VoceALTA-037 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
     
Aprile 2006 - (Seconda parte di due)
037. La 'Genesi' di Fernand Crombette, quella  di Maria Valtorta, la dottrina del peccato originale e quella dell'evoluzionismo

«Mai abbastanza potrà essere ripetuto l'insegnamento della Dottrina del Peccato originale. Mai abbastanza potrà essere sottolineato il fatto che la dottrina dell'evoluzionismo, tanto apprezzata da chi dice di amarmi, ponga in discussione l'Amore di Dio ed il significato del mio Sacrificio...».
Il virus 'psicosomatico'...
Nella prima parte di questa nostra chiacchierata dei miei 'Pensieri a voce alta', avevo introdotto il tema del Peccato originale trattato nella Genesi biblica, visto nell'ottica delle 'decrittazioni' di Fernand Crombette ed in quella delle visioni della mistica Maria Valtorta, da valutare poi sulla base della Dottrina cristiana e della dottrina dell'evoluzionismo.
Avevo in particolare già spiegato, sia pure per sommi capi, la tecnica -  non delle traduzioni dall'ebraico - ma delle parafrasi che Crombette componeva estraendo le varie radici monosillabiche copte contenute in ciascuna parola ebraica del testo biblico.
Ecco ora la parafrasi parabiblica1 fatta da F. Crombette sui tre versetti successivi 4,5,6 del Cap. 3 di Genesi:
«Colui che è stato precipitato nelle dimore inferiori, per sviare la mente della donna disse allora ridendo: "Morire?  Assolutamente no!  Ma piuttosto la legge che una colpa sarebbe pagata con la morte è stata decretata da Ehélohidjm per dominare intorno: curvate prima la testa, avrete solo la possibilità di mangiare nel tempo in cui Lui stesso lo consentirà".  Il geloso spirito ribelle distruggeva così la fiducia e gettava lo scompiglio nel cuore con questa bestemmia che Ehélohidjm ci teneva a dominare tra gli spiriti.  La donna, che fino ad allora aveva conservato l'innocenza, la sincerità e la fede, vide che questa specie di frutto era a portata di mano, puro e bello, ed essendo stata sedotta dal ribelle che aveva detto ciò che era male, fece ciò che era male: mangiò avidamente ciò che non era permesso e che finiva per dare la morte.  Avendo visto che la pianta faceva certamente allungare la vita all'estremo, essa ne diede anche al suo simile e gli disse: "Ritengo che ci è stata raccontata una favola; sostengo che questo frutto non è cattivo".  E anche il suo compagno mangiò del frutto proibito.  L'ingannatore della donna caduta ruggì e scoppiò a ridere alla riuscita della sua seduzione».
Avevamo anche detto che quello del Peccato originale è un tema più che mai attuale perché oggi, a causa del razionalismo, minacciano di franare le stesse fondamenta della Fede cristiana.
I testi che parlano del Peccato originale sono ben conosciuti.
Innanzitutto - nell'Antico Testamento - é la Genesi stessa al Cap. 3.
Poi, nel Nuovo Testamento, ne parla in maniera più 'dottrinaria' San Paolo nel Cap. 5 della sua Epistola ai Romani e quindi nel Cap. 15 della Prima lettera ai Corinti.
Infine - con riferimento alla Tentazione di Satana - vi è il Libro della Sapienza che cita testualmente (2,24): 'Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo...'.
Basta peraltro consultare il Catechismo della Chiesa cattolica per non aver dubbio alcuno sulla validità della Dottrina del Peccato originale: vi è chiaramente ed ampiamente spiegata. Si tratta di una dottrina che i Padri della Chiesa hanno da sempre insegnato come un fatto 'storico', cioé effettivamente avvenuto.
Adamo ed Eva - che non dobbiamo vedere come uomini simili a noi ma come esseri umanamente perfetti sotto ogni punto di vista e ripieni di doni divini di intelligenza e sapienza - compiono ad un certo punto un errore fatale: essi, che erano i 're' del Creato e tutto avevano avuto, persino l'immortalità, disubbidiscono all'unico comando che Dio aveva loro dato, e così facendo gli si ribellano.
Il loro errore - che per un uomo come quello attuale, decaduto spiritualmente e moralmente, sarebbe abbastanza perdonabile - nel loro caso fu gravissimo proprio in  funzione del loro 'stato' originario di perfezione e di unione con Dio.
Essi commettono lo stesso Peccato di Lucifero e si salvano dalla condanna all'inferno solo per misericordia divina forse perché - raggirati ed ingannati da un angelo decaduto che era enormemente più intelligente di loro - Dio concede loro le  'attenuanti'.
Il distacco da Dio - al quale i Due non sono più uniti dall'Amore - provoca però la perdita dei doni soprannaturali, la perdita della Grazia. L'io-naturale prende il sopravvento sull'io-spirituale e nascono egoismo, invidia, passioni smodate e quell'aggressività che poi fiorirà nell'omicidio di Abele da parte di Caino.
Il 'virus spirituale' - una sorta di virus psicosomatico, essendo l'uomo una unità psicosomatica - si trasmette in qualche maniera anche al corpo che perde l'originaria integrità, le sue difese immunitarie, e comincia quindi progressivamente a decadere, ad ammalarsi, a morire.  
Le tare fisiche, spirituali e morali dei due progenitori, come può avvenire anche oggi per certe malattie infettive o genetiche, si trasmettono per via riproduttiva di figlio in figlio, e sono oggi le 'nostre' tare. Noi non siamo colpevoli del Peccato originale dei Primi Due, tuttavia ne subiamo ormai le conseguenze.
L'Incarnazione del Verbo ha avuto lo scopo di ricordarci la nostra natura di spiriti immortali creati da Dio, infusi in una carne umana, e di insegnarci con la dottrina dell'Amore la via più sicura per salvarci, mentre il suo volontario Sacrificio in croce ha avuto anche lo scopo di riscattarci di fronte al Padre da quella condanna originaria inflitta ai primi Due, condanna che altrimenti ci avrebbe precluso per sempre il ritorno al Cielo.
I teologi positivisti moderni e la loro dottrina sull'evoluzione
Negare il Peccato originale significa di fatto negare le radici profonde della missione del Verbo, significa negare il significato della sua Incarnazione e Sacrificio, significa negare l'Amore di Dio per l'uomo.
Tutto chiaro, vero? Eppure..., eppure quella  del Peccato originale è una dottrina che molti teologi 'moderni' hanno cominciato a mettere in discussione.
Padre André Boulet, in una conferenza tenuta qualche anno fa a Parigi2, aveva affrontato questa problematica con grande lucidità intellettuale e competenza teologica.
Egli - riferendosi ai paesi di lingua francese - registrava con estremo rammarico il fatto che molti teologi non credono più a questa dottrina. Più o meno esplicitamente viene da essi negata l'originaria Tentazione da parte di Satana, l'esistenza del quale come 'persona' angelica viene messa non di rado in dubbio venendo egli assimilato non ad un angelo decaduto ma piuttosto ad un principio astratto del Male che fa parte intrinseca della natura umana.
È la teoria evoluzionistica quella che è in buona parte responsabile di questa situazione.
I teologi del XX° secolo - dice Padre Boulet - hanno sempre più considerato l'evoluzionismo come una teoria veramente 'scientifica' finendo per credere alle argomentazioni (supposte) scientifiche che molti scienziati (di norma non credenti) portavano a suo sostegno. Argomentazioni che ancor oggi non possono fregiarsi di alcuna vera prova scientifica in quanto tale, mentre al contrario ve ne sono altre veramente scientifiche che la contraddicono.
L'evoluzionismo - prova o non prova - é dunque ormai divenuto una sorta di  dottrina filosofica che abbraccia vari campi e discipline, se non  quasi una dottrina 'religiosa': molti di questi scienziati vi credono infatti 'per fede', e spesso in molti di loro si tratta anche di una fede pregiudizialmente ostile al Cristianesimo.
Secondo queste teorie, l'intelligenza umana - come pure l'autocoscienza e la piena libertà - è stata il risultato di un lento cammino che dalla prima cellula primordiale ha portato ai primati, agli ominidi e poi all'uomo.
Un 'uomo' siffatto, non responsabile in quanto 'animale', non poteva compiere colpe gravi.  
Molti teologi - per lo più in buona fede e spesso senza una adeguata preparazione realmente scientifica e multidisciplinare - si sono 'fidati' e hanno dunque finito per pensare che i testi di Genesi non potevano avere alcun valore scientifico e che quindi non potevano essere veritieri né dare alcuna reale informazione circa l'apparizione dei primi uomini sulla terra.
All'esegesi di questi testi ne è stata dunque sostituita un'altra, detta 'storico critica', che considera i primi tre capitoli di Genesi sui sei giorni della Creazione come dei 'generi letterari', parenti di miti di altre culture antiche sumero-babilonesi.
Sono al contrario tali culture quelle che hanno recepito 'tracce' del  racconto originario sulle Origini che era stato tramandato dalle generazioni precedenti, ma che venne da loro via via 'paganizzato' secondo la propria cultura.
Nell'ottica dell'esegesi 'storico-critica', il racconto biblico esprimerebbe dunque solo il senso della limitatezza dell'uomo, incline per sua specifica natura a disordini di ogni tipo derivanti dalla sua discendenza animale.
Secondo questo filone di pensiero - dice ancora Padre Boulet - se San Paolo nella sua lettera ai Romani parlava della disobbedienza di Adamo ed Eva attraverso la quale 'la morte è entrata nel mondo', è perché ignorava tutte le 'scoperte scientifiche' del XX° secolo e la conseguente 'esegesi scientifica' che si è imposta.
Ora - osservo io - se l'astuzia di Satana è stata quella di far credere agli uomini odierni che 'lui' non esiste ma vi è solo un principio 'astratto' del Male connaturato all'uomo - qui, con questi teologi, siamo giunti veramente al 'top'.
I vari teologi positivisti dell'Ottocento e del Novecento - alla Loisy, alla Renan, alla Bultmann ed i loro epigoni ancora più moderni - hanno fatto e stanno infatti facendo scuola al riguardo.
Non solo Satana per essi non esisterebbe ma - se riflettete bene - se ne deduce che nemmeno il Verbo di Dio avrebbe mai potuto incarnarsi in Gesù Cristo per salvarci dalle conseguenze di un Peccato originale che non sarebbe mai esistito.
Lo stesso Gesù - secondo i positivisti - sarebbe stato un patetico esaltato convinto di essere 'Figlio di Dio'.
In definitiva - visto che non vi è Peccato originale, che Satana non esiste ma che esiste al contrario l'uomo 'che fa il male' - il responsabile di tutto, il responsabile del Male, diventa Dio stesso che ha creato un 'uomo' siffatto.
Chiudiamo qui, allora, perché abbiamo detto quanto volevamo dire, ma tonifichiamoci lo spirito e tiriamoci sù il morale con un altro splendido brano3 della mistica Valtorta che integra - sempre sul Peccato originale - quello riportato nel 'Pensiero' precedente.
Il Gesù delle sue visioni - commentando la disubbidienza di Eva contrapposta all'ubbidienza di Maria - le dice ad un certo punto:
«...Lucifero era angelo, il più bello degli angeli. Spirito perfetto, inferiore a Dio soltanto. Eppure nel suo essere luminoso nacque un vapore di superbia che esso non disperse. Ma anzi condensò covandolo. E da questa incubazione è nato il Male.
Esso era prima che l'uomo fosse. Dio l'aveva precipitato fuor dal Paradiso, l'Incubatore maledetto del Male, questo insozzatore del Paradiso. Ma esso è rimasto l'eterno Incubatore del Male e, non potendo più insozzare il Paradiso, ha insozzato la Terra.
Quella metaforica pianta sta a dimostrare questa verità. Dio aveva detto all'uomo e alla donna: "Conoscete tutte le leggi ed i misteri del creato. Ma non vogliate usurparmi il diritto di essere il Creatore dell'uomo. A propagare la stirpe umana basterà il mio amore che circolerà in voi, e senza libidine di senso ma per solo palpito di carità susciterà i nuovi Adami della stirpe. Tutto vi dono. Solo mi serbo questo mistero della formazione dell'uomo".
Satana ha voluto levare questa verginità intellettuale all'uomo, e con la sua lingua serpentina ha blandito e accarezzato membra e occhi di Eva, suscitandone riflessi e acutezze che prima non avevano, perché la Malizia non li aveva intossicati.
Essa "vide". E vedendo volle provare. La carne era destata.
Oh! se avesse chiamato Dio! Se fosse corsa a dirgli: "Padre! Io son malata. Il Serpente mi ha accarezzata e il turbamento è in me". Il Padre l'avrebbe purificata e guarita col suo alito, che, come le aveva infuso la vita, poteva infonderle nuovamente innocenza, smemorandola del tossico serpentino ed anzi mettendo in lei la ripugnanza per il Serpente, come è in quelli che un male ha assalito e che, guariti di quel male, ne portano una istintiva ripugnanza.
Ma Eva non va al Padre. Eva torna dal Serpente. Quella sensazione è dolce per lei.
"Vedendo che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi e bello all'occhio e gradevole all'aspetto, lo colse e ne mangiò". E "comprese ".
Ormai la malizia era scesa a morderle le viscere. Vide con occhi nuovi e udì con orecchi nuovi gli usi e le voci dei bruti. E li bramò con folle bramosia. Iniziò sola il peccato. Lo portò a termine col compagno.
Ecco perché sulla donna pesa condanna maggiore. E' per lei che l'uomo è divenuto ribelle a Dio e che ha conosciuto lussuria e morte. E' per lei che non ha più saputo dominare i suoi tre regni: dello spirito, perché ha permesso che lo spirito disubbidisse a Dio; del morale, perché ha permesso che le passioni lo signoreggiassero; della carne, perché l'avvilì alle leggi istintive dei bruti.
"Il Serpente mi ha sedotta" dice Eva.
"La donna m'ha offerto il frutto ed io ne ho mangiato" dice Adamo.
E la cupidigia triplice abbranca da allora i tre regni dell'uomo. Non c'è che la Grazia che riesca ad allentare la stretta di questo mostro spietato. E, se è viva, vivissima, mantenuta sempre più viva dalla volontà del figlio fedele, giunge a strozzare il mostro ed a non aver più a temere di nulla.
Non dei tiranni interni, ossia della carne e delle passioni; non dei tiranni esterni, ossia del mondo e dei potenti del mondo. Non delle persecuzioni. Non della morte.
È come dice l'apostolo Paolo: "Nessuna di queste cose io temo, né tengo alla mia vita più di me, purché io compia la mia missione ed il ministero ricevuto dal Signore Gesù per rendere testimonianza al Vangelo della Grazia di Dio".

1  F.  Crombette: per le sue 'parafrasi' vedi 'La rivelazione della Rivelazione' - Vol. II, Codice 42.43 tradotta in italiano nel sito internet Ceshe Italia
2  Conferenza del Ceshe-France, 18/19 settembre 1999, Montmartre, Paris
3  Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. I, Cap. 17, pagg. 100/103 (Dettato 8 marzo 1944) - Centro Editoriale Valtortiano di Isola del Liri

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