Apo-05 - ilCATECUMENO.it

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5. Uno ‘zoom’ nell’APOCALISSE: la collocazione storica del settimo squillo di tromba e della venuta del GESÙ vincente sul cavallo bianco (2)
5.1 L’errore interpretativo di Sant’Agostino  sulla ‘settimana universale’ dei Padri della Chiesa e la retrodatazione al momento della Resurrezione della venuta del ‘Gesù vincente’
Abbiamo in precedenza parlato della tendenza di scuola dei teologi cattolici ad una lettura allegorica dell’Apocalisse, con particolare riguardo poi alla collocazione temporale della venuta del Signore (di cui ad Ap. 19) alla fine del mondo anziché prima del ‘millennio’ di incatenamento di Satana.
Abbiamo anche accennato ai rischi comportati dalle interpretazioni troppo allegoriche perché queste, discostandosi dal significato letterale, rischiano di  sostenere tutto e il contrario di tutto senza che peraltro vi possa essere alcuna certezza di verità.
Nel mondo protestante anglosassone, dove invece prevale una interpretazione del testo per quanto possibile alla lettera, decine e decine di milioni di persone credono nell’avvento dell’Anticristo nel mezzo della Storia, cioè prima del ‘millennio’, e credono nella sua sconfitta ad opera di una ‘venuta’ intermedia di Gesù per instaurare il Regno millenario di Dio in terra, quel Regno il cui avvento invocheremmo giust’appunto nella preghiera del ‘Padre nostro’: ‘Venga il tuo Regno…’.
Ma come si è potuti arrivare ad interpretazioni teologiche così diametralmente opposte?
Per ‘colpa’ di Sant’Agostino! O, meglio, bisognerebbe dire per colpa di un equivoco in cui il celebre santo, celebre e santo ma non per questo infallibile, ebbe ad incorrere.
Sant’Agostino nel quarto secolo, pur non considerandosi  per sua stessa ammissione un esperto nella difficile scienza apocalittica, credeva - come molti allora - in un ritorno intermedio ed imminente di Gesù, per sconfiggere l’Anticristo.
Nell’Apocalisse Gesù aveva infatti detto: ‘Verrò presto!’.
I primi cristiani – che forse al riguardo prendevano l’Apocalisse anche troppo alla lettera sottovalutando la pedagogia divina che ci dice ‘Presto’ affinché ognuno di noi si tenga sempre spiritualmente ‘pronto’ - se lo aspettavano ‘presto’ a tal punto che San Paolo aveva dovuto invitare quelli di Tessalonica che vivevano in grande ansia e trepidazione a non farsi ingannare da presunti ‘annunci’ di falsi profeti circa la imminente venuta del Signore perché prima avrebbero dovuto manifestarsi due segni: l’apostasia e, con essa, anche l’uomo dell’iniquità.  Egli aveva infatti scritto ( i grassetti sono i miei): 1
« Ora, circa la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e la nostra riunione con Lui, vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così presto turbare lo spirito, né allarmare da rivelazioni o da dicerie o da lettera data per nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.
Nessuno vi inganni in alcun modo. Che se non verrà prima l’apostasia, si riveli l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario che si innalza al di sopra di ogni cosa chiamata Dio e oggetto di culto, fino ad assidersi nel Tempio di Dio, proclamandosi Dio lui stesso…
Non vi ricordate che io vi dicevo questo fin da quando ero con voi? E voi ben sapete che cosa impedisce la manifestazione, che avverrà a suo tempo.
Infatti il mistero dell’iniquità è già in azione; soltanto v’è chi impedisce, finchè sia tolto di mezzo.
Allora si manifesterà l’empio, ma il Signore Gesù lo ucciderà con il soffio della sua bocca e annienterà con lo splendore della sua venuta, lui, la cui venuta avverrà nella potenza di Satana, con ogni sorta di portenti, di segni e di prodigi menzonieri, e con tutte le seduzioni dell’iniquità per quelli che si perdono, perché non hanno voluto accogliere l’amore della verità che li avrebbe salvati.
Per questo Dio manda loro una potenza seduttrice, sì che essi credano alla menzogna, affinché vengano condannati tutti coloro che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nell’iniquità».         
Insomma lo ‘spirito’ dell’Anticristo, il mistero dell’iniquità, era già in azione fin da allora ma si sarebbe manifestato pienamente solo a suo tempo – quando Dio lo avesse permesso – perché a quel punto vi sarebbe stata l’Apostasia da parte della gran maggioranza dei cristiani, apostasia che avrebbe preparato il terreno non allo ‘spirito’ dell’Anticristo (poiché come dice anche S. Giovanni2  questo spirito era già in azione fin dall’inizio) bensì all’uomo dell’iniquità, l’empio, l’Anticristo in persona.
Comunque, vedendo che questa venuta intermedia del Signore tardava troppo rispetto alle aspettative, Agostino di Tagaste aveva ritenuto di poter concludere che essa ‘tardasse’ tanto forse per il semplice fatto che tale venuta, secondo le modalità descritte nell’Apocalisse, era  stata  erroneamente ‘interpretata’ in maniera ‘letterale’.
Se tale ‘venuta’, al contrario,  fosse stata interpretata come una allegoria della precedente Resurrezione ecco che allora si sarebbe spiegato il mistero di quel ritardo rispetto alle aspettative, ritardo solo apparente in quanto la venuta di Gesù non era in ritardo, per il semplice fatto che Egli era già… venuto da Risorto trattenendosi fra i suoi per quaranta giorni prima dell’Ascensione.
Agostino era un ‘grande’, non solo spiritualmente ma anche culturalmente,  era un vero ‘opinion leader’.
Anche se lui non era un esperto in apocalittica ed escatologia, gli altri ‘teologi’ successivi di quei primi secoli del cristianesimo – a parte pochi specialisti di questa particolarissima branca della teologia – lo erano ancor meno di lui, come del resto tanti teologi oggi, e quindi le sue ‘supposizioni’ fecero ‘testo’.
Conseguentemente,  Agostino -  retrodatando la ‘venuta’ del Gesù Vincente in Cielo ed  interpretandola come la venuta e vittoria su Satana del Gesù risorto - concluse che in Apocalisse quel famoso millennio felice del Regno di Dio in terra, successivo a tale venuta, dovesse essere proprio il primo millennio dopo Cristo, quello che lui – Agostino in persona  - stava vivendo.
Poiché Sant’Agostino (Tagaste, Numidia 354 – Ippona 430) non conosceva il futuro di quel suo primo millennio dopo Cristo, e a maggior ragione neanche del millennio ancora successivo, l’idea di essere nel millennio di pace, quello del Regno di Dio in terra, poteva anche sembrare niente affatto ‘peregrina’.
Infatti nel 313 d.C., solo pochi decenni prima della nascita di Agostino, Costantino con il suo famoso Editto dopo la battaglia vittoriosa di Ponte Milvio (312) aveva consentito a tutti i sudditi dell’Impero di professare liberamente la propria religione e, in particolare, aveva abrogato tutte le disposizioni persecutorie nei confronti dei cristiani. L’Editto segnò una svolta decisiva per il Cristianesimo che poté organizzarsi e diffondersi alla luce del sole, specie quando Costantino ebbe successivamente a conferirgli un ruolo privilegiato
Non voglia la mia apparire una mancanza di riguardo nei confronti del grande santo, che prego ogni sera e mattina per farmi perdonare queste mie parole, ma vorrei solo ricordare che anche se santo era pur sempre un uomo.
Figlio di padre pagano e di madre cristiana, uno dei più eminenti dottori della Chiesa, era santo ma non infallibile, visto che aveva sostenuto ad esempio la ‘non immacolata concezione’ della Madonna (che la Chiesa ha invece riconosciuto come verità dogmatica e quindi infallibile nel XIX secolo) e che egli dovette anche comporre fra il 426 e 427 un’opera apposita (‘Ritrattazioni’) in cui volle correggere retrospettivamente gli errori che aveva commesso nelle sue precedenti opere.
Sant’Agostino era giunto a modificare la sua stessa lettura originaria dell’Apocalisse applicando (peraltro in maniera anche errata, e ciò a conferma della sua insufficiente conoscenza di quelle particolari tematiche) il modulo della cosiddetta ‘settimana universale’ dei Padri della Chiesa, modulo secondo il quale la storia dell’Umanità sarebbe durata sette millenni, come sette erano stati i ‘giorni’ della settimana creativa.
Come si evince da un brano della sua ‘Città di Dio’3, egli era addirittura convinto di vivere nel sesto di quei sette millenni - millennio che secondo lui sarebbe stato anche l’ultimo nella Storia, prima del settimo ‘giorno’ che, sempre secondo l’interpretazione di Agostino, si sarebbe svolto in cielo.
Sant’Agostino (le sottolineature in grassetto sono le mie) scriveva infatti testualmente:
«…Riguardo ai mille anni, mi vengono in mente due interpretazioni possibili. Si possono spiegare in quanto il fatto (che Satana venga legato nell’Abisso) avviene negli ultimi mille anni, ossia nell’ultimo millennio, quasi fosse il sesto giorno, di cui stanno passando ora le ultime frazioni, e a cui seguirà il Sabato senza sera, ossia il riposo eterno dei santi; per cui lo scrittore (S. Giovanni) con i mille anni definisce l’ultima parte di questo giorno, per così dire millenario, che ancora rimane prima della Fine del tempo. E’ qui applicata quella figura del discorso per cui una parte è indicata col tutto…»
Non dunque un Sant’Agostino dalle granitiche certezze ma un uomo che qui cercava onestamente, fra i dubbi, le interpretazioni possibili, sbagliando per di più il millennio.
Sant’Agostino aveva dunque interpretato erroneamente il modulo della settimana universale.
Avendo ipotizzato allegoricamente che la Parusia (o venuta intermedia) di cui ad Ap. 19, 11-16 fosse quella della già avvenuta Resurrezione, egli aveva di fatto anticipato gli avvenimenti di Apocalisse, ritenendo di poter conseguentemente dedurre che il millennio in cui egli stava vivendo (cioè quello di cui parlava Ap. 20, 1-7 che egli credeva iniziato con la Resurrezione) fosse il sesto ‘giorno’.
Egli  aveva insomma  finito per credere che il suo fosse l’ultimo millennio della Storia, quello al cui termine ci sarebbe stata la fine del mondo.
Al contrario, secondo l’interpretazione corretta della settimana universale - iniziata con la creazione di Adamo collocata dalla Bibbia intorno all’anno 4000 a.C. – il primo millennio d.C. di Sant’Agostino avrebbe dovuto essere il quinto giorno e non gà il sesto come da lui erroneamente interpretato.
Inoltre, anche se in ipotesi il suo millennio fosse stato il sesto come egli credeva, questo non sarebbe stato nemmeno l’ultimo millennio della Storia, perché - nella settimana universale - dopo il sesto c’era il settimo millennio che era riservato non alla Gerusalemme celeste ma alla Gerusalemme terrena di Ap 20,1-7, cioè al Regno di Dio in terra, che era solo figura e preludio della ‘Gerusalemme’  successiva in Cielo di Ap 21, 1-27.
Quest’ultima sarebbe venuta dopo la fine del settimo millennio di pace, cioè dopo il settimo giorno della settimana universale. Quello del ‘riposo eterno dei santi’ di cui ipotizza Sant’Agostino, sarebbe dunque stato – secondo la logica della settimana universale – non il settimo ma l’ottavo ‘giorno’ in Cielo.
Ecco a cosa può condurre una interpretazione troppo allegorica dell’Apocalisse.
5.2 Secondo il calcolo corretto della ‘settimana universale’, il breve regno dell’Anticristo ed il millennio di pace coinciderebbero con l’inizio del terzo millennio d.C.: cioè il nostro.
Ora riflettiamo.
Lasciando perdere la ormai ridicola teoria della discendenza dell’uomo dalla scimmia - teoria di cui Dna e studio del Genoma hanno ormai dimostrato l’inconsistenza scientifica - e prestando invece fede alle genealogie (che gli evoluzionisti atei considerano peraltro ‘mitiche’) che si ricavano dall’Antico Testamento e dai Vangeli, la Storia dell’Umanità sarebbe cominciata, come abbiamo prima detto, intorno all’anno 4000 a.C. con la creazione di Adamo.4
L’Apocalisse, che pur è strutturata secondo la logica dei settenari, non accenna a nessun settenario di millenni della storia umana ma ad un solo ‘millennio’, quello che segue alla sconfitta dell’Anticristo e alla venuta di Gesù per l’instaurazione del suo Regno in terra.
Se volessimo in ipotesi applicare oggi correttamente il modulo della settimana universale, dovremmo pensare che l’inizio del settimo millennio di tale settimana corrisponderebbe al terzo millennio dopo Cristo e quindi a questo nostro millennio testé cominciato.
Dopo le sette Chiese, le sette lettere, i sette sigilli, i sette angeli, le sette trombe, le sette coppe,  forse il millennio finale di Apocalisse potrebbe rappresentare allegoricamente non tanto un millennio di mille anni solari bensì – applicando il ‘modulo’ della settimana universale – un’ultima lunghissima fase della storia dell’Umanità.
Conseguentemente – se non facciamo ora anche noi un errore, ma in senso opposto a quello di Sant’Agostino - questo nostro millennio appena iniziato sarebbe allora da interpretare come quello della manifestazione del ‘regno’ dell’Anticristo della Chiesa di Laodicea?
Un regno tremendo per i disordini a livello mondiale ma fortunatamente di durata  relativamente breve in quanto seguìto dopo tre anni e mezzo dalla sconfitta della Bestia, cioè dell’Anticristo, ad opera del ‘Cristo Vincente’ sul cavallo bianco il quale instaurerebbe il ‘suo’ Regno ‘millenario’ in terra in cui il Vangelo verrebbe predicato a tutte le genti ‘fino ai confini del mondo’?
‘Il mio Regno non è di questo mondo’, aveva detto Gesù, intendendolo però  – come in effetti deve essere – come un Regno non materiale ma nel cuore degli uomini.
Oggi non possiamo onestamente dire che nel cuore degli uomini ci sia il Regno di Dio.
Come mai attendere allora duemila anni per instaurarlo solo ora pienamente?
Qui è l’approfondimento degli studi mistici quello che ci soccorre.5
L’Umanità delle prime origini, divenuta del tutto pagana a parte gli antichi Patriarchi di Israele, non si è redenta neanche dopo il Diluvio universale, giungendo ad uccidere persino il Messia-Verbo-Incarnato profetizzato.
In seguito l’Umanità redenta, fattasi solo in parte ‘cristiana’, ha continuato ad ignorare Dio continuando per i due millenni successivi a respingere Gesù Cristo, uccidendolo ogni giorno nel proprio cuore e odiando il prossimo, omicida innanzitutto della propria stessa anima.
Il cammino dell’Umanità dopo la Redenzione sarebbe dunque stato – per punizione a causa di questo suo comportamento - un cammino di purificazione, e come Gesù per colpa dell’Umanità è rimasto due giorni nella tomba prima di risorgere all’alba del terzo giorno, che fu il giorno del suo trionfo di Risorto oltre che di Redentore, anche l’Umanità – e la Chiesa universale in particolare – avrebbe dovuto misticamente espiare le sue colpe con lo stesso percorso di sofferenza del Capo del Corpo mistico.
L’Umanità - bersagliata da Satana al quale sarà consentito di farle espiare le sue colpe per due ‘giorni’, cioè due millenni - ‘risorgerà’ però come Gesù-Risorto all’alba del terzo ‘giorno’, cioè all’alba del cosiddetto terzo millennio’, con la sconfitta dell’Apostasia e dell’Anticristo e la progressiva realizzazione piena del Regno di Dio in Terra, anticipazione del successivo ‘giorno pieno’ del Regno di Dio in Cielo: quello dell’ottavo giorno!
5.3 La centralità del messaggio dell’Apocalisse è costituita dalla sconfitta dell’Anticristo e dalla realizzazione del Regno di Dio in Terra, ma la attuale settima Chiesa di Laodicea, l’Apostasia, gli squilli di tromba e le coppe dell’epoca dell’Anticristo sono anche ‘figura’ della Chiesa universale finale e della situazione che si rideterminerà alla fine del mondo quando Satana in persona guiderà la guerra di Gog e Magog  
Quella dell’Umanità è una storia di corsi e ricorsi dove l’Apostasia, gli squilli di tromba con relativo versamento di coppe dell’epoca dell’Anticristo saranno anche ‘figura’ di un’altra ancor maggiore Apostasia con altri ulteriori ‘squilli di tromba‘ che si ripeteranno nuovamente alla fine del mondo.
In quell’epoca futura – nella guerra finale di Gog e Magog – l’Umanità, avendo dimenticato la lezione e le sofferenze del passato che aveva preceduto il ‘millennio’, si metterà al servizio6 non più delle due Bestie – ormai relegate definitivamente all’Inferno con l’Anticristo - ma direttamente di Satana, inducendo Dio a decretare la fine della Storia.7   
Ritornando però a Sant’Agostino - sul quale insisto perché dalla sua interpretazione allegorica è poi derivata nei teologi cattolici di scuola la ‘cancellazione’ della venuta intermedia e la stessa nozione del ‘Regno di Dio in Terra’ del ‘Padre nostro’ interpretato come se dovesse essere solo il ‘Regno del Cielo’ - non si può non convenire sul fatto di quanto il ‘suo’ millennio non si sia per niente rivelato né come il millennio di pace né come quello finale dell’Apocalisse.
Quanto alla pace – a parte le tremende persecuzioni anticristiane dei primi secoli prima di Costantino - a partire dal seicento dopo Cristo il Cristianesimo dovette affrontare per parecchi secoli, per citare solo questo aspetto, il primo micidiale pericolo per la propria sopravvivenza costitituito dall’espansione dell’Islamismo e dalla conseguente scristianizzazione forzata ed islamizzazione degli immensi territori e popolazioni già cristiane del Medio Oriente e dell’Africa.
Tale millennio – spiritualmente parlando e riferendoci al ‘Regno di Dio in terra’ - non si è quindi rivelato come quello che Sant’Agostino credeva sarebbe stato il millennio di Satana incatenato, né tantomeno il millennio finale della Storia. Anzi, il tanto giustamente vituperato millenarismo, prese le mosse proprio dalla ipotesi di retrodatazione della venuta di Ap. 19 sostenuta da  Sant’Agostino, ipotesi che portò molti a ritenere che alla fine di quel primo millennio dopo Cristo vi sarebbe stata la fine del mondo.
Questo dovrebbe costituire materia di riflessione per quei teologi, specie cattolici, che interpretano ancor oggi l’Apocalisse spostando l’era della Bestia e dell’Anticristo, per di più confuso con Satana, alla fine del mondo ed impedendo così all’Umanità di prendere piena conoscenza del pericolo dell’Anticristo prossimo venturo e di prepararsi adeguatamente sul piano spirituale.
Essi hanno tuttavia una attenuante: si sono attenuti al ‘principio di autorità’.
Il prestigio indiscutibile di Sant’Agostino era tale che lo stesso S.Tomaso d’Aquino, che non era nemmeno lui un esperto di escatologia ed apocalittica, si adeguò alla sua opinione, mentre l’autorità di San Tommaso presso i successivi teologi avrebbe fatto a sua volta il resto nei secoli seguenti dal Medioevo fino ad oggi.
Questo tema dell’Anticristo e della ‘seconda venuta’ che gli è collegata l’ho già trattato tuttavia in maniera più estesa in altre mie opere e – pur precisando di non condividere l’opinione di una ‘venuta’ o ‘manifestazione’ di Gesù di stampo materiale, sulla quale tornerò però in seguito con ulteriori chiarimenti - non vorrei qui dilungarmi oltre su questo argomento perché ora mi interessa di più mettere a fuoco la collocazione temporale dell’epoca dell’Anticristo nella Storia, piuttosto che la ben più importante Manifestazione di un Gesù parusiaco che sarà l’Artefice della sua sconfitta.
Se Sant’Agostino sbagliò nel considerare il suo millennio come quello finale della Storia dell’Umanità, non sbagliò tuttavia nel pensare che la ‘seconda venuta’ del Signore (dopo la prima dell’Incarnazione) per l’instaurazione del suo Regno in terra, fosse coincisa con la Resurrezione.
Non deve ciò parere come una contraddizione rispetto a quanto da me appena detto in precedenza.
Vedremo dunque di chiarire anche questa mia affermazione in seguito – con l’ausilio delle rivelazioni della mistica Maria Valtorta – e cioè l’apparente mistero (e non si tratta di un gioco di parole) di questa venuta intermedia che non è una venuta pur essendo in certo qual modo una ‘venuta’.
Come gli squilli di tromba che preannunciano la tribolazione e l’era dell’Anticristo con la battaglia di Armagheddon sono figura di quanto accadrà nuovamente nella guerra finale di Gog e Magog, così questa ‘venuta’ del Gesù Vincente per la sconfitta dell’Anticristo (ma io anziché ‘venuta’ prefererirei qui usare il termine di ‘Parusia’, inteso come ‘manifestazione gloriosa’ di Gesù nella potenza dello Spirito Santo) sarà figura della Venuta finale di Gesù per il Giudizio universale e per la sconfitta definitiva di Satana.
Rimane dunque il fatto – a conclusione di tutte queste considerazioni - che la centralità drammatica della rivelazione dell’Apocalisse non è tanto rappresentata dalla fine del mondo, come comunemente si tende ad interpretare per le ragioni già spiegate, quanto dal Regno dell’Anticristo e dalla sua sconfitta nella Storia ad opera della manifestazione gloriosa del Verbo.
Non vi pare che il Sacrificio di Gesù sulla Croce sarebbe in qualche modo ‘mutilato’ se Egli non potesse dare in qualche modo all’Umanità – nella Storia - la prova ‘tangibile’ della sua Divinità proprio con la realizzazione del ‘Regno di Dio in Terra’, ovviamente nel cuore degli uomini?
Come sarebbe mai possibile evangelizzare – come aveva detto Gesù8 - i popoli fino agli estremi confini del mondo, se non immaginando un Regno di Dio in terra?
Comprenderemo meglio in seguito.


1 San Paolo: 2 Ts 2, 1-11 - La Sacra Bibbia: Edizioni Paoline, 1968
2  1 Gv 2, 18-23
3  Agostino: ‘La città di Dio’, 1992, traduzione di C. Carena, Edizioni Einaudi–Gallimardi, pag. 962
 Vedi anche: “Amici della rivista PROFETI DI DIO”: ‘La parusia intermedia’ – Pagg. 55/61, Edizioni Gamba  
4  Per approfondire l’interessante argomento delle datazioni dell’età della Terra ed ere geologiche secondo le teorie geologiche ‘attualiste’ di Charles Lyell e l’argomento della storia dell’Umanità, nonché quello delle lunghe età di Adamo e dei suoi discendenti secondo le informazioni tramandate dai Patriarchi in merito alle Origini, e per approfondire le genealogie della Bibbia con le relative tavole genealogiche in Appendice, vedi – dell’autore – il secondo (di tre) volumi de ‘LA GENESI BIBLICA FRA SCIENZA E FEDE’ (I sei giorni della Creazione dal Big-Bang al Peccato originale) – Ed. Segno, 2006 – scaricabile anche dal sito internet dell’autore già citato in precedenza, in nota.
5  Al riguardo, dell’autore, nel suo sito internet vedi il secondo volume de ‘ALLA SCOPERTA DEL PARADISO PERDUTO’ (Apocalisse e nuovi tempi), Cap. 4.01: Dopo due giorni, ossia due tempi dell’Eternità, verrà il terzo giorno del trionfo dello Spirito…’. – Ed. Segno, 2001
6  Ap 20, 7-9
7  Ap 20, 11-15
8  La Sacra Bibbia: Atti, 1, 6-8

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