VoceALTA-018 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
      
Febbraio 2003 → 1ª parte di due
018. La conversione di Israele al Cristianesimo. Speranza, utopia o profezia?
«Ecco, la vostra Casa vi sarà lasciata deserta! Perché Io vi dico: non mi vedrete più, finché non diciate: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore’».
(Mt 23, 38-39)
La «fine dei tempi» e la battaglia di Armageddon
I temi apocalittici ed escatologici, cioè quelli di origine profetica che riguardano il futuro dell’Umanità, esercitano sempre un certo fascino, velati e contornati come sono da un alone di mistero.
Recentemente, nel dicembre scorso, qualcuno dei lettori avrà forse assistito ad un filmato televisivo sulla prima rete nazionale che affrontava il tema di S. Giovanni autore della Apocalisse.
Dubito però che il normale ignaro video-spettatore abbia realmente potuto capire dal filmato suddetto – dove le immagini delle visioni di San Giovanni si alternavano l’una all’altra - quale sia stato il loro reale significato e che cosa sia veramente l’Apocalisse.
Ora non pretendo di spiegarvela qui io, sia pure a modo mio, perché ci ho già scritto sopra un libro e non vorrei ripetermi1.
Un concetto che è però emerso più volte dai dialoghi del filmato era – nei cristiani di allora - la aspettativa di un evento che veniva chiamato ‘la fine dei tempi’, senza che peraltro ne venisse spiegato il senso.
Forse qualcuno è convinto che l’Apocalisse - con quei suoi quattro immaginifici ‘cavalieri’ che tanto colpiscono la fantasia popolare - parli soprattutto della fine del mondo, dopo la guerra di Gog e Magog. Non è così.
Nell’Opera giovannea, vero testo profetico del Nuovo Testamento, l’argomento specifico della fine del mondo è invece toccato per ultimo, quasi come fosse un normale esito finale che si dà per scontato.
Nella interpretazione letterale dell’Apocalisse si possono individuare tre guerre fra il Bene e il Male.
La prima è quella in Cielo fra l’Arcangelo Michele ed i suoi angeli da un lato e l’angelo ribelle Lucifero con i ‘suoi’ angeli dall’altro. Lucifero, che diverrà Satana, viene sconfitto e cacciato sulla Terra.
La seconda è quella della cosiddetta fine dei tempi che porta alla battaglia di Armageddon. La guerra si conclude con la sconfitta della ‘Bestia che proveniva dal mare’ (personaggio che  secondo i Padri della Chiesa è l’Anticristo armato di tutta la sua potenza politica) e di una  seconda Bestia che veniva dalla terra, cioè il ‘falso profeta’, altro personaggio il quale aveva ‘due corna’ come di agnello ma che parlava come un ‘dragone’. E’ appunto dopo questa vittoria sul Male, dopo una grande tribolazione, che Gesù (Ap 19) ‘ritorna’ trionfalmente su di un cavallo bianco seguito dai cavalieri degli eserciti celesti per instaurare il regno di Dio in terra e far ‘incatenare’ dagli angeli Satana nell’Abisso per ‘mille anni’: cioè il Regno di Pace, il Regno di Dio in terra.
La terza guerra, quella della fine del mondo, si scatena dopo che – trascorsi i ‘mille anni’ – Satana viene liberato e - agendo questa volta direttamente, non più per l’interposta persona delle due ‘Bestie’ precedenti (Anticristo e falso profeta) - riesce a trovare nuovamente popoli disposti a seguirlo. Egli chiamerà a raccolta gli uomini delle nazioni di Gog e Magog, cioè le nazioni pagane avversarie del cristianesimo ma verrà nuovamente sconfitto e rinchiuso per sempre nell’inferno dove rimarrà in compagnia della Bestia e dello Pseudo-profeta che lo stavano attendendo dai mille anni precedenti.
Renan, Loisy & C.
Il termine di ‘fine dei tempi’ – nel linguaggio carismatico-profetico-escatologico – non sta dunque a significare ‘fine del mondo’ ma ‘fine di un’era’ della storia dell’Umanità dopo la quale se ne apre un’altra.
In un articolo precedente che trattava il tema dell’anima e delle false religioni, vi avevo già accennato alla caustica opinione che il noto scrittore e giornalista cattolico Vittorio Messori ha del famoso Ernest Renan (1823-1892).
Quest’ultimo - francese, ex-seminarista, storico, filosofo e scrittore oltre che ‘teologo’ anticristiano – a proposito di temi apocalittici scriveva nella sua ‘Vita di Gesù’: ‘La prima Apocalisse del Vecchio Testamento, e cioè il Libro di Daniele, è un risorgimento del profetismo che riformulava – ma umanamente e non certo per ispirazione divina – la speranza di un Messia, un Figlio dell’Uomo che verrà sulle nubi del cielo, cioè un essere soprannaturale vestito di apparenze umane, incaricato di giudicare il mondo e presiedere all’età dell’oro, cioè il Regno di Dio in terra…, nei giudei l’aspettativa era al colmo,…l’attesa messianica era insomma una attesa frutto di frustazioni e di sogni…’.
Ovviamente Renan – e ormai avrete anche compreso perché fu un ‘ex’-seminarista – negava la divinità ed il messianismo di Gesù Cristo.
Alfred Loisy (1857-1940), francese, sacerdote e iniziatore del modernismo, condannato dal Sant’Uffizio per i suoi scritti di esegesi biblica e poi scomunicato, non era di idee molto diverse rispetto al suo antesignano e connazionale Renan.
Nel suo libro ‘Le origini del cristianesimo’ scrive : ‘Egli (e cioè Gesù, ndr) insegnava che il Regno di Dio doveva venire subito, e predicava, se non la fine del mondo, per lo meno la fine dell’era presente, la fine del Regno di Satana e delle potenze infernali, l’avvento del Regno di Dio…, la resurrezione dei morti e il grande giudizio finale…’.
V. Messori non  deve aver avuto una grande opinione neanche di Loisy se di lui ebbe a scrivere ‘…dal suo sogno di un cristianesimo rinnovato attraverso la lettura ‘scientifica’ della Bibbia, finisce, in vecchiaia, per rinnegare ‘tout court’ il Vangelo e vagheggiare una indistinta ‘religione dell’Umanità’ di stampo massonico, attribuendo un carattere di ‘Chiesa’ nientemeno che all’impotente e un po’ grottesco carrozzone della Società delle Nazioni…’.
Si può discutere su tutto quello che questi due campioni del positivismo e del modernismo dicono, ma non si può mettere in dubbio che essi – pur non credendo nel cristianesimo – non concordassero su quella che era la sostanza della predicazione cristiana dei primi secoli, che prevedeva appunto una sorta di ‘ritorno’ di Gesù per ‘giudicare’ e punire i nemici dei cristiani, sconfiggere il ‘figlio dell’iniquità’ (di cui parla San Paolo) detto anche Anticristo, instaurare finalmente l’età dell’oro, cioè il Regno di Dio in terra, figura del successivo Regno di Dio nei Cieli che sarebbe invece subentrato con la resurrezione dei corpi dopo la venuta finale del Giudizio universale, alla fine della storia dell’Umanità.
Questa loro ‘scaletta’ di eventi che i ‘nostri due’ attribuiscono alla predicazione cristiana dei primi secoli è d’altronde esattamente quella che emerge dalla interpretazione letterale del testo dell’Apocalisse di San Giovanni.
Una venuta ‘intermedia’ occulta, nel segreto del cuore?
C’è però un ‘ma’...
I santi Padri della Chiesa e la generalità dei primi cristiani – e ne fa fede anche una lettera di San Paolo – erano convinti che tale ‘ritorno’ di Gesù fosse imminente visto che – a causa delle feroci persecuzioni anticristiane – essi pensavano di essere proprio nel pieno della grande tribolazione di cui parlavano Apocalisse e Vangeli. Si sbagliavano. Non avevano infatti ancora visto le persecuzioni successive della Rivoluzione francese e soprattutto quelle del XX° secolo.
Secondo un autorevole studio2 redatto anche con modelli matematici di calcolo è stato valutato che, su 36 miliardi di persone nate (e morte) in duemila anni, circa 70 milioni sarebbero stati i cristiani uccisi per la loro fede, dei quali ben 45 milioni nel solo XX secolo, uccisi in tutto il mondo a vario titolo, cioè in una commistione di ideologia politica di regimi totalitari e di guerre con persecuzioni religiose,  in Europa, Asia, Africa, Paesi arabi e America del Sud.
Nel IV secolo d.C., tuttavia,  Sant’Agostino - per togliersi dall’imbarazzo e dal sarcasmo dei pagani verso un ‘Dio’ che tardava tanto – pensò che il testo apocalittico dovesse essere forse interpretato non più nel senso letterale ma allegoricamente, assimilando questa venuta intermedia, nella quale anche lui aveva fino ad allora creduto, alla venuta precedente della incarnazione.
Non così però, nel dodicesimo secolo, San Bernardo di Chiaravalle.
Uomo di miracoli, un vero gigante spirituale, considerato il massimo genio del XII secolo, ascoltato da Re e Papi per la sua sapienza ed autorità dottrinaria, dottore della Chiesa, continuava a predicare una venuta ‘intermedia’ di Gesù, precisando come si legge anche nell’attuale Breviario3: ‘Il Verbo di Dio verrà in noi. Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti fra le altre due che sono manifeste.
Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono.
Nell’ultima venuta ‘ogni uomo vedrà la salvezza di Dio’ (Lc 3,6) e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19,37).
Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate.
Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria.
Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione…’.


1  G.L.: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ – vol. II – Ed. Segno, 2001
2  Antonio Socci – I nuovi perseguitati – pag. 32, Ed. Piemme, 2001. Nonché ‘World Christian Encyclopedia’, seconda ed., 2 voll., di David B. Barret , George T. Kurian, Todd M. Johnson , Oxford University Press, 2001
3  Vedi Breviario (Liturgia delle Ore, I° volume,Tempo di Avvento – Editrice poliglotta vaticana, 1975) dove nel Mercoledì della 1^ settimana di Avvento vi è uno stralcio tratto dai suoi ‘Discorsi’ (Disc. 5 sull’Avvento, 1-3; Opera omnia, Ed. Cisterc. 4, 1966, 188-190)
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