VoceALTA-059 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
1.3.2016 → 1ª parte di tre
059. Babele, Nuovo Ordine Mondiale, Babilonia la grande, l’Anticristo
Credo che questa nostra generazione di cristiani non abbia mai vissuto persecuzioni così violente ed assistito ad un Natale così ‘contestato’ come quello di questi ultimi tempi.
A livello mondiale centinaia di migliaia di cristiani vengono costretti ad abbandonare fuggiaschi le loro case e la loro terra, massacrati o passati per le armi, persino crocifissi, e nel migliore dei casi condannati con la galera fino a cinque anni se si osa ‘festeggiare’, magari esibendo Presepi o alberi di Natale, come deciso tempo addietro dal Sultano del Brunei.
Con il termine «festeggiare», scriveva infatti il quotidiano britannico Daily Telegraph con riferimento al Brunei, si intende «ostentare» o «indossare simboli religiosi come croci, accendere candele, addobbare alberi di natale e cantare inni religiosi o mandare auguri, montare decorazioni»: in sintesi, tutto ciò che rappresenta il Natale.
Il governo della Somalia – altra notizia – aveva proibito nei mesi scorsi di festeggiare il Natale e il Capodanno nel timore che le celebrazioni, nel Paese a maggioranza musulmana, potessero attrarre gli attacchi degli islamisti. "Tutti gli eventi relativi al Natale e al Capodanno sono contrari alla cultura islamica e possono danneggiare la fede della comunità musulmana" ha detto il direttore generale degli affari religiosi di Mogadiscio, sceicco Mohamed Khayrow, aggiungendo che le forze di sicurezza hanno l'ordine di interrompere eventuali festeggiamenti. "Non ci dovrà essere alcuna attività".
Ma se in molti paesi prevalentemente islamici vi sono moltissime persecuzioni cruente come ad esempio quelle recenti in Siria provocate dagli islamici dell’ISIS e come molte altre in Africa, non mancano persino nel cosiddetto ‘mondo cristiano occidentale’ i segni premonitori di una possibile persecuzione futura.
Lo so che state pensando che sia ‘impossibile’ perché noi ‘Occidentali’ siamo nella culla della ‘tolleranza’.
Lo sembrava anche la Francia della rivoluzione del 1789 con quel suo ‘liberté, egalitè, fraternitè’, ma sappiamo anche la storia di quella  ghigliottina alla quale ogni giorno bisognava rifare il ‘filo’.
Basterebbe poi ricordare l’abbattimento dello Stato Pontificio nell’Ottocento non ad opera degli islamici turchi ma attraverso le cannonate dell’esercito sabaudo a Porta Pia, quando persino molti cattolici (modernisti) di allora plaudirono.
Che dire poi delle atrocità anticristiane della guerra civile spagnola degli anni 1936/1939, con uccisioni di migliaia di sacerdoti, suore e comuni fedeli, questi ultimi passati per le armi anche per il solo fatto di averli trovati a portare al collo una catenina con crocefisso o ‘madonnina’?
E le tremende persecuzioni – sempre nel Novecento – nell’ex Unione sovietica atea?
Sono persecuzioni che di solito cominciano per gradi: prima si critica, poi si contesta, quindi si accusa, infine si mette ‘fuori legge’ e - per terminare, adducendo magari ragioni di ‘opportunità politica’ - si arriva alla persecuzione del sangue attraverso una serie di passaggi come 1) accusa di fondamentalismo, 2) emarginazione politica e sociale, 3) accusa di sovversione nei confronti dello Stato, 4) simpatie e collaborazionismo con il ‘nemico’, 5) tradimento della ‘patria’, 6) carcerazione, 7) esecuzione capitale.
In Europa - per ora - si è cominciato con il rinnegamento ufficiale da parte dell’Unione Europea delle ‘radici cristiane’ dei popoli europei.
Nella laicissima Francia si vogliono però già obbligare i paesi che hanno nomi di santi a cambiare nome, per non parlare dei nomi delle strade.
Inoltre – anche in Italia - si vorrebbero un poco ovunque togliere da Scuole e Ospedali i crocifissi e persino i presepi.
In Italia, il paese ‘culla’ del Cristianesimo!
Anche alcuni vescovi e parroci della stessa Chiesa cattolica – più islamisti degli islamici - cominciano a fare i ‘collaborazionisti’. Ad esempio è di solo qualche tempo addietro la notizia che il Vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol - in nome dell’integrazione con i musulmani - 'apriva' al Ramadan: ‘Venga insegnato a scuola agli studenti cristiani…’.
In Inghilterra il leader dei laburisti britannici, Jeremy Corbin, capo dell’opposizione rappresentata dal Labour Party, si era rifiutato lo scorso anno di formulare alla popolazione in occasione della Vigilia gli auguri di Buon Natale, anch’egli per non offendere i fedeli di altre religioni, sostituendo detti auguri con un messaggio di ‘Buona fine d’anno’.
Il conservatore inglese Andrew Bridgen aveva subito commentato al riguardo: ‘Questa è la nuova politica di Corbyn: cancellare il Natale. Questo è solo un assaggio di ciò a cui andrebbe incontro la Gran Bretagna se Corbyn dovesse diventare primo ministro’.
Mi domando: solo in Gran Bretagna?
Temo infatti che in Europa e nel mondo intero potrà in futuro accadere di peggio.
L’attuale ‘Unione europea’ - quella che ha politicamente rinnegato le sue origini cristiane – non tenta neanche di nascondere la sua profonda avversione laicista nei confronti del ‘Dio della Bibbia’, una Bibbia che essa detesta, anche se poi – ironia della sorte ed eterogenesi dei fini - si ritrova a vivere già ora nello spirito dell’antica Torre di Babele della stessa  Genesi biblica
Non a caso a Bruxelles, sede dell’Unione Europea, giganteggia una costruzione in questo stile con una Torre di Babele in versione architettonica moderna:
        
Ma quale è il punto di contatto fra l’antica realtà di Babilonia e quella della Babilonia più moderna?
La Torre di Babele originaria rappresentava la pretesa prometeica di raggiungere l’altezza di Dio, simboleggiata appunto dalla gigantesca e altissima Torre, meraviglia della ingegneria edilizia di quei tempi antichi: era in sostanza un atto di sovversione e ribellione a Dio con l’uomo che si faceva suo pari.
La Genesi biblica infatti così recita (Cap. 11, 1-8, testo CEI 2008)
La torre di Babele e nuova genealogia
1Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole. 2Emigrando dall'oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. 3Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta.
4Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
5Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo.
6Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un'unica lingua; questo è l'inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro».
8Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
9Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
Ebbene, fra i tanti commenti al riguardo ho trovato anche il seguente:
Questa storia si trova nel Libro della Genesi e comincia dopo il Diluvio Universale, quando Noè e la sua famiglia si stabilirono nella pianura di Sinear, non lontano dal grande fiume Eufrate.
Allora la comunità degli uomini parlava una sola lingua anche se, con il passare del tempo, la comunità si ingrandiva per realizzare il volere di Dio che aveva comandato loro: "Andate e popolate la terra" (Genesi 9:1).
Ad un certo punto gli uomini decisero di costruire una città, Babilonia, ed una torre tanto alta da toccare il cielo.
Lo scopo di questa torre era di essere un punto di riferimento per le persone, e che avrebbe potuto essere utilizzata come un rifugio sicuro in caso di un altro diluvio.
Dio guardò dall'alto dei cieli gli uomini che lavoravano tutti insieme alla costruzione della grande torre e lesse nei loro cuori un'ambizione irriverente nei suoi riguardi, essi volevano abitare il cielo come lui, volevano salvarsi dalle acque se lui avesse voluto distruggerli, volevano in fine essere uguali a lui.
Per far capire loro la loro presunzione li punì con la confusione delle lingue: la gente parlava nella solita lingua ma gli altri non la capivano più; così non sentendosi più un solo popolo si dispersero in tutta la terra.
Da allora il nome del luogo dove si stava costruendo la torre, "Babele" prese il significato di "confusione".
Ci sono prove che la Torre di Babele è realmente esistita, come gli scritti cuneiformi incisi su antiche tavolette d'argilla che raccontano di una "Ziggurat", una torre del tempio, fatto a forma di piramide con una terrazza sulla cima che i Babilonesi chiamavano  Bab-Iloe, Porto di Dio.
La ziggurat che conosciamo come "Torre di Babele" era un tempio dedicato al dio Babilonese Marduk che aveva una base di 91 metri per 91 ed una altezza di 91 metri disposti su 7 piani.
La torre originale, distrutta dal re assiro Sanherib nel 689 a.C., venne ricostruita e perfezionata da Nebukadnezar II (Nabucodonosor) per essere ancora demolita nel 478 a.C. dai persiani di Serse. I Babilonesi chiamarono la loro torre Bab-Iloe, Porto di Dio e gli Ebrei durante la "cattività babilonese" la videro certamente e, poiché in essa si adorava quello che loro consideravano un Idolo ed il fatto che la terrazza sulla sommità suggerisse l'interruzione dei lavori destinati alla costruzione di una piramide fece nascere il racconto biblico della Torre….
Già queste due ultime righe di conclusione (…fece nascere il racconto biblico della Torre… ) sono una prova della attuale tendenza della ‘scienza’ atea a voler negare la verità storica dei racconti biblici presentandoli come 'racconti', cioè come ‘miti’.
Infatti secondo il suddetto testo ‘L’interruzione dei lavori’  non sarebbe stata opera dell’intervento di Dio come detto nella Bibbia, ma sarebbero stati gli stessi lavori interrotti a fare nascere 'il racconto mitologico dell’intervento di Dio' di cui parla la Genesi.
Come però nel racconto biblico gli uomini vollero riunirsi in un solo popolo e parlare una sola lingua, così quel tentativo sembra ripetersi oggi con l’ideologico progetto del Nuovo Ordine Mondiale: riunire cioè tutti gli uomini e le nazioni sotto un unico potente governo, che in nome della ‘pace’ elimini gli egoismi e le differenze nazionali con le loro specifiche culture, come pure elimini le attuali religioni - la cristiana prima fra tutte - accusate di provocare esse stesse divisioni e guerre fra i popoli - lasciandole unicamente sopravvivere sotto l’egida di una religione sincretistica universale che avrebbe carattere puramente ‘morale’ ma che di divino avrebbe niente: non dunque ‘religione di Dio’ ma ‘religione’ dell’uomo che si fa ‘dio’.
La storia – mi domando dunque - si ripeterà forse, cercando di ricreare una nuova Babilonia, la ‘Gran città’ di cui parla l’Apocalisse che a quel punto dovrebbe essere costituita dalla Terra intera mondialmente e filantropicamente unificata con le buone… o con le cattive?
Credo tuttavia che ciò sia una pura utopia e, a questo riguardo, diceva il Gesù delle visioni della mistica Maria Valtorta: ‘Non potete fra voi, o popoli diversi, giungere a durevole accordo. Avete tutti le stesse aspirazioni e gli stessi bisogni, e come piatto di bilancia il peso della buona parte dell’uno va a detrimento dell’altro. Vivete per avere sempre la parte maggiore e vi uccidete per questo. É una alterna vicenda che si fa sempre più grave’.1
Come finirà dunque questo tentativo egemonico?
Con un’altra confusione delle lingue e dispersione?
Potrebbe finire in un modo che vi spiegherò in un mio prossimo secondo ‘Pensiero’.

1  Maria Valtorta: ‘I Quaderni del 1943’ – 11.11.43 – Centro Editoriale Valtortiano
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