VoceALTA-080 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
26.9.2016
080. 'Dio se ci sei… batti un colpo'. L'origine del male e del dolore…
Oggi ho assistito ad una Messa in suffragio, tanta gente, tante parole, anche dal pulpito.
Nulla come la morte di un 'giusto', o di un giovane, e non parliamo di bimbi, ci lascia attoniti e ci spinge ad interrogarci sul mistero della morte e del perché - se un 'dio' mai esiste - non intervenga per impedirlo.
Quanti mi hanno detto che se Dio esistesse veramente non potrebbe non intervenire, come dovrebbe intervenire se fosse veramente un 'dio' misericordioso, al punto poi di dirmi piuttosto ironicamente che se Dio esistesse realmente e se realmente fosse misericordioso dovrebbe - come suol dirsi -  'battere un colpo'.
È l'eterno mistero del dolore che viene accettato da chi lo vive con fede o che viene respinto e gettato in faccia a Dio rimproverandogli il suo 'non esistere', od il suo essere un Dio insensibile, se non cattivo, visto che permette tutte queste cose.
Non parliamo poi delle guerre dove in nome della 'giustizia' per non dire in nome di Dio, si perpetrano genocidi e distruzioni immani.
Pochi si preoccupano, o vogliono, andare alla radice delle cose. E ciò perché pochi vogliono credere.
Coloro che più accusano Dio sono peraltro quelli che meno credono in Lui, il quale allora li 'acceca' perché nel loro mal volere essi non vogliono - e quindi non meritano - di conoscere la Verità: se la conoscessero realmente e la rifiutassero, il loro Peccato di fronte a Dio sarebbe ancora più grave perché sarebbe un voler negare l'evidenza, peccato - questo - contro lo Spirito Santo.
Quella di Dio è dunque Misericordia, in attesa che nelle circostanze della vita essi trovino prima o poi il modo di ravvedersi talvolta aiutati dal dolore che non manca mai.
Il Male, il dolore, non sono voluti da Dio. Credo di averlo scritto e spiegato più volte, con argomenti diversi.
Come si fa a comprendere il mistero del dolore e del male se si comincia con il negare l'esistenza del Peccato originale, riducendolo ad un puro mito, come fanno molti teologi modernisti, oggi purtroppo anche al vertice delle gerarchie vaticane?
Non è Dio che ha voluto dolore e male, ma questi sono conseguenza delle azioni dell'uomo che - dopo aver tradito fin dalle origini il suo Creatore cercando di usurparne il ruolo di creatore potente - si trovarono ad essere 'creatori' di miseria, quella che deriva dalla perdita della Grazia e di tutti i doni di perfezione che i progenitori avevano prima del Peccato.
Da questa situazione decaduta e da uno spirito ormai irrimediabilmente malato, sono derivati prepotenze, sopraffazioni, odio, invidie, superbie.
Insomma tutto quel che ci circonda di cui non sappiamo darci una spiegazione ragionevole anche se questa ci è offerta dalla Fede.
La Fede non ci chiede di credere alle cose impossibili ma di accettare con la ragione quelle che possono essere ragionevolmente spiegate.
Dio ci ha creati in Adamo e nella sua discendenza, ma ci ha creato liberi nel nostro libero arbitrio di scegliere fra il Bene e il Male.
Un Bene ed un Male già scritti a caratteri indelebili nella nostra coscienza e nella nostra anima ma che pongono il problema di una scelta consapevole.
Mi salvo in Paradiso se scelgo il Bene, mi condanno io stesso se opto invece per il Male.
L'origine del Male sta dunque nel Disordine.
Dio era ed è Ordine ma il Disordine è stato provocato dall'angelo ribelle, Lucifero che - privo ormai di Amore - volendosi sostituire nella sua superbia a Dio turbò l'equilibrio dell'universo e dell'uomo, in odio a Dio.
Il suo peccato fu contro l'Amore, come del resto quello di Adamo ed Eva che - con la riproduzione della specie - trasmisero ai discendenti il loro 'virus' spirituale, cioè le 'conseguenze' del Peccato originale: superbia, orgoglio, spirito di prevaricazione con tutto ciò che ne consegue.
Abbiamo forse compreso quale sia stata l'origine del dolore. Ma la sua logica?
Mai abbastanza ricorderò che Dio è 'Dio di Libertà'.
In tutte le 'qualità' che Dio racchiude in sé, quella della 'Libertà' - conferita, come facoltà ed aspirazione, all'uomo - non è la meno importante.
L'uomo ne conserva il 'ricordo' dentro la sua anima ed alla libertà sempre aspira. E Dio lo lascia libero, libero di fare il bene come di fare il male, perché senza libertà l'uomo sarebbe schiavo, privo di dignità, quindi infelice.
E con la libertà l'uomo può subire la 'prova', ed è nella prova che egli decide di propria volontà di perdersi liberamente o di salvarsi.
Nessuno è sfuggito alla Legge della Libertà, e della Prova.
Non sfuggirono gli Angeli, e per una parte di essi fu l'Inferno.
Non sfuggì Adamo, e la vita - con Eva - diventò un 'inferno'.
Non sfuggì Maria Ss. che, pur nata immacolata, dovette mantenersi immune dal peccato in un mondo di peccatori.
Non sfuggì Gesù Cristo che fu tentato ma seppe resistere, anzi respinse.
E gli uomini tutti sono 'liberi', e libero è Satana di tentarli, perché è anche - la sua tentazione - uno strumento di prova.
Ecco perché il mondo non va come dovrebbe andare: perché tutti sono liberi, nel bene come nel male. E, poiché 'il mondo' ha per 'Principe' il Re delle Tenebre, 'il mondo' vive secondo le sue leggi.
L'uomo decaduto pecca di suo e, quando questo non basta, pecca per l'Altro.
È da questo che nasce il Dolore, l'ingiustizia, che non sono voluti da Dio ma sono permessi, perché sono prova ed espiazione, perché tutto, tutto, tutto deve sempre essere giudicato alla luce della vita dello spirito che, contrariamente a quella naturale, è Vita eterna.
La mistica Maria Valtorta ebbe circa 600 visioni della vita evangelica di Gesù e degli apostoli ma anche numerose rivelazioni trascritte in Dettati
In uno di questi le parlò lo Spirito Santo proprio in merito alle cause dell'origine del Male e del Dolore.1
Se qualcuno dei miei lettori fosse un poco diffidente nei confronti delle rivelazioni mistiche, suggerirei di leggerlo e vagliarlo come si fa con un qualunque testo letterario e poi esprimere interiormente un proprio giudizio valutandone la logica e la razionalità (i grassetti sono miei).
19 gennaio 1950
Ai Romani c. 8 v. 6‑7‑8.
«La perfezione è amore. L’amore è armonia. L’armonia è ordine.
Non c’è armonia là dove viene ad essere turbato l’ordine. Non c’è amore là dove viene ad essere turbata l’armonia. Non c’è perfezione là dove viene a mancare l’amore.
Così avviene in tutte le cose e le opere. In quelle umane, e soprattutto in quelle sovrumane.
Non potrebbe aversi una musica, veramente armonica, se il musicista o i suonatori venissero a mancare all’esatta applicazione delle leggi musicali di tempo e di tono. In luogo di una musica armoniosa, di una armonia, risulterebbe un discorde rumore che porrebbe in fuga gli ascoltatori.
Non potrebbe aversi armonia morale se fra i componenti di una famiglia, di una società, di una nazione, di un complesso di nazioni, venisse a mancare l’amore. Il disamore, ossia il disordine nelle reciproche relazioni, porterebbe alla scissione e rovina della famiglia, alla fine di una società, alla rovina della nazione, alla guerra fra le nazioni.
Non può aversi perfezione di costumi, di leggi, di vita, se viene a mancare l’amore, ossia ancora l’armonia e l’ordine che è base di quanto è buono.
Per questo la Perfezione infinita ed eterna ‑ che è Amore, che è Ordine, che è Armonia superperfetta al punto da essere Una e Trina senza che ciò porti ad annullamento o confusione di una Persona o delle Persone, che restano ben distinte pur essendo così armonicamente fuse dall’Amore sino ad essere una perfetta Unità, e che tale perfezione ripete in diversa forma ma con uguale ordine nel Verbo fatto Carne, nel quale Divinità e Umanità si unirono senza confondersi o sopraffarsi, ognuna delle due qualità restando ciò che era, senza separazione del Figlio dal Padre, senza abusivo privilegio della Umanità del Cristo per essere Egli Dio ‑ per questo, dicevo, la Perfezione infinita ed eterna creò armonicamente tutte le cose e creature create, e tutto il Creato può dirsi una sublime armonia che dura da quando è, per quanto riguarda le sempiterne leggi che regolano il corso degli astri e pianeti, l’avvicendarsi delle stagioni, il continuo ricrearsi delle specie animali e vegetali, perché alla creatura‑uomo non venga a mancare quanto è necessario alla sua vita terrena.
Compiuta senza fatica, perché compiuta ordinatamente, la creazione sarebbe continuata senza sforzo da parte delle creature, se il disordine non fosse venuto a turbare l’armonia dei Cieli con la ribellione di Lucifero e l’armonia dell’Eden con la ribellione dell’Uomo‑Adamo.
“Eden” era chiamato il luogo dove l’Uomo era stato creato e posto perché con la compagna lo popolasse. Così come “Cielo” era chiamato il luogo dove gli angeli, spiriti puri, erano stati posti dopo esser stati creati da Dio, per adorarlo e servirlo nei secoli dei secoli.
Eden vuol dire “giardino”, ossia luogo di delizie.
Cielo vuol dire “Regno di Dio”, ossia luogo di santità e gaudio.
Se l’ordine non fosse mai stato volontariamente violato dalle creature che da Dio avevano ricevuto l’essere e luoghi di gaudio e delizie, l’Eden sarebbe rimasto Eden per tutti i discendenti dell’Uomo‑Adamo e l’Inferno non sarebbe stato.
Ma l’angelo per primo, conoscendo per sublime dono i misteri futuri e le future opere del Signore, misteri ed opere che Lucifero, benché sublime fra gli angeli, mai avrebbe potuto compiere, in luogo di contemplare adorando l’infinita Potenza e Carità del suo Creatore ‑ e ciò sarebbe stato “vivere nell’ordine, vivere nell’armonia dei moti intellettivi buoni” ‑ si aderse contro il suo Signore, in una folle ribellione che uccise in lui e nei suoi seguaci la carità, e quindi l’armonia e l’ordine, e creò.
Sì, esso pure creò. Ma che? Creò il disordine, il peccato, l’inferno. Ciò che poteva creare uno che si era avulso da Dio.
Il disordine nei moti ed istinti umani, che Dio aveva dato buoni, ordinati ed armonici fra loro, in ordine ed armonia al fine ultimo per cui Dio aveva creato l’uomo, venne creato da Lucifero, il ribelle, che per essere stato “splendente al mattino” della celeste creazione degli angeli, si credette “simile all’Altissimo” sopra i cui cieli tentò “innalzare il suo trono” (Isaia 14).
Il peccato contro l’amore, ossia la superbia della mente e del cuore per cui l’Uomo‑Adamo innocente divenne colpevole, il tremendo peccato dell’io che vuole “divenire come Dio” (Genesi II2), è stato creato da Lucifero, che poi ad esso peccato sedusse l’Uomo per farlo simile a lui in ribellione al Signore.
L’Inferno, il luogo di eterna e inconcepibile tortura in cui precipitano quelli che ostinatamente vivono in odio al Signore ed alla sua Legge, è stato creato a causa di lui, dell’Arcangelo ribelle folgorato coi suoi seguaci dall’ira divina e vinto dagli angeli fedeli, vinto, perché ormai spogliato della potenza del suo stato di grazia, folgorato e “precipitato nel profondo dell’Abisso” (Isaia) nel quale il suo orrendo fuoco d’odio, la sua ormai orrenda luce e fiamma, così diversa dalla luce e fiamma di grazia e d’amore di cui Dio lo aveva dotato nel crearlo, accesero i fuochi eterni ed atrocissimi.
Il Cielo rimase Cielo, anche dopo la ribellione e la caduta dei ribelli. Perché nel Regno di Dio tutto è fissato da regole eterne e ‑ cacciati i superbi, i ribelli, gli autoidolatri, la cui dimora è lo stagno ardente infernale ‑ santità, gaudio, amore, armonia, ordine perfetti, continuano eterni.
Ma il disordine ormai era, e con esso il peccato, il dolore e la morte poterono insinuarsi sinuosamente fra le delizie dell’Eden, turbarne l’ordine, l’armonia, l’amore, spargervi il tossico, corrompere intelletto, volontà, sentimenti e istinti, suscitare appetiti colpevoli, distruggere innocenza e grazia, addolorare il Creatore, fare delle creature, dianzi soprannaturalmente e naturalmente felici, due infelici, condannato uno a trarre faticosamente il suo pane dalla terra ormai maledetta e producente triboli e spine, condannata l’altra a partorire con dolore, a vivere nel dolore e nella soggezione dell’uomo, condannati entrambi a conoscere il dolore del figlio ucciso dal figlio e la vergogna d’esser genitori di un fratricida, ed infine a conoscere il dolore del morire.
Tutto questo millenario dolore viene da un disordine creato da un ribelle in Cielo a da un’acquiescenza al disordine proposto da esso, ormai maledetto serpente, nell’Eden, ai due primi abitatori della Terra.
Né mai più la prima perfezione, il primo amore, la prima armonia, l’ordine primo, poterono risorgere dopo che volontariamente un angelo e due innocenti preferirono il Male al Bene supremo.
Neppure il Sacrificio di un Dio, fattosi Uomo per redimere, valse a ristabilire lo stato primevo di ordine, armonia, amore, perfezione. La Grazia restaura, ma la ferita resta. La Grazia soccorre, ma i fomiti restano.
Mentre prima sarebbe stato dolce e senza sforzo il pervenire al Regno di Dio, ora occorre “usare violenza”3 per conseguire il Regno dei Cieli.
Violenza santa contro violenza maligna. Perché dal momento del Peccato il Bene ed il Male sono, e si combattono fuori ed entro l’uomo.
Dio chiama. Satana chiama. Dio ispira. Satana ispira. Dio offre i suoi doni. Satana i suoi.
E tra Dio e Satana sta l’uomo. L’uomo nel quale sono due nature già in lotta fra loro. Quella carnale in cui sono i fomiti della Colpa. Quella spirituale in cui sono le voci della Grazia.
E se Dio si volge alla parte che da Lui ha somiglianza, perché è il Padre che ama la sua creatura e ad essa si vuole riunire dopo la prova terrena di essa, Satana, l’Avversario, l’Odiatore di Dio e dell’Uomo creatura di Dio, all’una e all’altra parte si volge, ed aizza la carnale mentre tenta sedurre la spirituale, per vincere e fare preda, da quel “leone ruggente che vuol divorare”, di cui parla l’apostolo Pietro4


1  Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 19.1.50, ed. Centro Editoriale Valtortiano
2  Ma la citazione andrebbe corretta in: Genesi 3, 5
3  Matteo 11, 12; Luca 16, 16.
4  1 Pietro 5, 8.

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