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(P. e A.. Angela: ‘La straordinaria storia dell’uomo’  -  A. Mondadori Editore)

33. Scala evolutiva ...e non «evoluzione».
Mi è capitato fra le mani ed ho letto attentamente un altro bel libro di Piero e Alberto Angela dal titolo:'La straordinaria storia dell'uomo - Indizio per indizio una investigazione sulle nostre origini’.
Si tratta - come dicono i due  coautori, padre e figlio - di una investigazione sulle nostre origini, indizio per indizio, anche in questo caso con un viaggio indietro nel tempo, cercando di individuare i nostri più lontani antenati e poi seguirne via via l'evoluzione fino ai nostri giorni.
È un libro che risente evidentemente e dichiaratamente dell'impostazione di pensiero evoluzionista, e quindi tutto viene visto alla luce di questa lente colorata, ma ha il pregio di essere chiaro e di affrontare - rendendole comprensibili anche ai profani - le problematiche connesse alla ricerca delle nostre origini.
In realtà le ricerche sul passato fatte dai paleontologi si basano perlopiù sullo studio di reperti fossili limitati a delle ossa, non di rado modesti frammenti, risalenti a qualche decina di migliaia e anche centinaia di migliaia di anni fa, frammenti dai quali si cerca poi di 'immaginare' e di disegnare il resto della struttura scheletrica e dell'aspetto corporeo.
Per esempio, leggo ad un certo punto che l'analisi del cranio e del suo punto di attacco alla colonna vertebrale verrebbe considerato importante dal punto di vista evolutivo.
Partendo  in questo caso ovviamente dal presupposto 'evolutivo' che l'uomo debba esser passato dal quadrupedismo al bipedismo, si individua allora una progressione evolutiva che porta dal cranio della volpe (sic!), a quello del babbuino, quindi al gorilla, poi all'australopithecus afarensis (e cioè un animale che si suppone fosse a metà fra la scimmia e l'uomo, che si supporrebbe vissuto 3/4 milioni di anni fa) e infine, passando per l'homo habilis e quello 'erectus', al 'Neanderthal'ed all'uomo moderno, il cosiddetto 'sapiens sapiens'.
Sarà… - mi dico - ma sono solo teorie suffragate da magrissimi indizi e una giuria imparziale di tribunale respingerebbe questo tipo di 'processo' assolutamente 'indiziario'.
Certo, la 'teoria' dell'Accusa presenta un certo fascino perverso, ma ci vuol ben altro per far condannare l'imputato, l'homo sapiens sapiens, alla 'pena' di discendere neanche da una scimmia, ma addirittura da una ... volpe.
Luce:
L'evoluzionismo parte dal presupposto 'ideologico' per cui - non essendoci stata 'creazione' e dovendosi spiegare comunque  la realtà - fra un animale di un tipo, diciamo, 'anteriore' ed uno 'posteriore' vi sia stata tutta una catena stretta di animali intermedi che si sono evoluti gradualmente dall'uno all'altro senza soluzione di continuità. Poichè la paleontologìa scopre solo saltuariamente questi animali, fossilizzati o meno, con differenze di datazione anche di milioni di anni, essa ritiene che siano andati perduti gli animali intermedi e che quelli successivi siano appunto il frutto della evoluzione da quelli precedenti, evoluzione della quale non si trova traccia. Tutto ciò è arbitrario. Certo che esiste, che è esistita, una evoluzione intesa come adattamento ad un sistema di ambiente o di vita, ma questo non significa che l'uomo - seguendo la teoria aberrante degli evoluzionisti - discenda da una sorta di 'volpe', che si è poi evoluta in babbuino, gorilla, australopithecus e quindi in 'uomo moderno'. I diversi tipi di animali non sono altro che il frutto non dell'evoluzione ma della scala evolutiva voluta da Dio.
L' evoluzione non è un piano inclinato senza soluzione di continuità ma una 'scala' dove ogni gradino è un gradino creativo diverso dal precedente, diverso sia in termini di 'perfezione' maggiore sia in termini di maggiore rispondenza all'ambiente in cui l'animale vive. E l'uomo è un animale, ma con l'anima.
È l'anima che vi fa uomini, è l'evoluzionismo che vi fa animali.

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