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111. Amare Gesù «identificandosi» a Lui...
     Amore non «patologia», Santità non «pazzia». Il Sacrificio Eucaristico.
Mi sveglio di buon mattino perchè una frase, quasi che fosse l'ultimo barlume di un sogno che sfugge, mi ronza nella testa, ripetendosi come un ritornello. Lì per lì non la metto bene a fuoco, poi apro gli occhi della mente e la 'fisso' con il pensiero cosciente. Mi alzo di colpo sul letto, prendo penna e 'block notes' che tengo sempre sul comodino per marcare gli appunti di lavoro (le idee migliori mi vengono di notte) e - prima che mi scappi di mente - scrivo:
«Amor che a nullo amato amar perdona...»
Che vuol dire? Non sono le parole di quella poesia? Quanti anni sono passati. Chi era più ? Il Petrarca? Dante? Non mi ricordo più il nome del Poeta, però mi sembra di ricordare il significato che ci aveva insegnato - al Liceo - la professoressa di Lettere: l'Amore, che uno può vedere come una sorta di Cupido armato di arco e freccia che estrae dalla faretra, non perdona chi lo ama, nel senso che ricambia l'amore con una freccia del 'suo' amore.
O meglio quando uno viene amato finisce per contraccambiare con il suo amore... oppure se uno 'ama' finisce per essere a sua volta contraccambiato...Insomma, non mi ricordo proprio più.
Luce:
«Amor che a nullo amato amar perdona...».
Ricordi la poesia?
Che cosa è l'Amore per Me?
È quello che tu chiameresti un processo psicologico di 'identificazione'.
Pensi a Freud? Pensi che egli lo definirebbe una patologia? Uno sdoppiamento della personalità? Un fatto 'psichiatrico' ?
E che cosa è allora l'amore umano?
Non è anch' esso una 'alterazione', se così vuoi chiamarla, del proprio normale stato affettivo? Ed è questa una anormalità? No. È norma, perchè gli uomini, normalmente, sia pur umanamente, si amano.
Almeno questo, perchè - se non esistesse questa possibilità di amare  - la vita sulla terra sarebbe un 'inferno'!
Ma quello per me è un amore 'spirituale'.
Cosa fa la mamma con il figlio? Il figlio con il padre o la madre che ama? Il marito con la moglie e viceversa?
Si amano. E come? Identificandosi poco alla volta uno con l'altro, facendo proprie le esigenze ed i bisogni dell'altro, corrispondendoli, in una parola: identificandosi!
È malattia? È patologia? No. È amore. E, quando si ama, uno fa le cose che l'altro desidera, gli evita le 'sofferenze', se le accolla lui pur di non farlo soffrire e di fargli cosa gradita.
Ecco, volevo farti ragionare su questo perchè altrimenti tu, con la tua mentalità infarcita di psicanalisi, avresti continuato a trovare nell'idea di amarmi un 'freno' psicologico che te lo avrebbe reso più difficile, considerandolo ansiosamente una sorta di patologia psicanalitica.
E questo dunque ti spiega quello che tante volte ti sei chiesto:'Come può mai fare, uno, a volere la Croce?!'
Lo può fare, amandomi.
Lo può fare identificandosi con Me a tal punto che, piano piano, vive pensando a Me, si abitua a ragionare come Me e - poichè Io vi amo e vi voglio redimere con la 'Croce', che è sofferenza d' Amore - anche egli finisce per abbracciare la mia croce, che è poi la vostra croce 'abituale', a meno che non ne chiediate una speciale.
Abbracciare la croce, cosa che ti ha sempre stupito ed inorridito, risultandoti per di più psicologicamente incomprensibile, roba da deviati mentali: da masochisti, in realtà non è amore per la 'sofferenza', come fra te e te pensavi qualche giorno fa, e quindi cosa patologica da evitare accuratamente, ma amore puro, amore per amore, amore per identificazione che - bada bene - ti porta poi ad abbracciare la 'sofferenza' senza che questa - e questo è il 'miracolo psicanalitico', psicanilitico non 'psichiatrico' - sia più una sofferenza.
Perchè come uno sforzo fatto per piacere non è un peso, come una cosa fatta per amore è un piacere, così una sofferenza subita per amore non è 'piacere' ( masochistico) ma amore, amore puro.  
Ecco perchè Io ripeto ogni giorno il mio Sacrificio Eucaristico per voi.
Anche questo te lo sei chiesto tante volte: 'Ma possibile che Gesù, che già è morto sulla Croce, voglia continuare a soffrire ogni volta che viene celebrata la Messa?'
Ma non sai che Dio è Infinito? E che è Amore? E che ama, quindi, infinitamente? E se ama infinitamente, e se sa che con la sofferenza - d'amore - si salva, e se la sofferenza d'amore non è più sofferenza ma è amore, cosa c' è che ti possa stupire?
Egli si sacrifica sempre, egli si sacrificherà fino alla fine dei tempi perchè Egli ama e continuerà ad amare, nella Croce. Nella Croce perchè l'Umanità pecca e peccherà ancora e, per essere salvata, quella che vorrà essere salvata, ha bisogno della Croce: la Mia e la sua.
La mia Croce, che ti ho spiegato, come la sua: quella normale della vita quotidiana che è espiazione, quella che ci si carica sulle spalle quando, per amore, si inizia il processo di identificazione.
Amore, non patologia. Santità, non pazzia.
Capisci ora?
Abbandonati. Non è questa una chiamata alla Croce. Te l'ho già detto. Non ti voglio mettere in Croce. Ci sono già Io.
Ti voglio solo far capire, affinchè tu possa spiegare a quelli come te, che amare Me non è poi una 'pazzia'.
Rifletto. Ha centrato il bersaglio... Centrato e... affondato.
Era proprio quello che dentro di me pensavo. E cioè che quel tipo di amore per Gesù fosse una sorta di 'patologia' psicanalitica.
L'altro giorno ero in visita ad Assisi nei luoghi francescani. Ero capitato a San Damiano, dove c'è il convento di Santa Chiara, amica e devota compagna di San Francesco.
Lì, su qualche bacheca dove si trovano le informazioni e le notizie storiche, ho letto che lei aveva fondato la Congregazione delle Clarisse.
Allibito, vedo scritto che sono circa 20.000 in tutto il mondo, in seicento monasteri: dedite alla 'contemplazione'...! Contemplazione!
Io tanti anni fa, neanche troppi però, avevo sempre pensato che quelli che vivono 'pregando' nei monasteri, solitamente situati in posti splendidi, avessero trovato un modo 'facile' per farsi mantenere dalla 'società'.
Ora riconosco che era un pensiero da 'barbaro': non avevo capito proprio niente, in particolare non avevo capito quanto sacrificio - in termini di libertà e rinunce - comportasse una vita di quel genere che una persona 'normale' in realtà non farebbe per tutto l'oro del mondo, tant' è vero che chi critica si guarda poi bene dal farlo...
Ma la contemplazione... Avete mai letto le opere di quei due 'dottori' della Chiesa, Santa Teresa d' Avila e San Giovanni della Croce?
Quelli sanno tutto sulla contemplazione.
Superata la fase della normale preghiera, superata la fase successiva della preghiera di 'meditazione', vi è quella - largamente 'raccomandata' da San Giovanni della Croce - della 'contemplazione infusa'.
L'anima - dice lui, io lo chiamo l'individuo - si pone nelle opportune disposizioni di spirito e di preghiera e si 'abbandona' lasciando che sia Dio a decidere come 'entrare' in lei.
Dio a questo punto si 'rivela', rivela i suoi segreti, le sue verità che vengono 'intuite' dalla persona in contemplazione. E questo perchè - spiegava S. Giovanni della Croce - Dio è per sua natura inconoscibile alla mente umana e ogni raffigurazione che ci facciamo di lui è quindi sbagliata, per cui l'unico modo per 'conoscerlo' non è 'immaginarlo' ma aprirsi a Lui lasciando che sia Lui a decidere cosa farci 'intuire' di sè.
Mah…, mi son detto, per forza diventano dei santi...questo è in realtà un processo di 'identificazione' psicologica, uno si mette in uno stato contemplativo, di tipo ipnoide (conosco bene questi meccanismi, perchè sono, come già detto, conoscitore delle tecniche di training autogeno) e - attraverso una visualizzazione - finisce per 'identificarsi' non a Dio ma all'idea che questa persona si è fatta di Dio... Non è Dio che si rivela... ma è la persona che  finisce - per un banale processo di tipo autosuggestivo - per identificarsi al concetto anche inconscio che essa ha di Dio, magari per come gli altri glielo hanno rappresentato. Semplice, no?
Quelli, nel '600, non conoscevano ancora la psicologia dell'inconscio e scambiavano lucciole per lanterne...
Rimango un poco soprapensiero...
E se fosse invece Dio - mi domando - a conoscere la psicologia dell'inconscio molto meglio dell'uomo, posto che l'inconscio è 'anima' e l'anima con i suoi meccanismi di comportamento l'ha creata Lui?
E se Dio che, per sua natura è inconoscibile, ci avesse dato il modo - facendosi uomo e dandoci l'esempio - di poterci ispirare a Lui, di imitarlo, identificandoci cioè a Lui proprio per potergli assomigliare, per poter assomigliare a quell'immagine di Uomo-Dio che Egli ha voluto darci di sè, proprio per aiutarci a purificare il nostro spirito e raggiungere più facilmente la salvezza?
Chi è più 'pazzo', allora?  Chi l'ha capito o, anche senza averlo capito, lo fa o chi - come me - lo rifiuta?
E perchè lo rifiuto? Perchè rifiuto di 'identificarmi' a Gesù, per esempio?
Perchè ho paura. Perchè Lui è finito in Croce e suo Padre non si è sognato di salvarlo, anzi, nel momento del massimo bisogno, si è ritirato, o meglio gli ha dato l'impressione di abbandonarlo.
L'impressione, solo l'impressione, d'accordo, ma non è quella che conta, l'impressione?                                                               
Però...! Ben 20.000 clarisse dedite alla contemplazione in circa 600 monasteri, come dire una media di 33, 333 clarisse per monastero! E chissà allora quante altre monache o monaci di clausura in tutto il mondo.
Non c'era stato anche S. Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti, a sviluppare con i suoi 'esercizi spirituali' una tecnica rigorosamente codificata di immedesimazione che si proponeva di sviluppare le potenzialità religiose dell'individuo?
E gli «yogin» indù, che con la loro psico-tecnica mistica fanno sistematicamente con lo yoga esercizi fisici e psicologici impostati sulla concentrazione mentale per raggiungere uno stato di coscienza superiore, che è quello che poi dà l'accesso alla «Illuminazione»?
E che cosa è la «Illuminazione» se non forse un modo di intuire in qualche modo il trascendente, cioè Dio?
E i brahamini? I buddhisti, anche loro con le loro particolari 'tecniche' di immedesimazione mistica?
E quei monaci del monte Athos, in Grecia (li chiamavano ironicamente gli «adoratori dell'ombelico»...), che si piegavano su se stessi concentrando appunto lo sguardo sul proprio ombelico e raggiungevano così uno stato 'ipnoide' che agevolava il distacco dai cinque sensi e favoriva l'mmedesimazione, o identificazione che fosse, in Dio?

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