VoceALTA-017 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
Gennaio 2003 - 2ª parte di 2
017. L’anima, l’origine delle religioni e… il falso ecumenismo di una religione universale.
Dio decise che solo incarnandosi – cioè assumendo la natura di uomo - avrebbe potuto portare la Parola perché, aprendo le porte chiuse dell’ottusità del pensiero, avrebbe consentito la liberazione dell’anima che avrebbe potuto tornare a Dio…

Nella prima parte di questo mio 'Pensiero a voce alta' avevamo parlato dell’episodio dell’incontro di Gesù con la samaritana e dei quesiti di quel cittadino di Sichar che temeva che i samaritani scismatici – per non esser della religione giusta – fossero ‘lebbrosi agli occhi di Dio e perduti al Cielo per sempre…’.
Avevamo anche parlato dell’anima spirituale (cioè lo spirito in senso proprio che è cosa diversa dall’anima ‘animale’ comune a tutti gli animali) creata con dentro incisa la legge naturale dei ‘dieci comandi’.
Questa viene infusa  da Dio nell’embrione umano ma nel momento infinitesimale anteriore della sua creazione ha avuto la visione sfolgorante di un attimo di Cielo.
Avevamo anche spiegato – con il Gesù valtortiano – che, anche se l’anima spirituale al momento della sua infusione nell’embrione umano, avvolta dalla ‘carne’ che fa ‘velo’, rimarrà – dal punto di vista dell’io-conscio – smemorata di quella visione, il suo io-inconscio ne conserverà una sorta di ricordo e sarà questo ricordo quello che spingerà inconsciamente l’uomo ad una continua ricerca di Dio.
Per questo la fede è lo stato permanente e necessario dell’uomo e per questo – e cioè per cercare di ‘raggiungere’ Dio - gli uomini di tutte le razze tendono a farsi delle religioni, più o meno diverse e imperfette, modellate secondo le loro tradizioni e culture.
Non dunque psicopatologia - come vorrebbero gli psicanalisti alla Freud ed i razionalisti atei - ma esigenza innata di quell’anima spirituale che essi negano.
Ed è pure questa la ragione per cui il Verbo di Dio si è incarnato - ad un certo punto della Storia - in Gesù Cristo.
Egli doveva redimere  gli uomini tutti consentendo il loro ritorno al Cielo – secondo la promessa fatta da Dio Padre ai Primi due al momento del loro esilio dal Paradiso terrestre a seguito del loro tradimento con il Peccato originale – ed anche insegnare nel contempo la Religione ‘giusta’ affinché gli uomini si potessero salvare più facilmente seguendo la vera Via e la Verità per ottenere la Vita eterna.
Qualche tempo dopo l’episodio dei samaritani e di Cesarea il Gesù valtortiano tornerà nuovamente a parlare di anima a dei pagani.
Egli – dopo una settimana di ritiro spirituale su un monte e di intensa meditazione ed unione degli apostoli con Dio – li invia a predicare nella loro prima missione (Mc 3, 13-19).
Mentre essi si allontanano Gesù scende a sua volta fino alle rive del lago di Tiberiade, il cosiddetto Mar di Galilea (Mc 3, 7-12),
Egli sale sulla barca a sua disposizione a cui accenna l’evangelista Marco (barca che a quei tempi, a remi o a vela, era un mezzo abituale di collegamento fra le località rivierasche del Lago di Tiberiade) e – sempre nella visione della Valtorta – prende il largo alla volta del porticciolo dell’omonima cittadina di Tiberiade, dove approda al molo privato della villa di Giovanna, moglie dell’erodiano Cusa.
Giovanna la troveremo nominata nei vangeli (Lc 24, 2-12) fra le donne al seguito di Gesù presenti al sepolcro dopo la sua resurrezione.
Tiberiade era una ridente cittadina di recente costruzione, località di villeggiatura lacustre, con bellissime ville, ben frequentata da ricchi commercianti giudei, greci e romani, da alti funzionari del Re Erode e da ufficiali dell’esercito romano.
Là – nella villa di Giovanna di Cusa – stanno attendendo Gesù un gruppo di donne romane, tutte amiche anche di quella Claudia Procula, la moglie di Pilato, che – nella puntata precedente – avevo raccontato che aveva ascoltato qualche tempo prima Gesù parlare dell’anima immortale su quel molo di Cesarea.
Cusa – anch’egli nominato nei vangeli ufficiali – era Intendente del Re  Erode Antipa e certo sua moglie Giovanna, ebrea, e le altre donne romane che ne frequentavano la Corte, si conoscevano bene fra di loro.
Giovanna di Cusa – lo abbiamo appreso dall’opera valtortiana - era stata in precedenza miracolata da Gesù avendone avuta salva la vita, il che spiega la sua successiva conversione.
Insomma la curiosità per Gesù di queste romane doveva essere veramente al massimo.
E anche ad esse Gesù farà – come ai galeotti ed ai romani su quel molo di Cesarea – un altro discorso sull’anima, calibrato in termini e modi semplici atti a far comprendere questo concetto – che per gli ebrei era famigliare – anche a dei pagani.
Nei miei scritti affronto tutte le volte che mi si presenta l’occasione il tema dell’anima, magari avendo cura di farlo con ‘tagli’ diversi come ho fatto ad esempio in precedenza ricorrendo all’immagine del software che viene installato in un computer, in particolare spiegando come faccia la nostra anima di semplici ed incolpevoli discendenti di Adamo ed Eva – anima creata pura e immacolata da Dio - a contrarre il ‘peccato’ originale - o meglio, le sue conseguenze - una volta che essa si sia ‘incarnata’ nell’embrione umano.
Se infatti quello dell’anima era un argomento fondamentale – anzi il punto di partenza,  per la predicazione ai pagani che ignoravano questa nozione - non lo è da meno oggi quando, a seguito delle ideologie materialiste, la nozione di anima viene negata, anzi calpestata.
Negando per pregiudizio l’anima e la sua sopravvivenza al corpo, come si potrà concepire poi una vita spirituale eterna?
Oggi, proprio a causa del materialismo, Dio viene negato, ma a quei tempi credere in Dio era relativamente facile perché il Razionalismo non era stato ancora inventato, la Dea Ragione della Rivoluzione francese non era stata ancora ‘insediata’ a Parigi, non vi era la pretesa di voler tutto capire né di negare quel che non poteva essere capito dalla Ragione, il Creato era sotto gli occhi di tutti, e Dio – per dei popoli senza prevenzioni ideologiche - era dunque l’Evidenza, anche se poi ogni popolo per le ragioni che ho già spiegato se lo immaginava nella propria religione in maniera diversa dagli altri.
I pagani ammettevano Dio, anzi gli dei, perché – senza elucubrazioni filosofiche o artifici intellettuali ma con il semplice buon senso - essi si rendevano semplicemente conto che Qualcuno doveva pur aver creato la Natura che ci circonda.
I pagani ‘arretrati’ di allora non potevano nemmeno concepire che con le ‘vette’ intellettuali del Razionalismo antireligioso ottocentesco ed odierno si sarebbe potuti arrivare a sostenere venti secoli dopo delle assurdità quali quella che l’Universo si è autogenerato, che la Natura che ci circonda si è creata da sé e che l’uomo è infine il prodotto della evoluzione di una cellula - pure creatasi da sola - non senza esser prima passato attraverso lo stadio intermedio di una scimmia!
Ma per i pagani il possesso da parte dell’uomo di un’anima spirituale non aveva invece l’evidenza di un Dio creatore dell’Universo e della natura materiale che ci circonda e colpisce i nostri sensi.
Senza una chiara nozione di anima e di sopravvivenza dell’anima era difficile per essi poter credere ad una vita spirituale eterna che valesse la pena di essere conquistata.
È la consapevolezza dell’anima la chiave che apre le porte alla ‘comprensione’ del nostro destino eterno, nella buona come nella cattiva sorte.
Dio – il più grande dei pedagoghi perché ci ha creato e conosce bene i limiti della nostra mente e della nostra psicologia che ha bisogno di progredire per passi successivi - spiega allora i suoi segreti all’Umanità poco alla volta, come fanno a scuola i maestri con i loro scolari, adeguandosi passo-passo alla loro progressiva evoluzione intellettuale e culturale.
Il concetto di anima, anche se non messo a fuoco sul piano della razionalizzazione concettuale e spirituale, è sempre stato tuttavia in qualche modo intuito da tutte le popolazioni antiche, anche quelle tribali primitive e addirittura dai cosiddetti ‘uomini delle caverne’ nelle quali sono stati trovati graffiti rivelatori .
Nella successiva cultura ellenica – già qualche secolo prima di Cristo – il tema dell’anima era stato impostato più razionalmente su di un piano filosofico grazie alle intuizioni intellettuali – sia pur imperfette - di personaggi di grande elevatezza morale come Socrate e Platone che ce ne hanno lasciato traccia in qualche opera letteraria.
Gesù – nella pienezza dei tempi della sua Venuta, vale a dire nel tempo previsto nella Mente di Dio per dare attuazione della promessa di Redenzione data ai Primi due al momento della cacciata dal Paradiso terrestre - viene dunque a portare all’Umanità la pienezza della conoscenza dell’anima e della vita eterna alla quale l’anima è collegata.
L’anima, essenza spirituale creata da Dio tutta per l’Uomo è come se fosse una ‘particella’ di Dio.
Non ‘particella di Dio’ perché ‘parte’ di Dio, sia chiaro, ma di Dio perché ‘nata da Dio’, o meglio infusa, soffiata da Dio, un qualcosa che rende capaci di accogliere Dio e di comunicare con Dio.
L’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio ma gli uomini, anche credenti, hanno una ignoranza diffusissima, che deriva da idee errate, sulla ‘immagine’ con Dio, che non è certo fisica: perché Dio è spirito, e quindi non ha statura, né volto, né struttura.
Dio dette all’uomo un’anima di natura spirituale, e l’immagine con Dio sta appunto in questa natura1, e cioè in questo spirito, eterno, incorporeo, soprannaturale, puro, che – avendo già avuto, come già spiegato, la conoscenza della visione di Cielo nell’attimo della sua creazione - anela sempre più al ricongiungersi a Dio.
Ma la colpa mortale priva l’anima dell’uomo della sua somiglianza con Dio, poiché nell’uomo in peccato lo spirito è morto e l’uomo con lo spirito morto – visto dal Cielo – è un demone.
È la Grazia - cioè lo stato di amicizia con Dio che abbiamo perduto con il peccato - quella che può renderci tanto più somiglianti con Dio quanto più essa è viva, e con il vivere ‘santamente’ essa si accresce.
Noi uomini dobbiamo dunque  sforzarci al massimo di accrescerla e di cercare di raggiungere la perfezione della ‘somiglianza’, cosa quest’ultima che però non sarà possibile perché la creatura non può essere simile al Creatore.
Ricordo che quella che io chiamo scherzosamente la ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’, a proposito dell’anima e della sua salvezza, una volta mi spiegò:2
Luce:
Dio, che è puro Spirito, ha creato l'uomo infondendogli dentro un'anima, di natura spirituale, che è, che potete considerare come la vostra 'Psiche', quella dell'Io conscio e dell'Inconscio, la quale - dopo la morte del corpo - è destinata, se l'uomo si è ben comportato nella vita rispettando i principi della propria coscienza, a salire al Cielo per unirsi a Dio-Padre: Spirito Creatore dell’Universo.
Ma poiché l'uomo creato, ed i suoi discendenti, non si sono comportati bene, hanno dimenticato la loro origine spirituale e hanno smesso di ascoltare la voce della loro coscienza, ecco che Dio-Padre ha detto a suo Figlio, anch'Egli puro Spirito:
'Grazie all'Amore che unisce Te e Me, grazie all'Amore che è Energia Intelligente e che traduce la Potenza del Pensiero del Padre in 'Azione', cioè in fatti concreti, così come è successo nella Creazione dell'Universo, grazie all'Amore che ci unisce, per l'Amore che ci unisce, per l'Amore che ci unisce alle anime degli uomini che non si comportano bene, abbandona l'Alto dei Cieli, scendi sulla Terra, incarna il tuo Spirito nel corpo di un uomo ed insegna a tutti gli uomini la nostra Dottrina affinché essi, riscoprendo di essere tutti figli spirituali di uno stesso Dio, che è loro Padre, seguano la Dottrina che li aiuta a riscoprire la voce della loro coscienza e possano così più facilmente salvarsi, dopo la morte, ritornando fra le braccia del Padre che li ha creati, del Padre che è Amore e con il quale vivranno - da spiriti che amano e che quindi sono felici - per tutta l'Eternità...'
Dio voleva che l'uomo procreasse non ciò che muore, cioè la 'carne' priva di Grazia come lo fu dopo il Peccato originale, ma l'anima - dono di Dio - in 'grazia', che sopravvive 'viva' alla morte della Carne. Era questa la 'riproduzione' voluta da Dio, non quella concupiscente di una carne con spirito morto.
Dio decise che solo 'incarnandosi', cioè assumendo la natura di 'uomo', facendo cioè questo grande sacrificio prima ancora del sacrificio finale, avrebbe potuto portare la Parola facendo capire - attraverso la Dottrina - la Verità, e quindi insegnando la Strada che porta alla Vita eterna.
Perché, aprendo le porte chiuse sull'ottusità del pensiero, avrebbe consentito la liberazione dell'anima che - in virtù della Grazia, recuperata per il Sacrificio - avrebbe potuto tornare a Dio.
Concludendo, gli uomini di tutte le razze, bene o male, credono istintivamente in ‘qualcosa’ di ‘divino’ perché – grazie a quella conoscenza infinitesimale di Dio che l’anima ha avuto nell’attimo fulminante della sua creazione prima dell’inserimento nell’embrione umano – ‘la fede è lo stato permanente e necessario dell’uomo’.
Ma questo ‘stato’ è ben conosciuto anche dall’astutissimo Nemico di Dio e dell’uomo, Satana, acerrimo avversario della Religione cristiana perché è quella che veramente salva insegnando con sicurezza la via migliore.
L’Avversario ha quindi concentrato da sempre la sua attività diabolica non solo nel rendere la vita difficile alla Chiesa ed ai cristiani – con scismi, eresie e scandali, grazie anche alle debolezze della natura umana pervertita dal Peccato originale - ma soprattutto offrendo agli uomini in genere false alternative di ‘fede’ ,  ispirando idolatrie e falsi culti, che deformano la nozione di Dio e propongono delle dottrine che dirottano l’uomo su percorsi spirituali imperfetti quando non anche del tutto sbagliati.
Lo scopo fondamentale del Nemico di Dio e dell’uomo è quello di ‘smorzare’ gli istinti della ‘legge naturale’ che l’uomo sente dentro di sé deviandoli su percorsi tortuosi e – in odio a Dio e per invidia dell’uomo - rendere almeno più problematica la nostra salvezza spirituale.
Ammetto che è necessario al giorno d’oggi un bel coraggio a parlare in questi termini di Satana - di cui ha parlato invece tante volte Gesù nei vangeli, a cominciare dalle sue tentazioni nel deserto, ma la cui reale esistenza insieme a quella delle possessioni demoniache viene messa in dubbio dal Razionalismo imperante anche all’interno di certe gerarchie ecclesiastiche – se è vero, come lo è, e come ebbe del resto ad affermare in uno dei suoi scritti l’autorevole e noto esorcista Padre Gabriele Amorth – che in ambienti cattolici gli esorcisti nominati dai vescovi rappresentano oggi delle autentiche ‘mosche bianche’.
Non è dunque vero - come dicono i nostri magnifici tre teologi Renan, Loisy e Bultmann - che tutte le religioni sono di derivazione umana e che l’una vale l’altra perché al fondo – in quanto ‘umane’ - sono tutte uguali.
Questo è lo stesso pensiero di certi intellettuali ed ecumenisti ad oltranza, tanto di moda anche in ambiente cattolico.
Essi sovente non ‘credono’ affatto, ma in nome di un generico ‘vogliamoci bene’ e di una solidaristica ‘fratellanza universale’ vorrebbero un’unica ammucchiata religiosa, cioè una sincretistica ‘religione universale’ dove si tenta di conciliare elementi religiosi incompatibili fra loro e filosofie eterogenee.
Visioni ‘religiose’ cioè in cui Dio non è il Dio personale dei cristiani  ma è un principio astratto oppure un lontano ‘architetto dell’Universo’ che in realtà non si cura dell’uomo, oppure dove – lo dirò senza offesa per le altre culture, ma io difendo la religione cristiana oggi più attaccata che mai come le altre difendono la loro - si immaginano reincarnazioni o trasmigrazioni di anime a non finire da uomo a uomo o da uomo a vegetale o animale per purificarsi dalle colpe commesse in vita, religioni  dove giusti ed ingiusti hanno comunque il loro identico premio finale, infine proposte di una ‘religione universale’ dove si sacrifica in tutto o in parte la Verità, accontentandosi di una concordia piuttosto umana, formale, animata da un falso amore che non è quello dello 'Spirito di Verità'.
Una concordia in cui  il Cristianesimo stempera i suoi valori e si omologa alle altre religioni diventando alla fine una delle tante ‘morali’ di uso corrente, soggette – come tutti i fatti di costume – ad una evoluzione adeguandosi ai cambiamenti dei tempi e dei comportamenti.
Tipo di concordia, infine, che è ben diverso dall’ecumenismo cristianamente inteso che promuove l’unità dei cristiani, da realizzarsi nell’unità della Fede.
‘Vogliamoci tutti bene’, certo, perché in quanto ‘anime’ spirituali create da Dio ‘siamo tutti fratelli’ e nelle intenzioni di Dio siamo ‘tutti chiamati alla salvezza’, ma senza rinunciare alla nostra Fede religiosa, quella della Chiesa di Pietro, e tenendo sempre la barra del timone e l’occhio fissi a quella che è la Verità, che essendo Verità  - nonostante le teorie sostenute dal moderno Relativismo etico e religioso che distrugge i  veri valori eterni ed immutabili - non può, per definizione, che essere una sola.


1  per una trattazione più completa sull’anima vedi anche, dell’autore,  ‘Alla ricerca del Paradiso Perduto’ – Capp. dal 37 al 50 -  Edizioni Segno, 1997 od il suo sito internet www.ilcatecumeno.net
2  G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 37 – Ed. Segno, 1997

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