre volte guai ai maestri che ripudiano la Sapienza, per saturarsi di scienza sovente contraria sempre superba, talora satanica, perché li fa uomini mentre - udite e ritenete - mentre se ogni uomo ha destino di divenire simile a Dio, con la santificazione che fa dell'uomo un figlio di Dio, il maestro, il sacerdote ne dovrebbe avere già l'aspetto dalla terra, e questo solo, di figlio di Dio. Di creatura tutt'anima e perfezione dovrebbe avere aspetto. Dovrebbe avere, per aspirare a Dio i suoi discepoli. Anatema ai maestri di soprannaturale dottrina che divengono idoli di umano sapere.
Guai, sette volte guai ai morti allo spirito fra i miei sacerdoti, a quelli che col loro insapore, col loro tepore di carne mal viva, col loro sonno pieno di allucinate apparizioni di tutto ciò che è fuorché Dio uno e trino, pieno di calcoli di tutto ciò che è fuorché soprumano desiderio di aumentare le ricchezze dei cuori e di Dio, vivono umani, meschini, torpidi, trascinando nelle loro acque morte quelli che li seguono credendoli "vita".
Maledizione di Dio sui corruttori del mio piccolo, amato gregge. Non a coloro che periscono per ignavia vostra, o inadempienti servi del Signore, ma a voi, di ogni ora e di ogni tempo, e per ogni contingenza e per ogni conseguenza, Io chiederò ragione e vorrò punizione.
Ricordatevi queste parole.
Ed ora andate. Io salgo sulla cima. Voi dormite pure.
Domani, per il gregge, il Pastore aprirà i pascoli della Verità».

Ogni commento può apparire superfluo su un discorso di questa portata, sarebbe peraltro anche povera cosa, ma possiamo ciò non di meno fare qualche nostra riflessione.
Una prima considerazione è quella per cui Gesù afferma che – con il Discorso della montagna – Egli vuole mettere in mano ad apostoli e discepoli le armi per la difesa della Sua Dottrina e del suo ‘gregge’.
Già questo sottolinea l’importanza di questa serie di discorsi.
Poi una ‘curiosità’: Gesù – prima di iniziare il discorso vero e proprio - dice ad un certo punto ad apostoli e discepoli di voler stare qualche ora con loro soli e per parlare a loro soli per prepararli sempre più alla missione e che anche se avrebbe parlato loro dopo la cena l’anima nel sonno avrebbe continuato ad assaporare la Dottrina’.
Ecco, questo piccolo particolare conferma che l’anima spirituale interiore creata intelligente’ ed infusa da Dio nel concepito ha una propria individualità, diversa dall’io egoistico esteriore, ed essa ‘pensa e medita’ anche quando l’io dorme.
Di questa attività dell’anima al di sotto del livello di coscienza dell’io superiore, aveva parlato una volta alla mistica il suo Angelo custode Azaria.
Lei si preoccupava di non riuscire a tenere a mente tutta la quantità di nozioni che egli le trasmetteva nelle sue ‘lezioni’, ma lui la tranquillizzava dicendole che anche se a lei pareva di non ricordare niente in realtà un ‘qualcuno’ dentro di lei avrebbe preso nota di tutto, facendoglielo ricordare se necessario al momento giusto.
Prima del Peccato originale era lo spirito che aveva il sopravvento sull’io, i cui ‘istinti’ inferiori erano governati dalla ragione dello spirito in grazia.
Dopo il Peccato originale l’io ‘inferiore’ (sì, inferiore, come lo ha chiamato Gesù nel precedente Discorso) ha preso il sopravvento conculcando l’anima spirituale che – a causa del peccato che la ottunde – non riesce più a farsi sentire che in maniera flebile dalla Ragione.
Più l’uomo si avvicina a Dio, più l’anima spirituale acquista vigore e torna a governare i bassi istinti dell’io e la ragione.
Non deve meravigliare questa attività ‘autonoma’, perché l’anima spirituale è ‘Psiche’ che fa parte del ‘complesso psichico’ al quale appartiene anche l’io. Che nel sonno esista una attività psichica è dimostrato dai sogni e – se vogliamo utilizzare argomenti più ‘scientifici – dall’attività REM misurabile con tecnica elettroencefalografica.11
Il detto popolare per cui ‘la notte porta consiglio…’ sta a significare che un ‘qualcosa’ avviene mentre noi dormiamo, per cui – al risveglio – ci viene spesso subito in mente la soluzione giusta al problema che dovevamo risolvere.
Non si tratta dunque solo di ‘mente riposata’, come direbbe chi non crede all’anima, anche se è indubbio che a mente riposata certe situazioni si presentino più chiare.
Gesù, riferendosi poi al ritiro precedente per l’elezione apostolica, insegna un ‘segreto’ che sta alla base di una buona predicazione ed evangelizzazione: l’abbandono a Dio dimentichi di tutti i problemi dell’io-animale, e cioè dimentichi dei fatti e dei ricordi della vita quotidiana.
Ciò per vivere assolutamente nell’intimità con Dio attraverso il proprio ‘io-spirituale’, l’anima, che invece ben si ricorda del Dio che l’ha creata e che essa ha visto e conosciuto nella frazione infinitesimale di secondo della sua creazione prima di essere infusa nel ‘concepito’ .
Solo quando l’uomo dimentica se stesso e vive in Dio – spiega Gesù - egli ne assorbe la ‘luce’ e riesce a rifletterla sul prossimo.
Ecco cosa significa il dire poi ‘voi siete la luce del mondo ed il sale della terra’.
Chi si dimentica del mondo e si abbandona a Dio finisce per possedere Dio in sé e rifletterne la luce.
L’anima posseduta da Dio (altri insegnamenti del Gesù valtortiano dati in altre circostanze…) è infatti come se esalasse un sapore ed una luce che sono di Dio, che è Luce per eccellenza.
Mentre l’io umano che governa i bassi istinti non avverte ciò, la ‘luce’ di Dio viene invece in qualche modo percepita dall’anima spirituale dell’uomo che guarda ed ascolta.
L’anima ha infatti capacità percettive proprie – quanto a ciò che viene da Dio – molto superiori a quelle dell’io-animale. Bisogna però avere in sé la ‘luce’ ed il ‘sale’, cioè il ‘sapore’ di Dio, per poterne poi rendere partecipi gli altri uomini.
Chi infatti ha Dio in sé emana vibrazioni di luce e ‘profumo’, che sono percepibili anche da altri che avvertono istintivamente che in quell’uomo o donna - per il sorriso del volto, per gli occhi specchio dell’anima, per i modi di esprimersi e di essere - c’è qualcosa di speciale.
Dio Padre ha inviato sulla Terra il Verbo-Luce perché illuminasse l’Umanità ma chi – dopo che venne respinto ai suoi tempi il Gesù-Verbo-Luce – respingesse, ora, anche quegli uomini che portano dentro di sé la Luce di Dio è come se respingesse Gesù una seconda volta.
Coloro che peraltro portano dentro di sé la luce di Dio, anziché essere amati spesso vengono proprio per questo odiati da molti uomini, perché questa ‘luce’ pone in evidenza le ‘tenebre’ che sono dentro il loro cuore e viene da questi ultimi vissuta nella propria coscienza come un rimprovero per cui anziché ravvedersi essi si ribellano.
Se Gesù con la Sua Parola fu elemento di contraddizione per separare i buoni dai cattivi, chi porta in sé la luce e la parola di Gesù è destinato pertanto a subire più o meno la stessa sorte: come minimo il ‘rifiuto’, la derisione e l’emarginazione.
La cosa che però colpisce ed impressiona di più, nel discorso sulla ‘luce del mondo e sale della terra’, è quel terribile ammonimento, anzi, direi una quasi ‘maledizione’, che Gesù mette di fronte ad apostoli e discepoli, cioè i vescovi e sacerdoti dei futuri millenni, che avessero tradito la missione affidata loro da Dio portando a perdizione quantità smisurate di anime che erano invece convinte di trovare in essi dei ‘messi’ di Dio.
È tanto importante che ve la trascrivo nuovamente, perché poi vorrei sviluppare questo punto:
(…)
Guai, tre volte guai ai pastori che perdono la carità, che si rifiutano di ascendere giorno per giorno per portare in alto il gregge che attende la loro ascesi per ascendere. Io li percuoterò abbattendoli dal loro posto e spegnendo del tutto il loro fumo.
Guai, tre volte guai ai maestri che ripudiano la Sapienza, per saturarsi di scienza sovente contraria sempre superba, talora satanica, perché li fa uomini mentre - udite e ritenete - mentre se ogni uomo ha destino di divenire simile a Dio, con la santificazione che fa dell'uomo un figlio di Dio, il maestro, il sacerdote ne dovrebbe avere già l'aspetto dalla terra, e questo solo, di figlio di Dio. Di creatura tutt'anima e perfezione dovrebbe avere aspetto. Dovrebbe avere, per aspirare a Dio i suoi discepoli. Anatema ai maestri di soprannaturale dottrina che divengono idoli di umano sapere.
Guai, sette volte guai ai morti allo spirito fra i miei sacerdoti, a quelli che col loro insapore, col loro tepore di carne mal viva, col loro sonno pieno di allucinate apparizioni di tutto ciò che è fuorché Dio uno e trino, pieno di calcoli di tutto ciò che è fuorché soprumano desiderio di aumentare le ricchezze dei cuori e di Dio, vivono umani, meschini, torpidi, trascinando nelle loro acque morte quelli che li seguono credendoli "vita".
Maledizione di Dio sui corruttori del mio piccolo, amato gregge. Non a coloro che periscono per ignavia vostra, o inadempienti servi del Signore, ma a voi, di ogni ora e di ogni tempo, e per ogni contingenza e per ogni conseguenza, Io chiederò ragione e vorrò punizione.
Ricordatevi queste parole. Ed ora andate. Io salgo sulla cima. Voi dormite pure.
Domani, per il gregge, il Pastore aprirà i pascoli della Verità».

1.2 Gesù: «In verità vi dico che per le colpe del Tempio questa nazione sarà dispersa. Ma anche in verità vi dico che ugualmente sarà distrutta la Terra quando l'abominio della desolazione entrerà nel novello Sacerdozio conducendo gli uomini all'apostasia per abbracciare le dottrine d'inferno».

Per rimanere in tema con questa tremenda ammonizione iniziale di Gesù, l’importanza e grande responsabilità della futura missione di apostoli e discepoli (rispettivamente i futuri vescovi e sacerdoti) la si comprende anche alla luce di un successivo discorso che Gesù – sempre nell’Opera valtortiana – terrà loro dopo la Resurrezione e poco prima della Sua Ascensione al Cielo.
Anche in questa occasione apostoli e discepoli sono convocati su un monte12 - un altro ancora, in Galilea - dove Gesù, dopo la Resurrezione, utilizza i giorni restanti della sua permanenza sulla Terra per impartire gli ultimi insegnamenti di perfezione.
Egli tiene una splendida ‘lezione’ sui Sette Sacramenti al cui termine però ribadisce ancora una volta – in forma ancora più accentuata, solenne ma anche tremenda, quel ‘Guai, tre volte guai…’, una vera e propria maledizione per i futuri vescovi e sacerdoti che avessero tradito la missione loro affidata da Dio perché questo tradimento da parte di un futuro ‘novello Sacerdozio’ – ma anche da parte dei comuni ‘cristiani’ che avrebbero anch’essi abbandonato la Fede con la loro apostasia - avrebbe preparato ad un certo punto della Storia la manifestazione dell’Anticristo (i grassetti sono miei):13
(…)
Infine considerate che contro voi cospira il mondo, l'età, le malattie, il tempo, le persecuzioni.
Non vogliate perciò essere avari di ciò che avete avuto e imprudenti.
Trasmettete per questo in Nome mio il Sacerdozio ai migliori fra i discepoli, perché la Terra non resti senza sacerdoti.
E sia carattere sacro concesso dopo acuto esame, non verbale ma delle azioni di colui che chiede di essere sacerdote, o di colui che voi giudicate buono ad esserlo.
Pensate a ciò che è il Sacerdote. Al bene che può fare. Al male che può fare. Avete avuto l'esempio di ciò che può fare un sacerdozio decaduto dal suo carattere sacro.
In verità vi dico che per le colpe del Tempio questa nazione sarà dispersa.
Ma anche in verità vi dico che ugualmente sarà distrutta la Terra quando l'abominio della desolazione entrerà nel novello Sacerdozio conducendo gli uomini all'apostasia per abbracciare le dottrine d'inferno.
Allora sorgerà il figlio di Satana e i popoli gemeranno in un tremendo spavento, pochi restando fedeli al Signore, e allora anche, fra convulsioni d'orrore, verrà la fine dopo la vittoria di Dio e dei suoi pochi eletti, e l'ira di Dio su tutti i maledetti.
Guai, tre volte guai se per quei pochi non ci saranno ancor santi, gli ultimi padiglioni del Tempio di Cristo!
Guai, tre volte guai se, a confortare gli ultimi cristiani, non ci saranno veri Sacerdoti come ci saranno per i primi.
In verità l'ultima persecuzione sarà orrenda, non essendo persecuzione d'uomini ma del figlio di Satana e dei suoi seguaci.
Sacerdoti?
Più che sacerdoti dovranno essere quelli dell'ultima ora, tanto feroce sarà la persecuzione delle orde dell'Anticristo.
Simili all'uomo vestito di lino, che tanto è santo da stare al fianco del Signore, nella visione di Ezechiele, essi dovranno instancabili segnare con la loro perfezione un Tau sugli spiriti dei pochi fedeli, perché le fiamme d'inferno non cancellino quel segno.
Sacerdoti?
Angeli. Angeli agitanti il turibolo carico degli incensi delle loro virtù per purificare l'aere dai miasmi di Satana.
Angeli?
Più che angeli: altri Cristi, altri Me, perché i fedeli dell'ultimo tempo possano perseverare sino alla fine. Questo dovranno essere.
Ma il bene e il male futuro ha radice nel presente. Le valanghe hanno inizio da un fiocco di neve. Un sacerdote indegno, impuro, eretico, infedele, incredulo, tiepido o freddo, spento, insipido, lussurioso, fa un male decuplo di quello di un fedele colpevole degli stessi peccati e trascina molti altri al peccato.
La rilassatezza nel Sacerdozio, l'accoglimento di impure dottrine, l'egoismo, l'avidità, la concupiscenza nel Sacerdozio, voi sapete dove sfocia: nel deicidio.
Ora, nei secoli futuri, non potrà più essere ucciso il Figlio di Dio, ma la fede in Dio, l'idea di Dio, sì. Perciò sarà compiuto un deicidio ancor più irreparabile, perché senza risurrezione.
Oh! si potrà compiere, sì. Io vedo...
Si potrà compire per i troppi Giuda di Keriot dei secoli futuri. Orrore! ...
La mia Chiesa scardinata dai suoi stessi ministri! E Io che la sorreggo con l'aiuto delle vittime. Ed essi, i Sacerdoti, che avranno unicamente la veste e non l'anima del Sacerdote, che aiutano il ribollire delle onde agitate dal Serpente infernale contro la tua barca, o Pietro.
In piedi! Sorgi! Trasmetti quest'ordine ai tuoi successori: "Mano al timone, sferza sui naufraghi che hanno voluto naufragare e tentano di far naufragare la barca di Dio".
Colpisci, ma salva e procedi. Sii severo, perché sui predoni giusto è il castigo.
Difendi il tesoro della fede. Tieni alto il lume come un faro sopra le onde sconvolte, perché quelli che seguono la tua barca vedano e non periscano.
Pastore e nauta per i tempi tremendi, raccogli, guida, solleva il mio Vangelo, perché in questo e non in altra scienza è la salute.
Verranno i tempi nei quali, così come avvenne a noi d'Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d'essere classe eletta, perché sa il superfluo e non conosce più l'indispensabile, o lo conosce nella morta forma con cui ora conoscono i sacerdoti la Legge: nella veste di essa, esageratamente aggravata di frange, ma non nel suo spirito.
Verranno i tempi nei quali tutti i libri si sostituiranno al Libro, e questo sarà solo usato così come uno che deve forzatamente usare un oggetto lo maneggia meccanicamente, così come un contadino ara, semina, raccoglie senza meditare sulla meravigliosa provvidenza che è quel moltiplicarsi di semi che ogni anno si rinnovella: un seme gettato in terra smossa che diviene stelo, spiga, poi farina e poi pane per paterno amore di Dio. Chi, mettendosi in bocca un boccone di pane, alza lo spirito a Colui che ha creato il primo seme e da secoli lo fa rinascere e crescere, dosando le piogge e il calore perché sì schiuda e si alzi e maturi senza marcire o senza bruciarsi?
Così verrà il tempo che sarà insegnato il Vangelo scientificamente bene, spiritualmente male.
Or, che è la scienza se manca sapienza? Paglia è.
Paglia che gonfia e non nutre. E in verità vi dico che un tempo verrà nel quale troppi fra i Sacerdoti saranno simili a gonfi pagliai, superbi pagliai, che staranno impettiti nel loro orgoglio d'esser tanto gonfi, come se da loro si fossero dati tutte quelle spighe che coronarono le paglie, come se ancor le spighe fossero in vetta alle paglie, e crederanno d'esser tutto perché, invece del pugnello di grani, il vero nutrimento che è lo spirito del Vangelo, avranno tutta quella paglia: un mucchio! Un mucchio!
Ma può bastare la paglia? Neppure per il ventre del giumento essa basta e, se il padrone dello stesso non corrobora l'animale con biade ed erbe fresche, il giumento nutrito di sola paglia deperisce e anche muore.
Eppure lo vi dico che un tempo verrà nel quale i Sacerdoti, immemori che con poche spighe Io ho istruito gli spiriti alla Verità, e immemori anche di ciò che è costato al loro Signore quel vero pane dello spirito, tratto tutto e solo dalla Sapienza divina, detto dalla divina Parola, dignitoso nella forma dottrinale, instancabile nel ripetersi perché non si smarrissero le verità dette, umile nella forma, senza orpelli di scienze umane, senza completamenti storici e geografici, non si cureranno dell'anima di esso, ma della veste da gettargli sopra per mostrare alle folle quante cose essi sanno, e lo spirito del Vangelo si smarrirà in loro sotto valanghe di scienza umana. E se non lo possiedono, come possono trasmetterlo? Che daranno ai fedeli questi pagliai gonfi? Paglia. Che nutrimento ne avranno gli spiriti dei fedeli? Tanto da trascinare una languente vita. Che frutto matureranno da questo insegnamento e da questa conoscenza imperfetta del Vangelo? Un raffreddarsi dei cuori, un sostituirsi di dottrine eretiche, di dottrine e idee ancor più che eretiche, all'unica, vera Dottrina, un prepararsi il terreno alla Bestia14 per il suo fugace regno di gelo, di tenebre e orrore.
In verità vi dico che, come il Padre e Creatore moltiplica le stelle perché non si spopoli il cielo per quelle che, finita la loro vita, periscono, così ugualmente Io dovrò evangelizzare cento e mille volte dei discepoli che spargerò fra gli uomini e fra i secoli.
E anche in verità vi dico che la sorte di questi sarà simile alla mia: la sinagoga e i superbi li perseguiteranno come mi hanno perseguitato. Ma tanto Io che essi abbiamo la nostra ricompensa, quella di fare la volontà di Dio e di servirlo sino alla morte di croce, perché la sua gloria risplenda e la sua conoscenza non perisca.
Ma tu, Pontefice, e voi, Pastori, in voi e nei vostri successori vegliate perché non si perda lo spirito del Vangelo, e instancabilmente pregate lo Spirito Santo perché in voi si rinnovelli una continua Pentecoste - voi non sapete ciò che voglio dire, ma presto lo saprete - onde possiate comprendere tutti gli idiomi e discernere e scegliere le mie voci da quelle della Scimmia di Dio: Satan.
E non lasciate cadere nel vuoto le mie voci future. Ognuna di essa è una misericordia mia in vostro aiuto, e tanto più numerose saranno quanto più per ragioni divine Io vedrò che il Cristianesimo ha bisogno di esse per superare le burrasche dei tempi.
Pastore e nauta, Pietro! Pastore e nauta. Non ti basterà un giorno esser pastore se non sarai nauta, ed esser nauta se non sarai pastore. Questo e quello dovrai essere per tenere radunati gli agnelli, che tentacoli infernali e artigli feroci cercheranno di strapparti, o menzognere musiche di promesse impossibili ti sedurranno, e per portare avanti la barca presa da tutti i venti del settentrione e del mezzogiorno e dell'oriente e dell'occidente, schiaffeggiata e sbattuta dalle forze del profondo, saettata dagli arcieri della Bestia, sbruciacchiata dall'alito del dragone e spazzata sui bordi dalla sua coda, di modo che gli imprudenti saranno arsi e periranno precipitando nell'onda sconvolta.
Pastore e nauta nei tempi tremendi... E tua bussola il Vangelo. In esso è la Vita e la Salute. E tutto è detto in esso. Ogni articolo del Codice santo, ogni risposta per i casi molteplici delle anime sono in esso. E fa' che da esso non si scostino Sacerdoti e fedeli. Fa' che non vengano dubbi su esso. Alterazioni ad esso. Sostituzioni e sofisticazioni di esso.
Il Vangelo è Me stesso. Dalla nascita alla morte. Nel Vangelo è Dio. Perché in esso sono manifeste le opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Il Vangelo è amore.
Ho detto: "La mia Parola è Vita".
Ho detto: "Dio è carità".
Conoscano dunque i popoli la mia Parola e abbiano l'amore in loro, ossia Dio. Per avere il Regno di Dio. Perché chi non è in Dio non ha in sé la Vita. Perché quelli che non accoglieranno la Parola del Padre non potranno essere una sola cosa col Padre, con Me e con lo Spirito Santo in Cielo, e non potranno essere del solo Ovile che è santo così come lo voglio. Non saranno tralci uniti alla Vite, perché chi respinge in tutto o in parte la mia Parola è un membro nel quale più non scorre la linfa della Vite. La mia Parola è succo che nutre, fa crescere e portare frutto.
Tutto questo farete in memoria di Me che ve l'ho insegnato.
Molto ancora avrei da dirvi su quanto vi ho detto ora. Ma lo ho soltanto gettato il seme. Lo Spirito Santo ve lo farà germogliare.
Ho voluto darvi Io il seme, perché conosco i vostri cuori e so come titubereste di paura per comandi spirituali, immateriali. La paura di un inganno vi paralizzerebbe ogni volontà. Perciò Io per il primo vi ho parlato di tutte le cose.
Poi il Paraclito vi ricorderà le mie parole e ve le amplificherà nei particolari. E voi non temerete perché ricorderete che il primo seme ve l'ho dato Io.
Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo. Se la mia Mano era dolce nel guidarvi, la sua Luce è dolcissima. Egli è l'Amore di Dio.
Così Io me ne vado contento, perché so che Egli prenderà il mio posto e vi condurrà alla conoscenza di Dio. Ancora non lo conoscete, nonostante tanto vi abbia detto di Lui. Ma non è colpa vostra. Voi avete fatto di tutto per comprendermi e perciò siete giustificati se anche per tre anni avete capito poco.
La mancanza della Grazia vi ottundeva lo spirito.
Anche ora capite poco, benché la Grazia di Dio sia scesa su voi dalla mia croce. Avete bisogno del Fuoco. Un giorno ho parlato di questo a un di voi, andando lungo le vie del Giordano.
L'ora è venuta. Io me ne torno al Padre mio, ma non vi lascio soli perché lascio a voi l'Eucarestia, ossia il vostro Gesù fatto cibo agli uomini.
E vi lascio l'Amico: il Paraclito.15
Esso vi condurrà. Passo le vostre anime dalla mia luce alla sua luce ed Egli compirà la vostra formazione».
«Ci lasci ora? Qui? Su questo monte?». Sono tutti desolati.
«No. Non ancora. Ma il tempo vola e presto sarà quel momento…»
(…)
Che dire, ancora? Come sintetizzare – per memorizzare meglio - con parole mie?
L’età, le malattie, le persecuzioni falcidieranno gli apostoli: essi avranno tuttavia il potere di poter trasmettere ad altri discepoli che ne siano degni il dono del Sacerdozio perché il mondo non dovrà rimanere senza sacerdoti, gli intermediari fra l’uomo e Dio, i pastori delle anime che dovranno guidarle e somministrare i Sacramenti istituiti da Gesù.
Prendendo poi lo spunto dal ruolo del Sacerdote - così come aveva fatto nel Discorso della montagna - il Gesù valtortiano di 2000 anni fa, spingendo lo sguardo avanti nel tempo, dice che se per le colpe del ‘Tempio’ la nazione di Israele sarebbe stata dispersa16, la Terra avrebbe subito essa pure distruzioni quando l’Abominazione della desolazione sarebbe entrata in un sacerdozio futuro diventato indegno che - insieme ai fedeli, di cui il Sacerdozio avrebbe dovuto essere ‘Pastore’ ma che ha invece travolto nell’Errore – giungerà all’apostasia, cioè all’abbandono della Fede, quando verranno abbracciate dottrine infernali.
Sarà quello il momento – spiega ancora una volta Gesù - in cui non alla fine del mondo ma nel pieno del corso della Storia si manifesterà non Satana (il quale -come si evince dall’Apocalisse- scenderà direttamente in campo solo alla fine del mondo17) ma il suo ‘precursore’: l’Anticristo.
Nell’epoca anticristiana la fede verrà scardinata dagli stessi ministri di Gesù che del sacerdote avranno la veste ma non più lo spirito.
Il Figlio di Dio, già da tempo in Cielo, non potrà più essere ucciso, ma potrà essere invece uccisa la Fede in Dio, un deicidio - questo - ancora più irreparabile.
Sarà quello il momento in cui il futuro ‘Pietro’ dovrà tenere ben saldo il timone della ‘barca’ fra le onde di una tempesta violenta che colpirà la Chiesa.
Verrà il tempo in cui il Libro, il Vangelo, verrà sostituito da altri libri.
Esso verrà insegnato scientificamente bene ma spiritualmente male, e la scienza senza sapienza non darà che paglia che non nutre.
Le dottrine eretiche si sostituiranno all’unica vera Dottrina, per preparare il terreno al regno della Bestia: vale a dire dell’Anticristo che riceverà potere da Satana: il Drago, regno di breve durata (N.d.R.:42 mesi)18 ma pur sempre regno di tenebre e di terrore.
I veri pastori dovranno però vegliare perché non si perda lo spirito del Vangelo, aiutati in questo anche dalle numerosi ‘voci’ profetiche che Dio susciterà in loro aiuto tanto più numerose quanto più il Cristianesimo avrà bisogno di esse per superare la burrasca dei tempi.
Gli apostoli hanno ascoltato il precedente discorso di Gesù in silenzio, spaventati ed interdetti, ma Gesù dice loro di non preoccuparsi perché Egli lascerà ad essi il Divino Paraclito che farà loro in futuro comprendere le cose che ancora non hanno capito.
Sottolineo ancora – per concludere questo mio commento sul primo Discorso della montagna concernente i vescovi e sacerdoti che dovrebbero essere ‘luce del mondo e sale della terra’ - che nell’Opera valtortiana il periodo dell’Anticristo sopra citato da Gesù, come ho già avuto occasione di illustrare in altri miei scritti, non avverrà affatto alla fine del mondo - come molti teologi hanno creduto di poter pensare volendo interpretare l’Apocalisse in maniera solo allegorica e non anche nel suo senso reale letterale – ma avverrà nel corso della Storia, come poco sopra sottolineato.
Sì, nel corso della storia, durante una fase di grande apostasia (cioè ‘abbandono della fede’), apostasia peraltro già oggi estesissima sia fra il popolo ex-cristiano che fra molte importanti gerarchie ecclesiastiche.
Apostasia che - traducendosi nell’abbandono di Dio da parte del suo popolo – provocherà a sua volta il disgusto e l’allontanamento da parte di Dio e preparerà appunto il terreno all’Anticristo che verrà tuttavia sconfitto19 – dice Gesù - dopo il suo breve ma orrendo regno sulla Terra.
Anticristo sconfitto – come cita l’Apocalisse correttamente interpretata nel suo senso letterale - per dare inizio ad un’era di relativa pace materiale e spirituale e – aggiungo io - ad una Nuova Evangelizzazione, nuova non nei contenuti, sempre uguali, ma nelle forme e nelle ‘modalità’ più adatte ai tempi attuali che stiamo vivendo per preparare in futuro quel ‘Regno di Dio in terra’ che invochiamo nella preghiera del ‘Padre nostro’.
A proposito dell’apostasia della Chiesa che secondo l’Opera valtortiana preparerà il Regno futuro dell’Anticristo, ribadisco in parte quanto ho già avuto occasione di spiegare in altra circostanza perché si tratta di cose importanti che è bene non dimenticare.
I tempi escatologici – nell’Opera della mistica – non sono facili da individuare con precisione quanto alla data del loro esatto avveramento storico, ma ecco quanto si legge tuttavia in un Dettato di Gesù alla mistica, risalente agli anni ‘40/50 del secolo scorso, pubblicato sui ‘Quadernetti’ a cura del Centro Editoriale Valtortiano, dove sta scritto (i grassetti sono miei):
Maria Valtorta: Quadernetti, pag. 240 - 2a edizione 2006 - Ed. C.E.V.
Nota iniziale dell’Editore: “Senza data e senza alcun’altra premessa”
I° periodo: l’attuale, detto dei ‘Precursori’ dell’Anticristo.
II° periodo: quello dell’Anticristo vero e proprio, il quale sarà aiutato dalle due manifestazioni della Bestia: il violento e l’altro che vince con finta dolcezza.
Sarà un periodo di lotte tremende, tanto umane (guerre ecc.) che sovrumane (tentazioni di dottrine ecc.).
Durante questo tempo Iddio cercherà di richiamare l’uomo mediante castighi santi perché usati per santificare.
Esauriti senza buon frutto i medesimi, Satana sarà per qualche tempo incatenato, con la sconfitta dell’Anticristo e dei suoi alleati naturali (potenti della terra) e soprannaturali (le due manifestazioni di Satana).
III° periodo: epoca di sosta per radunare le forze dell’uomo e convogliarle al Cielo.
Il mio Regno della (nella?) terra.
Sarà il prodigio della Grazia che verrà effusa come un diluvio per salvare.
Ma per un fatto contrario a quello di Noé la maggior parte degli uomini (dei cuori?) si chiuderà, barricandosi nelle fortezze lasciate da Satana e solo i non satanici, restando fuori di esse, saranno sommersi, lavati, illuminati dalla Grazia.
IV° periodo: esaurito il tempo destinato dalla mia Sapienza all’estrema prova, lascerò Satana venire per l’ultima volta.
Il tempo di Satana sarà 7 volte 7 più crudele di quello dell’Anticristo.
Il re del male scorazzerà ovunque per riunire i suoi adepti quando il Male sarà sconfitto dal Bene e maledetto in eterno là dove (…) nel suo regno infernale come io ho (…) i miei nel regno celeste.
(Nota dell’Editore: tutta la frase è di difficile lettura e alcune parole le abbiamo omesse perché illeggibili)
V° periodo: Il Giudizio supremo. La mia ora di trionfo poiché sarà l’ora in cui il mio essere avrà raggiunto lo scopo per cui è: ossia la salvezza del genere umano che si è ricordato d’esser figlio dell’Altissimo.
(Nota finale dell’Editore: “Lo scritto è sulle prime tre facciate di un foglietto piegato in due. In capo alla quarta facciata è la firma: Maria Valtorta”).
Cosa possiamo meglio comprendere dallo scritto suddetto? Ve lo commenterò aggiungendo qualche particolare maggiormente esplicativo.
È un ‘Dettato’ di Gesù, forse un chiarimento alle domande interiori che Maria Valtorta si poneva sui tempi escatologici.20
Il brano non è preceduto dall’usuale ‘Dice Gesù’ e non è trascritto su un usuale ‘quaderno’ (che probabilmente la mistica non aveva in quel momento sottomano) ma su tre facciate di comuni fogli ed è firmato ‘Maria Valtorta’ (forse per ‘autenticarlo’ con la sua firma e far capire che era stata personalmente lei a scriverlo).
Dalla frase del III° periodo - dove si parla del ‘mio’ Regno in Terra - si comprende che a parlare è lo stesso Gesù e così pure la frase finale del periodo fa capire che a ‘dettare’ è Gesù perché parla della ‘mia’ ora di trionfo perché sarà quella l’ora del ‘mio’ essere.
Sta di fatto che:
- Il ‘periodo attuale’ di cui si parla (e cioè gli anni ’40) era quello che Gesù nei Quaderni aveva definito ‘il tempo dei precursori’ dell’Anticristo. Era insomma il periodo dei grandi dittatori e governanti del Novecento e delle loro nefande ideologie che avevano provocato e stavano allora ancora provocando decine e decine di milioni di vittime sia nella prima che nella seconda guerra mondiale.
II°- A questo primo periodo avrebbe fatto seguito un secondo periodo, quello dell’Anticristo vero e proprio che – è bene non dimenticarlo – viene nell’Apocalisse designato con il numero 666 con la precisazione che si tratta di un uomo, e quindi non semplicemente di un ‘spirito anticristico’ o ‘anticristiano’ in senso lato, cioè proprio di una persona.21
C’è da osservare che il Gesù valtortiano anche in altri brani si era riferito al periodo anticristiano dicendo che sarebbe stata un’epoca di guerre atroci ed autentico orrore per l’Umanità, ma pure di orrore spirituale per la Chiesa che avrebbe abbandonato la sana Dottrina ed avrebbe perso la Fede.
«L’Anticristo – aveva una volta precisato Gesù22 - sarà persona molto in alto, in alto come un astro. Non un astro umano che brilli in un cielo umano. Ma un astro di una sfera soprannaturale, il quale, cedendo alla lusinga del Nemico, conoscerà la superbia dopo l’umiltà, l’ateismo dopo la fede, la lussuria dopo la castità, la fame dell’oro dopo l’evangelica povertà, la sete degli onori dopo il nascondimento…,
e poi ancora Gesù: «… L’Anticristo, per superbia di un’ora, diverrà il maledetto e l’oscuro dopo essere stato un astro del mio esercito. A premio della sua abiura che scrollerà i Cieli sotto un brivido di orrore e farà tremare le colonne della mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare, otterrà l’aiuto completo di Satana, il quale darà ad esso le chiavi del pozzo dell’abisso23 perché lo apra…».
Rivolto quindi a coloro che allora leggevano quanto la mistica aveva scritto - e che forse erano rimasti sgomenti – il Gesù valtortiano aveva aggiunto: «… Del resto a voi non tocca gustare quell’orrore e perciò… Non vi resta che pregare per coloro che lo dovranno subire, perché la forza non naufraghi in essi e non passino a far parte della turba di coloro che sotto la sferza del flagello non conosceranno penitenza e bestemmieranno Iddio in luogo di chiamarlo in loro aiuto. Molti di questi sono già sulla Terra e il loro seme sarà sette volte sette più demoniaco di essi»
Come interpretare le parole di quest’ultima frase?
Correva l’anno 1943..., ed è un esercizio aritmetico che lascio a voi che leggete.
III° - Dopo il secondo periodo che vede la sconfitta dell’Anticristo e dei suoi alleati ‘naturali’, e cioè i ‘potenti’ della Terra, e dei suoi alleati ‘soprannaturali’, e cioè i demoni, segue il terzo periodo in cui Satana viene ‘incatenato’. Questo periodo sembra appunto corrispondere a quello dei cosiddetti ‘mille anni di incatenamento’ di cui parla anche l’Apocalisse.24 Millennio che forse va interpretato in questo caso allegoricamente come un ‘lunghissimo’ periodo di tempo.
Sarà, questo, un periodo di sosta, cioè quello del Regno di Dio in Terra, durante il quale l’Umanità si ritemprerà nello spirito riavvicinandosi finalmente a Dio. Non scompare il Male, perché gli uomini porteranno comunque sino alla fine ‘i fomiti’ conseguenza del Peccato originale con relative invidie, egoismi ed aggressività, ma senza subire per quel lungo periodo l’aggravante dell’intervento di Satana e dei suoi demoni tentatori e comunque sarà un periodo in cui i ‘cattivi’ saranno costretti alla ‘difensiva’, chiusi nei loro ‘fortini’ mentre i ‘buoni’ avranno libertà di azione.
IV° - Segue infine il quarto periodo in cui Satana (sempre dopo i cosiddetti ‘mille anni’ di cui parla l’Apocalisse) sarà di nuovo lasciato libero25 – probabilmente perché l’Umanità avrà voluto nuovamente allontanarsi da Dio, ormai dimentica degli antichi orrori dell’epoca dell’Anticristo. Satana scatenerà un’ultima ‘guerra’ le cui crudeltà ed orrore saranno ‘sette volte sette’ peggiori di quelle del tempo dell’Anticristo. Satana verrà però a quel punto sconfitto e chiuso definitivamente nell’Inferno.
- Il quinto periodo sarà quello della fine del mondo e del Giudizio universale: quello appunto, come già sopra accennato, che Gesù chiama ‘…la mia ora di trionfo poiché sarà l’ora in cui il mio essere avrà raggiunto lo scopo per cui è: ossia la salvezza del genere umano che si è ricordato d’esser figlio dell’Altissimo’.26
A ben vedere, la cronologia escatologica della Chiesa universale – secondo il Gesù valtortiano - sembra seguire del tutto fedelmente la cronologia che ci mostra l’Apocalisse nella sua interpretazione letterale e non allegorica, e smentisce la tesi di quei teologi che collocano la manifestazione dell’Anticristo non nel corso della Storia ma alla fine della Storia identificandolo nella figura dello stesso Satana o in un generico astratto principio del ‘male’.
La prossima riflessione sarà dedicata a:
2. IL SECONDO DISCORSO DELLA MONTAGNA: IL DONO DELLA GRAZIA E LE BEATITUDINI
(Parte prima di due)

1 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II, Cap. 164 e 165 – Centro Editoriale Valtortiano
2  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II, Cap. 165 e 166 – Centro Editoriale Valtortiano
3  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II, Cap. 167 – Centro Editoriale Valtortiano
4  M.V.:‘ L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II, Cap. 169 – Centro Editoriale Valtortiano
5  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II – Cap. 169 – Centro Editoriale Valtortiano
6  N.d.R.: Simone sta per Simone di Giona, poi chiamato ‘Pietro’ da Gesù
7  N.d.R.: Giuda di Simone è Giuda Iscariote, figlio di Simone
8  N.d.A.: Isacco, uno dei pastori presenti alla nascita di Gesù, poi divenuto discepolo
9  N.d.A.: Gesù si riferisce qui ai giorni di preghiera trascorsi dal Gruppo dei dodici discepoli su un altro monte, immediatamente prima che Gesù procedesse alla loro ‘elezione’ ad ‘apostoli’ per inviarli poi da soli in missione di evangelizzazione, ripieni di Spirito Santo e sostenuti da Gesù con la preghiera.
10  Mt: 5, 1-2: 1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo (Mt 5, 13-14):13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
11  N.d.A.: Il sogno è un fenomeno legato al sonno in particolare alla fase detta REM, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali. Lo studio e l'analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi di pensiero che sono oggetto di studio della psicologia tradizionale.
12  Mt 28, 16-17: Ma gli undici discepoli andarono in Galilea al monte designato loro da Gesù. E, vedutolo, lo adorarono: alcuni però dubitarono
13  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 635.11/16 – Centro Editoriale Valtortiano
14  N.d.A.: La Bestia, potente demone dell’Apocalisse, sinonimo dell’Anticristo che tuttavia verrà sconfitto dopo un suo regno d’orrore sulla terra le cui conseguenze verranno pagate dall’Umanità
15  N.d.R.: Riferimento anche alla prossima discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo con infusione pentecostale
16  N.d.A.: Israele. Dispersa… nella ‘diaspora’, come poi in effetti è successo dopo la distruzione ad opera del romani nel 70 d.C., salvo poi essersi in qualche modo parzialmente ricostituito dopo quasi duemila anni, il 14 maggio 1948, alla scadenza del Mandato britannico della Palestina che prevedeva la costituzione di due stati indipendenti, uno ebraico e l’altro arabo.
17  Ap 20, 7-10: 7Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere 8e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la sabbia del mare. 9Salirono fino alla superficie della terra e assediarono l'accampamento dei santi e la città amata. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. 10E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.
18  Ap 13, 1-10: 1 E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. 2La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e il suo grande potere. 3Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita.
Allora la terra intera, presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia 4e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia, e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?».
5Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 7Le fu concesso di fare guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. 8La adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell'Agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo. 9Chi ha orecchi, ascolti: 10Colui che deve andare in prigionia, vada in prigionia; colui che deve essere ucciso di spada, di spada sia ucciso. In questo sta la perseveranza e la fede dei santi.
19  Ap 19, 11-21:11Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Veritiero: egli giudica e combatte con giustizia.
12I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. 13È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è: il Verbo di Dio. 14Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. 15Dalla bocca gli esce una spada affilata, per colpire con essa le nazioni. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa di Dio, l'Onnipotente. 16Sul mantello e sul femore porta scritto un nome: Re dei re e Signore dei signori.
17Vidi poi un angelo, in piedi di fronte al sole, nell'alto del cielo, e gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano: 18«Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei comandanti, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi».
19Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti, radunati per muovere guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. 20Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta, che alla sua presenza aveva operato i prodigi con i quali aveva sedotto quanti avevano ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. 21Gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.
20  N.d.A.: Le profezie del Gesù valtortiano, Verbo incarnato, non sono facili da interpretare nella loro sequenza e periodo di realizzazione storica, perché sono spesso volutamente ‘velate’ come quelle dei Profeti dell’Antico Testamento ai quali era lo stesso Verbo a parlare. Gesù – pur profetizzando accadimenti anche dolorosi – lascia spesso un margine di dubbio circa le esatte modalità e loro tempi di attuazione, e lo fa anche per misericordia, un po’ come dire…’uomo avvisato mezzo salvato’, fermo restando il fatto che anche profezie negative potrebbero essere revocate, in quanto condizionate al comportamento degli uomini, come successo ad esempio nel caso delle profezie di Giona nei confronti della città di Ninive alla quale era stata profetizzata la distruzione se son si fosse convertita, ma invece si convertì.
21  Ap 13, 11-18:11E vidi salire dalla terra un'altra bestia che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, ma parlava come un drago. 12Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. 13Opera grandi prodigi, fino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. 14Per mezzo di questi prodigi, che le fu concesso di compiere in presenza della bestia, seduce gli abitanti della terra, dicendo loro di erigere una statua alla bestia, che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. 15E le fu anche concesso di animare la statua della bestia, in modo che quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non avessero adorato la statua della bestia. 16Essa fa sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, 17e che nessuno possa comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. 18Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei:
22  M.V.: ‘I Quaderni del 1943’ – Dettato 20 agosto 1943 – Centro Editoriale Valtortiano
23  Ap 9, 1-2: ‘Il quinto angelo suonò la tromba. E vidi una stella che dal cielo era caduta sulla terra. All’Angelo fu data la chiave del pozzo dell’abisso: egli aprì il pozzo dell’abisso e dal pozzo salì un fumo, come il fumo di una grande fornace, tanto che il sole e l’aria furono oscurati per il fumo del pozzo’
24  Ap 20, 1-6: 1 E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell'Abisso e una grande catena. 2Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni; 3lo gettò nell'Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali deve essere lasciato libero per un po' di tempo. 4Poi vidi alcuni troni - a quelli che vi sedettero fu dato il potere di giudicare - e le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; 5gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione. 6Beati e santi quelli che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per mille anni.
25  Ap 20, 7-10: 7Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere 8e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la sabbia del mare. 9Salirono fino alla superficie della terra e assediarono l'accampamento dei santi e la città amata. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. 10E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.
26 Ap 20, 11-15: 11E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé. 12E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri. 13Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. 14Poi la Morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. 15E chi non risultò scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.
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