VoceALTA-019 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
Marzo 2003 → 2ª parte di due
019. La conversione di Israele al Cristianesimo. Speranza, utopia o profezia?
«Ecco, la vostra Casa vi sarà lasciata deserta! Perché Io vi dico: non mi vedrete più, finché non diciate: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore’».
(Mt 23, 38-39)
Nella prima parte - parlando dell’interpretazione letterale dell’Apocalisse – avevamo spiegato che per ‘fine  dei tempi’ si dovesse intendere la chiusura di un’epoca e l’inizio di un’altra, e che in tale circostanza si sarebbe scatenata la battaglia spirituale di Armageddon con la sconfitta dell’Anticristo e del ‘falso profeta’, nemici dei cristiani, ad opera di Gesù che sarebbe tornato trionfalmente.
Nostradamus ed il prossimo futuro
Una volta un mio caro amico aveva inarcato un poco il sopracciglio sentendo nominare ‘Nostradamus’. In realtà a Michel de Notredame (1503-1566), di origine ebraica ma convertito al cristianesimo, gli studiosi hanno dedicato circa duemila opere, indagando sulla sua vita e sulle sue celebri profezie (Centuries et propheties). Egli era un medico-scienziato,  apprezzato come tale, riverito per le sue profezie da Re e alti Prelati della Chiesa.
Cinquecento anni fa egli aveva previsto - proprio per i tempi in cui  noi ora ci apprestiamo a vivere – un periodo di massacri e una guerra fra ‘cristiani’ ed  islamici (cioè fra occidentali ed orientali) destinata a durare a fasi alterne un paio di decenni, con la vittoria finale degli ‘occidentali’ ed una conseguente pace universale anche per Israele, pace  che avrebbe dato l’avvio ad una sorta di ‘Regno di Dio’ in terra, per la durata proprio di quei ‘mille anni’ dell’Apocalisse di cui vi ho detto.
Due ‘giorni’ nella tomba, cioè due millenni in balìa di Satana.
In ogni caso è noto che numerose voci di mistici moderni annunciano ora con sempre maggiore insistenza una imminente ‘venuta intermedia’ del Signore.
Imminente come credevano i primi cristiani di duemila anni fa? No, imminente per davvero, ma dopo una ‘grande tribolazione’ non meglio specificata – forse anche una terribile guerra con armi chimiche, batteriologiche e nucleari – che travaglierà l’Umanità peccatrice, abbandonata da Dio che ne è rimasto disgustato.
Fra queste ‘voci’ spicca quella della scrittrice mistica Maria Valtorta, paralizzata e sofferente, anima vittima e grande carismatica che mezzo secolo fa vedeva Gesù in visione quasi giornalmente e del quale trascriveva in estasi i discorsi all’epoca della sua evangelizzazione in Palestina. Nella sua opera sono frequenti le rivelazioni di chiarimento sull’Apocalisse dove si parla anche di questa ‘venuta intermedia’ collocata proprio nel nostro tempo, dopo un paio di millenni dall’Incarnazione di Gesù, per instaurare finalmente il Regno di Dio in terra.
Come mai un Regno di Dio così tardi, addirittura duemila anni dopo la Redenzione?
Innanzitutto, Dio, è un ‘Dio di Libertà’ che vive ‘fuori del tempo’ e che quindi lascia agli uomini tempo e libertà per convertirsi a Lui. Il suo è un ‘Regno di Dio nei cuori’ ed i cuori egli li vuole conquistare con l’amore e non con la spada.
E poi perché gli uomini – nonostante il Sacrificio di un Dio in croce e nonostante il dono della Redenzione – avrebbero continuato a ‘crocifiggerlo’ bestemmiandolo e uccidendo nuovamente Lui nelle proprie anime con le proprie cattive opere. Essi sarebbero stati quindi lasciati ad espiare per due millenni in balìa di Satana che con ogni arma li avrebbe percossi e li avrebbe uccisi come gli uomini avevano fatto e avrebbero continuato a fare con il Santo, finché per l’Umanità – dopo aver espiato con lo stesso percorso mistico di Gesù crocifisso, restato due ‘giorni’ nella tomba – sarebbe giunto il ‘terzo giorno’, cioè il terzo ‘millennio’, la ‘resurrezione’, il ‘Regno di Dio’ in terra, nel cuore degli uomini, nel trionfo dello spirito.1
Ora però voi vi starete forse chiedendo che attinenza abbia tutto questo discorso, concernente la venuta intermedia, con il titolo del nostro articolo che riguarda invece la conversione di Israele al cristianesimo.
Diciamocelo francamente: tutto potremmo pensare, noi, e tutto potrebbero pensare o volere ‘loro’ - cioè gli ebrei stessi, i nostri ‘fratelli’ maggiori del giorno d’oggi - fuorché una ‘loro’ conversione al Cristianesimo.
Eppure i primi cristiani sono venuti proprio dall’ebraismo e – per quanto concerne il nostro ‘credere’ cristiano - è stato lo stesso ebreo San Paolo, il più grande ispirato del Nuovo Testamento,  a dire di avere avuto da Dio questa misteriosa rivelazione, come egli ci spiega  nella sua Lettera ai romani (11, 25-32), precisando che ad un certo punto della storia il dono della conversione sarebbe stato dato agli ebrei  perché essi – per i meriti dei Patriarchi – erano un popolo caro a Dio.
Ricostituzione dello  Stato di Israele: storia divina?
Ma se non vi bastasse San Paolo, vi dirò che questa conversione del popolo ebraico ce la conferma anche il Gesù di Maria Valtorta.
Noi contemporanei viviamo i fatti mondiali come attualità politica, televisiva e giornalistica, giorno per giorno, senza renderci conto che quella che ci passa lentamente sotto gli occhi è Storia, anche divina.
Solo poco più di cinquant’anni fa - dopo duemila anni di dispersione del popolo ebraico fra tutte le nazioni avvenuta nel 70 d.C. ad opera dei romani a seguito di un tentativo di conquistare l’indipendenza da Roma - è stato ricostituito lo Stato di Israele in Palestina.
Da decenni, assistiamo però a guerre fra Israele ed i paesi arabi che non accettano la sua ricostituzione in nazione.
Stragi, attentati terroristici e combattimenti sono all’ordine del giorno, e da un momento all’altro si teme qualche ulteriore conflitto bellico locale suscettibile di provocare una conflagrazione a livello mondiale.
Il 28 agosto 1945 - cioè prima della ricostituzione nel 1948 dello Stato di Israele autorizzata dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale quale compensazione dell’immane tragedia dell’Olocausto - la mistica ebbe una visione, poi trascritta nel  Cap. 265 de ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’.
È un episodio evangelico del secondo anno di vita pubblica di Gesù. Nel mandare i suoi apostoli in giro per una missione di apostolato, Egli rivolge loro una serie di raccomandazioni, invitandoli ad avere coraggio ma anche essere prudenti, perché poi arriverà il momento delle persecuzioni.
Gesù – che al tempo dell’episodio evangelico di duemila anni fa era all’inizio di quella che sarebbe poi divenuta l’era cristiana - profetizza agli apostoli che Egli stesso sarebbe stato perseguitato ed ucciso nella sua ‘carne’ di ‘Uomo-Dio’.
Alcuni di loro dovranno restare in Israele per rendere testimonianza, altri dovranno fuggire, come egli stesso – pargolo – fu costretto a fare per rifugiarsi in Egitto.
Ma poi aggiunge: «In verità vi dico che non finirete, voi e chi vi succederà, di percorrere le vie e le città di Israele prima che venga il Figlio dell'uomo. Perché Israele, per un suo tremendo peccato, sarà disperso come pula investita da un turbine e sparso per tutta la terra, e secoli e millenni, uno dopo un altro uno, e oltre, si succederanno prima che sia di nuovo raccolto sull’ara di Areuna Gebuseo.
Tutte le volte che lo tenterà prima dell’ora segnata, sarà nuovamente preso dal turbine  e disperso, perché Israele dovrà piangere il suo peccato per tanti secoli quante sono le stille che pioveranno dalle vene dell'Agnello di Dio immolato per i peccati del mondo. E la Chiesa mia dovrà pure, essa che sarà stata colpita da Israele in Me e nei miei apostoli e discepoli, aprire braccia di madre e cercare di raccogliere Israele sotto il suo manto come una chioccia fa coi pulcini sviati.
Quando Israele sarà tutto sotto il manto della Chiesa di Cristo, allora Io verrò’».
In conclusione, la profezia - messa in chiaro - si può interpretare come segue.
Israele – dopo la sua ribellione ai romani e la sua distruzione del 70 d.C. - tenterà invano per secoli e millenni di ricostituirsi in nazione senza riuscirci, perché ogni volta ne verrà impedita, ma ci riuscirà nell’ora segnata.
Scoppierà tuttavia un qualche avvenimento straordinario – presumibilmente un conflitto distruttivo che falcidierà una parte del popolo di Israele e dell’Umanità. Nel dolore immane, quelli che in Israele ancora avevano creduto e sperato fino ad allora nell’attesa messianica di un Re dei re, di un Conquistatore terreno, si renderanno conto del tragico errore. Comprenderanno che il vero Messia era stato il Gesù Cristo di 2000 anni prima, il vero Re, Re d’amore, e lo riconosceranno e lo invocheranno come ‘figlio di Dio’, venuto in terra nel nome del Signore.
È dopo di allora che Gesù tornerà.
I ‘tempi’ verranno abbreviati?
Ma ‘quando’, esattamente, Gesù tornerà? ‘Dopo due millenni e oltre’, dice il Gesù valtortiano.
Due millenni a partire dall’anno zero o dall’anno 31 (dell’era cristiana), anno quest’ultimo in cui cioè Gesù stava profetizzando nella visione di Maria Valtorta? Non sappiamo.
E cosa vuol dire ‘oltre’? Vuol dire solo ‘pochi anni’,  o un periodo più lungo, come vari decenni, magari anche un centinaio d’anni ancora, dopo i due primi millenni?
A mio avviso tale termine dovrebbe essere interpretato come ‘pochi anni, o pochi decenni, oltre’ il 2000. E non è possibile che ‘i tempi’ vengano abbreviati?
È possibile e ce ne parla anche il Vangelo di Matteo che per inciso indica chiaramente due ‘venute’ con caratteristiche ambientali diverse e che non bisogna confondere fra di loro come ha fatto Sant’Agostino. Ne ho parlato a lungo in un mio libro, approfondendo la profezia delle ‘settanta settimane’ di Daniele.2
Nel Cap. 24, si parla diffusamente di una venuta del Signore in occasione di una grande tribolazione ma con la vita che continua. Nel Cap. 25 - in fondo e dopo uno ‘stacco’ concettuale considerevole rispetto alla venuta del Cap. 24 - si parla della venuta finale per il Giudizio universale ma con la fine del  mondo.
Ed è qui in questo brano del Cap. 24 di Matteo che Gesù – proprio riferendosi alla grande tribolazione e persecuzione anticristiana che precederà il suo ritorno - dice: ‘Se quei giorni non fossero abbreviati non scamperebbe anima viva: ma in grazia degli eletti quei giorni saranno abbreviati’.
È dunque possibile abbreviare i tempi dell’attesa, grazie alle preghiere dei ‘santi’!
Concludendo  – fra i tanti ‘segni’ che taluni carismatici indicano per annunziare la ‘fine dei tempi’ e la prossima venuta ‘imminente’ del Signore – io mi permetterei ora sommessamente di non trascurare e di aggiungere anche questo ‘segno’, e cioè quello della ‘conversione di Israele’ profetizzata da Maria Valtorta, che è quello di una mistica che gode in tutto il mondo di grande ‘prestigio’.
Quindi, meditando, concludo che - presto o tardi non saprei dire - dovrebbe succedere una cosa  eclatante e ‘abnorme’ che porterà alla conversione di Israele.
Ciò – secondo l’opera valtortiana - ci farà capire che Gesù si starà per manifestare agli uomini - magari in maniera non visibile, nel segreto del cuore degli uomini, come dice San Bernardo di Chiaravalle, cioè in una sorta di nuova generale infusione pentecostale - per realizzare il Regno di Dio in terra.
Del resto – a proposito della cacciata del popolo ebraico dalla Palestina dopo la distruzione di Gerusalemme e di un suo ritorno nella ‘casa’ di Israele - è questo, a mio avviso, anche il significato di quell’altra profezia di Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt, 23, 37-39) dove Egli – in quella tremenda invettiva contro scribi e farisei che lo rifiutavano e che cercavano sempre di trarlo in inganno e comprometterlo per poterlo condannare – preannuncia e ammonisce: ‘ Ecco, la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Poiché Io vi dico: non mi vedrete più finché non diciate: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore’.
Speranza, utopia o profezia?


1  M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 593.3 – Centro Ed. Valtortiano
2  G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. II, Capp.10 e 11 – Ed. Segno

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