VoceALTA-020 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
Luglio 2003
020. Il Limbo, questo sconosciuto…!
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Ma che fine fanno, nell’Aldilà, i ‘giusti’ delle religioni ‘non giuste’?
Nella edizione de ‘Il Segno del soprannaturale’ del dicembre scorso avevo trattato il tema dell’anima e dell’origine delle religioni, tema approfondito poi nel successivo numero del gennaio 2003, sempre alla luce – come faccio io - delle visioni e degli insegnamenti impartiti dal Gesù dell’Opera della grande mistica moderna Maria Valtorta.
Affrontando il tema delle religioni ‘non giuste’, commentavo fra l’altro l’episodio evangelico dell’Opera valtortiana in cui Gesù – dopo aver colloquiato con la samaritana al pozzo di Giacobbe nella cittadina di Sichar di cui parla l’evangelista Giovanni (Gv 4) – incontra successivamente un gruppo di abitanti che gli confidano la loro segreta angoscia di non potersi salvare essendo essi appunto di una religione ‘non giusta’.
I samaritani erano ‘scismatici’ rispetto alla religione ortodossa dei giudei, ma essi - pur non volendo tornare indietro e riappacificarsi con i giudei con i quali erano ai ferri corti - vivevano psicologicamente male questa loro situazione di ‘reprobi’ e ‘separati’.
Essi si sentivano in  qualche modo colpevoli delle colpe dei loro padri ma non avevano il coraggio di abbandonare la loro nuova religione per tornare alla vecchia.
La risposta di Gesù è chiara.
Essi – pur scismatici - non sono responsabili delle colpe dei loro padri.
Se essi samaritani operano in buona fede e in spirito di giustizia – dice Gesù -  anche per loro che non sono della religione giusta, perché scismatici, vi sarà salvezza, perché Dio legge nei loro cuori e li giudicherà alla fine per le loro buone azioni, cioè per il loro esser stati dei ‘giusti’.
Gesù spiega infatti che tutte le anime degli uomini, di qualsivoglia razza, sono di Dio e che, ‘perduta al Cielo’, lo sarà solo l’anima di chi ha peccato rispetto alla legge dei ‘dieci comandi’ che Dio ha inciso nel cuore di ogni uomo...
I giusti delle altre religioni ‘non giuste’ – aggiunge ancora Gesù - si salveranno, come pure chi ha peccato ma si pente, perché Dio – che vuole tutti salvi - non vuole la morte spirituale del peccatore ma che egli guadagni invece la vera Vita, quella del Cielo.
Da ciò io deducevo – meditando - che non si salvano solo i ‘cristiani’ ma anche gli uomini di altre religioni ‘non vere’ – purché essi - peraltro convinti di essere della religione giusta – rispettino la Legge naturale incisa da Dio nel ‘Dna’ spirituale dell’anima creata per ogni uomo.
Un lettore di ‘Segno’ – dopo aver letto la prima parte dell’articolo, quella del dicembre scorso - scriveva però al Direttore della Rivista: “…Visto che l’argomento sarà ripreso nella prossima puntata, preferirei che l’autore tenesse presente le pagine di Valtorta che mi permetto di allegare, dove si parla anche di Purgatorio e di Limbo dove sosteranno in attesa del Giudizio universale tutti i non battezzati, anche se ‘giusti’. Ritengo che questo vada puntualizzato per non favorire l’andazzo di chi crede che ‘tutte le religioni sono uguali’, o che, magari, si crede in diritto di crearsi una propria religione ‘’fai da te’…”.
Nella seconda puntata del gennaio 2003 credo di aver comunque opportunamente sviluppato con altri argomenti il concetto che le religioni non sono affatto tutte uguali, e che anzi quella cristiana è l’unica veramente ‘vera’, ma – non avendo avuto conoscenza in tempo dello scritto del nostro lettore - non ho potuto affrontare il tema molto importante ed a lui caro del Limbo che è invece un argomento decisivo per capire meglio la necessità della evangelizzazione da parte di ogni cristiano.
Lo faccio ora, anche se per ragioni di spazio sarò qui necessariamente sintetico, rimandando per una più approfondita meditazione sull’argomento ad un mio nuovo libro (il terzo volume de “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni”) di prossima pubblicazione da parte dell’Editore.
Dal punto di vista dottrinario cosa sappiamo, noi, del Limbo?
Padre Enrico Zoffoli – che aveva a suo tempo insegnato nella Pontificia Università Lateranense e che era stato membro della Pontificia Accademia Romana – nel suo ‘Dizionario del Cristianesimo’ (Ed. Synopsis, 1992) alla voce ‘Limbo’, testualmente scrive:
Limbo:
Luogo-condizione di serena e fiduciosa attesa di tutti i giusti prima della risurrezione di Cristo.
La tradizione sul ‘limbo’ destinato ai bambini morti senza il battesimo  non è chiara: sembra più una « ipotesi teologica » che una « verità di fede ».
La sua esistenza era supposta dalla preoccupazione della necessità del Battesimo per tutti, contro l’eresia pelagiana che negava la trasmissione del Peccato originale…
Quanto poi alla sua natura, Padri e Teologi non si sono pronunziati in modo concorde…
La Chiesa, infine, non ne ha fatto mai oggetto di un’esplicita e categorica dichiarazione dogmatica.
Oggi, piuttosto comunemente, si riconosce la serietà delle ragioni che escludono il ‘limbo’ come eterna condizione intermedia fra paradiso e inferno, anche se la salvezza suppone necessariamente il battesimo per tutti, compresi i bambini (S.th., I-II, q.89, a.6 sed c; Suppl., q. 69, a.7, c.).
V. Battesimo, bambini morti senza batt.
Nel brano valtortiano allegato allo scritto del lettore1 sopra citato era descritto in particolare l’episodio di una visione evangelica della mistica in cui Gesù parlava agli apostoli sviluppando un duplice concetto.
Vi sono, da un lato, persone che - pur essendo state della religione giusta - non si salveranno perché non avranno voluto vivere da ‘giusti’.
Vi sono invece, dall’altro lato, persone che – pur non essendo della religione giusta, ma comportatisi da giusti e convinti della giustezza della propria religione - avranno in premio il Cielo.
Ma lo avranno alla fine del mondo quando – continua il Gesù valtortiano - delle quattro dimore dei trapassati (Limbo, Purgatorio, Paradiso e Inferno) rimarranno per l’eternità solo le ultime due.
La Giustizia di Dio – spiega Gesù – non potrà che conservare e dare i due regni eterni a chi dall’albero del libero arbitrio ha scelto i frutti buoni o ha voluto quelli malvagi. Ma quanta attesa – conclude Gesù - per questi pagani virtuosi…
Avevo però un amico che non era molto d’accordo su questa ‘Giustizia’ del ‘Dio dei cristiani’.
Era ‘tosto’, l’amico. Era un anticlericale che si dichiarava ateo. Era anche intelligente ma era difficilissimo superare tanti suoi pregiudizi, radicati in lui fin da quando era giovane, che gli impedivano di aprire la sua mente a dei ragionamenti spassionati.
Cercavo con una fatica improba di ‘convertirlo’ ma Egli diceva appunto di trovare ingiusto un ‘Dio’ dei cristiani che concedeva solo ad essi – in quanto battezzati - il ‘privilegio’ di andare in Paradiso.
Ero alle mie prime armi nell’opera di ‘evangelizzazione’ e non sapevo con quali argomenti superare questo scoglio anche perché io stesso ero convinto che per salvarsi bisognasse essere cristiani, cioè battezzati.
Ma dopo quella prima volta la ‘Luce’ di quel 'mio' ‘Subconscio creativo’ che ogni tanto interviene nei miei libri a raddrizzare certe mie idee storte o a colmare certe lacune, ebbe a chiarirmi al riguardo2:
Luce:
Dio fu ingiusto con i non cristiani, concedendo solo ai cristiani i benefici della redenzione, consentendogli cioè di andare in Paradiso?'...
Questo ti sei chiesto più volte, questo a volte ti hanno chiesto,  questo devi chiarire bene.
Dio è innanzitutto, oltre che buono, giusto: Giustizia nel giudicare, nel premiare, nel punire.
Già ti ho spiegato che il Signore, all'uomo che - egli sapeva - avrebbe sbagliato, aveva inciso nel 'cuore' la legge naturale dei dieci comandi.
Già quella, seguendola, era sufficiente ad assicurare il ritorno a Dio, nel Paradiso celeste, in Cielo: il ritorno a Dio, ma il ritorno dei 'giusti', perché Dio - come ti dissi - 'buono, ma non stolto è', e giustizia vuole che i 'non giusti' non vengano premiati, anzi vengano puniti.
Ora Dio aveva però anche fatto la 'promessa': quella di mandare chi avrebbe schiacciato con il tallone il capo al Serpente, cioè il Cristo, figlio della Vergine Santissima, la Prediletta dopo il Figlio, ma prediletta quanto il Figlio.
I giusti che erano morti nel frattempo (ché i 'non giusti' neanche meritano considerazione perché in pratica hanno voluto autocondannarsi con le loro stesse mani, grazie allo stesso libero arbitrio che loro vollero fonte di perdizione e che i giusti vollero liberamente come fonte di salvezza), nel frattempo -  cioè nel vostro 'tempo', ché Io 'tempo' non ho, e cioè da Adamo ed Eva fino alla resurrezione del Cristo che discese agli 'Inferi' - i giusti, dicevo, erano nel Limbo.
Il 'Limbo' è una specie di 'sala di aspetto' dove si attende il 'treno' che porta in Paradiso.
L'attesa può anche essere lunga, ma l’aspettativa di vedere e gioire nel Signore ricompensa largamente e fa sì che il Limbo, nella pregustazione della Felicità Eterna, sia alla fin fine più una 'gioia'.
Dunque, per i giusti, da Adamo ed Eva in poi, per tutti i giusti che sarebbero venuti, era previsto il Limbo fino al Giudizio Finale, quando sarebbero stati giudicati i vivi e i morti: vivi e morti nello spirito, ed i vivi avrebbero asceso al Cielo.
Ma grazie alla Redenzione, grazie ai meriti del Cristo - crocifisso con orribile Passione dove il dolore non fu la croce di legno ma la Croce dei Peccati del Mondo: tutti divinamente visti per poter meglio soffrire, meglio riscattare e meglio perdonare - grazie alla Redenzione, il Padre buono concesse - mi spiego con dei termini che ti faranno sorridere ma che almeno ti sono, vi sono, famigliari e vi aiutano a capire - una sorta di 'amnistia' a tutti i Giusti del Limbo, che vennero così 'liberati' e felici poterono in anticipo ascendere al Cielo.
Per gli altri giusti, cioè quelli che sarebbero venuti dopo questi, di nuovo la sosta nel Limbo fino alla Fine.
Né questo fatto, questa eccezione, ti deve parere strana.
La mia 'amnistia' non fu come le vostre, imperfette e ripetute dove col 'Buono' escono i 'Cattivi', continuamente.
La mia fu 'unica' e concessa veramente per un fatto straordinario: la morte di un Dio - autocrocifisso poiché Lui accettò, anzi volle la crocifissione per riscattarvi - e la redenzione, ma soprattutto la conquista della 'Gloria' a causa del patimento subito e dell'Amore profuso, per cui avendo liberato il suo popolo in terra dalla schiavitù del Peccato Originale, Egli, il Figlio, aveva diritto al suo primo Popolo in Cielo, quello appunto dei Giusti rimasti fino a quel momento nel Limbo.
Cristo, dunque, venne per tutta l'Umanità, e tutta l'Umanità riscattò concedendole la possibilità - grazie alla Legge dei Dieci Comandi incisa nel Cuore e grazie al proprio Libero Arbitrio - di tornare al Padre per costituire, per essere, il Popolo di Dio in Cielo, dopo essere stati ‘figli di Dio’ in Terra.
Ma a quelli che, in più, vollero, vorranno essere 'Cristiani': un premio, un 'incentivo' migliore.
Perché? Non è giusto?
Essere 'cristiani' non è un 'privilegio', umanamente parlando.
Non è un privilegio perché essere cristiani vuol dire essere del Cristo, e Cristo è Dio, e non si può essere del Cristo, umanamente parlando come fate voi, cioè a parole.
Bisogna esserlo spiritualmente, con Amore e con Dolore... il dolore accettato ed offerto al Signore.
E tutto questo, umanamente, è 'condanna' anche se spiritualmente, poi, sarà premio.
Ma in più, in più per il cristiano - che avendo avuto l’opportunità di nascere 'cristiano', come pure per colui che non essendo cristiano sarà stato posto a contatto stretto con la Dottrina cristiana ma l'avrà volutamente respinta, respinta con il cuore, non condividendone l'Amore - ecco, per questi, l'opportunità sarà stata Mezzo di Prova, prova perduta e quindi occasione di giudizio ancora più severo, perché avranno sprecato il 'talento' che il Signore aveva loro dato.
L'esser cristiani di nome, non esserlo di fatto, non privilegio sarà stato ma addirittura fattore di condanna perché avendo avuto la sorte di conoscere veramente Dio, il vero Dio, la Sua Dottrina, questi l'hanno, l'avranno respinto.
E condanna avranno, perché Dio... ‘buono, giusto, ma non stolto è’…                                                                
Alla sera del Tempo, cioè al momento del Giudizio Universale, i Giusti - che non avranno avuto la sorte di essere stati salvati in Cristo e per il Sangue di Cristo che circola santificante nella Chiesa dei Cristiani - saranno comunque riscattati dal Peccato in virtù del Sacrificio perfetto operato dal Cristo, Dio e Uomo.
Sacrificio perfetto come Dio e come Uomo.
Nell'attesa essi rimangono nel Limbo: non sofferenza e non gioia.
Ma non è ingiusta questa loro sorte come non fu ingiusta la sorte dei discendenti di Adamo menomati dal Peccato nello Spirito, nel Morale, nella Carne.
È per questo che bisogna fare apostolato: per diffondere il cristianesimo e fare in modo che quanti più giusti non cristiani diventino 'giusti' cristiani così da poter godere da subito, al momento della loro morte, l'ingresso nella nuova Vita che è gioia eterna.
Parimenti saranno benevolmente giudicati i giusti cristiani che avranno dentro di sé rispettato - pur senza stretta osservanza delle norme - i principi del vivere cristiano: timor di Dio e amore di prossimo…
…Chiariamo ancora il concetto.
È la Grazia quella che consente all'uomo il diritto alla Vita.
Ma la Grazia, per quelli dopo Cristo, è data solo in virtù del Battesimo. E giusto questo è perché altrimenti non vi sarebbe incentivo e premio al diventare cristiani, vale a dire Figli di Dio in Cristo.
Quindi tutti quelli non battezzati ma incolpevoli non andranno all'Inferno: che è sofferenza pura, non andranno in Purgatorio: che è pur sempre sofferenza d'amore, ma resteranno nel Limbo: dove la sofferenza non è, in attesa che la Gioia venga, fatto che è già 'gioia' in quanto 'anticipazione', pregustazione di gioia futura.
Capito meglio ora?
Beh…, in effetti - allora – io avevo capito meglio, ma voi, con le mie spiegazioni, ora?
Ma nell’Opera Valtortiana non è solo Gesù – che lo fa comunque in vari passi del ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’– a parlare di Limbo dei non cristiani, ma è anche il Divino Autore, cioè lo Spirito Santo, che dà alla mistica meravigliosi dettati di spiegazione nelle ‘Lezioni sull’epistola di Paolo ai Romani’(Centro Editoriale Valtortiano di Isola del Liri).
Dopo aver parlato dell’uomo peccatore e della tribolazione che lo attende nell’Aldilà, lo Spirito Santo dice infatti3:
Voi non potete, neppure per descrizione divina, concepire esattamente cosa è la dannazione, cosa è l'inferno. Così come visione e lezione divina di ciò che è Dio ancor non può darvi la gioia infinita della esatta conoscenza dell'eterno giorno dei giusti nel Paradiso, così altrettanto né visione né lezione divina sull'Inferno può darvi un saggio su quell'orrore infinito. Per la conoscenza dell'estasi paradisiaca e per l'angoscia infernale, a voi viventi sono messi confini. Perché se conosceste tutto quale è, morireste d'amore o di orrore.
E castigo e premio saranno dati con giusta misura al giudeo come al greco, ossia al credente nel Dio vero come a colui che è cristiano ma fuor dal tronco dell'eterna Vite, come all'eretico, come a colui che segua altre religioni rivelate o la sua propria, se è creatura alla quale è ignota ogni religione. Premio a chi segue giustizia. Castigo a chi fa male.
Perché ogni uomo è dotato di anima e di ragione e per questo ha in sé quanto basta ad essergli guida e legge.
E Dio nella sua giustizia premierà e castigherà a seconda che lo spirito seppe, più severamente perciò più lo spirito e la ragione sono di essere civile e a contatto di sacerdoti o ministri cristiani, di religioni rivelate, e a seconda della fede dello spirito.
Perché se uno, anche di chiesa scismatica oppure separata, crede fermamente di essere nella giusta fede, la sua fede lo giustifica, e se opera il bene per conseguire Dio, Bene supremo, avrà, un giorno, il premio della sua fede e del suo retto operare, con maggior benignità divina di quella concessa ai cattolici.
Perché Dio calcolerà quanto più sforzo dovettero fare i separati dal Corpo mistico, i maomettani, braminici, buddisti, pagani, per essere dei giusti, essi nei quali la Grazia, la Vita, non sono, e con esse i miei doni e le virtù che da essi doni scaturiscono.
Non vi è accettazione di persone davanti a Dio. Egli giudicherà per le azioni compiute, non per le origini umane degli uomini.
E molti saranno che, credendosi eletti perché cattolici, si vedranno preceduti da molti altri che servirono il Dio vero, a loro ignoto, seguendo la giustizia'.
e ancora – riferendosi ai non cristiani - aggiunge :4
«… Essi, che non avendo la Legge fanno naturalmente ciò che la Legge impone - e son legge a se stessi mostrando così come il loro spirito ami la virtù e tenda al Bene supremo - essi, quando Dio giudicherà per mezzo del Salvatore le azioni segrete degli uomini, saranno giustificati.
Sono molti, costoro. Un numero grande.
E sarà la folla immensa... di ogni nazione, tribù, popolo, linguaggio, sulla quale, nell'ultimo giorno, per i meriti infiniti del Cristo immolato sino all'estrema stilla di sangue e di umore, verrà impresso il sigillo del Dio vivo a salvezza e premio prima dell'estremo inappellabile giudizio.
La loro virtù, la loro spontanea ubbidienza alla legge di virtù, li avrà battezzati senza altro battesimo, consacrati senza altro crisma che i meriti infiniti del Salvatore.
Il Limbo non sarà più dimora dei giusti.
Così come la sera del Venerdì Santo esso si svuotò dei suoi giusti, perché il Sangue versato dal Redentore li aveva detersi dalla macchia d'origine, così alla sera del Tempo i meriti del Cristo trionfante su ogni nemico li assolverà dal non essere stati del suo gregge per ferma fede di essere nella religione giusta, e li premierà della virtù esercitata in vita.
E se così non fosse, Dio farebbe frode a questi giusti che si dettero legge di giustizia e difesero la giustizia e la virtù. E Dio non defrauda mai. Lungo talora a compiersi, ma sempre certo il suo premio.


1 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’, ultima edizione - Vol. VII, Cap. 444,
2  G.L.: ‘Alla ricerca del paradiso perduto’ – Capp. 88 e 90 – Ed. Segno, 1997
3  M.V.: Ai Romani, Cap. II, v.9-10-11, Dettato del 14.1.48
4  M.V.: Ai Romani, cap. II, v.12 – Dettato del 16.1.48

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