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4. Uno ‘zoom’ nell’APOCALISSE: la collocazione storica del settimo squillo di tromba
   e della venuta del GESÙ vincente sul cavallo bianco (1)
4.1 Il tempo dell’Anticristo
Dall’esame dell’Apocalisse fatto nei tre capitoli precedenti sono apparse chiare alcune cose.
Innanzitutto che, a partire dalla apertura del settimo sigillo che rappresenta la sentenza decretata nei confronti della ‘Chiesa di Laodicea’, la narrazione degli eventi si fa incalzante.
Mentre nel caso delle altre sei Chiese, vale a dire le società dei periodi storici precedenti, ad ogni lettera corrispondeva l’apertura di un sigillo con la relativa sentenza, senza avvenimenti che destassero particolare attenzione, all’apertura del settimo sigillo da parte di un angelo si fa nel cielo mezz’ora di silenzio assoluto, un silenzio di tomba.
Alla fine si presenta in cielo una scenografia imponente.1
Appaiono infatti sette Angeli, muniti ciascuno di una tromba.
Ad ogni squillo delle prime quattro trombe da parte di ciascun angelo, sulla terra accade qualcosa di importante.
Prima dello squillo della quinta tromba appare in cielo un aquila che gridando profetizza tre volte ‘Guai!’ agli abitanti della Terra quando  si udranno gli ultimi tre squilli di tromba.
Al quinto squillo, infatti, un ‘astro’ cade dal cielo sulla Terra e si aprono le porte dell’Inferno.2
Al sesto squillo vengono liberati quattro angeli che erano ‘incatenati’ sul fiume Eufrate con il compito di sterminare, successivamente, un terzo dell’Umanità. Vi è in Apocalisse come l’immagine di una guerra tremenda. L’Umanità sopravvive ma non si pente.3
Al settimo squillo da parte del settimo angelo un Coro di voci potenti in cielo annuncia che è arrivato il regno di Dio nel mondo.4
Il ‘regno di Dio nel mondo’? Proprio così: ‘nel mondo’.
Si vedono allora in cielo quei sette segni o scenari5 di cui abbiamo già parlato. Innanzitutto i primi cinque:  la lotta fra la Donna e il Dragone, la Bestia del mare, la Bestia della terra, i centoquarantaquattromila vergini, i tre angeli che annunciano un imminente giudizio con la caduta di Babilonia e la punizione degli adoratori della Bestia.
Quindi si apre il sesto scenario con  il ‘Figlio d’uomo’, cioè Gesù, che appare in cielo alla guida di un esercito di cavalieri celesti – che significano una battaglia innanzitutto spirituale - per dare inizio ad una ‘mietitura’ dell’Umanità e ad una sorta di sua ‘pigiatura’ in un ‘tino’ che spreme sangue a volontà.
Infine il settimo ed ultimo scenario: quello dei sette angeli che cominciano a versare sulla Terra ciascuno una propria ‘coppa’ colma dell’ira di Dio.6
Al versamento della settima coppa, la ‘Gran città’, cioè ‘Babilonia la grande’, viene squarciata e va in rovina mentre gli uomini bestemmiano Dio.7
Fate bene attenzione perché è in quest’ultima scena della caduta di ‘Babilonia’ che si situa la sconfitta - da parte del Gesù Vincente alla guida degli eserciti celesti – della Bestia di cui già abbiamo parlato, nella sua duplice manifestazione di ‘Bestia del mare’ e ‘Bestia della terra’.
Le due Bestie sono spiriti demoniaci di altissimo livello, ‘luogotenenti’ del Dragone nella battaglia di Armagheddon, spiriti che (insieme al Dragone-Satana) il Gesù valtortiano identifica – come avremo occasione di approfondire in seguito - nella Triade infernale8 che, nella immane battaglia spirituale (Armagheddon) che ha per posta l’Umanità, si contrappone alla Triade divina della Trinità formata invece da Padre, Figlio e Spirito Santo.
Le due Bestie vengono entrambe sconfitte e rinchiuse all’Inferno.
L’alto livello di rappresentatività ‘politica’ costituita dalla posizione gerarchica di questi due demoni che entrano in azione di persona, ci fa capire che la posta in gioco è altissima, anche se in questa fase non è evidenziato un intervento diretto di Satana.
La narrativa poi riprende con l’annuncio del Regno dei mille anni, anni di pace rispetto al passato perché Satana viene incatenato, quindi la sua liberazione per un breve tempo finale, una ulteriore guerra (Gog e Magog) guidata da Satana  in persona che viene però definitivamente sconfitto da Dio e relegato all’Inferno dove già le due ‘Bestie’ della Battaglia di Armagheddon lo stavano attendendo dal millennio precedente.
Avviene nella circostanza la resurrezione dei corpi con il Giudizio universale, infine l’apparizione in cielo della ‘Gerusalemme celeste’.
Vi è infine, al termine dell’Apocalisse, la conclusione e  monito finale di Gesù che ribadisce che verrà, e verrà presto.
Nel testo complessivo dell’Apocalisse – per quanto concerne lo ‘spazio’ narrativo dato ai vari episodi - la fase finale successiva ai mille anni, che parla chiaramente della fine del mondo e del Giudizio universale, si risolve tutto sommato in pochi capitoletti.
Per contro la parte che precede immediatamente i mille anni di incatenamento di Satana (e che narra del settimo sigillo, del settimo squillo, dei sette scenari, dei sette angeli e delle sette coppe, con la caduta di ‘Babilonia la grande’ e l’apparizione in cielo del Cristo Vincente sul cavallo bianco ed il regno millenario) occupa uno spazio ben maggiore.
Viene dunque naturale pensare e concludere che nell’Apocalisse l’elemento centrale del messaggio che si vuole ‘comunicare’ non è tanto ciò che succederà dopo il millennio, quanto invece ciò che dovrà succedere prima.
Se il ‘dopo millennio’ appare come la conclusione della storia dell’Umanità, il ‘prima del millennio’ è qualcosa che avviene nel pieno della Storia e che quindi potrebbe in teoria riguardare anche noi viventi della nostra epoca.
Ecco perché diventa importante cercare di comprendere la collocazione storica della quinta, sesta e della settima tromba, con tutto il suo succedersi di scenari e coppe e con la sconfitta della Bestia che l’Apocalisse identifica – come già detto - con il numero ‘666’: quello dell’Anticristo.
Il tema dell’Anticristo ha da sempre costituito un elemento centrale nell’immaginario collettivo della Cristianità.
Il fatto che tuttavia bisogna tener presente, anche per non incorrere in errori di valutazione, è che l’Anticristo, nello svolgersi della Storia e prima di divenire un giorno un personaggio umano, va inteso innanzitutto come ‘spirito dell’Anticristo’, cioè come una sorta di ‘influenza spirituale’ demoniaca, emanazione diretta di Satana, che si diffonde e pervade la società, ne condiziona i costumi e le ideologie, salvo poi ‘possedere’ personaggi storici, politici, culturali o anche  religiosi che - grazie a questo ‘spirito’ che li pervade - riescono a realizzare progetti o divulgare ideologie e dottrine perniciose per l’Umanità e comunque assolutamente contrarie alla dottrina cristiana.
La storia cristiana è stata tutto un succedersi di ‘anticristi’, precursori dell’Anticristo finale di cui parla l’Apocalisse, da Giuda – il primo in assoluto che nella Chiesa nascente con il suo tradimento portò al deicidio – ai successivi imperatori romani che perseguitarono e ridussero i cristiani nelle catacombe, fino ai filosofi, eretici, ideologi, e capi di governo della storia moderna che hanno influito perniciosamente sui destini dell’Umanità con le loro dottrine o decisioni politiche.
L’Anticristo di cui parla l’Apocalisse, è tuttavia anche ‘l’uomo iniquo’ di cui parla San Paolo in una delle sue lettere e – attenzione - è anche l’ultimo degli Anticristi: il più grande, il più pericoloso, quello che - dopo aver provocato una immensa tragedia nella storia dell’Umanità, cercando anche di abbattere il Cristianesimo - verrà invece clamorosamente sconfitto nella caduta della ‘Gran Babilonia’, la ‘prostituta’ dalle vesti scarlatte la cui natura individueremo meglio in seguito.
La caduta dell’Anticristo finale, che nell’Apocalisse precede l’inizio del ‘millennio’ di pace e l’instaurazione del Regno di Dio nel mondo, fa da contraltare alla famosa apparizione del Gesù Vincente in cielo, per cui - nell’immaginario collettivo della Cristianità delle origini - le due cose sono state sempre legate e correlate fra di loro: l’Anticristo si sarebbe prima o poi manifestato ma sarebbe stato sconfitto dalla ‘venuta’ di Gesù.
4.2 La ‘Venuta intermedia di Gesù’ secondo San Bernardo di Chiaravalle   
E qui cominciano i problemi…, perché su questa tematica vi è un vuoto dogmatico che lascia spazio a tesi o meglio ad ipotesi che sono talvolta completamente opposte.
I Padri della Chiesa fin dall’inizio del Cristianesimo, hanno combattuto le scuole esegetiche che – a scapito della interpretazione letterale dei Sacri testi - privilegiavano una interpretazione allegorica.
Un corretto metodo esegetico – come sostiene anche oggi la Chiesa – deve basarsi innanzitutto sul testo letterale e solo quando questo non consenta di comprenderne pienamente il senso si possono ricercare altre possibili interpretazioni di tipo allegorico.
Al contrario, la linea di tendenza di molti teologi – non solo relativamente all’Apocalisse già, di per sé molto ‘simbolica’, ma anche nei confronti degli stessi Vangeli - è quella di una lettura allegorica anche di quei brani che – presi alla lettera - sarebbero di per sé perfettamente comprensibili.
Succede allora che, fra simboli ed interpretazioni allegoriche dei pur chiari testi letterali, si rischia di perdere il bandolo della matassa.
La ‘venuta intermedia’ di Gesù per la realizzazione del Regno di Dio nel mondo, prima del millennio, viene oggi – in ambito cattolico – comunemente interpretata non come un avvenimento intermedio all’interno della Storia, così come il testo letterale dell’Apocalisse  lo colloca, ma come una figura allegorica della venuta finale di Gesù per il Giudizio universale, alla fine della Storia.
Si riterrebbe in definitiviva impossibile la realizzazione di una sorta di Regno di Dio in terra, se non altro perché questa aspettativa, fortissima nei primi tempi della Cristianità, aveva dato origine – in un mondo che cominciava a cristianizzarsi ma che aveva ancora un forte retaggio di mentalità pagana - ad alcune eresie materialistiche conosciute con il nome di millenarismo, o meglio di millenarismo crasso.
In questa ottica di interpretazione dei teologi cattolici, gli avvenimenti tragici della Chiesa di Laodicea con tutte quelle trombe e coppe prima dell’apparizione del Gesù vincente – anche se collocati in Apocalisse prima del millennio finale – vengono considerati come appartenenti alla parte successiva al millennio e quindi come avvenimenti che precederanno di poco il Giudizio universale e la fine del mondo.
Parimenti la battaglia di Armagheddon antecedente il millennio9 viene confusa da molti con quelle di Gog e Magog che però – come si evince dal testo dell’Apocalisse – è chiaramente diversa e successiva.10
La manifestazione della Bestia –  che è l’Anticristo del ‘666’ che, come dice l’Apocalisse, ha ‘un nome d’uomo’ - viene confusa sovente con quella finale di Satana– anche se l’Apocalisse dice chiaramente che i poteri della Bestia non sono poteri propri ma le vengono dati da Satana.
Conseguentemente la sconfitta della Bestia-Anticristo, confusa con poco approfondimento come se fosse Satana, viene vista come la sconfitta di Satana alla fine della storia e cioè in occasione della guerra finale di Gog e Magog guidata da Satana in persona.
Al contrario il testo letterale dell’Apocalisse dice con estrema chiarezza che la Bestia è sconfitta e cacciata all’inferno prima del millennio11 mentre – dopo il millennio – l’Apocalisse precisa ancora che è solo Satana quello che viene sconfitto e mandato poi a raggiungere all’Inferno la Bestia (o meglio le due Bestie) che si trovavano già là.12
Insomma l’impostazione ‘di scuola’ dei teologi cattolici, non segue al riguardo il significato del testo letterale dell’Apocalisse ma lo interpreta allegoricamente, sottovalutando di fatto la valenza dell’intervallo di tempo costituito dal periodo ‘millenario’ durante il quale Satana – dopo la sconfitta dell’Anticristo finale nella battaglia spirituale di Armagheddon – viene messo in condizione di non nuocere permettendo così l’instaurarsi del Regno di Dio in Terra.
Come è possibile un ‘Regno di Dio’ in Terra?
Oggi chiunque sia dotato di un minimo spirito di osservazione può accorgersi che il problema di fondo – spiritualmente parlando, dal punto di vista della Cristianità – non è, come nel passato, l’insorgere di eresie, che sono errori ma pur sempre nella ‘fede’, quanto invece l’Apostasia, cioé l’abbandono vero e proprio della fede e nella credenza in Dio che, per il mondo cristiano, è gravissimo proprio in quanto ‘cristiano’
Gli uomini – abbandonati da Dio a se stessi per loro scelta e caduti così sotto la piena influenza di Satana - si distruggeranno a questo punto con le loro stesse mani, dando vita a quella che nei brani escatologici dei Vangeli viene chiamata la ‘gran tribolazione’.
L’Umanità – a cose fatte - capirà ad un certo punto quale è stata la causa principale di questo sfacelo, e cioè il suo allontanamento da Dio. Essa allora si pentirà e lo invocherà. Dio allora – dopo la prova che avrà portato l’Umanità all’umiltà - ‘ritornerà’ per sconfiggere l’Anticristo (a questo punto non più solo ‘spirito dell’Anticristo’ ma ‘spirito’ personificato in qualche ‘nome d’uomo’).
Per l’umanità pentita  sarà a quel punto possibile il ritorno al culto di Dio nel cuore degli uomini, vale a dire la realizzazione del ‘Regno di Dio’ in Terra.
Regno in Terra che altrimenti, senza la catastrofe della ‘gran tribolazione’ e senza l’incatenamento del Principe di questo mondo per il successivo famoso ‘millennio’, non sarebbe neanche immaginabile.
Satana verrà infatti messo in condizione di non nuocere e allora delle grandi correnti spirituali scenderanno sull’Umanità, l’apostolato riprenderà vigore e gli uomini – pur ancor prigionieri dei ‘fomiti’ del proprio ‘io’ deteriorato dal Peccato originale ma senza le subdole tentazioni di Satana neutralizzato – potranno instaurare una società finalmente vivibile che consentirà la diffusione a livello mondiale del Cristianesimo nel quadro di una pace duratura.
A scanso di equivoci, desidero attirare l’attenzione sul fatto che quando parlo qui del Regno di Dio in Terra non mi riferisco ad un regno materiale e millenaristico, come inteso da taluni movimenti estranei al cattolicesimo, ma a un Regno di Dio nel segreto del cuore degli uomini.
Su questo tema non sarebbe infatti male prestare attenzione a quanto predicava chiaramente nel XII secolo un Dottore della Chiesa come San Bernardo di Chiaravalle.
Bernardo di Chiaravalle, è un personaggio famoso, un vero e proprio ‘gigante’ spirituale, considerato il massimo genio del secolo XII, morì nel 1153, fu canonizzato nel 1174 e da Pio VIII fu proclamato ‘Dottore della Chiesa’ nel 1830, cioè in epoca relativamente recente.
Fu abate e consigliò dottrinariamente sacerdoti, vescovi, papi e re.
Dicono le cronache: ‘…lo Spirito Santo parlava per mezzo suo e operava miracoli senza numero…’.
Un grande personaggio, insomma, che ricoprì anche ruoli rilevanti non solo nel campo religioso ma anche in quello politico del suo tempo.
Fu uomo d’azione, ma anche un mistico.
Ebbene, è proprio aprendo il Breviario13 che nel Mercoledì della 1^ settimana di Avvento ho potuto leggere uno stralcio tratto dai suoi ‘Discorsi’14 che con riferimento alla venuta ‘intermedia’ dell’Apocalisse  (le sottolineature in grassetto sono le mie) testualmente recita:
Il Verbo di Dio verrà in noi.
Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti fra le altre due che sono manifeste.
Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono.
Nell’ultima venuta ‘ogni uomo vedrà la salvezza di Dio’ (Lc 3,6) e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19,37).
Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate.
Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria.
Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione…’


1 Ap 8, 1-13
2  Ap 9, 1-12
3  Ap 9, 13-21
4  Ap 11, 15-19
5  Ap Capp. 12,13,14
6  Ap 15 e 16
7  Ap Capp. 17 e 18
8  Maria Valtorta: ‘Quaderni del 1943’: Dettato 22.8.43, pag. 152 – Centro Editoriale Valtortiano
9  Ap 19, 20-21
10  Ap 20, 7-10
11    Ap 19, 19-20  
12  Ap  20, 7-10
13  (Liturgia delle Ore, I° volume,Tempo di Avvento – Editrice poliglotta vaticana, 1975)
14  (Disc. 5 sull’Avvento, 1-3; Opera omnia, Ed. Cisterc. 4, 1966, 188-190)

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