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(M.Valtorta:  'Il Poema dell'Uomo-Dio', Vol. VI, Appendice, pagg. 1193/1201)
(M.Valtorta:  'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani',  14.1.48, pagg.  59/60)
(M.Valtorta:  'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani',  16.1.48, pagg. 60/62)
                                  - Centro Editoriale Valtortiano -

90. Il Limbo dei 'giusti' non cristiani e dei bimbi non   battezzati o non nati. Inferno, Purgatorio, Paradiso

Ho un dubbio che mi tormenta: l'opera della Valtorta dice chiaramente che il Limbo esiste ma, discutendone e sostenendolo una volta con un mio amico prete, questi mi disse che il Limbo non esisteva e - poichè io insistevo - egli aggiungeva scherzosamente che io ero un 'eretico'.
Anzi mi disse che - a ben pensarci - lui non era tanto sicuro che esistesse neanche il Purgatorio perchè - così gli sembrava di ricordare - la sua esistenza pare fosse stata non già chiaramente affermata dal Vangelo ma 'dedotta' indirettamente dai Padri della Chiesa...  
Io non è che ci tenessi molto al 'Limbo', ma siccome quella sul Purgatorio mi sembrava un po' grossa, gli domandai - anch' io ironicamente - per quali anime le dicesse a fare, allora, le messe per i defunti, posto che non sarebbero servite a quelli che erano già  in Paradiso e ancor meno a quelli che fossero stati all'Inferno...
Agguanto a questo punto da uno scaffale della libreria il 'Catechismo della Chiesa cattolica' e controllo per vedere se c'è il Purgatorio...  
…E vedo che c’è.., c’è!
Spiega anzi che è una sorta di purificazione alla quale vengono sottoposti 'coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati...'
Bisogna che dica al mio amico prete che allora è 'lui' l'eretico...! Ma, evidentemente, i 'dubbi' vengono anche ai preti, anche a quelli 'santi', aggiungo.
Già, ma il limbo? Qui nel catechismo della Chiesa di limbo non se ne parla proprio. Sta a vedere che l'eretico sono proprio io!
Eppure la Valtorta ne parla. O meglio la Valtorta 'scrive' quello che le 'dice' Gesù...
Ricordo che c' era un punto in cui se ne parlava diffusamente. Lo cerco e lo trovo, è una 'Appendice' nel Volume VI° del 'Poema', pagg. 1193/1201, interamente dedicata al Limbo.
Questo non è un 'dettato', mi sembra una dottissima disquisizione, una nota di commento fatta da qualche teologo in calce all'opera valtortiana perchè - credo di capire - il fatto che l'Opera della Valtorta parli così spesso di Limbo rende opportuno un chiarimento su questa complessa materia.
Innanzitutto, premette l'autore del seguente dotto commento, il 'limbo' di cui si parla nel testo della Valtorta non è quello comunemente noto, cioè il Limbo dei Patriarchi...

'A riguardo del limbo - di cui si parla in quest' Opera - è opportuno ricordare e osservare quanto segue:
I   . Nel testo non si tratta del limbo dei Patriarchi, cioè del luogo in cui il Salvatore discese, dopo la sua morte gloriosa, per liberare quei membri del popolo eletto che in Lui avevano creduto e sperato in vita, e almeno in punto di morte: limbo, dunque, che cessò durante la prima venuta del Cristo, e precisamente quando Egli, vincitore di satana, si portò agli inferi, risuscitò, ascese al cielo.
II  . Nel testo, si tratta invece del limbo dei non battezzati, piccoli o adulti, o meglio abitualmente sprovvisti o provvisti dell'uso di ragione, deceduti, per incapacità o virtù, senza colpe personali talmente gravi da renderli meritevoli dell'inferno eterno, preparato per satana e per gli angeli suoi (vedi:Matteo 25,41).
III . Il vocabolo 'limbo', riferito ai non battezzati non figura mai nella Bibbia e nei documenti pontifici o conciliari aventi il supremo valore di definizioni dogmatiche o di canoni irreformabili: compare tuttavia almeno nella Costituzione "Auctorem fidei (1794)" , con la quale Pio VI° condannò gli errori dello pseudo-Sinodo Pistoiese (vedi:Denzinger, Enchiridion Symbolorum..., 1526)
IV . Ma la realtà significata dal termine 'limbo' è indubbiamente asserita, a riguardo dei non battezzati, in vari documenti pontifici o conciliari che, pur non raggiungendo il predetto supremo valore, godono di notevole autorità, e non potrebbero venir rigettati se non con errore o almeno con temerità............
VII . Da questi testi del Magistero ecclesiastico appare perciò che il luogo dell'inferno differisce da quello del limbo, e che le pene dell'inferno si diversificano da quelle del limbo. Che luogo e pene dell'inferno siano eterni non lo dicono i documenti citati, ma lo asseriscono altri testi (vedi, per esempio: Matteo 25, 31-46) portatori della rivelazione divina; che invece luogo e pene del limbo siano perpetui non solo non lo attestano i documenti riferiti, ma neppure lo affermano altri testi portatori della rivelazione divina.
VIII. Non è quindi impossibile che, mentre due dei quattro luoghi, e cioè il paradiso e l'inferno, sono eterni, gli altri due, e cioè il purgatorio e il limbo, siano temporanei: cessino quindi alla seconda venuta del Cristo, con la resurrezione dei corpi, nell'imminenza dell'universale Giudizio...'.
La trattazione dottrinaria continua con considerazioni e altre citazioni che mi sembrano molto precise e 'competenti', ma che finiscono per confondermi le idee, finchè non vengo 'salvato' da questa sintesi finale che mi chiarisce quanto mi interessa:
Concludendo: il paradiso e l'inferno sono eterni. Il purgatorio cessa, come luogo, al ritorno del Cristo; per ciascun fedele, al momento della piena espiazione. Quanto al limbo, è almeno possibile, se non addiritttura conveniente o necessario, che termini alla seconda venuta di Gesù, cioè quando al cospetto di ogni uomo apparirà il Salvatore di tutte le genti, il quale, diviso il genere umano in due sole categorie (eletti e reprobi) consegnerà il suo regno al Padre, affinchè Iddio sia tutto in tutto (vedi: Prima lettera ai Corinti 15, 20-28).
Quindi, concludendo a mia volta:
I.   Il limbo di cui si parla nell'opera della Valtorta non è lo stesso limbo dei Patriarchi. Domanda: che limbo è allora? Ah, già, è quello dei non battezzati, piccoli o adulti, etc. etc.
II.  In importanti documenti della Chiesa è stata comunque prevista l'esistenza di un limbo riferito ai 'non battezzati'.
III. Non è impossibile che purgatorio e limbo siano temporanei, cessino cioè alla seconda venuta del Cristo con la resurrezione dei corpi, nell'imminenza del Giudizio universale.
Luce:
Alla sera del Tempo, cioè al momento del Giudizio Universale, i Giusti - che non avranno avuto la sorte di essere stati salvati in Cristo e per il Sangue di Cristo che circola santificante nella Chiesa dei Cristiani - saranno comunque riscattati dal Peccato in virtù del Sacrificio perfetto operato dal Cristo, Dio e Uomo.
Sacrificio perfetto come Dio e come Uomo.
Nell'attesa essi rimangono nel Limbo:non sofferenza e non gioia.
Ma non è ingiusta questa loro sorte come non fu ingiusta la sorte dei discendenti di Adamo menomati dal Peccato nello Spirito, nel Morale, nella Carne.
È per questo che bisogna fare apostolato: per diffondere il cristianesimo e fare in modo che quanti più giusti non cristiani diventino 'giusti' cristiani così da poter godere da subito, al momento della loro morte, l'ingresso nella nuova Vita che è gioia eterna.
Parimenti saranno benevolmente giudicati i giusti cristiani che avranno dentro di sè rispettato - pur senza stretta osservanza delle norme - i principi del vivere cristiano: timor di Dio e amore di prossimo.
Rimango un poco perplesso...
Luce:
Chiariamo ancora il concetto.
È la Grazia quella che consente all'uomo il diritto alla Vita.
Ma la Grazia, per quelli dopo Cristo, è data solo in virtù del Battesimo. E giusto questo è perchè altrimenti non vi sarebbe incentivo e premio al diventar cristiani, vale a dire Figli di Dio in Cristo.
Quindi tutti quelli non battezzati ma incolpevoli non andranno all'Inferno: che è sofferenza pura, non andranno in Purgatorio: che è pur sempre sofferenza d' amore, ma resteranno nel Limbo: dove la sofferenza non è, in attesa che la Gioia venga, fatto che è già 'gioia' in quanto 'anticipazione', pregustazione di gioia futura.
Capito meglio ora?
•                                                              
Si, ho capito meglio, mi dico. Questo potrà andar bene per i 'giusti' non battezzati che, per quanto giusti, qualche bel peccato sulla coscienza ce l'avranno anche avuto, se è vero che peccano anche i santi...
Ma i bambini allora? I bambini innocenti e puri come goccie d'acqua?
Per loro il discorso dell'incentivo  e premio a diventar cristiani non vale?
Mah…!
Mi viene in mente che proprio in quel dotto commento teologico del quale ho già  citato un 'estratto' riguardante il limbo dell'opera valtortiana, commento riferito ai non battezzati, vi è tutta una dissertazione dell'estensore che dice - sempre che abbia capito bene questa materia tremendamente complessa, dal punto di vista cosiddetto dottrinario - che alla luce della dottrina di S. Agostino e di S. Tommaso sarebbe possibile anche ritenere che
'...Iddio Padre, per sua infinita bontà, per i meriti e la mediazione del Figlio suo Gesù (di Maria e dell'intera Chiesa), ai bimbi neonati, o comunque agli sprovvisti dell'uso della ragione, privi di positiva opposizione alla grazia battesimale, per la virtù dello Spirito Santo comunichi le positive disposizioni al battesimo, cioè alla ricezione della grazia battesimale.... ' e ancora che ' È possibile, inoltre, che Iddio agli adulti, provvisti dell'uso della ragione, i quali, aderendo in coscienza alle proprie rispettive religioni, si trovano sul punto di decedere senza aver beneficiato del rito battesimale, ma in uno stato di sincera opposizione al male (attrizione) o magari di amore a Dio e di conseguente odio alla colpa (contrizione), accordi la grazia liberativa del Peccato d' origine, dopo aver sostato e penato nel limbo magari sino al ritorno di Cristo, possano anch' essi entrare nel regno dei cieli......'
Insomma, per farla breve, mi sembra di capire che  - fatta la 'legge' di carattere generale, e cioè che per entrare in Paradiso è necessario il 'battesimo' che dà la 'Grazia', e considerato il fatto che in realtà nessuno può mettere vincoli alla libertà e alla bontà di Dio e  che sui misteri dell'Aldilà ben poco in realtà si sa o ci è dato sapere - vi potrebbero essere anche le debite eccezioni alla legge.
Queste rientrerebbero però nello 'spirito' della legge, come si suol dire con linguaggio 'giuridico' anche se poco teologico.
In sostanza - mi dico io - forse è proprio possibile che un ‘non battezzato’, se incolpevole o comunque 'giusto' o comunque non in opposizione a Dio, etc. etc., possa andare in Paradiso non solo alla fine del Tempo, ma anche prima, a giudizio di Dio.
A questo punto mi viene un dubbio, che non è da poco in questi tempi in cui si parla tanto di aborto.
Mi rendo conto che l'argomento è scabroso ma non riesco a non pormi il problema che è questo: se i non battezzati, adulti o neonati che siano, non è escluso possano beneficiare da parte di Dio - come mi pare di aver capito dal commento di quel teologo -  di una sorta di battesimo non 'rituale' ma virtuale, e  se anche i bimbi non nati, cioè morti prima della nascita, hanno un' anima, dove va a finire allora quest' anima?
All'inferno credo proprio - per esclusione - di no. Non mi sembrerebbe giusto.
In purgatorio allora? Ma perchè? Non è pur sempre una sofferenza sia pur d' amore in quanto  esso è una sorta di stato di purificazione?
E di che si deve purificare un bambino, cioè un' anima, appena nata o addirittura non nata?
Forse - mi dico - del peccato d'origine che l'anima ha contratto al momento della sua incorporazione nell'embrione del nascituro?
Dove andranno queste anime allora? Direttamente in Paradiso? Forse no, se hanno contratto il peccato originale.
Allora forse nel limbo dei non battezzati, che che la 'Luce' definiva un ‘luogo’:'...dove la sofferenza non è, in attesa che la Gioia venga, fatto che è già 'gioia' in quanto 'anticipazione', pregustazione di gioia futura.'
In quel commento  teologico vi era peraltro un altro punto che recitava testualmente così:
XI . È possibile, dunque, che Iddio ai piccoli, o comunque agli sprovveduti dell'uso della ragione, sul punto di decedere senza senza aver potuto beneficiare del rito battesimale, accordi la grazia battesimale, cioè la grazia liberativa dal peccato d' origine, affinchè, dopo aver sostato e penato nel limbo magari sino alla fine del mondo, vengano allora ammessi nel regno dei cieli...
Allora mi dico:se è possibile (non lo dico io, lo scrivono questi teologi) che un piccolo appena nato possa  ricevere da Dio la grazia battesimale, perchè non la potrebbe ricevere un bambino morto prima ancora di nascere?
Basta, mi lascio aperto l'interrogativo.  Lasciamo perdere, non mi ci raccapezzo più. Penso che per avere queste risposte dovremo attendere il giorno del Giudizio oppure aver la pazienza di aspettare che uno che se n' è andato di là abbia la cortesia di tornare indietro per venircele a spiegare.
Comunque mi viene in mente, sul discorso della sorte che spetta ai non cristiani, cioè ai 'giusti' non cristiani, come pure  sulle pene dell'inferno per cristiani e non cristiani, quanto avevo letto su un paio di paginette delle 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' dove - come ho già detto - è lo Spirito Santo che detta alla mistica Valtorta le 'sue' Lezioni.
Cerco e trovo (14.1.48, pag. 59/60):
Dice il Ss. Autore:
'...Ma la tribolazione e l'angoscia della vita non sono che un minimo saggio della tribolazione o angoscia dell'oltre vita. Poichè l'inferno, la dannazione, sono orrori che anche l'esatta descrizione di essi, data da Dio stesso, è sempre inferiore a ciò che essi sono.
Voi non potete, neppure per descrizione divina, concepire esattamente cosa è la dannazione, cosa è l'inferno. Così come visione e lezione divina di ciò che è Dio ancor non può darvi la gioia infinita della esatta conoscenza dell'eterno giorno dei giusti nel Paradiso, così altrettanto nè visione nè
lezione divina sull'Inferno può darvi un saggio su quell'orrore infinito. Per la conoscenza dell'estasi paradisiaca e per l'angoscia infernale, a voi viventi sono messi confini. Perchè se conosceste tutto quale è, morireste d' amore o di orrore.
E castigo e premio saranno dati con giusta misura al giudeo come al greco, ossia al credente nel Dio vero come a colui che è cristiano ma fuor dal tronco dell'eterna Vite, come all'eretico, come a colui che segua altre religioni rivelate o la sua propria, se è creatura alla quale è ignota ogni religione.
Premio a chi segue giustizia. Castigo a chi fa male. Perchè ogni uomo è dotato di anima e di ragione e per questo ha in sè quanto basta ad essergli guida e legge. E Dio nella sua giustizia premierà e castigherà a seconda che lo spirito seppe, più severamente perciò più lo spirito e la ragione sono di essere civile e a contatto di sacerdoti o ministri cristiani,  di religioni rivelate, e a seconda della fede dello spirito. Perchè se uno, anche di chiesa scismatica oppure separata, crede fermamente di essere nella giusta fede, la sua fede lo giustifica, e se opera il bene per conseguire Dio, Bene supremo, avrà, un giorno, il premio della sua fede e del suo retto operare, con maggior benignità divina di quella concessa ai cattolici. Perchè Dio calcolerà quanto più sforzo dovettero fare i separati dal Corpo mistico, i maomettani, braminici, buddisti, pagani, per essere dei giusti, essi nei quali la Grazia, la Vita, non sono, e con esse i miei doni e le virtù che da essi doni scaturiscono.
Non vi è accettazione di persone davanti a Dio. Egli giudicherà per le azioni compiute, non per le origini umane degli uomini. E molti saranno che, credendosi eletti perchè cattolici, si vedranno preceduti da molti altri che servirono il Dio vero, a loro ignoto, seguendo la giustizia'
Medito su quel che ho letto. Accidenti, eccola qua la risposta che avrei dovuto dare - se solo me la fossi ricordata (ma come si fanno a ricordare due pagine in quell'opera monumentale e densa di cose da 'ricordare' della Valtorta?) - a quel mio amico che contestava il 'Dio dei cristiani' accusandolo di non essere nè 'giusto' nè il 'Dio di tutti gli uomini'.
Ecco anche per i cristiani, l'aver avuto questa sorte, l'esser stati 'eletti' - come per il popolo di Israele - non è un 'dono' senza contropartite, gratuito,  fine a se stesso,  ma anzi può risultare un' arma a doppio taglio perchè 'tanto più a uno è dato tanto più uno deve dare' e - in caso contrario -  il dono si trasforma, per giustizia, in punizione: cristiani all’inferno o a penare in purgatorio e non cristiani in ... paradiso, dopo la sosta nel 'viaggio' - sosta più o meno lunga non ho ben capito -  nella 'stazione' del limbo...
Mi accorgo però che, nel libro delle 'Lezioni', lo Spirito Santo  fa subito seguire, alla precedente, un'altra dove completa l'insegnamento (16.1.48, pagg. 60/62) e mi sembra che la sua importanza ne giustifichi questa ulteriore integrale e fedele trascrizione che nulla aggiunge o toglie, per non 'sciupare':
'La grande misericordia di Dio risplende ancor più luminosamente infinita nelle parole di Paolo che, ispirato, proclama come unicamente coloro che non riconoscono nessuna legge - nè naturale, nè soprannaturale, nè ragionevole - periranno, mentre quelli che hanno conosciuta la Legge e non l'hanno praticata, dalla stessa Legge, che salva, saranno condannati; e ancora: che i Gentili, che non hanno la Legge , ma naturalmente e ragionevolmente fanno  ciò che la Legge a loro sconosciuta prescrive - dandosi, per il solo lume di ragione, rettezza di cuore, ubbidienza alle voci dello Spirito, sconosciuto ma presente, unico maestro al loro spirito di buona volontà, ubbidienza a quelle ispirazioni che essi seguono perchè la loro virtù le ama, e non sanno di servire inconsapevolmente Dio - che questi Gentili, che mostrano con le loro azioni che la Legge è scritta nel loro cuore virtuoso, nel giorno del Giudizio saranno giustificati.
Osserviamo queste tre grandi categorie, nel giudizio divino delle quali risplendono misericordia e giustizia perfette.
Coloro che non riconoscono nessuna legge nè naturale, nè umana, e perciò ragionevole, nè sovrumana. Chi sono? I selvaggi? No. Sono i luciferi della Terra. E il loro numero cresce sempre più col passare dei tempi, nonostante che civiltà e diffusione del Vangelo, predicazione inesausta di esso, dovrebbero far sempre più esiguo il loro numero. Ma pace, ma giustizia, ma luce, sono promesse agli uomini di buona volontà. Ed essi sono di mala volontà.
Sono i ribelli ad ogni legge, anche a quella naturale. Perciò inferiori ai bruti. Rinnegano volontariamente la loro natura di uomo: essere ragionevole dotato di mente e di anima. Fanno cose contro natura e contro ragione. Non meritano più che di perire di fra il numero degli uomini che son creati a immagine e somiglianza di Dio, e periranno da come uomini per prendere la loro voluta natura di demoni.
Seconda categoria: gli ipocriti, i falsi, coloro che irridono Dio, avendo la Legge, ma avendola solo, non praticandola. E può allora dirsi di averla veramente e trarne benefici? Simili a coloro che possiedono un tesoro ma lo lasciano inoperoso e incustodito, essi non ne traggono frutti di vita eterna, gaudi immediati al loro morire, e Dio li condannerà perchè ebbero il dono di Dio e non ne usarono con riconoscenza al Donatore che li aveva messi nella parte eletta dell'Umanità: in quella del Popolo suo perchè segnato dal segno cristiano.
Terza categoria: i Gentili. Al tempo d' oggi diamo tale qualifica a quelli che non sono cristiano cattolici. Chiamiamoli così, mentre meditiamo le parole di Paolo. Essi, che non avendo la Legge fanno naturalmente ciò che la Legge impone - e son legge a se stessi mostrando così come il loro spirito ami la virtù e tenda al Bene supremo - essi, quando Dio giudicherà per mezzo del Salvatore le azioni segrete degli uomini, saranno giustificati.
Sono molti, costoro. Un numero grande. E sarà la folla immensa... di ogni nazione, tribù, popolo, linguaggio, sulla quale, nell'ultimo giorno, per i meriti infiniti del Cristo immolato sino all'estrema stilla di sangue e di umore, verrà impresso il sigillo del Dio vivo a salvezza e premio prima dell'estremo inappellabile giudizio.
La loro virtù, la loro spontanea ubbidienza alla legge di virtù, li avrà battezzati senza altro battesimo, consacrati senza altro crisma che i meriti infiniti del Salvatore.
Il Limbo non sarà più dimora dei giusti.
Così come la sera del Venerdì Santo esso si svuotò dei suoi giusti, perchè il Sangue versato dal Redentore li aveva detersi dalla macchia d'origine, così alla sera del Tempo i meriti del Cristo trionfante su ogni nemico li assolverà dal non essere stati del suo gregge per ferma fede di essere nella religione giusta, e li premierà della virtù esercitata in vita.
E se così non fosse, Dio farebbe frode a questi giusti che si dettero legge di giustizia e difesero la giustizia e la virtù. E Dio non defrauda mai. Lungo talora a compiersi, ma sempre certo il suo premio.'
Finisco di battere al computer questa trascrizione.
Le avevo già lette, queste pagine, ma non le avevo ben meditate e 'metabolizzate'.
Ora queste  sono lì a ricordarmi, più di quanto non facciano la lettura di libri di catechismo o di dottrina, la grande Giustizia e Sapienza di Dio.
Rifletto sulla misericordia di Dio. Mi sembra che Egli voglia ad ogni costo portare in Cielo - prima o dopo - tutti gli uomini, cristiani o non cristiani che siano, e  mi sembra anche che per dannarsi ci debba proprio essere da parte dell'uomo quasi una proterva volontà, quella di non riconoscere 'nessuna legge nè naturale, nè umana, e perciò ragionevole, nè sovrumana...'
Questo Dio comincia a piacermi sempre di più...
Ha proprio pensato a tutto e a... tutti!
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