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(M.Valtorta: 'Il Poema dell'Uomo-Dio', Vol. II, Cap. 22, pag. 118)
- Centro Editoriale Valtortiano -
82. La doppia natura di Gesù: vero Dio e vero uomo.
Sempre ancora meditando (scusatemi, a me piace - ma non per mero 'razionalismo' - che ogni particolare di un quadro, di un 'puzzle' trovi la sua giusta 'collocazione', altrimenti non mi sento 'tranquillo'...) su questo 'mistero' della 'doppia' natura di Gesù,  mi viene in mente  - e me lo vado a rileggere - un  episodio curioso narrato nel 'Vangelo' della Valtorta.
Lei vede Gesù che sta facendo un discorso nella sinagoga di Cafarnao. Fra tanta gente che lo acclama vi sono, mischiati alla folla, anche dei 'farisei' ostili che sperano di poterlo cogliere in fallo.
Uno di questi, ad un certo punto, si alza astiosamente a contraddirlo cercando di prenderlo in castagna su un tema dottrinario. Gesù - nel volgersi a lui per fornirgli i chiarimenti del caso - premette: 'Chi sei, Io non so. Ma, chiunque tu sia, ti rispondo...' .
E quindi - mi ero detto - Gesù qui mostra di non essere 'onnisciente' come  avrebbe dovuto se avesse avuto anche la natura di 'Dio'.
Poco dopo però ( cioè dopo aver risposto esaurientemente al fariseo che peraltro gli aveva anche contestato che Egli osasse professarsi 'rappresentante di Dio' senza poterne  però dare alcuna dimostrazione a parte il fatto che, anche se le sue parole potevano sembrare 'sante', lo stesso Satana avrebbe potuto avere parole di inganno tinte di santità per trarre in errore, nè si poteva prestar fede alla parola dei discepoli di Gesù... ) Gesù  risponde  che allora un altro - che non l'amava - avrebbe parlato dicendo chi era e, rivolgendosi all'affollata assemblea, invita a venir fuori dal mucchio un tale al quale  Egli - come se lo conoscesse benissimo - imperiosamente grida : 'Aggeo! Vieni avanti, Te lo comando.'
Aggeo si rivela essere uno che  la gente e l'archisinagogo definiscono  'indemoniato, ebete, 'furioso' quando il demonio si appresta a tormentarlo...'.
Dopo una 'lotta'  - sguardo nello sguardo - il dèmone all'interno dell'uomo trasforma il mugolìo in parole intelleggibili e - dopo aver dato atto a Gesù di essere 'Dio' - ad un ultimo suo comando  lascia il corpo dell'uomo, preso intanto da parossismi ed urla disumane, che ritorna in sè, si prostra ringraziando Gesù il quale - dicendogli che aveva avuto fede e quindi per questo viene sanato - lo invita ad andare in pace e ad essere 'giusto' in futuro...
Ciò premesso, la Valtorta - nello scrivere questa visione - riporta in calce una importante 'nota' di commento, o meglio una spiegazione che lei ha 'ricevuto' al proposito e che dice :
«Il Cristo, come Dio, e come Santo dei Santi, penetrava nelle coscienze, vedeva e conosceva i loro riposti segreti (introspezione perfetta); come Uomo, conosceva, solo secondo il modo umano, le persone e i luoghi, quando il Padre suo e la sua propria natura divina non giudicavano essere utile il conoscere luoghi e persone senza chiedere... Qui, dovendo dar prova al fariseo della sua onniscienza divina, chiama a nome lo sconosciuto Aggeo che sa indemoniato, mentre, nella pagina precedente, come Uomo, aveva detto al fariseo: 'Io non so chi tu sia..»
Beh!, mi dico, come spiegazione razionale è veramente - per me almeno - molto 'convincente'.
Questa chiarisce anche un particolare che mi aveva molto colpito nell'opera della Valtorta, e cioè il fatto che Gesù - nel suo continuo peregrinare per evangelizzare con gli apostoli, spesso chiedesse quale fosse la strada giusta da prendere per raggiungere un posto o l'altro.
E mi ero detto :"Ma che 'Dio' è mai, se non conosce neanche la strada?".
Altre volte invece mostrava di conoscere benissimo posti che 'umanamente' non aveva mai visitato, ed era Lui che forniva chiarimenti agli apostoli. E questa contraddizione mi aveva lasciato sconcertato...
Luce:
La divinità di Gesù. In Gesù convivevano due nature: quella divina e quella umana. Due nature perchè Egli era Dio incarnato in un Uomo. Le due nature erano coesistenti ma, a seconda delle circostanze, poteva rivelarsi l'una o l'altra o più una che non l'altra. Egli era Figlio di Dio, ma era anche Figlio dell'Uomo. Figlio di Dio per la parte 'spirituale', perchè generato in Maria dallo Spirito Santo, ma Figlio dell'Uomo perchè - fisicamente - nato dalla 'carne' di Maria.
Questo della divinità e della umanità di Gesù è uno dei concetti più difficili da accettare , se valutato secondo l'ordine umano. Ma se valutato alla luce del 'divino' ti accorgerai che la spiegazione è semplice.
Dio sulla Croce, Cristo sulla Croce,  ha sofferto come 'uomo', fisicamente. Egli ha sofferto come Dio, spiritualmente, perchè si è addossato i peccati dell'Umanità.
Anche in questo caso si è rivelata la doppia natura. Come uomo, solo come uomo, non avrebbe potuto sopportare il peso dei peccati del mondo, di prima e di dopo.
Ma anche nella Resurrezione Egli manifesta le due nature: di uomo dal punto di vista della 'solidità' corporea, di Dio nella sua capacità di resurrezione e nel suo corpo glorificato.
Lo stesso nell'Ascensione al Cielo.
La 'natura' di Dio era dunque 'dentro' all'Uomo. E Cristo-Dio decideva di rivelarsi all'Uomo a seconda di come Lui lo reputasse necessario per la sua missione, missione di Dio.
Ecco perchè talvolta Gesù, Gesù-Uomo, mostra di non aver l'onniscienza. Quello è il caso in cui 'appare' la natura dell'uomo. Dico 'appare' perchè in realtà vi è sempre quella di Dio, contestuale.
Altre volte Egli ha l'onniscienza, e la dimostra, e quello è il caso in cui il Dio che è nell'Uomo-Gesù decide di mostrarsi secondo questa natura, sempre per il bene della 'missione'.
Quando Gesù soffre la fame, la sete, la croce, la soffre nella sua natura di uomo: perchè come Dio - puro Spirito - non potrebbe avere di queste sofferenze.
Quando Gesù - nell'imminenza della Passione - sente il Padre sempre più lontano, fino a sentirsi del tutto solo di fronte alla Passione, è perchè il Gesù-Uomo avverte - dico 'avverte' - un senso di 'distacco'. È il distacco, non reale ma psicologico, che il Gesù-Dio opera nei confronti del Gesù-Uomo affinchè quest' ultimo - privo del sostegno della divinità, o meglio 'sentendosi' privo di tale sostegno - beva fino in fondo l'amaro calice della Passione sentendosi abbandonato persino dal Padre.
«Padre, padre, perchè mi hai abbandonato?»
Ma Io non abbandono mai i miei figli. Non abbandonai il Cristo come non abbandono voi.
Non fui mai così vicino al Cristo - Io che ero un tutt' Uno con Lui - come nel momento della Passione che - nella nostra Unità - fu Passione anche del Padre e dello Spirito.
Non sono mai così vicino a voi - quando siete, quando vi comportate da figli miei - come quando soffrite.
Ma le vostre sofferenze della vita: fisiche, spirituali e morali  come quelle del Figlio mio - proprio perchè accettate, meglio ancora se volute ed offerte come dal Cristo - sono proprio quelle che tornano a vostra maggior gloria ed a Gloria del ... Padre.

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