VoceALTA-048 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
      
Giugno 2008
048. I sei giorni della Creazione: Terzo giorno
3.1 Il metodo di lettura del testo biblico della Genesi grazie alla decrittazione delle radici monosillabiche copte contenute nelle parole dell’ebraico antico.
Nei precedenti capitoli abbiamo visto che nel primo ‘giorno’, o fase creativa, Dio pose ordine nel Caos creando l’universo con la Terra, informe e deserta.
Creò anche la ‘luce’ del ‘Fiat Lux’, ma una ‘luce che non aveva niente a che vedere con quella solare e che – quale sorta di ‘attributo’ del Verbo divino anch’Egli Luce, come rivelato alla mistica Maria Valtorta - andava operando misteriose trasformazioni sul globo terracqueo.
Nel secondo giorno fu la volta – secondo il testo della Genesi – di una incomprensibile separazione delle acque, parte delle quali sarebbero state collocate sopra il firmamento e parte al di sotto. Ciò poteva significare – secondo l’ipotesi avanzata dal grande filosofo e scienziato Immanuel Kant - la creazione in origine da parte di Dio di un anello acqueo che, sempre secondo Kant, avrebbe probabilmente girato in orbita attorno alla Terra come gli anelli di Saturno, prima che Dio decidesse di servirsene facendolo ‘precipitare’ sulla terra per provocare il Diluvio universale.
Fernand Crombette aveva appoggiato l’ipotesi di Kant in merito all’anello, da lui ritenuta una vera e propria intuizione geniale all’altezza di un Kant, sostenendone ‘scientificamente’ la fattibilità a condizione che Dio avesse accelerato di diciassette volte la velocità di rotazione della Terra attorno al proprio asse. In tal caso una parte delle acque oceaniche – a causa della maggior forza centrifuga dovuta all’aumento di velocità di rotazione – si sarebbe addensata all’equatore come una sorta di ‘cintura’ e poi si sarebbe staccata finendo nello spazio dove sarebbe rimasta ad orbitare intorno alla Terra come un satellite allargandosi in forma di vapore acqueo in forza del riscaldamento dell’acqua oceanica per via della velocità di rotazione.
Quanto alla possibilità della esistenza di un anello acqueo, ho già accennato nel capitolo precedente alla sonda spaziale statunitense Cassini che ha individuato, proprio intorno a Saturno, degli anelli formati da… neve più che da ghiaccio.1
In merito a Fernand Crombette, nella mia trilogia sulla Genesi biblica2 ho avuto l’opportunità di spiegare in più occasioni3 che egli – avendo scoperto che le singole parole dell’ebraico antico erano formate dalla fusione di più radici monosillabiche copte, ognuna delle quali con un proprio significato originario, aveva scomposto le parole ebraiche nelle singole radici copte e quindi aveva collegato i valori delle radici copte originarie in un testo logico ‘coordinato’ che egli stesso chiamava, anche se impropriamente, ‘traduzione dal copto’.
Non si trattava ovviamente di una ‘traduzione’ che si prefiggeva di modificare il senso proprio ed il testo canonico della Genesi da noi attualmente utilizzato (oggetto di fede e la cui traduzione è di esclusiva competenza del Magistero!) ma di una sorta di ‘interpretazione’ che – pur confermando nella sostanza il testo della Genesi - ce lo rende più comprensibile, anche grazie alle spiegazioni di carattere scientifico fornite poi dallo stesso Crombette.
Confesso che questo eccezionale e scientificamente eclettico studioso, di fede profondissima e di cui sono pregevoli i suoi scritti mistici, ha sempre rappresentato per me un mistero, lasciandomi il dubbio se queste sue ‘traduzioni dal copto’ fossero il frutto di una eccezionale capacità di intuizione e di genialità o piuttosto di una vera e propria ispirazione che lo guidasse per strade del tutto misteriose in un difficile percorso di ricerca e interpretazione degli aspetti più incomprensibili e anche scientificamente poco credibili della Genesi.
Non sarebbe la prima volta che Dio si serve di rivelazioni straordinarie per fare capire, a tempo debito, cose altrimenti incomprensibili. Lo abbiamo visto ad esempio nel caso delle spiegazioni date alla mistica Maria Valtorta sulla natura della ‘luce’ creata da Dio nel primo giorno.
Quando c’è di mezzo Dio non bisognerebbe mai stupirsi di niente e d’altronde non è un mistero – ad esempio - che molti sogni umanamente incomprensibili di cui parla l’Antico Testamento venissero interpretati e resi comprensibili alla luce di rivelazioni ricevute da uomini ispirati da Dio, come ad esempio – uno fra i tanti – il Profeta Daniele.
Esigenze di spazio non mi consentono ora di entrare nel merito della tecnica di ‘traduzione’ utilizzata da Crombette, troppo complessa per poterne qui spiegare in poche pagine gli aspetti. 4
Si tratta tuttavia di una tecnica da lui stesso ampiamente spiegata nelle sue Opere5 proprio perché gli studiosi del futuro potessero impadronirsene per portare avanti le sue ricerche.
A questo riguardo ed in vista di quanto diremo di F. Crombette nei prossimi capitoli, lascerò qui la parola a Rudolph Hertsens6 - che fu allievo di F. Crombette e poi Presidente operativo, ed ora onorario, del Cercle d'Études Historiques et Scientifiques (Ceshe), organismo internazionale che ha lo scopo di approfondire e divulgare gli studi scientifici di Crombette:
«…Resta da qualificare e valutare in maniera rigorosa il lavoro effettuato da F. Crombette, e ciò sia quanto alla proprietà dei termini quanto, ovviamente, al fondo dei problemi.
Il termine usato da Crombette: 'traduction par le copte', vale a dire 'traduzione dal copto', ha nuociuto a Crombette. Si é prestato infatti a creare confusione mettendo sullo stesso piano il suo lavoro e le versioni di traduzione abituali.
Una 'traduzione' consiste nella conversione in una seconda lingua del senso che un determinato testo possedeva in una prima.
Ora  Crombette non traduce dall'ebraico: non avrebbe infatti avuto alcun bisogno del copto per farlo!
Egli non traduce però nemmeno dal copto, perché la serie dei monosillabi che egli ricostruisce non costituisce affatto ... una frase copta.
Egli non utilizza dunque la lingua copta ma le parole copte.   
Egli collega in seguito le parole copte in un 'testo coordinato' che ne rappresenta una sorta di 'commentario'.
Esiste un termine appropriato per definire questo genere di esercizio letterario, quello della 'parafrasi' che il 'Grand Larousse' definisce: 'Sviluppo esplicativo di un testo, traduzione amplificata di un testo'...
In particolare si chiamano 'parafrasi' delle Scritture i «targums», che ricostruiscono in aramaico la Bibbia incorporandovi dei liberi commenti.
Il lavoro di Crombette (quanto alla Genesi) ricorda queste 'traduzioni-commentari': vi è infatti senza dubbio una traduzione, poiché si perviene ad un testo in francese; ma egli vi aggiunge un commento tratto dal senso copto dei fonemi ebraici.
Questo commento è libero perché non obbedisce alle regole di una grammatica.
Essendo pertanto anche un libero commentario della Bibbia, la parafrasi di Crombette non può pretendere - di per se stessa - di avere alcuna autorità.
Per questo stesso fatto essa sfugge alle condizioni che sono state poste dal Magistero per le traduzioni ufficiali della Bibbia destinate alla preghiera, alla liturgia o alla catechesi.
D'altra parte, essendo un commentario, esso non pretende nemmeno di imporre il senso di una frase ebraica: non gli si può opporre il fatto che il senso letterale evidente, ricevuto attraverso e dalla Chiesa, è differente.
In Crombette il senso primo era d'altronde mantenuto ma largamente superato e chiarito.
E alla obiezione che questa sfumatura terminologica (e cioé la 'lettura' per 'parafrasi') potrebbe portare a squalificare l'opera di Crombette, la risposta è che al contrario essa gli restituisce tutto il suo vero peso perché il suo valore si misura dall'interesse della sua lettura e dalla sagacità del suo autore... ».
Abbiamo dunque chiarito che quella di F. Crombette non è una traduzione dall’ebraico e nemmeno dal copto ma una parafrasi mediante la quale - partendo da un determinato valore linguistico dato ai radicali monosillabici copti delle parole ebraiche - egli li 'coordina' fra di loro costruendo un determinato testo. Non dobbiamo nemmeno dimenticare che ciascun monosillabo copto potrebbe avere vari significati, per cui il loro senso complessivo potrebbe cambiare a seconda del singolo significato che Crombette decideva di attribuirgli. E' ovvio che Crombette cercasse comunque di scegliere il significato che gli sembrasse più aderente al senso proprio del testo originale biblico e alla sua sostanza spirituale e dottrinale.
Pur dando atto a Fernand Crombette non solo delle sue profonde conoscenze scientifiche in molti campi – che emergono oltremodo evidenti dalle Opere che ha scritto - ma anche della sua genialità, dobbiamo però ben guardarci dal considerarlo 'infallibile' e – soprattutto dal punto di vista teologico-dottrinario – è bene per prudenza basarsi sempre sul senso comune (ancorché apparentemente contrastante con la scienza) del testo ufficiale della Bibbia autorizzato dal Magistero.
Prendiamo dunque queste sue ‘parafrasi’ con un prudente ‘beneficio di inventario’ ma – quanto agli aspetti scientifici – con non minore rispetto di quanto ne concediamo alle teorie sul Big-bang e ai relativi scritti di scienziati famosi come Weinberg e Hawking.
3.2 Le modalità di formazione della parte emersa della Terra, delle catene montuose, colline, laghi ed oceani nonché, alla fine, la creazione della vita vegetale.
Se Kant aveva ipotizzato l’anello acqueo come lo strumento di cui Dio avrebbe potuto servirsi per provocare il Diluvio universale, abbiamo visto che Crombette aveva invece approfondito l’ipotesi sul piano scientifico dimostrandone la fattibilità… a condizione che si fosse voluto dare a Dio la possibilità di modificare le forze della natura.
Kant aveva attribuito la caduta dell’anello a normali forze naturali, come una cometa o l’azione del freddo nello spazio, ma Crombette, grazie al suo sistema di decrittazione del copto, aveva capito che ciò che manteneva l’anello sospeso nello spazio, come nel caso degli anelli di Saturno, era la sua velocità di traslazione attorno alla Terra e che quindi solo una variazione in diminuzione di tale velocità ne avrebbe potuto provocare la caduta.
L’anello acqueo sarebbe dunque precipitato non per delle ordinarie leggi di natura, come pensato da Kant, ma per uno specifico intervento di Dio che dovette sospendere con una certa gradualità l’azione delle forze ordinarie (come appunto nel racconto biblico del miracolo solare di Giosué, di quello solare di Isaia e infine come nel caso del già citato movimento del sole in occasione  delle apparizioni della Madonna a Fatima nel 1917) provocando in tal modo il Diluvio.
La riduzione della velocità dell’anello di vapore acqueo avrebbe provocato infatti un suo abbassamento di quota e quando la velocità della sua parte inferiore fosse stata nulla, quest’ultima sarebbe via-via precipitata sulla terra trasformandosi appunto nella pioggia diluviale.
Crombette – che basa i suoi calcoli sulla dimensione della superficie terrestre e sulla quantità stimata di acqua presente negli oceani - riferendosi alla caduta durante il diluvio, dice:
«L'acqua non è caduta di colpo, ma in 40 giorni e 40 notti. Essendo la superficie terrestre allagata dall'anello di circa 400.000.000Km2 e la quantità d'acqua caduta di 750.000.000Km3, è facile vedere che sono caduti su questa superficie circa 1900m d'acqua, ossia circa 2m l'ora, un po' più di un mezzo millimetro al secondo: questa non è una caduta brutale».
In sostanza se oggi, ad anello caduto, la profondità media degli oceani è di circa 4.000 metri, prima che l’anello cadesse tale profondità doveva essere della metà, pari cioè a soli 2000 metri e quindi la parte emergente del continente unico di Pangea doveva essere molto più ampia della terraferma attuale.7
Avevamo anche accennato in precedenza al fatto che Crombette – attraverso l’analisi delle radici monosillabiche copte dell’ebraico antico – aveva decrittato alcune parole ricavandone il senso che l’acqua dell’anello sarebbe servita successivamente a ‘triturare’ la terra per formare dei depositi alluvionali.
Dice ancora F. Crombette (i grassetti sono miei): 8
« Quando al Diluvio le acque dell'anello si abbatterono sulla terra per 40 giorni e 40 notti, le montagne ne furono profondamente erose; si formò allora il grande diluvium, il grande loess che si è voluto ridicolmente mettere sul conto del vento per non dover credere alla grande catastrofe (gli studiosi increduli hanno la vita dura: non sono uccisi dal ridicolo!).  
Lo spessore di questo deposito, molto variabile con le regioni, a seconda che si trovassero più o meno direttamente sotto la cintura acquosa, che fossero più o meno sensibili all'erosione o più o meno formate in vasche, supera a tratti i 150 metri.  Ora, la scorza terrestre presenta degli accidenti orografici perché delle forze tangenziali si sono esercitate su di essa per corrugarla; questo, oggi, lo sanno tutti i geologi.  Ma ciò che queste forze hanno plissettato, sono gli strati sedimentari precedentemente deposti sulle pianure o nei sinclinali. I sedimenti hanno talvolta degli spessori considerevoli e valutabili anche in chilometri.  
Sulla base della velocità di deposito delle alluvioni o dei fondi marini moderni, dei geologi hanno valutato il tempo necessario alla formazione dei depositi stratigrafici e delle montagne delle diverse epoche in milioni e anche in miliardi di anni.  
In fatto di matematica, è quanto c'è di più facile: la regola del 3 semplice si insegna alla scuola elementare; ma i fenomeni naturali sono di un'altra complessità.  La sola esistenza dei plissettamenti, con gli accidenti tettonici bruschi che manifestano, avrebbe dovuto mostrare a degli spiriti non prevenuti che l'orogenìa era passata successivamente per dei periodi di attività e di riposo, e che poteva, pertanto, essere stato lo stesso per le formazioni sedimentarie.  
Ora, nei sedimenti, si scoprono frequentemente in cumuli dei fossili contemporanei che sembrano essere stati deposti come da una brusca catastrofe.  
Inoltre, ad ogni epoca geologica, corrispondono degli animali che non si ritrovano più alle epoche seguenti, il che differenzia nettamente la maggior parte dei terreni e dà un'idea dell'estensione del cataclisma che li ha annientati. Siccome questi animali si sono depositati nei sedimenti, bisogna pur che questi sedimenti siano passati anch'essi per alternative di deposito lento e rapido, di tempo normale e di sconvolgimenti.  
In ogni modo resta che, per fare dei plissettamenti, così come li vediamo sovrapposti nelle montagne, bisognava avere dei sedimenti da plissettare.
Ora, Colui che ha messo in opera, ad epoche determinate, le forze di plissettamento, è lo stesso che, in certi momenti, ha dovuto erodere le terre per formare da una materia compatta i sedimenti.  
A questo scopo, Egli non aveva che da precipitare periodicamente le acque superiori salvo farle poi risalire attivando la rotazione della terra; le acque cadevano in diluvio e, in un sol colpo, potevano formarsi 150 metri di deposito.
Emile Belot9 ha presentito, anche se non sbrogliato, questo processo quando ha scritto: "L'acqua degli oceani si è dunque evaporata almeno trenta volte.  É un'altezza media di 90Km d'acqua che, precipitando in questo primo diluvio, ha scolpito il nucleo della terra".
Nella parte geografica del nostro lavoro10, noi mostriamo "l'asciutto" ricostruito in un solo blocco sotto forma di una calotta sferica regolare; i continenti, le isole e i banchi si raccordano esattamente, ma queste concordanze non sono state possibili che effettuandole sulla costa sottomarina a -2000m.
Così, noi comprendiamo come, a partire dalla seconda generazione e nel corso dei tempi geologici, Dio si servì delle acque superiori "per triturare la terra e fare la gleba che ha riempito le cavità".  
Una tale massa liquida, cadendo in poche settimane, doveva fabbricare sedimenti in gran quantità. L'importanza dei lavori che furono affidati all'anello acqueo, giustifica Mosè di aver fatto della sua formazione l'oggetto della seconda generazione…».
Devo dire che - pur non sapendo se sia più o meno esatta la ‘parafrasi’ che F. Crombette  ha ricavato dalle radici monosillabiche copte delle parole ebraiche – la spiegazione scientifica di come possano essersi realizzati quei fatti appare piuttosto verosimile, una volta accettata l’idea di una possibile esistenza originaria di un anello di vapore acqueo  e della possibilità che Dio, così come ha impresso delle leggi di movimento a tutti i corpi celesti, abbia potuto agire sulle forze della natura da Lui stesso create. 11
3.3. La formazione di Pangea, l’isola originaria continentale.
Venendo però ora al terzo giorno della Genesi, ecco cosa dice invece il Cap. 1:
1,9 Dio disse:«Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. 1,10 Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
Far precipitare da una altezza stratosferica una tal massa di acqua sulla superficie di roccia magmatica della Terra - grazie alla potenza di impatto anche per l’aumentata forza cinetica acquistata nella velocità di caduta – poteva prima frantumare e poi via via sbriciolare e ridurre in ‘terra’ la superficie terrestre così come la violenza di un maglio può sbriciolare un vaso di terracotta.
Secondo F. Crombette sarebbe dunque stato il ripetersi di queste operazioni sulla Terra ancora informe e deserta ciò che dovette creare l’enorme massa di depositi alluvionali sedimentari e stratificati nonché di rocce sedimentarie oggi presenti su pressoché tutta la sua superficie.
Le spinte tangenziali esercitate contro la superficie terrestre per effetto della volontà di Dio, avrebbero dato origine a corrugamenti e plissettamenti della superficie stessa, vale a dire i monti, le valli e le colline che caratterizzano l’attuale orogenia, formando anche gli avallamenti nei quali giacciono ora le acque degli oceani e dei mari.
La Geologia – dice Crombette - avrebbe intuito una formazione delle montagne dovuta a spinte laterali ma – non ammettendo l’ipotesi ‘Dio’, vale a dire una Causa Intelligente, e ostinandosi a cercare inutilmente altre cause fisiche - non é riuscita a trovare in natura una ragione veramente plausibile non trovando, al di là della teoria della tettonica delle placche, alcuna forza che – da sé – potesse aver prodotto un risultato di così inimmaginabile e grandiosa potenza.
Suess aveva infatti scritto:12 "La forza plissettante ha un tempo agito su tutta l'estensione del globo... Gettiamo gli occhi su una carta dell'Asia.  Vi sono visibili degli archi... manifestamente armonici, cioè disposti secondo un piano d'insieme…  Nell'edificio asiatico... i grandi archi successivi sono venuti ad aggiungersi gli uni agli altri con una grande regolarità, dai tempi precambriani, e il piano primitivo si è così completato fino a un'epoca recente; forse l'Australia e le Oceànidi ci presentano una ripetizione dello stesso disegno".13
F. Crombette – in anni di paziente lavoro scientifico e basandosi sulle carte marine e sui rilievi dei fondali fatti dalle navi oceanografiche – ha scoperto che la deriva dei continenti, intuita dal geologo-geofisico Alfred Wegener ai primi del Novecento, non avvenne in milioni di anni come comunemente si crede, ma fu dovuta ad un improvviso cataclisma che sconvolse la Terra proprio in occasione del Diluvio universale.14
L’isola di Pangea, quale piatto di cocci che va in pezzi, si frammentò e i ‘pezzi’, vale a dire gli attuali continenti, ‘scivolarono’ con la loro ‘base’ sul fondo degli oceani allontanandosi dalla posizione originaria ma lasciando tuttavia sul fondo marino - nella loro primitiva posizione - l’impronta costituita dalla fuoriuscita di lava provocata dalla perdita di pressione dovuta allo spostamento della parte sovrastante. La lava dovette solidificarsi all’istante a contatto con l’acqua fredda dell’oceano universale che contornava Pangea, ma perché l’impronta lavica rimanesse, e rimanesse così nitida,  deve essere stato necessario – osserva Crombette – che il fenomeno della deriva sia stato rapido: dai suoi calcoli circa tre mesi e non milioni di anni.
Il Diluvio universale, nella ricostruzione di Crombette, non fu dunque solo costituito dalla immane quantità d’acqua che ebbe a coprire i monti più alti come dice la Bibbia, ma fu accompagnato anche da uno sconvolgimento terrestre con terremoti e tsunami di portata continentale che spiegano molto meglio la totale sommersione del pianeta e il fatto che dei resti fossili marini siano stati trovati nei depositi alluvionali delle montagne più alte.
Abbiamo già detto che partendo dal presupposto che prima della caduta dell’anello acqueo di Kant il livello dell’Oceano universale – in forza della divisione delle acque dell’alto e di quelle del basso come dice Genesi - doveva essere la metà rispetto a quello attuale che è di 4000 metri, è intuitivo che in origine la superficie emergente della Terra dovesse essere maggiore di quella attuale. E’ dunque dalla quota di -2000 metri sottomarini che Crombette ha iniziato a fare i suoi rilievi cartografici per scoprire l’ampiezza e la forma dell’asciutto originario.
A tale quota ridotta – con studi cartografici approfonditi dei fondali marini - egli è riuscito a ricostruire a ritroso il percorso dei continenti nella loro deriva e a far combaciare perfettamente i punti iniziali di partenza,15 molto meglio di quanto non fosse riuscito a fare Alfred Wegener partendo da quota 4000 metri, vale a dire il livello medio di profondità delle acque marine rispetto alle superfici emerse attuali.16 E’ al livello sottomarino di -2000 metri (e quindi con una maggior quantità di terre, che contornano le attuali parti emergenti dei nostri odierni continenti) che appare dal punto di vista cartografico sottomarino la forma originaria di Pangea prima del Diluvio universale: una rosa ad otto petali.
Un vero capolavoro, una rosa appena sbocciata con la località dove sarebbe sorta la città di Gerusalemme che occupa esattamente il centro.
Un dono, quello di Pangea a forma di fiore appena sbocciato, che – secondo F. Crombette - Dio aveva pensato di fare all’Umanità, prima di essere indotto a 'distruggerlo' con il Diluvio ed un contemporaneo sconvolgimento terrestre, e ciò non tanto a causa del Peccato originale dei Primi Due ma per la malvagità e corruzione che i loro discendenti avrebbero acquisito nei millenni successivi.
Al riguardo di Gerusalemme dirò ora la ragione per cui F. Crombette decise di approfondire con i suoi lunghi studi l'intuizione di Alfred Wegener sulla deriva dei continenti.
Egli - credendo con assoluta fede nella infallibilità della Bibbia, se ben compresa e ben tradotta - era rimasto colpito da un Salmo (73/74) che accennava al fatto che 'Dio...aveva operato la salvezza al centro della Terra' , salvezza che per i cristiani è stata notoriamente conquistata su una Croce a Gerusalemme.
Il mistico Crombette, meditando su questo salmo e ricordandosi della teoria di Alfred Wegener, decise di approfondirla riuscendo - grazie alla teoria di Emmanuel Kant e attraverso la propria geniale intuizione di provare a ricostruire il 'continente perduto' a meno 2000 metri sotto l'attuale livello marino - a risolvere alcuni problemi di maggior collimatura fra i vari continenti che Wegener non era riuscito a dipanare.
Egli scoprì così alla fine che il Salmo biblico ispirato non aveva mentito e che Gerusalemme si sarebbe trovata proprio al Centro di Pangea, come anche tramandava una antica credenza fra i popoli antichi.17
E quanto ai due ultimi versetti del terzo giorno della Genesi?
1,11 E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne. 1,12 La terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era una cosa buona. 1,13 Fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Beh…, lì non ci sono dubbi di interpretazione.
Sulla superficie terrestre, ormai resa soffice dalla ‘triturazione’ operata dalle ripetute cadute dell’anello acqueo, i semi creati da Dio, ognuno secondo la sua specie, produrranno germogli producendo erbe e piante che a loro volta cresceranno e produrranno frutti e semi.
Nel terzo giorno nasce dunque la Vita.

     

Pangea ‘ricostruita’ da Fernand Crombette, vista a -2000 metri sotto l’attuale
livello del mare. In grigio-azzurro – fra un continente e l’altro - sono marcate le terre del continente originario ora sommerse dal livello marino attuale di 4000 metri, aumentato per le acque del Diluvio. L’azzurro circostante l’isola è invece quello dell’Oceano  universale.

1  Da ‘Il giornale’, 7 settembre 2005 – pag. 18: ‘Gli anelli? Sono palle di neve’. (Sonda Cassini)
2  G.L.: ‘La Genesi biblica fra scienza e fede’, in tre volumi – Ed. Segno 2004 e 2005 disponibile per libero scarico nel sito internet dell’autore http://www.ilcatecumeno.net, Sezione Opere
3  G.L.: Opera sopra citata, Vol. II, Cap. 24.3 e Vol. III, Cap. 24.1
4  Nota dell’autore: quanto al metodo di ‘decrittazione’ dell’ebraico sulla base della radici monosillabiche copte scoperto da F.Crombette ed alla tecnica di formulazione delle sue ‘parafrasi’, vedere nel sito internet del CESHE-ITALIA http://digilander.libero.it/crombette, nella sezione delle opere, l’Opera di F. Crombette ‘La rivelazione della rivelazione’, Vol. I (n° di codice 42.351), pagg.15/30.
5  Sito del CESHE-FRANCE: www.ceshe.fr
 Sito del CESHE-ITALIA di Rosanna Breda http://crombette.altervista.org/index.htm
6  R. Hertsens: 'Reponses aux objections contre la 'Revelation de la Revelation' et Fernand Crombette - Science & Foi - N° 20 del 1991, pag. 21 (Trattasi di una traduzione libera dell'autore di parte del testo originale)
G. Landolina: vedi anche   'La Genesi biblica fra scienza e fede' - Vol. II, Cap. 24.3 - Ed. Segno e suo sito internet già citato
7 Vedere al riguardo, di F. Crombette, ‘La Genesi’ in ‘La rivelazione della rivelazione’. Vol. I, pagg. 131/156 – Codice 42.351 in http://crombette.altervista.org/index.htm
8  G.L.: La Genesi biblica fra scienza e fede’ – Vol. II, Cap. 5 – Ed. Segno
9 - ‘L'origine cosmogonique des formes de la terre’, p. 328, Revue scientifique, 1916.
10 - ‘Essai de Géographie... divine’ - Cahiers du Ceshe, rif. 2.28. - vedi anche  sito Ceshe-Italia: http://digilander.libero.it/crombette: Fernand Crombette: ‘Saggio di Geografia ...divina' - Vol. II
11  Nota dell’autore: ricordiamo al riguardo il già citato esperimento del fisico belga Plateau riprodotto in laboratorio dall’ingegnere minerario Lenique. Utilizzando una sfera pastosa in sospensione in un vaso d’acqua addizionata con alcool, attraversandola con un ago verticale al quale era stato impresso un movimento di rotazione, la sfera – girando sul proprio asse – si appiattiva ai poli, il che aveva fatto pensare che alla Terra fosse successa la stessa cosa. Accelerando tuttavia il movimento di rotazione, si formava un rigonfiamento all’equatore della sfera e, a partire da una certa velocità, tale rigonfiamento si staccava dalla sfera sotto forma di anello rotante.
12  - ‘La face de la terre’, volume III, p. 7, 10, 11, 16, 22 Armand Colin, Parigi, 1900.
13  F. Crombette: ‘La rivelazione…’ – pag. 173, vedi sito internet citato
14  Vedi al riguardo, dell’autore, l’ampia trattazione contenuta ne ‘La Genesi biblica fra scienza e fede’, Ed. Segno, Vol. II, Capp.  Dal 3 al 12, con l’approfondimento dei principi su cui si basa l’attuale teoria stratigrafica della terra e la presunta datazione delle varie ere geologiche e degli esperimenti in laboratorio sui depositi alluvionali effettuati da Guy Berthault. L’opera è reperibile nel sito  internet dell’autore ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’ digitando http://www.ilcatecumeno.net
15 Nota dell’autore:  E’ sufficiente osservare su un atlante geografico la forma costiera del continente sud-americano che combacia perfettamente con la costa dell’Africa occidentale - anche dal punto di vista della composizione geologica dei terreni, flora e fauna - per avere l’evidenza del fenomeno.
16  I temi della formazione della terra e della deriva dei continenti sono trattati scientificamente nei quattro ponderosi volumi di Fernand Crombette: ‘Essai de geographie… divine’, reperibili nel loro testo originale sul sito del CESHE FRANCE www.ceshe.fr oppure  – nella traduzione in lingua italiana di Rosanna Breda – nel sito CESHE-ITALIA  http://crombette.altervista.org/index.htm nel quale vi è anche una adeguata ‘presentazione’ della figura e delle opere del grande - anche se per ora ancora ignoto ai più - studioso e mistico francese.
In merito vedi dell’autore i due articoli pubblicati sulla rivista ‘Il segno del soprannaturale’ (‘Deriva dei continenti:Gerusalemme al centro della Terra?’, nov. e dic. 2005) reperibili anche nel sito dell’autore nella Sezione ‘Pensieri a Voce alta-articoli stampa’, nn. 35 e 36.
17  G.L.: 'LA GENESI BIBLICA FRA SCIENZA E FEDE' - Vol. II, Cap. 6/7 - Ed. Segno, vedi anche sito internet dell'autore
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