VoceALTA-016 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
Dicembre 2002 - 1ª parte di 2
016. L’anima, l’origine delle religioni e… il falso ecumenismo di una religione universale.
Lebbrosi agli occhi di Dio, perduti al Cielo per sempre per non esser della religione giusta?
I lettori dei miei articoli su questa rivista – ma anche i lettori dei miei libri -  sanno bene come io sia solito affrontare i temi della spiritualità partendo dalla ‘teologia’ che emerge dalla meditazione dell’Opera della grande mistica moderna Maria Valtorta.
Chi fosse interessato all’approfondimento della spiritualità e dei Vangeli dovrebbe leggere almeno una delle sue tante opere che sono edite dal Centro Editoriale Valtortiano di Isola del Liri, primariamente ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’.
È un opera (da molti conosciuta anche con il vecchio titolo de ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’) ormai tradotta in tutte le principali lingue del mondo e nella quale si ripercorrono in visione gli episodi narrati nei vangeli ed i più celebri discorsi di Gesù, trascritti dalla mistica inferma - in tempo reale - su dei quaderni, seduta a letto e appoggiata a dei cuscini, assistita dai sacerdoti dell’Ordine dei Servi di Maria.
Padre Gabriele Maria Allegra (missionario in Cina, famoso biblista che ha tradotto l’intera Bibbia in cinese fondando lo Studio biblico di Pechino, morto nel 1976 a Hong Kong dove appena otto anni dopo la sua morte venne aperto il processo di beatificazione)  scrisse1 al sinologo padre Fortunato Margiotti che gli aveva fatto conoscere l’opera di Maria Valtorta che la sua lettura lo aveva distaccato dagli studi della Sacra Scrittura, lo faceva piangere e ridere di gioia e di amore e – quanto ad un giudizio sull’origine dell’Opera – non credeva che l’opera di narrazione evangelica fosse semplicemente l’opera di un genio, ma che lì vi fosse invece il ‘dito di Dio’: digitus Dei est hic!
Padre Gabriele M. Allegra – dopo uno studio approfondito dell’Opera – ne darà questo lapidario giudizio: ‘Doni di natura e doni mistici armoniosamente congiunti spiegano questo capolavoro della letteratura religiosa italiana e forse dovrei dire della letteratura religiosa mondiale’.
Anche la Valtorta ebbe i suoi ‘critici’, specie fra i razionalisti e i modernisti, ma il suggerimento più saggio ai sacerdoti - che in udienza privata avevano perorato per un imprimatur ufficiale sull’Opera - lo dette Papa Pio XII: ‘Pubblicate quest’Opera così come sta, senza pronunciarvi dell’origine straordinaria o meno di essa: chi legge capirà…’.
In quest’epoca di Relativismo religioso - dove la cultura razionalista e laica imperante tende a svalutare le religioni, cominciando da quella cristiana-cattolico-romana, riducendole ad un insieme di norme morali di origine…umana e mettendole tutte sullo stesso piano – non dobbiamo vergognarci e dobbiamo avere la determinazione di difendere la nostra con non minor coraggio e dignità di quanto quelli di altre religioni sanno fare con la loro, convinti noi che poi alla fine – nonostante il Relativismo – la Verità non possa essere che una.
Dall’Opera della mistica si evince che il secondo anno di vita pubblica di Gesù era cominciato con un viaggio da Gerusalemme alla Samaria, dove Egli si era incontrato con una bella samaritana e con quei suoi compaesani di Sichar che erano convinti di ‘esser lebbrosi agli occhi di Dio, perduti al Cielo per sempre per non esser della religione giusta’...
I samaritani erano ‘scismatici’ ma essi - pur non volendo tornare indietro né riappacificarsi con i giudei con i quali erano ai ferri corti - vivevano psicologicamente male questa loro situazione di ‘reprobi’ e ‘separati’.
E Gesù risponde loro con un ragionamento che stupirà magari anche certi cristiani non ben informati.
Egli spiega infatti che tutte le anime degli uomini, di qualsivoglia razza, sono di Dio e, ‘perduta al Cielo’, lo sarà solo l’anima di chi ha peccato rispetto alla legge dei dieci comandi che Dio ha inciso nel cuore di ogni uomo...
I giusti delle altre religioni ‘non giuste’ – aggiunge ancora Gesù - si salveranno, come pure chi ha peccato ma si pente, perché Dio – che vuole tutti salvi - non vuole la morte spirituale del peccatore ma che egli guadagni invece la vera Vita, quella del Cielo.
Noi che meditiamo, possiamo dedurre in altre parole che non si salvano solo i ‘cristiani’ ma anche gli uomini di altre religioni ‘non vere’purché essi - peraltro convinti in buona fede di essere della religione giusta – rispettino la ‘legge naturale’ incisa da Dio nel Dna spirituale dell’anima creata per ogni uomo.
Ogni sosta in un villaggio o cittadina è occasione per Gesù di continuo ammaestramento di chi lo ascolta, anche dei pagani, come Maria Valtorta lo vedrà fare poco dopo a Cesarea.
Questa città era situata sulla costa del mare Mediterraneo, a circa una ottantina di chilometri in linea d’aria dal lago di Tiberiade, che era invece verso l’interno.
Essa disponeva di un vero e proprio porto, centro di traffici, dove approdavano navigli commerciali, navi da guerra e galere romane piene di schiavi incatenati al remo o di delinquenti comuni condannati a quella pena.
Roma aveva creato il suo impero sconfiggendo le popolazioni ‘nemiche’, e i vinti in guerra venivano spesso ridotti in schiavitù, che in quell’epoca di morale pre-cristiana era una cosa del tutto normale.
I prigionieri di guerra – a seconda delle esigenze - venivano trasformati in manodopera a buon mercato per costruire strade e ponti o per fungere appunto da ‘propellente a remi’ delle navi militari o commerciali romane, incatenati ai banchi di voga sotto la sferza dei sorveglianti che controllavano continuamente il ritmo della vogata, insomma che quel motore marino ‘umano’ non perdesse ‘colpi’.
Chi non resisteva – poiché crollava sotto le fatiche e la malattia - veniva gettato a mare in pasto ai pesci come noi oggi getteremmo nella pattumiera  i cocci di un piatto rotto.
A Cesarea i romani erano dunque presenti in forze commercialmente e militarmente e, proprio di fronte ad una di queste galere, Gesù – dal molo – si accinge a fare un discorso alzando la voce per farsi ben intendere dagli schiavi che sono incatenati ai banchi ma anche dai soldati romani di guardia che rimangono in ascolto.
Egli fa sapere ai condannati che – nonostante il loro dolore – è ora arrivato sulla terra un Dio di Misericordia che – al di là dell’orrore di questa vita terrena – schiuderà ad essi una vita eterna, felice, perché l’anima è immortale e sopravvive alla morte del corpo.
Gesù parla a dei pagani e per convincerli alla sua dottrina, che è dottrina di speranza, spiega loro come Dio abbia messo anche nei loro corpi di schiavi – galli, iberici, traci, germani o celti – un’anima uguale agli uomini del popolo di Israele ed agli stessi romani che li hanno soggiogati.
Gesù invita gli schiavi a sopportare con rassegnazione ed i romani a non infierire su di loro se essi non vorranno – al momento della loro morte – che ben altro Giudice li leghi ad una galera eterna affidando quel loro staffile macchiato di sangue ai demoni perché anch’essi siano percossi e torturati come a loro volta essi percossero e torturarono gli altri.
È un discorso potente quello di Gesù, in piedi sulla banchina, vicino alla galera con le occhiaie dei remi vuote, con un silenzio di tomba che viene dall’interno dove gli schiavi ascoltano le sue parole, e con un silenzio stupefatto di fuori dove un centurione romano, sull’attenti nella sua corazza luccicante, ascolta meravigliato quelle parole nuove, attorniato da uomini e donne, israeliti, pagani e romani, che si chiedono da dove venga tanta sapienza.
Ed è qui che il centurione, Publio Quintilliano, uomo retto che apprezzava la saggezza, - fra un ‘Per Giove!’ e l’altro di meraviglia per i concetti elevati espressi da Gesù  – gli indica una lettiga poco distante sulla banchina, sussurrandogli all’orecchio che là dentro vi è Claudia Procula che lo vorrebbe udire ancora e gli vorrebbe parlare.
Claudia Procula, della potente famiglia romana dei Claudi, era una bellissima donna, trentenne, moglie del Procuratore romano Pilato.
È un incontro importante questo di Gesù e Claudia Procula, del quale persino i vangeli ufficiali conservano una traccia anche se riferita solo al momento in cui Pilato dovrà pronunciare – durante il processo del Venerdì santo – la sua sentenza su Gesù.
È lei infatti quella famosa ‘moglie’ - di cui parla Matteo in Mt 27, 19 - che, due anni dopo, tentando un ‘salvataggio in extremis’  di Gesù manderà a dire a suo marito Pilato seduto in Tribunale per giudicare Gesù ‘Non t’impicciare delle cose di quel giusto, perché oggi, in sogno, ho sofferto molto a motivo di lui…’, facendogli così presagire che una sua condanna sarebbe stata nefasta..
La donna della lettiga è rimasta dunque colpita dal discorso di Gesù sull’anima, concetto nuovo per i romani, un’anima che – spiega Gesù -  negli uomini di tutti i popoli del mondo tende spontaneamente all’adorazione di Dio perché, creata da Dio, essa ricorda inconsciamente l’attimo di Cielo visto prima di essere infusa nell’embrione umano.
Claudia Procula chiede dunque a Gesù se questa cosa che egli asserisce essere in noi è davvero ‘eterna’.
‘Che cosa è l’anima?’, chiede la donna.
‘L’anima è la vera nobiltà dell’uomo’, risponde Gesù.
Se lei, Claudia Procula, è nobile perché di nobile famiglia, famiglia che però così come ha avuto una origine avrà anche una fine, l’anima – continua Gesù - lo è molto di più: essa, nell’uomo, è come il ‘sangue spirituale’ del Creatore dell’uomo.
E alla sua domanda se anche lei - che è pagana – abbia un’anima, Gesù risponde che l’anima ce l’ha anche lei, solo che è in letargo e bisogna svegliarla portandola a conoscere la Verità per ottenere la Vita.
A proposito dell’anima che ricorda a livello inconscio quell’attimo di Cielo intravisto nel momento della sua creazione, la psicanalisi e la psicologia dell’inconscio – pur fra tante loro teorie discutibili ancora tutte da dimostrare – sostengono di aver invece provato con sufficiente sicurezza come molte esperienze prenatali o anche dei nostri primi giorni di vita vengano ‘archiviate’ e… dimenticate dall’io conscio, in fondo a quell’immenso misterioso archivio costituito dall’inconscio, sempre tuttavia pronte a balzare autonomamente fuori senza che noi comprendiamo neppure il perché né l’origine di certi nostri comportamenti apparentemente irrazionali.
Naturalmente lo psicanalista ateo alla Freud ed il positivista-razionalista – il quale rifiuta ‘il credere’ di possedere un’anima perché preferisce ‘il credere’ di discendere da una scimmia - storcerà il naso di fronte a questi concetti espressi da Gesù sulla memoria inconscia posseduta dall’anima di quell’attimo di Cielo, concetti che gli parranno blasfemi  anche perché al Cielo non crede.
Costui inoltre, non credendo nell’anima spirituale ed immortale, non crederà a maggior ragione nemmeno nelle religioni che la propugnano.
Anche il teologo Renan – insieme a Voltaire, Rousseau e ai famosi ‘teologi’ Loisy e Bultmann di cui abbiamo parlato in precedenza, nonché ai loro ammiratori contemporanei – non credeva né all’anima né alle religioni, ritenute tutte sprezzantemente di ispirazione umana, fabbricate dall’uomo per crearsi una illusoria e confortante prospettiva di sopravvivenza dopo la morte.
Vittorio Messori, il noto giornalista e scrittore cattolico, non deve tuttavia aver avuto una gran buona opinione di Renan se in uno dei suoi tanti libri di successo ebbe lapidariamente a definirlo ‘prete mancato e scomunicato, idolo della borghesia positivista dell’Ottocento che gli era grata e che infatti lo ricolmò di onori…’.
Nella sua opera ‘La vita di Gesù’, il teologo - positivista-evoluzionista - scriveva testualmente: ‘Quando l’uomo si distinse dall’animale, l’uomo divenne religioso…Le antiche religioni, frutto di questo sentimento di religiosità insito nell’animo dell’uomo, sono un fenomeno storico che si è evoluto nei tempi da forme più rozze ad altre sempre più evolute… non senza aberrazioni e deviazioni… Le religioni in realtà non provengono da Dio ma sono delle grandi regole dogmatiche… Le civiltà che si sono susseguite le hanno fatte però progredire ed il cristianesimo ne costituisce in un certo senso l’apice… Le religioni sono dunque elaborazioni umane…’.
Renan fa di ogni erba un fascio e nel mazzo delle tante religioni ‘umane’ ci infila dunque anche quella cristiana, anche se da lui – anticristiano per eccellenza – quest’ultima è ritenuta, bontà sua, all’apice.
Non è tuttavia difficile – almeno in questo aspetto della ‘elaborazione umana’ di molte religioni - dargli parziale ragione.
Ed è lo stesso Gesù di Maria Valtorta che ce ne fa capire il motivo, diverso però da quello addotto da Renan.
Quest’ultimo, che non crede all’anima, ritiene infatti che le religioni nascano da un ‘sentimento’ che scaturisce in qualche modo non dall’anima ma dall’animo umano: in sostanza una specie di deformazione mentale illogica che nascerebbe dalla psicopatologia della imperfetta natura umana.
Gesù chiarisce invece – come già detto - che non di psicopatologia si tratta ma del ricordo inconscio dell’attimo di Cielo intravisto dall’anima nel momento folgorante del suo istante creativo, prima di rimanerne smemorata dopo essersi rivestita della ‘carne’ dell’embrione umano.
Ecco dunque perché – come dice il Gesù di Maria Valtorta - la fede è lo stato permanente e necessario dell’uomo, anche se l’uomo poi – a livello conscio – ‘traduce’ quel che avverte confusamente nel profondo di sé in quelle ‘elaborazioni umane’ che sono le ‘religioni’ di cui parla Renan.
Elaborazioni talvolta completamente sbagliate – specie se di fonte satanica come quelle idolatriche o che spingono ai sacrifici umani -  talaltra parzialmente giuste, perché provenienti dai vissuti interiori della propria anima inconscia ma sviluppate e adattate dall’io conscio alla cultura ed ai valori di ogni singolo popolo.
Sempre a Cesarea, ambiente romaneggiante di pagani, Gesù trova poi ancora il modo di parlare ai pagani di anima, vincendo la diffidenza degli apostoli, poco inclini - in quella prima fase della loro formazione apostolica - ad evangelizzarli e, nella loro chiusa mentalità ebraica,  forse poco contenti di apprendere che anche i gentili avevano un’anima che si poteva salvare
E Gesù, a dei farisei che astiosi gli rinfacciano infatti il suo voler far proseliti fra i pagani, scaglia in volto un’invettiva inneggiando poi al suo popolo, che tutto discende da Adamo ma che si è disperso per colpa di Satana e che egli cerca ora di ricondurre al Padre chiamandolo con la voce dell’amore perché, in fondo al cuore di ogni uomo, egli vede infatti quella scintilla meravigliosa creata da Dio che è appunto l’anima.
Nel prossimo 'Pensiero a voce alta' approfondiremo l’argomento.

1  ‘Emilio Pisani: ‘Pro e contro Maria Valtorta’ – Centro Editoriale Valtortiano

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