VoceALTA-011 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SIMONA SERAFINI
Aprile 2002 - 1ª parte di 3
011. Il Peccato originale: mito o realtà? La colpa di Adamo fa malati nello spirito, e nella carne di riflesso…
Bultmann: l’ideologo della demitizzazione
Il tema del Peccato originale è da sempre la Bestia nera degli illuministi, dei positivisti, dei razionalisti, degli evoluzionisti, dei materialisti che – negando la creazione dell’uomo da parte di Dio e la spiritualità dell’essere umano – non solo non ammettono l’anima ma a maggior ragione non ne possono concepire una che sia ‘viziata’ dal Peccato originale.
Rudolf Bultmann (1884-1976), tedesco, teologo protestante, diede grande contributo scientifico allo sviluppo della scuola critica della ‘Formgeschichte’, ma il suo nome è legato soprattutto alla ‘demitizzazione’ dei testi biblici, concetto che presume ricondurre a livello naturale e dimensioni umane fatti e persone del testo biblico a cui l’ignoranza e il fanatismo religioso avrebbero attribuito caratteri soprannaturali in un contesto mitico.
Non c’è versetto del Nuovo Testamento che resista alla sua critica demitizzante ma la cosa non sarebbe importante se le sue teorie, perché di questo si tratta, non avessero trovato tanto seguito a livello mondiale nell’ambito di una certa teologia e cultura ‘laica’.
Ebbene, per il teologo Bultmann il mondo appartiene alla scienza e alla tecnica e nessun uomo può seriamente attenersi alla visione neotestamentaria del mondo. Una divisione in Cielo, Terra e Inferi , angeli e demoni è una fantasia assurda per non parlare poi dell’idea del Peccato originale che gli sembrava proprio la quintessenza del Mito.
Ma se si nega il Peccato originale non si puo’ che negare anche la Redenzione, e se si nega la Redenzione, si deve negare anche il Redentore, e se si nega il Redentore cade anche Gesù Cristo con tutto il suo Cristianesimo.
Sono in molti quelli che – nel pensiero razionalista moderno - credono che il Peccato originale sia un mito, e talvolta l’ho sentito dire seraficamente anche da dei sacerdoti ‘alla Bultmann’, i quali forse non si rendevano nemmeno conto della ‘portata’ implicita di questo loro pensiero.
Ora era proprio a Bultmann che io pensavo meditando quel brano del Vangelo di Luca (Lc 4, 16-30) in cui si narra che Gesù, recatosi a Nazareth, entra nella sinagoga e, presumibilmente invitato dal sinagogo, si alza a leggere i ‘rotoli’, scegliendo un passo di Isaia dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato, mi ha inviato ad annunziare la buona novella ai poveri, la liberazione ai prigionieri, il recupero della vista ai ciechi, la libertà agli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Maria Valtorta, la grande scrittrice mistica moderna che ha trascritto nella sua grande opera la vita evangelica di Gesù che lei vedeva in visione, descrive1 quella scena - peraltro conclusasi poi rocambolescamente, come racconta anche Luca, con la cacciata di Gesù da Nazareth – e mostra Gesù che conclude il suo discorso di spiegazione del brano dicendosi:
«… il portatore della Buona Novella, della legge d'amore che sostituisce il rigore di prima con la misericordia, per cui tutti coloro che la colpa d'Adamo fa malati nello spirito - e nella carne per riflesso perché il peccato sempre suscita vizio, e il vizio malattia anche fisica - otterranno la salute.
Per cui tutti coloro che sono prigionieri dello Spirito del male avranno liberazione. Io sono venuto a rompere queste catene, a riaprire la via dei Cieli, a dar luce alle anime accecate e udito alle anime sorde. E’ venuto il tempo della Grazia del Signore. Ella è fra voi, Ella è questa che vi parla. I Patriarchi hanno desiderato vedere questo giorno, di cui la voce dell'Altissimo ha proclamato l'esistenza ed i Profeti hanno predetto il tempo.  E già, portata a loro da ministero soprannaturale, conoscono che l'alba di questo giorno s'è levata, e il loro ingresso nel Paradiso è ormai vicino e ne esultano coi loro spiriti, santi ai quali non manca che la mia benedizione per esser cittadini dei Cieli.  Voi lo vedete.  Venite alla Luce che è sorta.  Spogliatevi delle vostre passioni per esser agili a seguire il Cristo.  Abbiate la buona volontà di credere, di migliorare, di volere la salute, e la salute vi sarà data. Essa è in mia mano.  Ma non la do che a chi ha buona volontà di averla. Perché sarebbe offesa alla Grazia darla a chi vuole continuare a servire Mammona… ».
Gli scritti di Maria Valtorta vanno sempre meditati, se non si vogliono perdere delle autentiche ‘perle’ che, frammiste alle altre nel forziere, rischiano di sfuggire all’osservazione.
Sono perle il cui bagliore sembra talvolta come offuscato da una polvere che ne nasconde lo splendore, come se Dio volesse lasciare a noi il gusto della ricerca e la gioia di spolverarle con le nostre mani per scoprirle in tutta la loro bellezza.
La vita di peccato e l’unità psicosomatica dell’uomo
Ora nelle parole del Gesù della visione valtortiana vi è un concetto – a proposito di Peccato originale - che forse potrebbe non essere capito se non sufficientemente analizzato.
Sono quelle poche righe del commento di Gesù laddove egli spiega la figura del Messia, precisando che questi è Lui, Gesù, ‘venuto sulla terra come Liberatore per dare salute fisica e spirituale all’uomo, poiché la Colpa di Adamo lo ha reso malato nello spirito,  e nella carne di riflesso, perché il peccato sempre suscita vizio, e il vizio malattia, anche fisica’.
Il concetto – alla luce anche del complesso dell’opera valtortiana – ve lo potrei ora anche spiegare così.
Il Peccato originale fu un peccato dello spirito, cioè della psiche di Adamo e – oltre alla perdita dei doni infusi da Dio in virtù della Grazia - provocò delle altre conseguenze negative sul piano psichico-spirituale, come ad esempio l’insorgere di  invidia, odio, egoismo, orgoglio, superbia.
Ma l’uomo non è solo ‘corpo’ e neppure solo ‘psiche’, anzi è un tutt’uno, cioè una unità psicosomatica dove ognuna delle due realtà interagisce con l’altra, come dimostrato ad esempio dalle cosiddette malattie psicosomatiche che la Medicina moderna ha solo da pochi decenni cominciato a studiare.
Il decadimento dello spirito provocò dunque una alterazione dei geni, un sovvertimeno del sistema endocrino, un indebolimento delle difese immunitarie, e da qui il decadimento della salute del corpo, con una progressiva diminuzione – nei secoli - della durata della vita, ed un insorgere di sempre nuove malattie.
E gli ulteriori peccati individuali dei discendenti di Adamo, peccati che Adamo ed Eva non avevano conosciuto come ad esempio l’omicidio voluto da Caino a danno di Abele – hanno aggravato ancora più le tare psicofisiche dell’uomo, imbruttendolo persino sul piano estetico.
È su questi concetti che vi invito quindi a meditare.
L’uomo moderno non può comprendere il Peccato originale? E allora ricorreremo
alla…genetica
Bultmann (‘Nuovo Testamento e mitologia’- Queriniana, Brescia, 1973) aveva testualmente scritto ‘L’uomo moderno, che vive nel mondo della scienza e della tecnica, non può comprendere come - poiché egli conosce la colpa solo come atto di responsabilità - a seguito della colpa di un suo antenato, egli sia condannato ad essere schiavo di un destino di morte che invece è proprio di ogni essere vivente in natura. Il peccato originale è per lui un concetto immorale e insostenibile’.
Il peccato originale è dunque per Bultmann un concetto ‘immorale e insostenibile’.
Ma Bultmann sbaglia perché all’uomo moderno basterebbe spiegare che non bisogna confondere il concetto di Colpa con quello delle ‘conseguenze’ della colpa, cioè la causa con l’effetto.
La realtà che ci circonda, la realtà che contraddistingue la storia intera dell’Umanità, è piena delle conseguenze sui figli delle colpe dei genitori, conseguenze che rappresentano l’eredità più pesante che ogni generazione riceve dalla precedente e lascia alla successiva.
Bultmann, uomo di scienza e di tecnica, non riusciva a cogliere la ‘logica tecnico-scientifica’ delle conseguenze  subite dai discendenti in seguito alla procreazione di generazione in generazione.
E allora svilupperò meglio proprio in chiave ‘tecnico-scientifica’ quel concetto sopra espresso da Gesù, per cui ‘la colpa del Peccato fa malati nello spirito e nel corpo di riflesso’, e di come sia possibile che le conseguenze del Peccato si trasmettano ai discendenti che di quel Peccato non hanno avuto alcuna colpa e responsabilità.
Il Peccato originale fu un peccato di disubbidienza a Dio, di orgoglio e di superbia.
Tale fu infatti il significato profondo insito nel gesto con cui Eva decise di ignorare quell’unico divieto dato da Dio ai primi due - che sulla terra avevano tutto, soprattutto Dio - di non cogliere il simbolico frutto dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male.
Si trattò dunque di un peccato di mente, e cioè ‘spirituale’.
Il peccato ruppe il rapporto idilliaco fra l’uomo e Dio e l’uomo – insieme all’amicizia di Dio - ne perse anche i doni eccelsi che lo rendevano perfetto, spiritualmente, intellettivamente e fisicamente, cioè praticamente ‘immortale’.
Il Peccato agì come una sorta di micidiale virus spirituale che dopo la prima incubazione produce effetti sempre più devastanti quanto più la sua azione procede nel tempo.
E l’uomo divenne infatti – sia nello spirito come nel corpo – sempre più degradato, come lo diventerebbe oggi sempre più a causa del diffondersi di una grave malattia.
Caino aveva ereditato per via genetica le conseguenze di ‘contagio’ del primo Peccato compiuto dai due progenitori, con l’aggravante dello sviluppo di egoismo, invidia, odio, orgoglio e superbia che ne erano scaturite, qualità germogliate in lui come polloni vigorosi dal ceppo del genitori.
Se infatti Adamo ed Eva avevano peccato solo nel ramo dell’Amore verso Dio, Caino - assassinando suo fratello Abele – aveva peccato anche contro l’altro ramo dell’Amore, quello verso il prossimo, portando così alla perfezione il peccato dei primi due progenitori.
I razionalisti e l’evoluzione… discendente dell’uomo
Da allora – in forza appunto delle conseguenze del Peccato originale - per i discendenti di Adamo ed Eva fu una progressiva caduta di cui l’Umanità non ha ancora toccato il fondo.
Questo concetto che vi ho spiegato della evoluzione discendente dell’uomo potrebbe anche stupire e certamente farebbe imbestialire i ‘razionalisti-materialisti-evoluzionisti’ che non si offendono nel vantare per se stessi una discendenza da una bestia ma si offendono se diciamo che – ‘bestie’ - rischiamo di questo passo di diventarlo di nuovo alla fine della evoluzione ‘ascendente’ che essi hanno immaginato per noi.
I ‘sacerdoti’ della teoria evoluzionista contestano il racconto della Genesi biblica, negano la creazione dell’uomo e degli altri esseri viventi da parte di Dio e, fra i tanti luoghi comuni senza alcuna prova scientifica che essi hanno propagandato, sostengono che l’uomo – partito dal protozoo, forma vivente unicellulare nata da sola dalla materia e da sola datasi la vita - si sia evoluto di animale in animale in meglio, secondo una logica di evoluzione ascendente progressiva, evoluzione non solo fisica ma anche… ‘psichica’.
Ma se si fa eccezione per il singolo e per le minoranze (perché il singolo sempre può autonomamente elevarsi se lo vuole) e se ragioniamo su un piano più generale, ci accorgiamo che la apparente evoluzione positiva dell’Umanità negli ultimi trecento anni è solo ‘tecnologica’ e scientifica, una evoluzione del sapere, cioè culturale.
Migliora a livello mondiale anche la qualità della vita, ma solo per i relativamente pochi che se lo possono permettere, mentre peggiora invece per gli altri dei paesi ‘sottosviluppati’ che – per colpa della povertà, dell’ignoranza e del sovrappopolamento - muoiono di stenti e di malattie e si nutrono di odio verso quelli che hanno tutto e che  appaiono ai loro occhi come sfruttatori e ladri delle risorse del creato.
Guerre e rivoluzioni, con stermini di massa si succedono senza posa in tutti i punti del globo.
Ma, anziché combattere la fame con un migliore utilizzo e distribuzione delle risorse e anziché combattere la sovrappolazione insegnando il contenimento degli istinti, si cerca – per egoismo - di combattere pianificando con l’aiuto delle Nazioni Unite la politica delle nascite, in pratica diffondendo a livello mondiale una cultura di morte con aborti di massa.
Dal punto di vista spirituale – sempre su di un piano generale, ed esclusi quindi i casi individuali - a causa del Peccato originale e della stratificazione della massa dei successivi peccati individuali dell’uomo c’è dunque stato un generale peggioramento perché la ferocia bruta degli uomini antichi  non si è attutita, ma si è anzi raffinata.
Una volta si uccideva con le lance e con le spade, e gli uomini morivano  con scorrimento di sangue a centinaia e anche a migliaia, oggi si uccide invece premendo un bottone dietro ad una consolle di computer, sganciando o lanciando una asettica bomba atomica, con gli uomini che - non più trafitti truculentemente da una spada - muoiono bruciati vivi a centinaia di migliaia per volta, come a Hiroshima e Nagasaki, oppure cadendo a mucchi uno sull’altro con la guerra chimica e batteriologica, o infine ‘bombardati’ con un aereo ‘kamikaze’ mentre – da civili inermi - lavorano tranquillamente nelle Twin Towers di New York.
Cento milioni di morti nel ventesimo secolo!
Gli uomini – salvati oggi solo dalle medicine, dalla genetica e dai…trapianti - sono fisicamente più deboli e meno longevi di quelli antichi, ma sono anche spiritualmente peggiorati. Evoluzione ascendente, dunque?
Ne parleremo ancora nella prossima seconda parte.

1 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 106 – Centro Ed. Valtortiano
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